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Autore: Mania    13/03/2015    4 recensioni
{ Loki/Sigyn + accenni Thor/Jane ● Long!Raccolta di one-shot ● What if? ● → Si prega di leggere sempre le note ← }
{ SEGUITO di «L’AMORE CHE NON SALVA, DANNA, CORRODE E RENDE FEDELI» ● NON è necessaria la sua conoscenza }
____ Per chi ha deciso di scegliere di ingannare l’universo intero per dissetare un’anima perennemente preda dell’insoddisfazione, la vita prospetta un conto da pagare prima o poi. E solitamente è di elevata quantità.
Per chi ha deciso di essere fedele a chi è tanto abile manipolatore, sa che la realtà è un puzzle da ricostruire, frammenti da ricomporre, e non è esente dalle sue macchinazioni.
| CAP. 1O • Vite parallele |
«È sempre stata preoccupante la sua fedeltà a Loki. Mi chiedo a volte quando la conosciamo davvero» sussurrò muovendo appena le labbra, indecisa se potesse davvero pronunciare a voce alta una simile constatazione. [...] Più si evolveva il rapporto tra Loki e Sigyn, più era chiaro fino a quale punto di follia fosse stata spinta la sua devozione nei confronti del dio – una fedeltà cieca, testarda, ferrea, e che forse non aveva alcun limite, nemmeno quello della nefandezza. Ed era ciò a preoccupare Lady Sif.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Loki, Sigyn, Thor
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La fedeltà sbocciata da un cuore di sale '
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PROLOGO



C A P I T O L O   O 9 ▬
“ Verità sospese e promesse fluttuanti

{ Vivere.
In fondo è un gioco complice
essere demoni ed angeli
per la febbre di essere liberi. }
Vivere – Cristiano De André



I raggi caldi del sole che filtravano nella sala del trono rendevano le superfici dorate particolarmente lucenti, creando un’ovattata quantità di luce a permeare l’ambiente – una dimensione appartata, silenziosa, in cui l’occhio azzurro del Padre degli Dei appariva una nota di colore discordante a catalizzare l’attenzione di chi era al suo cospetto. Poche erano le persone in grado di sostenere la pesantezza di un simile sguardo, ma Lady Sigyn non aveva mai percepito nessuna difficoltà in passato né tanto meno in quel momento – lei era sempre stata in grado di ricambiare quello di chiunque, forse perché da bambina aveva sostenuto quello di una madre fedifraga, di zii corrotti, di cugine dissolute e di un padre morente per la febbre di non disperdere la propria dignità. Sotto il mantello scuro di Loki, rimaneva a sostenere il silenzio con cui era vagliata da Odino, senza distogliere da lui l’attenzione per rivolgerla al principe minore al proprio fianco.
Furono i passi sulla scala che mantenevano in alto il suo trono, a rompere l’immobilità dell’aria. Vi era sempre stata grandezza nella figura del Re, vibrante e poderosa, quella di un guerriero crudele – a dispetto di quanto la storia potesse essere riscritta dai vincitori – e di un custode delle leggi come non vi sarebbe mai potuto essere. Lady Sigyn aveva provato rispetto per la fermezza di cui era cosparso, per la capacità di apparire anche con i capelli stinti dai millenni, intessuto di una forza maestosa – deterrente senza necessità di essere sfoggiata. E anche dopo la punizione che le era stata inflitta, la sua opinione non mutava, rimaneva fedele ad essa e proprio per l’assenza di un risentimento per ciò che le aveva causato forse Odino la scrutava con sorpreso interesse – solo Loki non poteva essere impressionato da quell’incapacità di Sigyn di odiare, al di sopra dei moti del cuore, rivolti eccezionalmente a lui. Se il Dio degli Inganni non avesse saputo che la donna avrebbe eternamente tenuto fede ad un unico giuramento – quello pronunciato a lui e non ad Asgard -, avrebbe quasi potuto pensare che era Sigyn la guerriera più pericolosa tra le fila del Padre degli Dei, quando in realtà era la sua di arma più temibile.
«A dispetto di quanto tu possa pensare, Loki, sono contento che Lady Sigyn abbia riavuto le sue memorie» disse infine, rivolgendosi al figlio con il tono meno duro di cui disponesse – ancora notava le onde d’ira che le iridi smeraldine di lui gli rivolgevano, un risentimento per quella verità che gli aveva taciuto per paura e codardia. Conosceva abbastanza bene la natura di Loki da sapere che non avrebbe dimenticato presto – forse mai – quello che considerava un affronto, non un tradimento, ma la causa del non essere stato lui la scelta per succedergli. Tuttavia, ora che Sigyn era finalmente ritornata in possesso delle sue memorie, poteva sperare che la presenza della donna alleviasse quel livore – almeno in parte, quel tanto che bastasse per avere l’occasione di tentare di parlare nuovamente con lui, senza che si ponesse con già le proprie conclusioni affrettate a sbarrargli la via di una riconciliazione. «Fate un favore a un vecchio re, accompagnatemi», chiese porgendo il braccio libero a Sigyn, invitandola a passeggiare verso il lato della navata che conduceva all’esterno – archi alti che costeggiavano a metri di altezza il giardino sottostante.
«Siete contento di riavere una guerriera al vostro servizio, padre, o perché è tornata ad essere se stessa?» domandò velenoso Loki, rimanendo di un passo dietro di due.
«Perché ora è di nuovo dove dovrebbe stare. Non basteranno mille tentativi per farti comprendere la ragione della mia decisione, ma l’importante è che tu abbia imparato, come mi auguro faccia tuo fratello» rispose serafico Odino, ormai rassegnato all’idea che mai Loki avrebbe potuto comprendere che non era stato un gesto di odio nei suoi riguardi, ma un tentativo estremo di portarlo alla comprensione di come le sue azioni, sature di tornaconti personali e di macchinazioni egoistici, potessero ricadere negativamente su chiunque attorno a lui. Abbassò lievemente il capo per tornare a sbirciare la figura ammantata di Lady Sigyn al suo fianco, più che mai scomposta nella sua figura solitamente perennemente impeccabile. «A proposito del posto in cui dovreste essere, siete sfuggita dalle mie previsioni, lo sapete, Lady Sigyn? Vi avevo posto in un luogo pensando che vi sareste rimasta, e siete andata a infilarti in uno dei luoghi più remoti e oscuri del nostro Regno.»
«Vi riferite alla vicinanza con Myrkviðr[1]? Quel luogo è saturo di magia, sarà stata quella ad attrarmi indirettamente» osservò Sigyn ragionando più con se stessa, incuriosita da come i suoi movimenti fossero stati guidati inconsapevolmente da quel vuoto di memorie – l’ombra che per tutta quella vita da dama smarrita l’aveva cruciata, perseguitandola e ricordandole incessantemente che qualcosa di importante era andato smarrito.
«La vostra fedeltà per mio figlio non è cancellabile come le vostre memorie. Ora andate a riposare, ho fatto preparare le vostre vecchie stanze» asserì con dolcezza inaspettata Odino, fermandosi a prendere la mano che Sigyn aveva deposto sul suo braccio per sfiorarla delicatamente con le labbra.
«Non ce ne sarà bisogno, Lady Sigyn ha già stanze più adeguate dove risiedere» intervenne Loki, perentorio quanto incolore nelle proprie parole.
«Molto bene, farò spostare i vostri averi nelle stanze di mio figlio allora.»
«Ed è giunta l'ora che si diano inizio ai preparativi per il nostro matrimonio. Vieni, Sigyn, hai davvero necessità di riposo», mantenne il contatto visivo con Odino solo per qualche secondo, per chiosare quanto le sue parole non fossero una richiesta e non vi fosse necessità di discuterne. Non aveva ulteriormente desiderato affrontare l’argomento sulle proprie origini non perché potesse o volesse perdonare l’uomo che aveva erroneamente chiamato padre, ma più semplicemente per la futilità di qualsiasi ulteriore parola. Avrebbe potuto continuare a riversargli addosso veleno per ore, giorni e forse mesi interi, senza terminare epiteti e costruirne di nuovi unicamente per un suo vezzo, ma a nulla avrebbe condotto un simile atteggiamento infantile quanto infruttuoso. Non avrebbe strepitato come un bambino, preferiva barricarsi in uno sdegno silenzioso, in un sentirsi disgustato che non necessitava di alcuna condensa in sillabe, rimanendo sospeso. Avrebbe trovato altri modi per potersi accaparrare la propria vendetta, infliggendo a lui e a chiunque si sarebbe frapposto al trono che gli spettava di diritto punizioni, e sarebbero state talmente crudeli da non essere paragonabili nemmeno lontanamente a quelle di Odino.
Per ora, tuttavia, preferiva dedicarsi alle cure di Sigyn e lasciare trascorrere il tempo di cui abbisognava il suo piano, in modo che nel mentre si sarebbero potute celebrare le nozze.
La sorresse lungo il tragitto, sogghignando ad ogni suo tentativo di rimanere in piedi priva del suo aiuto – cocciuta lo sarebbe rimasta per l’eternità, come troppo orgogliosa per ammettere di non essere nelle condizioni adatte per compiere gesti semplici a causa di quella spossatezza che la pervadeva.
«Non mi avete ancora detto cosa vi è capitato. Ora non potete più nascondermi che c’è qualcosa che non va» asserì alzando lo sguardo verso di lui, puntandogli addosso le iridi scure – condense di vuoto – per cercare di captare cosa avesse provocato il rancore di cui vedeva bruciare le braci sul fondo dei suoi verdi occhi.
«La mia intenzione non era di nascondertelo, ma di rimandare a domani la discussione. Sei stanca, hai bisogno di riposare» mentì Loki, in realtà non aveva alcuna idea di come raccontarle la verità scoperta su se stesso – ingombrante, fin anche dolorosa per quell’essere stato cresciuto con le storie di quei mostri di cui ora si ritrovava a essere parte.
«Ho bisogno di sapere che cosa vi turba così tanto» obbiettò Sigyn, imperterrita. Avrebbero potuto continuare la discussione fino al giorno seguente, e Loki sapeva che era inutile provare a dissuaderla dal scoprire l’origine della crepa che aveva scorto in lui, perché nulla la preoccupava di più di ciò che lo affliggeva e non avrebbe mai rinunciato a estorcergli tale verità. La sua testardaggine era pari unicamente alla dedizione a lui, era impossibile per chiunque provare a condurla su sentieri logici, perché vagava in una dimensione in cui era stata forgiata da una razionalità appartenente esclusivamente a lei e al suo mondo di nobili decaduti – persino Loki stesso aveva difficoltà a combattere contro la sua cocciutaggine, e per questo cedette alla sua richiesta.
Cambiarono percorso; invece di far rimbombare i passi tra i corridoi che portavano verso le loro stanze, riecheggiarono tra i muri stretti che conducevano alla sala delle reliquie, in mezzo alla costante presenza della semioscurità a dimorare negli angoli. Non vi erano altri suoni a parte quelli prodotti da loro e un ronzio incessante a rendere presente a chiunque vi accedesse l’incessante funzionare del sistema di sicurezza.
Non era un vero interrogativo quello che solcava il volto diafano della donna quando si arrestarono davanti allo Scrigno degli Antichi Inverni, era più una sorta di attesa calma per concedergli tutto il tempo di cui necessitasse. Sigyn era sempre stata brava a scorgere tra le illusioni dell’uomo, un’abilità innata, cresciuta con lei, per questo non le risultava eccessivamente difficoltoso captare tra le fila della sua maschera un’ansietà mista a lieve preoccupazione – o forse non era proprio ciò, più una sorta di trepidazione macchiata da angoscia.
Lo osservò allungare il braccio, tendendolo verso lo Scrigno con lentezza esasperante – teatrale come di consueto, incorniciando il tutto con un ghigno malevolo, dalle pieghe oscure. Non ebbe alcuna reazione Sigyn quando le dita della mano di Loki sfiorarono la superficie del manufatto, perdendo il colorito rosato per essere soppiantato da un dilagante blu pallido ad espandersi sulla sua pelle, fino a raggiungere il volto e imbrigliarlo nella forma della sua vera natura, ora palesata dinnanzi a lei.
Spostò i propri occhi non più verdi, ma scarlatti come una promessa di sangue ancora da versare, cercando tracce di disgusto o terrore permeare i suoi lineamenti, ma non vi trovò alcunché – non solo nulla di quello che gli sembrava sensato emergere davanti al tremendo spettacolo che le stava offrendo, ma la totale assenza di qualsivoglia reazione evidente. Rimaneva attaccata a lui, con ancora le dita di una mano stretti nella stoffa della maglia scura, mentre l’altra si alzò ad accarezzargli con morbidezza i contorni del volto – passò le sottili falangi dalla fronte fino allo zigomo, prima di solcare la guancia giungendo al mento, per poi farle scivolare dietro al suo collo in modo da costringerlo ad abbassarsi alla propria altezza, per baciarlo. Fu delicata la pressione con la quale poggiò le proprie carnose labbra su quelle gelide di Loki, e ve le lasciò fino a quando non avvertì il braccio di quest’ultimo ancora teso verso lo Scrigno abbassarsi, per avvolgerlo attorno alla vita della donna, ricambiando il bacio.
«Come ci riesci, Sigyn? Come riesci a non vedermi come un mostro nemmeno ora? a non guardarmi con orrore? a non provare nemmeno un briciolo di paura?», glielo domandò con le parole a infrangersi sulla bocca di lei, quasi sussurrando tali interrogativi non saturi di rancore, ma di stupore per quanto Sigyn fosse sempre in grado di dare importanza ai dettagli ignorati da chiunque altro – persino da lui talvolta, soprattutto quando si trattava di se stesso.
«Io vi amo per quello che siete, non per le vostre origini. E avrò paura di voi solo quando darete a me, personalmente, una motivazione valida per doverne provare», lo disse sorridendo con dolcezza e i polpastrelli a filare tra le ciocche d’ossidiana del suo principe, stringendosi maggiormente a lui accompagnando le carezze delle proprie mani a quelle silenziose dello sguardo.
«Non sono stato molto buono con te ultimamente» nascose l’amarezza dell’affermazione, riversandola in parole incolori per non lasciar trasparire alcunché. Nonostante cercasse di far emergere la più piccola incertezza in Sigyn con le proprie affermazioni, l’unica cosa che riusciva a scorgere nella donna era la sicurezza nella propria scelta di essergli fedele, di amarlo, di non abbandonare il suo fianco – ed era balsamo sui tagli profondi che sentiva pulsare dentro di sé.
«Vi sbagliate, lo siete stato. Magari non sempre delicato, ma a me donate la parte migliore di voi» ribatté senza incertezze Sigyn, con una lieve strafottenza per il sentirti assolutamente nella parte della ragione.
«Avevi ragione, Sigyn, tu sei la mia sola eccezione[2]. L’unica che valga la pena avere» asserì depositando altri baci sulle labbra della donna, conscio che fosse lei la singola anima a poter avere la passionale forza di rimanergli accanto, di accettare ogni pezzo di lui – anche il più oscuro e terribile – senza chiedergli alcun cambiamento o desiderare pegni per i propri servigi. E proprio per la sua devozione assoluta con il quale lo ricopriva, per l’amore puro scevro da tornaconti, che all’inizio era stato spinto ad avvicinarsi sempre di più a lei, fino a rimanere lui stesso vinto dal medesimo sentimento. «Ora sarebbe bene andare nelle nostre stanze», cambiò discorso per ritornare a sottolineare la debolezza di cui era ora cosparsa la donna, guidandola senza fatica verso la strada precedentemente percorsa, per dirigersi verso le camere.
Tra le colline di seta delle lenzuola, Sigyn si addormentò con la schiena a sfiorare il petto dell’uomo che rimase a coprire gli ematomi che lui stesso le aveva provocato con unguenti curativi, osservandola sprofondare nel sonno inesorabilmente. Nonostante le giornata tutt’altro che leggera, non provava alcun desiderio di seguire l’esempio della compagna, preferendo scappare dall’ignoto dei sogni rimanendo a guardarla, scorrendo appena le proprie dita tra i capelli chiari di Sigyn.
Non amava mostrare delicatezza, ma nel buio del proprio letto e coperto dalla propria magia ad occultarli persino dallo sguardo di Heimdall, poteva concedersi il lusso di continuare a ricoprirla di carezze per non farla sentire sola – come lo era stata per tutti quei tremendi anni –, e riprendere il sentore della sua presenza nuovamente dove sarebbe sempre dovuta essere. La osservò con una lieve piega delle labbra, divertito, nell’osservarla cercarlo nonostante fosse a vivere in altri mondi, muovendo le gambe per intrecciarsi nelle sue mentre si spostava maggiormente contro Loki – e nel rimanere a prendere per sé quei pezzi di momenti, si chiese se persino nell’onirico fosse nuovamente lui la sostanza dei pensieri di Sigyn.
Fu la forza della stanchezza a far cedere il gomito sul quale faceva leva, fino a costringerlo ad abbandonare il capo sullo stesso cuscino su cui le ciocche incredibilmente candide di Sigyn giacevano, immergendosi nel profumo delle stesse nel lasciarsi andare alla spossatezza – tornando, finalmente, a potersi addormentare tenendola tra le braccia senza più doversi accontentare dell’amaro sapore dei ricordi.
Nonostante fosse stato Loki a prendere sonno per ultimo, quando persino la luna aveva cominciato a cadere dalla posizione più alta del manto notturno, quando l’orizzonte si intinse delle prime venature d’oro ad annunciare l’imminente sopraggiungere di un’alba calda nata nel cielo terso, furono i suoi occhi per primi ad aprirsi. Il respiro di Sigyn era lento, appena percettibile nel muovere il diaframma e le labbra dischiuse lievemente a renderla una visione eterea – anche se in realtà non era essa la sua maggiore qualità, o come aveva specificato Loki secoli addietro, lo era in un modo reinventato da lei stessa, l’ennesima maschera sotto la quale celare l’intransigenza illogica di cui era composta.
Le dita sottili corsero senza fretta sul suo collo per spostarle i capelli, liberando la pelle per poterla baciare. Percepì sotto il proprio corpo quello di Sigyn risvegliarsi lentamente, costretta a tornare alla realtà dalle persistenti attenzioni posate senza frenesia da lui, desideroso di concederle ciò di cui entrambi erano stati privati ingiustamente – una punizione insensatamente crudele di cui mai avrebbe dimenticato l’affronto e per la quale avrebbe inferto a sua volta altrettanti pene a chi aveva osato troppo. Ma almeno lì, in quell’alba ancora a sopraggiungere, non avrebbe pensato alla vendetta né tanto meno si sarebbe lasciato intaccare quell’attimo di serenità, donato dalla presenza di Sigyn, dal proprio rancore. Trovò le sue labbra carnose disarmate, arrancanti nel risponderle per ancora le scorie dei sogni a rallentarle le percezioni, ma non tardò a ricambiare il bacio infilando le proprie dita sottili tra i capelli di tenebra del principe.
Non le strappò la vestaglia come aveva fatto con l’abito il giorno precedente, si limitò a far scivolare le proprie falangi con malizia sotto le pieghe semitrasparenti del tessuto, alzandolo per sfilarglielo via con la dolcezza di cui si era dimenticato di ricoprirla qualche ora prima. Ogni suo gesto fu rivolto a Sigyn, per servirla silenziosamente al chiuso di quella camera che era diventata finalmente loro, e regalarle quelle attenzioni che meritava di ricevere quanto lui – perché se Loki aveva potuto sopportare il dolore della separazione, Sigyn era stata privata anche del tormento della perdita per essere soppiantata dal vuoto perenne.
Le accarezzò con le labbra le ombre dei segni che le aveva provocato, sentendola inarcare la schiena e puntare i piedi tra le lenzuola per assecondare i movimenti dell’uomo. Erano sospiri misti a gemiti scevri da qualsivoglia macchia di tensione, liberi di essere unicamente di piacere e con la consapevolezza di avere tutto il tempo desiderato a loro disposizione.
Fu Sigyn ad appiattirsi contro il suo fianco quando le cure d’amore di Loki terminarono, allungando una mano sul petto dell’uomo rimanendo con la testa appoggiata alla sua spalla. Sorrideva appena, con la dolcezza di cui era sempre stata detentrice, disposta ad elargirla a lui fino all’ultima goccia – fino alla fine dei giorni.
«Non dovete scusarvi di nulla, ve l’ho già detto. Ero seria ieri quando dicevo che non mi avete fatto male», perché anche se non era stato detto nulla, Sigyn possedeva la facoltà di comprendere le intenzioni del Dio degli Inganni ancora prima che gliele chiarisse, e proprio per tale sua attitudine era – e sempre sarebbe stata – la sola persona in grado di rimanergli accanto senza credere che avesse necessità di redenzione, perdono o salvezza – amandolo per tutte le ombre e le rare pozzanghere di luce di cui era fatto.
«I segni sul tuo collo dicono altro, Sigyn. Ma non era una scusa, era una promessa, una delle poche che intendo mantenere e come sempre questo insolito tipo sono rivolte prevalentemente a te» rispose Loki, elargendole un altro bacio tra i capelli – e non c’era bisogno di specificare la natura di tale giuramento, perché Sigyn meritava tutte le premute di cui la ricopriva quando erano da soli e tutto il rispetto che le mostrava in pubblico, e tale realtà era talmente cristallina da non abbisognare di alcuna superflua parola per renderla palese alla stessa donna.
«Dovreste raccontarmi i vostri piani, sapete? O almeno le parti che non ho capito da sola», asserì inclinando il capo verso l’alto per poter sbirciare i lineamenti di Loki, sollevando le sopracciglia in una piega di ovvietà. Non le occorreva la conferma che ciò che era accaduto a Thor non fosse stato semplicemente un caso, in fondo poteva intuire più che bene il risentimento di Loki verso la scelta di Odino di preferire il primogenito – da sempre il Dio degli Inganni aveva mirato al trono, da sempre aveva cercato di ottenerlo e non si sarebbe frenato unicamente perché la decisione del Padre degli Dei non era ricaduta su di lui. Si sarebbe, in realtà, stupida del contrario e ora che aveva finalmente riottenuto le proprie memorie riusciva a scorgere le fila di un piano a lungo termine, qualcosa che affondava a prima che lei fosse stata portata a palazzo, ma insieme alla buona conclusione di parte delle azioni programmate, Sigyn intuiva già che qualcosa fosse sfuggito alla predeterminazione voluta da Loki.
«Prova a impressionarmi una volta in più, Sigyn, dimmi quello che sai e ti dirò il resto», non vi era alcuna traccia di sorpresa per le parole della donna, al contrario era conscio che lei prima di chiunque altro sarebbe stata in grado di mettere insieme intuizioni a ciò che solo Sigyn conosceva di lui, arrivando all’unica conclusione possibile. E non era nemmeno scosso dall’assenza di recriminazione, sdegno od orrore per le azioni contro il fratello, perché per quanto fosse dall’inizio della sua infanzia in grado di confondersi anche lei nella massa degli altri asgardiani, la sua morale era distorta quanto quella di Loki – in modo difforme, si allargavano in macchie e crepacci divergenti, ma in quel loro perdurare scollati dalla così detta normalità, si facevano compagnia comprendendosi.
Con le proprie dita a passare tra i lunghi capelli quasi di neve della donna, la ascoltò intessere l’intricato quadro degli inganni da lui messi in atto e fu quasi stupefacente essere messo di fronte una volta in più alla sua abilità di notare i minimi dettagli come alcun. Per tutto il tempo mantenne un ghigno di liquida soddisfazione irosa, sotto il fluire delle spiegazioni in cui si inabissò Sigyn su come avesse lui stesso ingaggiato i quattro ladri, sicuramente sotto altre sembianze, per intrufolarsi nella sala delle reliquie, così da sottrarre qualcosa suggerito direttamente da Loki – quel qualcosa di cui già un tempo aveva tentato di impossessarsi, fallendo –, e grazie alla protezione di amuleti costruiti attraverso la sua magia; come fosse sempre stato lui a indicare il luogo dove trovare un rifugio che straordinariamente ma ovviamente guidava in un altro mondo, quello di Jötunheimr, così da concedere su un piatto d’argento ai Giganti di Ghiaccio un modo di penetrare le difese di Asgard per riprendersi lo Scrigno degli Antichi Inverni, e mai avrebbero potuto avere occasione migliore che quella del giorno dell'incoronazione di Thor, quando tutti sarebbero stati distratti dall’evento.
«Ai dettagli di come si svolgeranno le nostre prossime azioni, ci penseremo più avanti. Fortunatamente non richiedono la nostra immediata attenzione, mentre tu necessiti di recuperare appieno le energie» asserì con soddisfazione carica di ammirazione per la propria compagna, degna di essere lei sola a possedere il suo cuore, reso arido a chiunque altro dal sale di cui il desiderio di potere lo aveva cosparso.
Nella sua ricostruzione tutto filava liscio, se non fosse stato che l’incursione dei Giganti del Ghiaccio si sarebbe dovuta concludere diversamente, con maggiori difficoltà doveva essere sedata la loro intrusione, perché nel suo progetto erano in possesso di quella reliquia che aveva suggerito ai ladri di rubare – e di cui aveva pensato di sottrarre non visto durante lo scontro che non vi stata a palazzo. E se non ne avevano fatto uso significava che si era perduta prima di giungere a loro – dunque avrebbe dovuto scoprire quale fine fosse toccata ad essa e impossessarsene. Se ne sarebbe occupato durante i mesi di preparativi per il matrimonio, discretamente.
Il tentativo di Loki di convincere Sigyn a rimanere a riposare durò molto brevemente e fu proposta con molta poca convinzione, conoscendo la donna era del tutto impensabile che avrebbe acconsentito a rimanersene tranquillamente distesa nel letto senza alcunché da fare. L’unica promessa che riuscì a strapparle fu quella di evitare allenamenti per almeno un paio di giorni: il suo organismo ancora debole doveva ritrovare le forze prima di poter essere sottoposto agli sforzi di combattimenti nelle arene della Gendarmeria – soprattutto se erano condotti insieme a Lady Sif.
La collezione di cicatrici sul corpo di Lady Sigyn era rimasta per la maggior parte inalterata, i solchi di vecchie ferite erano quelli di cui Loki aveva serbato memoria, come lo erano i calli sulle sue mani da guerriera e i nei a cospargere la sua pelle in una pioggia di costellazioni personali di cui lui solo conosceva l’ubicazione. In realtà, non era certo di aver avuto per sé quel privilegio, perché quando glielo aveva domandato mentre la osservava asciugarsi via le gocce d’acqua rimaste su di lei dopo la doccia mattutina, aveva glissato il quesito per evitare di confidare quale tipo di vita sentimentale avesse condotto durante l’amnesia indotta.
«Non mi hai ancora risposto.»
«Non vi rispondo a un sacco di domande, quale in particolare?» chiese Sigyn allacciandosi gli stivali di cuoio, facendo attenzione a non creare risvolti nei pantaloni neri che potessero procurarle fastidio. Aveva passato la maggior parte della sua vita senza memorie con indosso unicamente abiti da dama, e per quanto li trovasse raffinati quanto belli, la comodità della tenuta personale da guerriera era decisamente un ritrovo delizioso.
«Su quanto ti sei divertita in mia assenza» spiegò Loki, inclinando appena il capo nel rimanere seduto sulla propria poltrona per osservarla come se fosse stato seduto già sul trono – mani giunte davanti a sé, con i gomiti puntati sui braccioli e un sorriso mellifluo dalle inclinazioni poco rassicuranti.
«Ovvero con quanti uomini sono stata senza ricordarmi di voi» tradusse Sigyn ridacchiando, rivolgendogli un’occhiata fugace prima di tornare a intessere gli intrecci dei lacci. «Qualsiasi numero sia, io ho la scusante di essere stata privata della mia memoria» constatò con la semplicità scevra da alcun genere di sottointesi sentimentali, solo il fatto di conoscere quanto Loki fosse capace di usare qualsiasi arma a sua disposizione pur di conquistare le proprie mete.
«Sei forse gelosa?»
«Sto sottolineando l’inutilità del vostro quesito, in realtà. Non vi ho mai chiesto di rendermi conto delle persone oltre a me con cui decidete di dividere il letto, e non lo farò neppure quando sarò vostra moglie, dunque non temete» ribatté con sorriso serafico, raddrizzando la schiena dopo aver concluso la propria vestizione e tornando a posare su di lui le iridi in cui mari neri si estendevano infinitamente.
«Il mio letto è stato diviso solo con te, e lo sai» asserì alzandosi dalla poltrona con lentezza, riferendosi a quando, persino quando Sigyn era in quella stessa stanza ma priva dei suoi ricordi, Loki si era rifiutato di disfare le lenzuola. Unicamente Sigyn – lei in tutta la sua essenza – deteneva il privilegio esclusivo di avere quel posto, a nessun altro lo avrebbe mai ceduto. «Qualsiasi mia relazione ha sempre avuto un scopo per ottenere qualcosa, tranne una
«In realtà anche la nostra, volevate una fedele servitrice» chiosò Sigyn, decisa a non rimanere senza l’ultima parola nonostante quell’ultima affermazione le avesse reso particolarmente arduo riuscire a scovare una replica rapida – tra tutto ciò che Loki le avesse mai detto, era l’affermazione più vicina a una dichiarazione che le avesse mai rivolto. Impiegò tutta la compostezza di cui era in grado, nascondendo e acquietando come suo solito le onde della propria anima, spodestando il dominio delle passioni per piegarlo a un autocontrollo che si era imposta da quando era bambina e che raramente perdeva.
«E mi sarei potuto accontentare di quello» le fece notare Loki con ovvietà, alzando un sopracciglio maggiormente per dare enfasi alle proprie sillabe e affondando il proprio sguardo ardente in lei, accompagnando il tutto al gesto di porgerle Nothung[3] per potersela legare al fianco. La osservò ruotare gli occhi al soffitto, in segno di sconfitta davanti a tale costatazione che non poteva essere confutata, sbuffando appena per il fastidio di non essersi accaparrata la battuta conclusiva.
«Non sono stati molti, e non vi rivelerò i loro nomi perché voi, al contrario di me, lo siete. Geloso, intendo», si prese quella piccola rivincita, giusto per uscirsene con almeno una tiepida conquista.
«La definizione corretta è possessivo» la corresse ridacchiando.



M A N I A’ s  W O R D S

……
Facciamo che evito la parte in cui mi scuso immensamente per questo buco di mesi, e passiamo direttamente alle note? No, perché sinceramente non saprei bene nemmeno come scusarmi a dovere. Quindi spero che sia il capitolo in sé a rimediare alle mie mancanze e che vi sia piaciuto – io comunque ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno continuato a sperare in un aggiornamento, e continueranno a seguire le vicende di Loki e Sigyn nonostante me.
Un grazie in particolare a chi ha mantenuto la storia tra le preferite/seguite/ricordate e alle gentilissime recenistrici dello scorso capitolo, ovvero Helen L e Yoan Seiyruy!
Detto questo, passiamo ai dati tecnici.
Prima le note:
→ [1] Non so se vi ricordate, ma è il nome del bosco vicino al quale viveva Sigyn durante la sua perdita di memoria e dove ha incontrato Thor e tutti gli altri.
[2] Mi riferisco al capitolo O6, quando Sefa/Sigyn dice a Loki che le sue parole nell'escludere categoricamente qualcuno, fanno pensare che vi sia un'eccezione.
[3] Mi pare che il nome della spada di Sigyn l'avessi nominata nella raccolta precedente, comunque era un nome di una spada effettivamente presente nella mitologia, anche se non vi sono riferimenti a quella in particolare - anche per questo avevo preso una variante secondaria del nome, in modo da non creare confusione.
Con questo nono capitolo la prima parte della storia è conclusa, ora si apriranno scenari più movimentati – non subito, vi saranno quegli odiosi capitoli di passaggio, che cercherò di rendervi il più possibile godibili, pieni di momenti divertenti e di indizi che potrebbero tornarvi utili.
La misteriosa reliquia a cui faccio più volte riferimento è un oggetto della mitologia norrena, vi posso solo dare questo come indizio, e qui l’ho riadattata per i miei fini – che notiziona proprio, eh. Comunque, già dal prossimo capitolo, credo, faranno la comparsa in maniera più centrale anche altri personaggi – e temo che ciò porterà il prossimo capitolo ad essere lunghissimo, me ne scuso in anticipo.
Vorrei chiarire anche che io Odino non lo voglio dipingere, come spesso avviene, come un re insensibile nei confronti di Loki, che non lo capisce e non gli vuole bene. Per quanto le sue punizioni siano sempre lievemente eccessive, sia quella nei confronti di Sigyn – e Loki, indirettamente – sia quella nei riguardi di Thor, sono sempre state fatte negli interessi dei suoi figli – che non hanno disubbidito semplicemente a loro padre, ma a un re, e non un re qualsiasi! E ci terrei a precisare che per me Odino vuole davvero bene a Loki e quando in « Thor The Dark World » vi è l’udienza tra i due, secondo me Odino soffre terribilmente nel vedere quello che è diventato Loki, per questo lo tiene lontano da sé, per evitare di vedere ciò che è un suo fallimento prima di tutto – e ciò lo dimostra anche il discorso nel primo film quando Loki scopre le proprie origini e Odino conferma tutto il suo affetto nei suoi confronti. Quindi, all’inizio di questo capitolo, per quanto Odino non sia uno che mostra particolarmente le proprie emozioni, è davvero contento che Sigyn sia tornata e spera che la sua presenza possa alleviare il risentimento che Loki prova nei suoi riguardi dopo la scoperta nella sala delle reliquie. In sintesi: nelle mie storie non troverete mai “Loki è cattivo solo perché non ha avuto una famiglia che gli abbia voluto bene”, perché no, non è così. Loki è quel che è perché è Loki, il dio del Caos e del Male – e nel tempo libero degli Inganni.
Detto questo, ci vediamo verso Pasqua con il prossimo aggiornamento – ho bisogno di un po’ di tempo perché il prossimo capitolo, per l’appunto, è lungo, dunque mi serve un po’ più per sistemarlo adeguatamente.
Come sempre vi lascio la mia pagina Facebook, dove qualche anticipazione la metterò
: M A N I A

Alla prossima,
Mania




  
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