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Autore: Rosalie97    13/03/2015    2 recensioni
Dalla one shot:
'Non sei solo, okay? Non lo sei più.'
'Ma, Zoey, come puoi voler essere mia amica?! Ho ucciso Mike!'
'Io credo nelle seconde chance.'
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mal, Zoey
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale
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Song: Such horrible things/Band: Creature Feature



I'm not a bad man
 
 
Era notte fonda, e lei ancora non aveva idea del motivo per cui quel pazzo l’aveva rapita. Le puntava contro una pistola da quella mattina, minacciandola di spararle se non l’avesse seguito, e la ragazza non aveva potuto far altro che obbedire. Dopotutto, non ci teneva a morire a diciassette anni per mano di uno squilibrato mentale come lui.
<< Allora >> le disse. Stavano camminando nel parco, il cielo buio era pieno di stelle lucenti, e la luna piena era coperta da nuvoloni scuri.
<< Hai finalmente intenzione di spiegarmi quali diavolo di intenzioni hai? >> lo fulminò lei senza voltarsi. Avanzava davanti a lui, e sentiva la presenza dell’arma da fuoco tra loro due senza nemmeno vederla. Le gravava sul cuore, e aveva paura, tanta paura, ma non voleva mostrarlo.
<< Oh, mia cara, ma che razza di linguaggio è questo, per una bella fanciulla come te? >>
Lei scoppiò a ridere amaramente, << Questo è niente. Avanti, dimmi che cosa vuoi da me. >> Si voltò a guardarlo, fermandosi accanto ad una panchina. Il ragazzo teneva in mano la pistola, ma quest’ultima non era puntata su di lei, bensì a terra. La giovane lo vide lanciare un’occhiata all’oggetto di ferro battuto posto lì vicino, e con la canna dell’arma la indicò.
<< Siediti >> disse infine.
<< Non voglio sedermi >> incrociò le braccia al petto e lo guardò malamente.
<< Beh, lo farai, perché ti ricordo che quello armato, qui, sono io. >> Il modo in cui la osservò le fece gelare il sangue nelle vene, e questo, dopo un breve brivido, la spinse a sedersi.
<< Ecco, sono seduta. Ora vuoi dirmi il motivo per cui mi trovo qui? È tutta la giornata che mi porti in giro per la città, minacciandomi. Una spiegazione la meriterei. >>
Lui sorrise mestamente, << E va bene >> prese posto accanto a lei. << Io ho ucciso il tuo ragazzo. >>
La ragazza si dovette trattenere dallo scoppiargli a ridere in faccia come una pazza isterica, << Questo si sapeva già. Sono passati esattamente sedici mesi dal giorno in cui lo hai eliminato come fosse stato un moscerino fastidioso. >>
<< Già. >>
<< Questa non è una giustificazione valida. Ti stai solamente arrampicando sugli specchi. >>
Mal sorrise nuovamente. << Sei qui perché voglio raccontarti cosa mi ha reso così cattivo. >>
<< Folle, vorrai dire. Un folle sociopatico che rapisce l’ex ragazza di colui a cui apparteneva il corpo che infesta. Sono sicura che intendevi questo. >>
<< Zoey, sono serio. >>
Lei rimase in silenzio, scrutandolo. << Bene, allora. Avanti, io ti ascolto. Ma non pretendere che possa provare pietà per te. >>
<< Nessuno ti sta chiedendo questo, voglio solamente raccontarti la storia della mia vita, piena di lotte e tristezza, dove due torti non rendono una ragione. Questa è la mia storia. >>
<< Si si >> Zoey fece un gesto con la mano, << non perderti in ciance, salta al dunque. >>
Lui rimase a guardarla, fino a che non sorrise tristemente ed iniziò a raccontare: << Quando mia madre era in mia attesa, la mia nascita sembrava come una benedizione. Ero il loro secondo figlio, dopo mia sorella. Tutti si aspettavano un bambino perfetto, così come sembravo d’aspetto quando sono venuto alla luce. Sembravo un angelo, ma in me si nascondeva il diavolo. >>
<< Woah, aspetta >> lo fermò Zoey, e lui la guardò.
<< Cosa? >>
<< Ma non era Mike la personalità originaria? >>
<< No, ero io. Sono nato prima io, lui è giunto dopo. Ho lasciato credere fosse lui, ma in realtà sono stato io il primo. Mike è nato come senso di colpa, e dato che non volevo provare quell’emozione, la mia mente ha creato Mike, il ragazzo perfetto. >>
Zoey rimase in silenzio, con uno sguardo imperterrito.
<< Ora, posso continuare? >>
<< Si, prego >> rispose con voce piatta.
<< Dicevo… Sembravo un angelo ma ero un diavolo, come dopotutto sono ora. La mia nascita fu una maledizione, tutto quello che feci fu malvagio, e per questo rovinai il buon nome della mia famiglia. Ricordo che morsi la mano dell’infermiera che si occupava di me, appena giunto alla vita. >> Mal fece una pausa, per poi aggiungere: << Sai, a volte penso di meritare di annegare e di non essere nemmeno posto in una bara. Dopotutto, ho fatto disperare i miei genitori, e se non sono divenuti folli bisogna solamente ringraziare Dio. >> Fece una pausa. << Quando avevo due anni, invece >> continuò, << ho fatto la cosa più divertente di sempre. Ancora scoppio a ridere se ci penso >> ridacchiò.
<< Quale è stata? >> chiese lei impassibile.
<< Ho rovesciato della colla universale sulla bella e folta chioma di mio padre! >>
Zoey rimase qualche secondo in silenzio, fino a che non disse: << Tu sei pazzo. >>
<< Lo dicono in tanti, ma dopotutto, questo non mi hai fermato. O sbaglio? >>
<< Già, assassino >> sputò fuori quella parola come fosse stata piena di veleno.
<< Oh, andiamo >> replicò Mal, << era solamente una personalità fastidiosa >> il modo in cui parlò fu tranquillo e sollevato. << E comunque >> riprese ridendo, << non hai idea di come fosse la sua faccia quando dovette correre al bagno e tagliarli tutti! >> scoppiò in una folle risata maniacale, tenendosi l’addome.
Zoey socchiuse gli occhi con disprezzo. << Annegare? No, meriteresti di essere fatto a pezzi, almeno in questo modo tutta la malvagità che tesse il tuo corpo svanirebbe. >> A quel commento lui si fermò e tornò lentamente in silenzio.
<< Mi odi così tanto? >>
<< Perché, non si vede? >>
Lui sospirò, per poi dire: << Se non vuoi che continui, dimmelo. Ti lascerò andare. >>
Zoey rimase sorpresa da quel commento, che non si sarebbe aspettata di udire. << No, prego, va avanti. Sono curiosa di sapere quanto tu sia pazzo. >>
Mal riprese a raccontare. << Quando avevo quattro anni, invece, una volta, rubai uno dei coltelli dal cassetto delle stoviglie in cucina. Lo nascosi in camera, e un giorno mi decisi a mettere in atto un piano che avevo ideato da qualche tempo. >> Fece una pausa in cui deglutì, << Mi misi dietro la porta di casa, in attesa che il postino giungesse, e quando la posta cadde e comparve la mano dell’uomo, io gli graffiai con la lama il dorso della mano. Cacciò un urlo e scappò via. Nessun postino si avvicinò più alla porta… >>
<< Deviato >> replicò la ragazza.
<< Posso immaginare cosa tu sia pensando, che io meriti di essere legato e preso a calci e pugni fino a morire. Non è così? >>
<< Non so che genere di persona tu credi io sia, ma di certo nella mia mente non compaiono certi pensieri. >>
Lui non rispose e continuò con il suo racconto, << Quando avevo sei anni invece, mi divertiva giocare con il bambino dei vicini di casa. Lui voleva essere mio amico, ma io non facevo altro che essere malvagio con lui. Se per strada c’era una pozzanghera, io lo facevo stendere e gli dicevo che se voleva essere mio amico doveva farlo. Così gli passavo sopra calpestandolo. >>
<< Sei uno stronzo, lo sai? Quel povero bambino voleva solo la tua amicizia! >>
Mal alzò le spalle, << Capita. >>
Lei soffiò dalle narici, cominciando ad arrabbiarsi. << Dimmi che non l’hai ucciso. >>
<< No, probabilmente ci ha pensato qualche animale, o magari la fame. >>
<< Cosa. Gli. Hai. Fatto?! >> esclamò lei praticamente urlando e scandendo ogni parola.
<< Un giorno andammo al bosco ai confini della nostra cittadina. Iniziammo a giocare a nascondino. Gli dissi di inoltrarsi nel profondo della selva, dove gli alberi erano più fitti e persino la luce del giorno spariva. Lui all’inizio non voleva, ma lo convinsi dicendo che altrimenti il gioco sarebbe finito subito… Così lui mi diede ascolto. >> Mal alzò lo sguardo verso di lei, << E da allora nessuno lo ha più visto. >>
<< Dovresti esserci tu al posto suo >> replicò freddamente Zoey.
<< Quando invece avevo otto anni >> la ignorò lui, << iniziai ad odiare il colore che aveva la mia casa, quel giallognolo tendente al beige che mi faceva venire la nausea… Così, con un sorriso maligno, un accendino e una tanica di benzina, le diedi fuoco. Fu bellissimo, udire il suono delle assi che si spezzavano e di tutto ciò che apparteneva alla mia famiglia venire distrutto. >>
<< Non potevi rimanere dentro casa, mentre cadeva giù? >>
<< Oh, no, non avrei più potuto fare le malvagie cose che facevo, anche se la mia famiglia pensava sarebbe stato meglio se fossi morto e stato sepolto sotto terra. >>
<< E puoi biasimarli? >>
<< Beh, dopo quell’evento, decisero di mandarmi in un istituto. Appena arrivato cominciai a dare sfondo al peggio di me. Non ti racconto cosa feci, o potrei sconvolgere la tua povera e pura mente, quindi ti dico solo che i miei genitori, allora, in comune accordo con la preside di quell’istituto, mi mandarono a un riformatorio, quello dove finì anche Duncan. Lì mi creai una gang, ma appena un anno dopo, mia madre e mio padre decisero di tirarmi fuori di lì. Lei si era sentita in colpa per aver spedito un bambino in quel nido di criminali, e mi riportarono a casa. >>
<< Mai errore fu più grave… >> commentò Zoey, e Mal sorrise.
<< Esattamente. >>
Lei rise amaramente, << Avanti, cos’hai fatto a dieci anni, invece? >>
<< Quando avevo dieci anni, invece, io e la mia famiglia, d’estate, ci trasferimmo in una casa sul mare. Io, mia sorella e mio fratello, andavamo a fare il bagno ogni giorno, ed io, ogni volta che c’era un nuovo bagnino, facevo finta di annegare, fino a che non venivano a salvarmi. Allora smettevo di urlare e li guardavo in faccia, per poi scoppiare a ridere davanti a loro, deridendoli. Adoravo farlo. >>
<< Questo non è molto malvagio >> commentò lei alzando una spalla, come a volerlo deridere a sua volta.
Lui la imitò, per poi dire: << Una volta feci finta di essere morto, invece, di essermi sparato in testa con la pistola che mio padre teneva nel cassetto del suo ufficio. Ah, quante urla cacciò mia madre >> Mal alzò gli occhi al cielo con sguardo felice e malinconico, e Zoey lo colpì con un debole pugno alla spalla.
<< Idiota >> gli disse, e lui sorrise, per poi riprendere:
<< Dicevo… >> tossì piano, << Sì, ero ai dodici anni. Al tempo adoravo creare piani malvagi e scavare buche per metterci delle trappole in cui facevo cadere i gatti e i cani del vicinato… Ah, li tenevo lì per giorni finché non mi stancavo dei loro miagolii e dei loro guaiti. Alcuni li ho anche uccisi… Ma per lo più li lasciavo andare. >>
<< Ho già espresso il mio pensiero riguardo a quanto tu sia deviato? >> replicò lei, e lui rise.
<< Una volta, invece, spinsi mia sorella giù dalle scale, quasi si ruppe l’osso del collo. Sai cosa mi disse? >>
Lei sbuffò. << Mi spieghi come faccio a saperlo? >> lui rimase a guardarla e lei sospirò. << Che ne so, che sei un idiota e che si sarebbe vendicata? >>
<< Beh, a parte questo, mi disse che meritavo di bruciare all’inferno, dove nessuno avrebbe potuto udire i miei pianti e le mie grida disperate. >>
<< Non la puoi biasimare. Insomma, l’hai spinta giù da una dannatissima scala! >>
Lui rise. << Già… >>
<< E poi? >>
<< Poi cosa? >>
<< Finisce qui la lunga lista dei tuoi maligni atti? >>
<< Oh no… A quattordici anni… >> alzò lo sguardo verso il cielo, mordendosi il labbro, e lei si sorprese a trovarlo carino. Dopotutto, aveva l’aspetto di Mike, e lei era ancora innamorata di quel ragazzo. << Beh, non accadde nulla di che >> disse infine Mal guardandola.
Zoey rimase interdetta. << Ma… Sei serio? >>
<< Sì, non accadde nulla… >> ci pensò su un altro po’, finché non mormorò a bassa voce: << Beh, c’è quella volta che… >> La ragazza lo guardò, e lui ricambiò la sua occhiata. Zoey inarcò un sopracciglio, ma Mal tossì e disse: << Niente >> dopo essere arrossito.
<< Almeno >> commentò lei, << non hai fatto nulla a tuo fratello. >>
<< E su questo ti sbagli. Avevamo tre anni di differenza, quindi, quando io ne avevo sedici, lui ne aveva tredici. >>
<< E quindi? >>
<< Fu allora, prima di partecipare al reality, che un giorno presi il controllo del mio corpo, relegando dentro di me Mike, e portai mio fratello nel giardino dietro casa. Lo feci svenire con del cloroformio e lo seppellii vivo in una buca, chiudendolo in mini frigorifero che avevo rubato. Non chiedermi come ci sono riuscito perché ancora adesso non ne ho idea. >>
<< Hai seppellito tuo fratello?! >> urlò lei.
<< Si, e magari se non lo gridi mi fai un favore. >>
<< Dimmi che è sopravvissuto. >>
<< Si. Solo per miracolo. I miei hanno scoperto il mio piano e hanno voluto sapere dove lo avevo seppellito >> commentò contrariato.
<< Idiota >> replicò lei.
<< Mi ha detto che meritavo di venire fritto su una sedia elettrica >> disse Mal, in un tono talmente concentrato e contrariato che fece scoppiare a ridere Zoey.
<< Non puoi biasimarlo >> ripeté.
<< E la smetti di ripeterlo?! >>
<< Scusa >> disse lei trattenendosi a stento dal ridere.
<< Sai, Zoey >> riprese il ragazzo.
<< Sì? >>
<< Io non sono una brutta persona, anche se faccio cose cattive… davvero cattive… praticamente orribili… Ma non è esattamente come sembra, io non sono esattamente come… >>
Mal smise di parlare e si zittì di colpo. Teneva lo sguardo a terra, e Zoey si preoccupò. << Mal? Tutto bene? >> gli chiese. Lui alzò di scatto la testa e replicò:
<< Al diavolo, sono esattamente come sembro. >> La ragazza non seppe che dire, finché lui non aggiunse: << Ma sono capace di provare rimorso e senso di colpa, e per questo ho creato Mike. Lui era il mio modo di sfuggire alla parte buona di me, di relegarla… Ma ora l’ho ucciso, perché era diventato troppo forte e rischiavo di venire ucciso per sempre da una cosa a cui io stesso avevo dato vita… A volte penso che sarebbe stato meglio così, se fossi morto, perché ora ricomincio a provare quelle emozioni e quei sentimenti che avevo imparato a tenere lontani da me, grazie all’esistenza di Mike. >> Lei lo guardò. << Zoey >> disse infine Mal, << io mi sento condizionato da quel che tu pensi di me. >> Fece una pausa. << Ora ho diciotto anni, e ancora odio i miei genitori e la mia casa, la mia famiglia, senza un motivo preciso. Non ho amici, non ho neppure un dannatissimo telefono, così come non possiedo una vita da definire mia. Io sono solo, e sai cosa sento?! >> Improvvisamente, aveva deciso. Ora si stava aprendo davanti a lei, stava rivelando quel che sentiva, e Zoey si chiedeva se fosse quello il motivo per cui l’aveva “rapita”, quel giorno, per condurla lì, quella notte, e svelarsi a lei completamente. La ragazza cominciava a sentire della compassione comparire in lei, soprattutto ora che vedeva i lucidi occhi di Mal osservarla in modo fisso nelle iridi marroni. << Sento che morirò solo, e che così resterò fino al giorno della mia dipartita, quando il mio sangue comincerà a seccarsi ed io ritornerò all’oscurità da cui sono venuto. >> Si guardarono, finché Mal non ce la fece più e scoppiò in lacrime. << Zoey, io non voglio tornare al buio! Sono stato una persona orribile, ho ucciso, ho provocato disastri… Cosa farò?! >>
<< Shh >> lei non ci pensò due volte e scattò in avanti, circondandolo con le braccia. Lui la strinse forte a sé e rimasero così, immobili. << Non sei solo, okay? Non lo sei più. >>
<< Ma, Zoey, come puoi voler essere mia amica?! Ho ucciso Mike! >>
Lei si scostò da lui e, tenendogli la mano destra poggiata sulla spalla mentre lo fissava negli occhi, gli disse solamente cinque parole che però furono fondamentali e da quel momento cambiarono tutto: << Io credo nelle seconde chance. >>
  
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