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Autore: WeepingLantern    13/03/2015    4 recensioni
Un uomo visita la tomba del suo Pokémon per l'ultima volta e chiede perdono.
Il suo futuro avrebbe potuto essere stato quello di un grande campione, ma scelse la via sbagliata, e una serie di circostanze lo portarono a commettere un atto orribile.
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Dal testo:
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[...] Quando l’allenatore vide la scura macchia di sangue e si rese conto di quel che aveva fatto fu troppo tardi.
Il vizio, alla fine, mette sempre alla luce il lato marcio di qualsiasi essere umano. [...]
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Anime
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|| Last breath ||






Soffiava un forte vento nella regione di Kanto.
Un freddo pungente avvolgeva il percorso 10 e un anziano signore con la schiena piegata dagli anni camminava lento su quel sentiero dissestato, con un mantello sulle spalle ed una rosa in mano, osservando le alte montagne che si stagliavano sul paesaggio notturno.
L’uomo camminò ancora, fino a quando giunse nella piccola e misteriosa cittadina chiamata Lavandonia. Quella sera gli abitanti si erano ritirati presto, lasciando le strade deserte e silenziose. L’antica Torre Pokémon troneggiava imponente sulle casette dormienti e la luce della Luna illuminava il volto stanco dell’uomo, che si guardava intorno. L’atmosfera gli riportava alla mente momenti passati, ricordandogli l’ultima volta che era venuto li con il suo Pokémon. Attraversò il paesino, fino in prossimità della Torre e aprì con fatica la pesante porta per poi entrare nell’atrio principale. Migliaia di candele illuminavano l’ambiente cupo creando sinistri giochi di ombre col bianco sporco delle lapidi e, ogni tanto, da dietro di esse spuntava qualche Pokémon curioso. Era passato davvero tanto tempo, e col trascorrere degli anni la natura aveva preso il sopravvento su gran parte della costruzione. Il muschio prosperava ovunque sui muri, e piastrelle dure del pavimento erano quasi tutte fuori posto, ma nonostante questo le tombe di marmo erano sempre rimaste immacolate fin dall’inizio. Forse erano stati i Pokémon di tipo spettro a proteggerle, forse semplicemente la natura non se l’era sentita di rovinarle.
Il vecchio osservò ogni angolo di quella torre, ogni crepa, ogni lapide che si trovava lì e salì la ripida scala che portava ai piani superiori, provando un brivido di inquietudine come quando percorse la scalinata per la prima volta, molto tempo addietro.
Un gradino dopo l’altro l’uomo raggiunse il primo piano, poi il secondo e infine il terzo, dove si fermò. Respirò profondamente riempiendosi i polmoni di quell’odore di chiuso e di umido tipico della torre Pokémon, poi si fece strada nel dedalo di lapidi. Nell’angolo in alto della sala, proprio dietro alla tomba di un magnifico Blaziken deceduto a causa di una grave malattia, ce n’era una in particolare davanti alla quale l’anziano allenatore si inginocchiò chinando il capo.
Sul marmo biancastro era impressa l’immagine di un Pikachu minuto e grazioso. Aveva proprio l’aria di un Pokémon allenato e sano e sorrideva raggiante in direzione del fotografo.
Sotto la fotografia erano state incise queste parole:


 

Qui giace Pikachu, Pokémon del campione Ash Ketchum,
spento dalla brutalità di un uomo
che era arrivato in alto, per poi cadere nell’abisso profondo dei vizi.



 
L’uomo che in quel momento era in ginocchio di fronte alla lapide sapeva che l’incisione si riferiva a lui.
L’anziano Ash si tolse il cappello rosso e bianco, che non aveva mai smesso di portare, e posò la rosa sulla tomba del suo adorato Pokémon guardando quel musetto giallo che tante volte gli aveva donato il sorriso.
Sfortunatamente quella volta non era bastato.







Dopo la sua prima vittoria alla Lega Pokémon, il giovane Ash continuò ad allenarsi e sfidare sempre più persone per continuare ad essere il più forte. Lottò contro gente da tutto il mondo, si scontrò con i capipalestra più forti e riusciva sempre a portare a casa la vittoria. Fu tutto questo, forse, che condusse Ash sulla cattiva strada. Giunse un momento in cui nessuno più osava sfidarlo, tutti sapevano di non avere possibilità contro di lui e il giovane campione rimase deluso da tutto ciò rendendosi conto di non poter continuare a lottare, tanto nessuno più l’avrebbe affrontato. Forse fu per noia, forse fu solo per ingenuità che lui iniziò ad avvicinarsi ai vizi peggiori. Alcool, droga. Arrivò a un livello in cui non potè più fare a meno nè di uno nè dell’altro. Perse l’amicizia di Misty, lei che aveva sempre sognato di stargli vicino e forse sarebbe stata la donna perfetta per lui e per la sua testardaggine, e perse la fiducia di Brock, il suo migliore amico che cercò di allontanarlo dal bere. Ma Ash non volle ascoltare nessuno, e si chiuse in un mondo proprio tra ubriachezza e depressione cominciando a maltrattare e ferire chiunque gli si avvicinasse . Anche i suoi Pokémon, poco alla volta, stanchi dei continui insulti, uscirono dalle loro sfere e lasciarono il loro allenatore alle sue bottiglie, da solo.
Tutti tranne uno.
Pikachu era rimasto subendo le percosse di Ash ubriaco e ciò nonostante era sempre stato lì a consolarlo ogni volta che, tra una sbornia e l’altra, piangeva per ciò che era diventato.
Fu questione di poco e la situazione peggiorò. Il senno e la razionalità di Ash svanirono totalmente e Pikachu, una sera, fece l’errore di frapporsi fra lui e l’ultima bottiglia.
Si sentirono le urla esagerate dell’ubriaco, il sibilo di qualcosa che veniva scagliato e il rumore lacerante del vetro che si rompeva sul cranio fragile del piccolo Pokémon.
Quando l’allenatore vide la scura macchia di sangue in cui giaceva la testolina di Pikachu irrimediabilmente fatturata e si rese conto di quel che aveva fatto fu troppo tardi.
Il vizio, alla fine, mette sempre alla luce il lato marcio di qualsiasi essere umano. 
L’allenatore, addolorato, andò a vivere lontano da tutti e invecchiò nella solitudine.







Ricordando quei momenti passati Ash scoppiò in un pianto fortissimo. Non lo avrebbe voluto, ma quel tragico avvenimento gli tornava sempre in mente. Se solo avesse potuto tornare indietro, se solo ci fosse stata la possibilità di annullare tutto con un gesto allora avrebbe evitato la via buia e sarebbe stato accanto alle persone che davvero amava. Sarebbe restato accanto a Pikachu.
Ash continuò a piangere, rompendo con i singhiozzi il silenzio eterno della Torre e urlando invocando il perdono del suo Pokémon. Le lacrime scendevano, scendevano e il battito del cuore del campione aumentava.

..E aumentava..

..ancora e ancora, finchè collassò.

A un certo punto il dolore fu insostenibile per il vecchio cuore di Ash, già fin troppo pesante.
Il campione della Lega Pokémon si accasciò sulla tomba del suo amato Pikachu, esalando l’ultimo respiro. Ora la sua anima e quella del suo prediletto si sarebbero incontrate, dimenticando ogni cosa, e nessuno dei due avrebbe più sofferto.
Finiva così la vita del più grande allenatore Pokémon di tutti i tempi, e mentre il suo spirito scivolava fuori dal corpo ormai senza vita un Mismagius intonava, triste, una lenta melodia.
















Ω SPAZIO ALLA LANTERNA Ω
Hey hey hey gente! Sono ritornata con l’ennesima one shot, anche se stavolta è un po’ più lunga del solito. Ho iniziato a scriverla in una giornata in cui mi sentivo particolarmente triste per non so quale motivo ed è uscita fuori quest’idea. Spero che vi piaccia, come al solito vi invito a lasciare una recensione per dirmi cosa avete gradito e cosa, invece, devo migliorare. Ho messo raiting giallo per quell’accenno a droga e alcool, magari è un po’ esagerato ma vabbe.
Vi dico già che non pubblicherò niente per un po’ perché mi sto concentrando sulla mia prima long sui Pokémon, e devo ancora organizzare le idee. E… basta. Vi saluto!
Baci,

WL
 
 
   
 
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