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Autore: _Kidagakash_    14/03/2015    1 recensioni
"Devi dare una scossa alla tua vita. Gli altri stanno andando avanti e tu resti indietro, manco fossi ad una corsa campestre a cui partecipa il mondo intero. Ma mentre tutti cominciano a camminare, muoversi, correre, tu resti bloccata sul tuo posto con la gamba ingessata e le stampelle."
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E' la mia prima ff sugli Exo e io non scrivo da...Shisus solo sa da quanto. E' un intro del cavolo ma...cinque minuti ce li avete, no? Entrate!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao bella gente! 
Allora...parto col dire che non scrivo da un millennio (blocco dell'autore) e questa è la prima volta che scrivo degli Exo. 
Per il momento ho scritto solo pochi capitoli (3/4) perché voglio sapere se vale effettivamente la pena di dedicarci il mio tempo o meno. 
Stando ai pochi capitoli con la stesura finita, sono abbastanza contenta di come la storia si stia sviluppando.
Fatemi sapere se volete che continui!
Kida <3
PS; sono aperta a qualsiasi critica, sono moooolto arrugginita haha!


 

Il tempo passa per le persone, per le cose, per tutto e tutti. E te ne rendi conto soprattutto quando non puoi più permetterti certe abitudini, sei grande abbastanza per cercare un lavoro e prenderti delle responsabilità o, anche, quando una persona che conoscevi diventa un Idol. Famoso, desiderato, cercato, richiesto. A quel punto capisci che devi dare una scossa alla tua vita. Gli altri stanno andando avanti e tu resti indietro, manco fossi ad una corsa campestre a cui partecipa il mondo intero. Ma mentre tutti cominciano a camminare, muoversi, correre, tu resti bloccata sul tuo posto con la gamba ingessata e le stampelle.
Maledetta bastarda di una vita.
Ad ogni modo, dopo quest'intro speciale e pieno di vita, credo sia meglio col parlare di me, della mia vita

 

Mi chiamo Choi Lark, sono per metà inglese e per metà coreana. Vivo a Seul e lavoro in un coffee shop veramente carino. Sono nata a Londra, ho vissuto ad Immingham (se non sapete dove sia, non vi preoccupate; è in culo all'Inghilterra, se mi passate il francesismo) per circa dieci anni, età in cui mi sono poi trasferita a Seul. Come potete capire dal mio cognome, la mia metà di sangue orientale proviene da mio padre, mentre mia madre è un misto italo-britannico. Ad ogni modo, oggi sono di turno al locale. Non mi dispiace affatto lavorare qui, a dirla tutta.

Ho qualche vantaggio: bubble tea ogni volta che voglio; paste fresche che ti fanno ingrassare solo a sentirne l'odore; paga fantastica. E' vero che lavoro un bel po', ma qui sto bene. Ho stretto amicizia con un po' di persone e qui ho conosciuto la mia migliore amica, Hyun-Ae. Sono ormai quattro anni che lavoro in questo café e spero vivamente che, una di queste volte, il capo si decida a darmi una maledetta promozione. Voglio dire, non che sia chissà quale azienda, ma non mi dispiacerebbe diventare store manager, o che ne so.

<< Lark, i macarons sono pronti. Puoi prenderli tu dal retro mentre io finisco l'ordine del tavolo 4? >> mi chiede Hyun-Ae, mentre do il resto ad un cliente.

<< Grazie mille e passi una buona giornata >> dico salutando un tizio che viene praticamente tutti i giorni. E' basso e tarchiato, con un'aureola di capelli brizzolati intorno alla testa. Compra sempre un caffé lungo e 5 pasticcini. Perché sempre cinque, ancora non me lo spiego. Annuisco alla mia amica e con un "torno subito" mi dileguo nel retro bottega, dove trovo Kwan che sta preparando dei croissant. L'odore che mi travolge in quella stanza sa di buono e mi fa venire una dannata voglia di ingozzarmi di dolci come se non ci fosse un domani. Il ragazzo mi sorride e con un cenno del capo mi indica il vassoio con le paste da portare fuori. Mormoro un "grazie" con un mezzo sorriso ed esco, cominciando a sistemare i dolcetti nel banco con la grande vetrina.

<< Pare che siano tornati in città >> mi dice di punto in bianco Hyun-Ae. La guardo per cercare di capire a cosa allude. Guarda me e poi la TV, in un angolo del locale, sintonizzata su un canale, il quale sta trasmettendo un Tg.

<< Dopo aver finito il loro piccolo tour per la televisione cinese, volto a pubblicizzare il nuovo album, gli EXO al completo fanno ritorno in Corea, sbarcando a Seul. Le fan sono in delirio e li hanno aspettati all'aeroporto con tantissimi gadget e peluches, scattando foto a destra e a manca, reggendo cartelloni che gli augurano un bentornato ormai consueto ai dodici ragazzi. Come sempre, gli Idol della boy band salutano, si fermano quando possono per fare autografi o scattare foto. C'è da dire che, pur essendo evidentemente stanchi e bisognosi di quello che chiameremmo "meritato riposo", questi ragazzi mostrano sempre gratitudine, gioia e disponibilità >>. 
La donna al Tg parla con entusiasmo e mentre la sua voce riempie le mie orecchie, le immagini dei ragazzi in aeroporto riempiono i miei occhi. Lo cerco con lo sguardo tra tutti i membri che, uno ad uno, passano sotto l'obbiettivo della telecamera. Finalmente lo vedo. Sorride come se fosse l'unica cosa naturale che gli viene da fare. La voce della reporter riprende ma io esco dal bancone, tiro il block notes e la penna dalla tasca del grembiule, e mi avvicino ad un tavolo al quale si sono seduti tre ragazzi.
<< Salve, sono Lark, sapete già cosa volete ordinare? >>
I ragazzi mi guardano per un momento, sorridendo distrattamente. E in un brevissimo momento di silenzio, entro il quale i ragazzi danno un ultimo sguardo al menù, orecchio la conversazione che delle ragazzine in preda agli ormoni stanno avendo.
<< Hai sentito? Pare che Chen abbia detto di volersi fare un tatuaggio. L'ho sentito mentre guardavo la diretta cinese. Mio padre mi ha tradotto tutto! >>.
<< 
Xiumin andrà al matrimonio di una sua cugina insieme agli altri membri, me lo ha spifferato mio cugino. Lui farà parte dell'assetto dj che ci sarà al ricevimento! Se non mi dice dove si svolge la festa gli farò passare l'inferno! >> dice un'altra, mentre le altre la guardano con tanto d'occhi, bombardandola di "ti prego, fallo sapere anche a noi" e "cerchiamo di imbucarci?!". Alzo gli occhi al cielo. Anch'io sono una fan degli Exo, ma non li stalkero. Ne vado matta, si, ma hanno una certa privacy e poco tempo a disposizione per loro stessi. Non invaderei mai il loro spazio privato. Questo, ovviamente, non c'entra nulla col fatto che ho vent'anni e sono "tecnicamente" un'adulta.
<< Due Caramel e un Almond, per favore >> la voce di uno dei ragazzi riporta l'attenzione delle mie orecchie ai clienti davanti a me.
<< Ci volete dei pasticcini? >> chiedo, mentre scrivo tutto sul block notes.
<< Si, dei macarons, per favore. Ho visto che ne portava in vetrina giusto un momento fa >>.
Annuisco, torno dietro il bancone e mi appresto a preparare i caffè quando sento il campanello alla cassa che viene suonato. Hyun-Ae mi supplica con lo sguardo di occuparmi del nuovo cliente, mentre lei è concentrata a piantare un pugno nella macchina dei Bubble Tea. Sbuffo, seppur divertita. Quel dannato coso ci da problemi da una settimana e il tecnico ancora non si degna di onorarci con la sua importante e dovuta presenza.
Mi posiziono alla cassa e quando guardo la persona di fronte a me c'è un tizio alto con delle Ray-Ban scure, una mascherina nera che gli copre naso, bocca e mento – vale a dire tutta la faccia - e un beanie di lana che gli copre pure le orecchie. Ovviamente imbacuccato in un cappotto, il ragazzo (si, è decisamente un ragazzo) mi saluta e mi chiede sei Bubble Tea ( tre alla fragola, uno al mango, uno alle ciliege e uno alla banana), due Caramel, una cioccolata fondente e tre bianche calde. Mi sembra di conoscere già questa voce, calda e molto profonda -incredibilmente sexy -, ma sono troppo impegnata a registrare l'ordinazione nella memoria.
<< Che nome devo scrivere? >> chiedo con un sorriso, mentre in realtà l'espressione facciale che si sforza di starsene buona è quella della confusione totale. Se non vuoi farti vedere per strada, che diavolo esci a fare fuori da casa? Adoro tutte le piccole stranezze ma la moda delle mascherine proprio non la capisco.
C'era stata una volta in cui una serie di ragazzi stava al parco giochi ormai vuoto alle otto di sera proprio vicino casa mia, mentre tornavo dopo il mio turno al coffee shop. Avevano tutti queste mascherine bianche e per qualche istante mi sentii come se fossi appena entrata in un reparto ospedaliero. Mi prese quasi un colpo quando si voltarono tutti a guardarmi non appena il rumore delle scarpe col tacco basso che usavo al lavoro giunse alle loro orecchie.
I brividi, i brividi.
<< Pabo, per favore >>. Dal tono sembra stia sorridendo. Per quale cavolo di motivo uno dovrebbe farsi scrivere "scemo" sul proprio caffé? Ho smesso di chiedere da almeno tre anni. La fantasia dei ragazzi mi lascia sempre più confusa. << Se vuole può accomodarsi lì mentre aspetta, ci sono delle poltrone apposite. La chiamerò non appena la sua ordinazione sarà pronta. Una sola domanda...>>
<< Si..? >>
<< Vuole davvero che la chiami "Pabo" per farle ritirare l'ordine? >>. Il ragazzo ride, decisamente. Sento la sua risata cristallina solleticarmi l'udito e, inconsciamente, sorrido. << Ha ragione, mi chiami "Park",  ma tenga "Pabo" sui bicchieri per favore >>. Detto ciò, si volta e va a sedersi. Preparo più veloce che posso l'ordine dei ragazzi seduti al tavolo, decoro il piattino coi macarons e li porto ai tre, ritorno dietro al bancone e comincio quelli per il Signor Park. Quando lavoro sono praticamente un fulmine. Sono veloce e non dimentico mai un ordine, non mi distraggo e sono vigile come un falco. Hyun-Ae mi dice qualcosa ma le piazzo un palmo aperto rivolto verso la sua faccia per farle capire che non è il momento di parlarmi.
<< Allora, macchina infernale. Tu non piaci a me e io non piaccio a te ma, siamo onesti, io devo lavorare e ho bisogno di te. Hai due opzioni: o lavori di tua spontanea volontà o, scelta che mi entusiasma, ti prendi trenta secondi di pausa. Dopodiché io ti darò una scarica di pugni e tu farai il tuo dovere ugualmente. Funzionerai con le buone o con le cattive? >>. Comincio il mio monologo con la macchina, guardandola come se fosse il mio nemico giurato, mettendo le mani sui fianchi. Manco fossi una mamma che sgrida il figlio appena entrato in casa coi piedi sporchi di fango quando ha appena finito di lavare i pavimenti. Magicamente l'aggeggio comincia a funzionare appena premo un bottone, dopo aver piazzato tre bicchieri sotto.
Hyun-Ae borbotta indignata. << Come diavolo fai? Questa cosa da' retta solo a te! >>
Sorrido compiaciuta, accarezzando l'affare con un mano. "Vedo che ci capiamo" penso.
Preparo tutto quello che mi è stato chiesto e, nel frattempo do un'occhiata due o tre volte, con la coda dell'occhio, al tizio, "Park". Non una sola volta ha dato segno di volersi levare quella mascherina, né tantomeno si è mosso dal suo posto. Se ne sta lì, col cellulare in mano a fare chissà cosa mentre io muoio dalla voglia di sapere che faccia ha quel ragazzo con la voce a me molto familiare.

<< Signor Park, la sua ordinazione è pronta! >> chiamo. Lui alza la testa per guardare nella mia direzione e si alza, posando il cellulare in tasca. Gli dico il prezzo e lui rovista nel giaccone in cerca del portafogli. Mi prendo un momento per osservarlo ancora e capire se riuscirò a capire perché anche i suoi movimenti mi sembrano tremendamente familiari. Nulla. Mi poggia i Won sul bancone e gli sorrido.
<< Grazie per essere passato da noi, spero sia tutto di suo gradimento– e dei suoi amici, suppongo. Torni a trovarci spesso! >> saluto, come sempre. Lui mi ringrazia e conferma che tutto il resto è per i suoi amici. Ridacchia e sento ancora una volta quella risata chiara, del tutto diversa dal tono di voce profondo (e si, anche alquanto sexy) che ho sentito un attimo prima. Dice che se potrà, tornerà. Poi prende la busta di carta in cui ho preparato tutti i bicchieri e va via, salutandomi con la mano.

   
 
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