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Autore: Clexa_LoveBadass    15/03/2015    1 recensioni
"Adoro il rumore delle onde e la fresca brezza sulla pelle. L’acqua è calma, si muove con dolcezza. La luna splende alta e piena nel cielo, riflettendosi al centro del lago.
Ancora una volta sono scampato all’ira degli dei, tornando vincitore da un’impresa che tutti ritenevano impossibile. Invece io ce l’ho fatta e ho donato al mondo nuova speranza.
Sono addirittura finito sull’Olimpo, al cospetto di Zeus e delle altre divinità, che si sono complimentate con me.
Tutti sono felici, perché il pericolo è passato.
Tutti sono entusiasti… tutti, tranne me."
Così inizia la mia storia. E' una delle tante avventure che Percy e i suoi amici si ritrovano a dover affrontare. Però questa volta il pericolo non deriva da un mostro marino o da una divinità avversa. Come la mettiamo se il pericolo siamo noi stessi? O magari una parte della nostra personalità che ci è stata rubata? La situazione non vi è chiara..? Leggete la mia storia e capirete ogni cosa! ;)
(Percy&Annabeth,Percy&Rachel,altri)
Questa è la mia prima fanfiction,spero che vi piaccia! Sentitevi liberi di recensire,consigliare,criticare… e buona lettura!
-Avventura;Romantico-
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 2
 
*Narra Percy*
 
Entrai come una furia nella Casa di Poseidone, sbattendo la porta alle mie spalle e precipitandomi alla finestra per vedere dove fosse finita Annabeth: era sulla riva del lago, seduta a terra con la testa appoggiata alle ginocchia e tremava, scossa dai singhiozzi. Atena le poggiava una mano sulla spalla, consolandola con un’espressione soddisfatta sul viso.
Alla vista della mia migliore amica a pezzi, anch’io non riuscii più a trattenermi: mi accasciai sul letto e inzuppai il cuscino di lacrime amare. “Perché? Perché?” mi ripetevo, tentando di placare l’immenso dolore che squarciava il mio petto.
Dopo quelle che sembrarono intere ore di agonia, sentii una porta sbattere; pensai che Annabeth fosse appena rientrata nella sua capanna… poi udii delle voci e uno scalpitio di zoccoli in lontananza.
Mi alzai e, senza fare rumore, accostai l’orecchio alla parete per ascoltare; mi aiutai con una delle grosse conchiglie marine che decoravano i muri, in modo da amplificare il suono che arrivava dall’esterno.
Riuscii a percepire distintamente la conversazione: erano Chirone e… una voce familiare, anche se non riuscii a capire chi fosse fino a quando il vecchio centauro non pronunciò il suo nome. << Sarà un piacere averti qui con noi, mia cara Rachel! >>
“Rachel?! Che diavolo ci fa qui?!” pensai confuso. Rachel Elizabeth Dare è un’umana con il dono di vedere attraverso la Foschia – quindi in grado di vedere mostri e divinità, cosa impossibile per la maggior parte degli uomini. La conobbi molto tempo fa, durante una delle mie tante imprese e lei mi salvò la vita! Infatti, se non mi avesse coperto, sarei stato catturato e giustiziato dai seguaci di Crono. Dopo quell’episodio, ebbi nuovamente modo di vederla alla scuola cui mi ero iscritto per il nuovo anno; diventammo subito grandi amici e, col passare del tempo, anche qualcosa di più.
Avvampai, ripensando al nostro bacio nella vecchia macchina di Paul, il nuovo fidanzato di mia madre, poco prima che partissi per distruggere il grande titano.
Riscuotendomi dai ricordi, tornai a concentrarmi sulla conversazione.
<< Grazie mille, Chirone. È un onore per me! Dove posso alloggiare? >> chiese lei, con il suo solito tono allegro e solare.
<< Mia cara, vorrei tanto invitarti nella Casa Grande, come di norma per gli ospiti… ma purtroppo ora è al completo. Alloggiano in essa la maggior parte dei nostri ragazzi feriti e di questi tempi non sono pochi. Dove potremmo metterti? >> Il silenzio che seguì fu tombale, poi il vecchio centauro esclamò << Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima? Tu sei amica di Percy Jackson, giusto? Potresti trasferirti da lui, nella capanna di Poseidone! Non preoccuparti, è molto graziosa e lo spazio non manca! >> propose con tono rassicurante e il suo solito modo di fare solare.
Io entrai in iperventilazione mentre aspettavo la risposta di Rachel.
<< Mm… va bene, per me non c’è problema! Almeno sarò in compagnia di qualcuno che conosco! >> disse lei raggiante.
“Ok. Tranquillo. Rachel si trasferirà da te per un po’ di tempo. Nessun problema.” non sapevo se essere scocciato o felice… ma optai per ‘felice’, perché Rachel era sempre stata brava a tirarmi su di morale.
<< Posso trasferirmi già da ora? >> chiese la ragazza.
<< Certamente, mia cara… ma lascio a te il pericoloso compito di svegliare Percy! >> rispose Chirone, ridacchiando.
“Oh merda.” Pensai, cominciando a disperare.
Corsi a letto e finsi di dormire; quando sentii la porta aprirsi – con il cuore a mille – mi girai, fingendo di essere sorpreso.
<< Rachel?! >> esclamai, strabuzzando falsatamente gli occhi. Saltai a sedere sul materasso e, catapultandomi giù, le corsi incontro, stritolandola in un abbraccio. Ora non stavo più recitando, mi era venuto spontaneo salutarla tanto calorosamente! Quanto mi era mancata quella testa calda…
<< Ehi Percy! Anch’io sono felice di vederti! >> disse ridacchiando e respirando a fatica, soffocata dalla mia forte presa.
Quando la lasciai, eravamo entrambi rossi in viso. << Quanto tempo! Che ci fai qui? >> chiesi, sfoderando un sorriso a trentadue denti: ero davvero felice di vederla.
Non avevo di certo dimenticato il recente litigio con Annabeth e per questo motivo ero ancor più grato a Zeus di aver mandato qualcuno a tenermi compagnia. Avevo proprio bisogno di conforto.
<< Pensavo che aveste bisogno di qualcuno brillante come me! >> disse scherzosamente, << e poi… mi mancavi da morire, Percy! >> concluse arrossendo.
Normalmente avrei balbettato e non sarei riuscito a formulare una frase sensata… ma con Rachel era diverso! Con lei potevo essere me stesso al 100%, senza imbarazzo. Questo perché lei sapeva tutto di me e viceversa… e non dovevamo temere l’intervento degli dei, il nostro rapporto non aveva nulla di “illegale” – beh, per quanto possano essere legali le regole divine.
<< Anche tu mi sei mancata! >> risposi, prendendole dolcemente la mano.
<< Beh… mi trasferisco da te per un po’! Spero non sia un problema! >> annunciò, certa di sorprendermi con quella notizia.
<< Assolutamente no! Anzi, devo dire che è abbastanza triste stare sempre da solo… c’è troppo silenzio! >> le dissi, ghignando.
<< Stai forse insinuando che io farò casino, spezzando la tua pace da lupo solitario? >> ribatté, capendo al volo il doppio senso, con una smorfia da falsa-indignata sul viso.
<< Ah non lo so… può darsi… >> risposi ridacchiando.
<< Neanche fossi una di quelle stupide oche che lanciano acuti dal mattino alla sera… >> borbottò lei.
<< Perché, tu credi di essere un angioletto? Ora ti faccio vedere quanto casino sai fare già dalla prima notte che passi qui! >> dissi con un sorriso furbo sul viso.
<< Che vuoi far… >> cominciò confusa, ma non fece in tempo a finire la frase, poiché io la spinsi sul letto, buttandomi poi sopra di lei e cominciando a farle il solletico.
Lei iniziò a ridere a crepapelle… aveva una risata celestiale e molto contagiosa!
Io ridevo con lei e, in quel momento, capii di cosa avevo veramente bisogno: un’amica con cui ridere.
Con Annabeth era sempre stato tutto più difficile. Oltre agli ovvi motivi quali la secolare rivalità tra i nostri genitori-Dei e la sua naturale tendenza a pretendere di avere sempre ragione, c’era un problema di fondo: eravamo entrambi tremendamente orgogliosi, ma al contempo non potevamo fare a meno l’uno dell’altra. Era un continuo sfidarsi-cercarsi. Rapporti simili sono davvero difficili da mantenere, richiedono tanta energia e pazienza… ma quando si è convinti che ne valga la pena, nessuna difficoltà può spezzare il legame.
Quando – finalmente, pensò Rachel – smisi di torturare la nuova arrivata, avevamo entrambi le lacrime agli occhi e probabilmente tutto il Campo era stato svegliato dalle nostre risate.
<< Visto quanto sei casinista? >> le chiesi, ancora ridendo. In risposta, mi diede uno spintone.
Mi aveva fatto bene dimenticare tutti i problemi. Almeno per qualche minuto, avevo sentito di nuovo il mio cuore, che pensavo distrutto dagli ultimi terribili avvenimenti.
Purtroppo, quella pace non durò a lungo.
Clarisse venne a lamentarsi con me, infuriata. Io riuscii a malapena a trattenermi dal riderle in faccia! Fidatevi, anche voi avreste faticato a rimanere seri, trovandovi davanti un figlio di Ares con il pigiama a paperelle!
Mi urlò dietro tutte le imprecazione che le vennero in mente, sfogandosi come solo un figlio del dio della guerra sa fare. Quando notò Rachel alle mie spalle, strabuzzò gli occhi << Hai capito il nostro Jackson… immagino che tu non abbia ancora pensato a come reagirà Chase quando verrà a saperlo, vero? >> e, sorridendo malefica, si girò e corse a tutta birra verso la casa di Atena.
Io, partendo in ritardo per lo stupore, non feci in tempo a fermarla. Così, dopo aver fatto irruzione nella capanna, urlò << Chase è richiesta alla casa di Poseidone! >>.
Quando la raggiunsi, l’afferrai per il pigiama e la trascinai fuori… purtroppo Annabeth – gli occhi rossi e gonfi per il recente pianto – era già davanti alla porta, quando Rachel arrivò correndo.
<< D’ora in poi Jackson non dormirà più solo! >> esclamò perfida la figlia di Ares, con un crudele ghigno stampato sul viso.
<< Ehm… credo che vi siate già conosciute >> balbettai io, spingendo via Clarisse. Prima o poi me l’avrebbe pagata cara, poteva starne certa!
Annabeth incrociò il mio sguardo e per un attimo riuscii a leggere nei suoi occhi ciò che provava: dolore, rabbia e delusione; un mix di terribili emozioni, che stava vivendo a causa mia… fantastico, ci mancavano solo i sensi di colpa!
Annabeth rientrò nella capanna, sbattendosi la porta alle spalle. Non l’avrei più rivista quella notte, nemmeno se l’avessi pregata in ginocchio di ascoltarmi.
<< Dai Rachel, andiamo >> dissi tristemente. Se prima avevo un buco nel petto, ora era diventata una voragine.
Tornati alla capanna, l’aiutai a disfare i bagagli. Dii immortales, quante valigie! Aveva portato di tutto, ci mancavano solo le piastrelle del pavimento e i nani da giardino!
<< Percy… mi dispiace molto per quello che è successo con la tua amica >> mormorò, sinceramente dispiaciuta. Effettivamente, era in gran parte colpa sua, se Annabeth ora mi detestava più di prima… ma non potevo di certo scaricare su Rachel le mie frustrazioni! Dopotutto, aveva solo contribuito al raggiungimento del mio obiettivo.
Io sospirai << Non ha importanza... abbiamo litigato poco fa, ma è meglio così. Sto facendo di tutto per allontanarla da me >> spiegai, senza dilungarmi troppo.
<< Perché? >> domandò basita. Lei sapeva bene quanto saldo fosse il legame instauratosi tra me e Annabeth, quindi era comprensibile che quella situazione la lasciasse perplessa.
<< E’ complicato… >> borbottai. Traduzione: non voglio parlarne.
<< Ok… >> disse, un po’ risentita.
<< Sono stanco. Andiamo a dormire >>
<< Va bene! Ma… io dove dormo? >>
<< Oh… giusto, quando mio fratello Tyson se n’è andato, hanno tolto il suo letto. Mm… vuoi dormire nel mio? >>
Lei arrossì, << Con te?! >>
<< Lo spazio non manca >> dissi, cominciando a spazientirmi.
<< Sì, ma… >> provò a controbattere, ma non le diedi il tempo di finire la frase.
<< Preferisci che dorma per terra? Deciditi, perché tra poco crollo! >>
<< Beh… immagino che per una notte non ci sia nulla di male se dormiamo insieme >> bisbigliò, abbastanza impacciata.
Io non mi sentivo in imbarazzo, ero troppo stanco per rendermi conto di ciò che accadeva intorno a me. << Fantastico… >> dissi sbadigliando.
L’accompagnai e lei preferì stare dalle parte del muro. Non commentai, mi misi sotto le coperte e un attimo dopo russavo alla grande.
 
*Narratore esterno*
 
<< Buona notte anche a te… >> borbottò lei, dando la schiena al ragazzo e cadendo nel mondo dei sogni. Per fortuna, niente incubi o sogni premonitori, come spesso le capitava d’avere – chissà per quale motivo?
Il mattino dopo, Rachel si svegliò di buon umore: era il suo primo giorno al Campo!
Si girò verso Percy, che dormiva ancora, dandole la schiena. Quel letto era davvero grande, anche se non raggiungeva i livelli di un matrimoniale! Comunque, aveva dormito bene; c’era un delicato odore di salsedine, sembrava di essere in riva al mare. La capanna di Poseidone, infatti, era in tinta con lo stile del dio dei mari: conchiglie, colori sull’azzurro marino e giallo sabbia.
Avvampò guardando il ragazzo e pensando a quanto fossero stati vicini tutta la notte. I capelli neri di lui sparavano ovunque e un ciuffo gli cadeva sugli occhi; lei lo scostò delicatamente.
“Quanto è carino mentre dorme!” pensò, con tenerezza.
Lui, disturbato dal contatto, si girò di scatto verso di lei; nel sonno, le avvolse la vita con un braccio, stringendola a se e affondando il viso nei morbidi capelli rossi della ragazza. L’aveva scambiata per il cuscino!
<< Ahh!! Percy, lasciami SUBITO! >> strillò e lo spinse via, buttandolo giù dal letto.
 
*Narra Percy*
 
Mi svegliai di soprassalto, sul pavimento e guardai stralunato la mia nuova coinquilina. << Si può sapere che c’è? Hai visto un ragno?! >> esclamai, tentando di capirci qualcosa.
<< Quale ragno! C’è che fa troppo caldo per gli abbracci a letto, Percy! >> disse enigmaticamente, in imbarazzo.
<< Ma che stai...?! >> chiesi scioccato, ma non mi lasciò terminare la domanda.
<< Ti lascio il beneficio del dubbio! >> m’interruppe lei, rossa come un peperone… o meglio, come i suoi capelli!
<< Uffa, io avrei voluto dormire un altro po’! Sono solo le sei del mattino! Non hai sonno? >> domandai, sbuffando e subito dopo sbadigliando.
<< No, ho dormito in aereo >> rispose, con un tono che non ammetteva repliche.
<< Che barba… vabbè, a questo punto andiamo a fare colazione >> proposi, arrendendomi all’idea di non poter tornare a letto.
<< Bene, sto morendo di fame! >> rispose lei allegra. Vederla felice mi tirò su di morale.
Fummo i primi ad arrivare ed era così presto che finimmo entrambi la colazione senza vedere anima viva.
Rachel mi prese per pazzo quando le spiegai che avrebbe dovuto gettare la parte migliore di cibo nel fuoco, come dono agli dei.
Comunque, entrambi bruciammo la colazione in onore di Poseidone e lei lo ringraziò per l’ospitalità nella capanna.
Insistette perché la portassi a fare un giro di esplorazione del Campo e, anche se avrei preferito tornare a dormire, l’accontentai.
Le feci vedere tutti luoghi più importanti – la Casa Grande, i campi d’addestramento, le stalle dei pegasi – e, per ultimo, il bosco. Non ero certo che fosse prudente avventurarmici senza altri semidei e, per di più, con un’umana da proteggere. Pensai che avrei potuto chiedere ad Annabeth di venire con noi… poi ricordai la scorsa notte e il nostro litigio.
Per evitare di pensarci dovevo assolutamente distrarmi! Così presi la mano di Rachel – che arrossì – e intrecciai le dite alle sue. Poi l’accompagnai nel cuore del bosco, fino al mio posto preferito: il piccolo fiume che scorreva all’interno di quella folta coltre d’alberi.
Strabuzzò gli occhi, meravigliata, quando creai delle piccole onde a forma di coniglio. Saltellavano freneticamente, schizzando acqua ovunque! Risi come un matto quando, “per sbaglio”, persi il controllo di una di esse, che lavò Rachel dalla testa ai piedi!
Ci divertimmo da morire ed era una giornata così bella che non mi sarei mai spostato da lì… però fui obbligato a farlo, perché suonò il corno. Dovevamo riunirci.
Arrivati nel grande giardino, Chirone presentò Rachel a tutti i membri del Campo.
Alcuni ragazzi le fischiarono… non potevo dar loro torto, era davvero una ragazza carina; ma non potei nemmeno evitare di provare un pizzico di gelosia. E per pizzico intendo dire che ero tentato di spaccare il naso a tutti quelli che facevano i cascamorti con lei.
Quando vidi Annabeth, era girata dall’altra parte… avrebbe volentieri fatto a meno di essere lì.
Andava tutto bene, fino a quando Chirone decise di rovinarmi la giornata – non di proposito, ovviamente: mi chiese << Percy, ti fa molto male la schiena? >> aveva un’aria mortificata.
<< Come scusi? >> chiesi io, confuso.
<< Beh, non abbiamo potuto aggiungere altri letti alla tua capanna perché effettivamente li abbiamo finiti… immagino che non sia molto comodo il pavimento. >>
<< Oh… ehm… >> balbettai io, cominciando ad arrossire.
<< Non mi dire che hai fatto dormire sul pavimento la nostra ospite! >> esclamò inorridito. Qualche ragazzo rise.
<< No, certo che no! >> avevo una dignità da difendere, per gli dei.
<< Eddai Percy! Ammetti che hai lasciato Rachel sul pavimento! >> urlò Connor, rotolandosi dalle risate.
<< Io ho dormito nel letto… >> intervenne l’interessata, anche lei rossa in viso.
<< Allora se Jackson non ha dormito sul pavimento e nemmeno la ragazza… >> disse qualcuno, lasciando la frase in sospeso.
Il silenzio che seguì fu tombale – perfino gli uccelli smisero di cinguettare – mentre Rachel ed io pregavamo che il pavimento si spaccasse sotto i nostri piedi e ci lasciasse scomparire nel baratro del buio più totale.
Dopo qualche secondo si avvertì un suono: passi. Guardai la folla e vidi Annabeth che si allontanava, facendosi largo a spintoni tra i ragazzi.
“Oh no… Annabeth…” pensai. << B-bene ragazzi… dunque, passiamo al programma di oggi… >> disse Chirone per smorzare la tensione.
“Ora l’ho davvero persa per sempre…”. Avrei dovuto compiacermene, dopotutto era il mio obiettivo, invece mi sentivo malissimo… Perderla era come perdere una parte di me, una parte molto importante.
   
 
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