Più
della pioggia autunnale
Al
sicuro riparo della stanza riscaldata da una stufetta, Ichiru osservava spilli
sottili di pioggia cadere al suolo, bagnarlo, creare delle piccole
pozzanghere.
Per
il bambino il suono della pioggerella era ovattato e rilassante.
Colpito
e quasi ipnotizzato da un tale spettacolo naturale, non distoglieva gli occhi
violetti, usò soltanto le braccia corte ed esili per stringersi addosso una
coperta di lana. Questa avvolgeva interamente spalle e schiena al piccolo
convalescente.
Nei
giorni precedenti un’influenza implacabile non gli aveva dato pace, era stato
costretto a letto fino a un’ora prima, quando aveva cocciutamente stabilito che
voleva stare in piedi. Al momento era salito su una sedia, altrimenti non
avrebbe potuto vedere bene l’esterno.
Poggiò
una manina sul vetro freddo della finestra chiusa, il suo respiro pacato creò
una rotonda chiazza opaca su esso.
Chiamò
il fratello gemello e sperò che arrivasse in fretta, ma non perché si sentisse
male o altro: aveva una richiesta precisa, forse azzardata, in
mente.
*
L’altro
bambino, molto simile a lui, lo fissò attentamente. Sembrava ancora pallido ed
emaciato.
«Ichiru,
sei davvero sicuro di poter uscire in giardino? Fino a ieri la tua fronte
bruciava…» domandò il piccolo Zero, una nota di preoccupazione nel tono
generalmente calmo della sua voce. Lo vide mentre finiva di infilare le dita nei
guanti e calcava un berretto sulla testa, celando in parte i capelli
chiarissimi.
Annuì
deciso. «Sì. E ti permetto di accompagnarmi, così se mi sento male di nuovo tu
mi riporterai subito indietro! Va bene?» affermò candidamente, un sorriso
sincero e per nulla forzato ad illuminarlo. Era stato veramente male, ma per il
momento sentiva di avere sconfitto quel mostro cattivo che non si nascondeva
sotto il letto, ma dentro di lui. A causa della salute cagionevole, Ichiru
trascorreva la maggior parte del tempo chiuso in casa, nella loro camera, in
preda alla febbre e ai vari malesseri del corpo. Per cui doveva approfittare dei
pochi momenti in cui stava meglio per godere del bellissimo mondo oltre le porte
chiuse, oltre le finestre sprangate.
La
malattia gli tarpava le ali, gli impediva di essere libero, vivace e spensierato
come gli altri bambini. Vivere intrappolato lo riempiva di sconforto, di
risentimenti dannosi, di invidia, di brutti pensieri verso i suoi stessi cari
che preferiva evitare. In fondo sapeva di essere un bravo bambino, allegro,
rispettoso, vivace quanto bastava.
E
Zero – il suo affidabile, protettivo, serio, ammirevole e composto fratellino –
di fronte all’espressione determinata di Ichiru non riuscì a dire “No, non va
bene”, assecondando un giusto desiderio.
Afferrò
un ombrello di suo padre, certo che li avrebbe protetti entrambi, si lasciò
stringere il polso e trascinare verso l’uscio di casa, verso il pianerottolo, le
scalette e infine verso il giardino.
Lo
aprì e il gemello si strinse a lui guardando affascinato, finalmente da vicino,
la pioggia che cadeva leggera.
«Zero...
È bellissima, vero?» commentò a riguardo.
«Certo,
Ichiru».
I
due gemelli condividevano un legame unico e speciale che sicuramente sarebbe
perdurato nel tempo.
Più
della pioggia autunnale.
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Note: Confesso
che questa scelta deriva da un sorteggio, sono stata molto indecisa per questo
turno xD ma spero che mi porti bene.
Ovviamente
i due personaggi non mi appartengono e non ho scritto a scopo di
lucro.
La
flash di 500 parole è ambientata in un momento imprecisato della loro infanzia,
sicuramente prima che Ichiru incontri quella vampira, Shizuka Hio.
Non
ho visto l’anime di recente, quindi spero di aver azzeccato la caratterizzazione
:)
Baci,
Rina