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Autore: Ambros    15/03/2015    2 recensioni
Semi-Cenerentola!AU, Klaine
Kurt!Cenerentola, Blaine!Principe Azzurro, Puck!Fata Madrina e con la gentile partecipazione di un gatto piuttosto bizzarro.
In breve, circa 6'600 parole di idiozia.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note:
Oh mio dio, non potete capire quanto ci ho messo a scrivere questa storia - e non so nemmeno perché mi ci sia voluto così tanto, tra l'altro. O_O'
E' stata una faticaccia.
Ma eccoci qua!
E' molto nonsense, vi avverto.
Spero vi piaccia comunque, fatemi sapere **

 

May I be your happy ending?

o "La storia in cui il gatto è l'unico personaggio con un cervello"
 

A Giusy, con cui abbiamo discusso dettagliatamente l'abbigliamento di Puck.
E a Fravah, che ha ispirato McQueen.



 

Kurt non odia la propria matrigna e il proprio fratellastro.


Neanche mentre Meredith lo chiama insistentemente dalla propria camera con quella sua deliziosa vocetta acuta che potrebbe incrinare i vetri delle finestre se amministrata adeguatamente. E neanche mentre Jeremiah si esercita con quel dannato pianoforte da cui non riuscirebbe a produrre un accordo come si deve nemmeno con quattro paia di mani e un'illuminazione da Mozart.


Il tutto alle cinque del mattino.


Kurt non li odia.


Affatto.


Ha solo pensato a tutti i modi in cui potrebbe organizzare il loro omicidio e farlo passare per un incidente, quindi. Non li odia. Nemmeno lontanamente.


Ma si sente in diritto di sbuffare nello scostare le coperte ruvide dal proprio corpo, rabbrividendo appena, per prevenire l'assordamento di mezzo reame. Meredith sa essere insistente.


Si sfila velocemente il pigiama leggero che si è dovuto cucire da solo utilizzando vecchie lenzuola - grazie tante, Meredith, per aver colto l'opportunità di farmi imparare come si cuce. Grazie. - e scivola nei pantaloni resistenti di tela scura e in una camicia consumata che apparteneva a suo padre - sì Meredith, sono sicuro che non mi servano nuovi vestiti. Le toppe sono il trend del secolo.


Aggiusta le lenzuola sul letto alla bell'e meglio - non potrebbe sopportare di lasciarlo completamente sfatto, ma non ha nemmeno tempo di riordinare a dovere - e si passa velocemente le dita tra i capelli per scostarseli dagli occhi; non appena apre la porta della propria camera, la belva viziata che mangia più di lui inizia a strusciarsi contro le sue caviglie con un miagolio di disappunto.


"McQueen", sibila Kurt tra i denti, muovendo i piedi per allontanare il gatto, "Che c'è? Non puoi mangiare ancora, finirai col non poter più usare le zampe."


McQueen lo guarda con i suoi occhi arancioni, e non sembra particolarmente impressionato dalla prospettiva.


Miagola di nuovo.


"Sì, sì, ho capito", sbuffa Kurt con impazienza, scavalcando il gatto per poter scendere le scale che portano al corpo principale del castello, "Vuoi la tua colazione. Ricevuto."


McQueen lo segue con passo allegro, la coda che ondeggia nell'aria e un leggero thump che lo accompagna ogni volta che scende uno scalino.


Non è che Kurt odi McQueen.


E' che si assomigliano un po' troppo perché possa stargli simpatico.


"Kurt!"


McQueen piega le orecchie all'indietro e il volto di Kurt si contorce in una smorfia infastidita quando la voce di Meredith riecheggia un'altra volta per il castello; sa perfettamente che rispondere non risolverebbe niente - sembra che la sua matrigna si senta costantemente in dovere di ricordare al mondo che esiste anche lei - quindi si limita ad affrettare il passo; quando McQueen comincia ad arrancare, sugli ultimi scalini, lo solleva senza troppe cerimonie e lascia che il gatto si arrampichi sulla sua spalla per mantenere una parvenza di dignità.


Bussa - inutilmente - alla porta dell'enorme camera di Meredith e alza gli occhi al cielo quando la matrigna risponde avanti con un tono dolce e composto che non ha assolutamente niente a che vedere con lei.


Se Meredith dovesse avere una voce in base al carattere che possiede, probabilmente gracchierebbe.


McQueen sembra d'accordo, perché gli affonda un po' di più le unghie nella spalla.


La camera da letto è immersa nel buio, eccezion fatta per una lama di luce che entra dalle tende appena scostate dall'enorme finestra; Kurt si ferma a qualche metro dal letto, la coda di McQueen che ondeggia nervosamente sotto il suo naso. "Mi avete chiamato?", è tentato dall'aggiungere un per caso?, ma sarebbe sarcasmo sprecato.


"Ah, Kurt.", risponde lei con aria di sufficienza - Kurt non sa chi lei si stesse aspettando dopo averlo chiamato per dieci minuti buoni, ma lascia correre -, "Sì, ho qualche mansione per te. Dovresti pulire i vetri di tutte le finestre, sbattere i tappeti, rigovernare la cucina e vedere se tuo fratello ha bisogno di una mano con qualcosa."


Kurt si morde la lingua per non chiederle se deve prendere appunti. "Ma certo, Signora."


"Molto bene", risponde lei con aria distratta; c'è un fruscio di coperte, e poi: "Oh, e portami la colazione."


McQueen deve star simpatizzando con lui ad un livello spirituale, perché piega le orecchie all'indietro e muove nervosamente la coda.


"Ma certo, Signora."

*

I capelli di Jeremiah la mattina sono probabilmente l'unico motivo per cui Kurt non è ancora scappato di casa.


Quelli e McQueen.


Il suo fratellastro non sembra essere arrivato alla comprensione di cosa siano un paio di forbici, e Kurt non starà certo a spiegarglielo quando può godersi la vista del cespuglio di paglia che si ritrova in testa.


Non dimenticherà mai il momento in cui Jeremiah pensò che sarebbe stata una buona idea chiedere aiuto ad un folletto per far sì che i suoi capelli assumessero una sfumatura più dorata, come se fossero baciati dal sole.


Il folletto glieli aveva bruciati.


E' probabilmente l'unico pensiero che gli impedisce di urlare mentre Jeremiah gli elenca una buona tonnellata di lozioni per capelli totalmente inutili che Kurt dovrà andare a comprare in città.


A piedi.


Perché Meredith tiene alla sua salute fisica.


E grazie tante.

*

Non sa se ci sia un modo per trascinare con grazia un sacco che pesa il doppio di lui, ma sicuramente ancora non l'ha trovato.


Si limita ad arrancare lungo la strada sterrata, cercando di bilanciare il peso del sacco su un ginocchio - rischiando di mandarsi in frantumi la rotula ad ogni passo -, i gomiti piegati in maniera imbarazzante e le mani chiuse sulla tela praticamente sotto il mento.


Può solo ringraziare qualche strana divinità che non ci sia nessuno lì intorno, perché l'umiliazione sarebbe davvero tropp --


Sente un inconfondibile scalpitare di zoccoli e vorrebbe mangiarsi la lingua. E se possibile mangiarsi completamente. Autocannibalismo. Qualsiasi cosa. Non farà mai più finta di lanciare palline a McQueen per poi nascondersele dietro la schiena.


"Salve!"


L'autocannibalismo assume un fascino tutto nuovo.


Kurt si affonda i denti nel labbro - be', è un inizio - e prende un respiro profondo prima di voltarsi.


Odia la propria vita giusto un pizzico in più.


Due cavalieri sono fermi a qualche passo da lui; il più alto ha un'espressione vagamente annoiata e gli occhi verdi socchiusi sotto un ciuffo di capelli biondo cenere, mentre l'altro lo guarda con cordialità, un sorriso gentile ad arricciargli le labbra piene. Ha i ricci scuri e scompigliati dalla cavalcata e le ciglia impossibilmente lunghe che gli sfiorano gli zigomi mentre osserva Kurt dall'alto del suo destriero.


Splendido. Semplicemente splendido.


"Salve", risponde senza entusiasmo, lasciando scivolare il sacco a terra per evitare che gli si rompa qualche falange.


Il cavaliere la cui espressione sembra dire sono troppo per questo mondo gli rivolge un'occhiata vagamente scioccata, come se non concepisse l'idea di qualcuno che non sia estasiato alla sola idea di respirare la sua stessa aria.


Kurt inarca appena un sopracciglio con aria di sufficienza, le labbra del cavaliere si piegano appena in una smorfia disgustata.


E okay, forse Kurt dovrebbe chiuderla lì.


O forse no.


Gli rivolge un mezzo sorriso di scherno.


Il cavaliere sembra star ponderando l'idea di camminargli addosso col proprio cavallo quando l'altro si schiarisce rumorosamente la gola, rivolgendo ad entrambi uno sguardo eloquente, le sopracciglia folte aggrottate e un sorriso divertito sulle labbra.


"Volevamo chiedervi se per caso aveste bisogno di una mano", si rivolge a Kurt con espressione cortese, la voce pacata e dolce.


Il cavaliere di fianco a lui emette uno sbuffo contrariato.


"Questo è Sebastian, dalla contea di Smythe", lo presenta con un'occhiata di rimprovero - non che Kurt la trovi particolarmente intimidatoria, ma può apprezzare lo sforzo -, "Io sono Blaine."


Kurt china lievemente il capo in segno di saluto, "Kurt dalla contea di Hummel.", e non nota affatto il modo in cui i ricci di Blaine si muovono deliziosamente quando risolleva il capo. E ovviamente non immagina di passarci le dita.


Ha una dignità, grazie tante.


"Dalla contea di Hummel?", okay, Kurt l'ha appena soprannominato Sebastian dalla contea di Voglio un calcio nei denti, "Non dovreste avere dei servi per i lavori pesanti?", gli chiede con malcelato astio, accennando col mento al sacco abbandonato ai suoi piedi.


E Kurt non ha né la voglia né il tempo di spiegargli che non resterebbe al castello neanche se potesse - che preferirebbe consumarsi le dita finché non gli sanguinano piuttosto che avere a che fare con la propria matrigna, che ha troppi ricordi e non ne ha abbastanza.


"Non mi dispiace l'aria fresca", gli risponde con un sorriso gelido.


"Potremmo comunque darvi una mano", interviene Blaine, e c'è una strana vena speranzosa nella sua voce mentre lo guarda con quei suoi occhi verdi, e Kurt si sente un po' troppo esposto - per la prima volta in quasi una vita vorrebbe aver indossato i vestiti che si addicono al suo rango.


Arriccia il naso con aria infastidita.


No.


"Non penso che dovreste disturbarvi, sicuramente avrete da fare --"


Sebastian di Voglio un calcio nei denti sembra d'accordo con lui.


Blaine no.


"Ci stavamo giusto lamentando di quanto fosse noiosa questa mattinata", lo informa Blaine con un sorriso - okay, Kurt si arrende all'evidenza, l'universo ce l'ha con lui. Ci sono delle maledette fossette appena accennate sulle guance di Blaine. "Vi aiuteremmo volentieri, davvero.", lo guarda da sotto le ciglia, okay.


"Uhm -- Se siete proprio sicuri --"


Blaine non si disturba neanche a ripetersi; smonta agilmente da cavallo - ovvio, non è che ci fossero dubbi - e chiude le dita attorno alla stoffa del sacco - Kurt ringrazia parecchie divinità per aver avuto la lungimiranza di chiuderlo; spiegare tutti quei prodotti per capelli sarebbe stato imbarazzante - per poi sollevarlo senza alcuna fatica - che domande.


Lo lega alla sella e afferra le redini del cavallo con un sorriso rilassato, voltandosi verso Kurt: "Fateci strada."


Onestamente, era piuttosto ovvio che Blaine si sarebbe privato del privilegio di andare a cavallo e avrebbe camminato di fianco a lui col suo sorriso, e i suoi ricci, e i suoi occhi.


Se gli chiedesse il perché, probabilmente risponderebbe che non vuole affaticare il cavallo, perché Blaine è una di quelle persone.


Quelle troppo buone, con un sorriso per tutti.


Kurt le odia.


Lo costringono a fare un paragone con le persone che circondano lui e -- be'.


Il problema diventa abbastanza evidente.


Non si farà piacere questo Blaine di -- Non sa neanche di dove sia.


Tanto meglio.

*

I buoni propositi c'erano.


Kurt ne è quasi certo.


Ma.


Da una parte c'erano i buoni propositi.


Dall'altra c'erano gli occhi di Blaine - e il suo sorriso, e la semplicità con cui riesce a parlargli, e il modo attento in cui lo guarda, come se non aspettasse altro che la sua voce -, e non è esattamente uno scontro equo.


Quindi forse Blaine di non si sa bene dove, ma vorrei saperlo per poterti seguire come un maniaco, è un problema? sta cominciando a piacergli.


Come persona. Chiaramente. Kurt non si innamora a prima vista di sconosciuti con dei ridicoli capelli ricci - in cui non sta immaginando di passare le dita, no.


Sconosciuti che ridono alle sue battute e sono maledettamente carini nel farlo.


Sconosciuti che lo stanno accompagnando al castello, a piedi, dopo aver ceduto il proprio posto a cavallo ad un sacco pieno di lozioni per capelli.


Kurt ha tutto assolutamente sotto controllo.


Tutto.

*

Quando arrivano di fronte al cancello che delimita l'entrata del castello Hummel, Kurt ha ancora tutto estremamente sotto controllo.


Non vuole lasciarsi sfuggire casualmente che oh, che sbadato, quasi dimenticavo, ci siamo trasferiti a dodici ore di cammino da qui perché, be', dignità e tutte quelle cose inutili.


Quindi si ferma lentamente di fronte al cancello e si volta verso Blaine con un sorriso che si tinge appena di rimorso, "Io -- Non so davvero come ringraziarvi", e aveva assolutamente programmato di essere leggermente senza fiato. Gli occhi di Blaine non c'entrano niente. Tutto sotto controllo.


Blaine si morde il labbro e lo guarda negli occhi - Kurt sta benissimo. Davvero. - prima di sporgersi per recuperare il sacco dalla sella del proprio cavallo, "Nessun problema. E' stato un piacere nostro.", lo guarda per qualche altro secondo, giusto per essere sicuro che Kurt non ne esca vivo, "Davvero.", e okay, questo è Kurt che saluta la vita.


Sebastian - oh giusto, esiste anche lui - emette uno sbuffo poco impressionato.


"Grazie comunque", gli ripete Kurt con sincerità, e stavolta quando lo guarda lo fa per imprimersi un po' meglio nella memoria i tratti del suo viso - perché nonostante tutto lo sa, che ora deve tornare alla sua vita, quella mediocre e volendo un po' patetica, e lì non c'è posto per qualcuno che brilla come Blaine.


"Sono contento di averlo fatto", e Kurt ci prova, davvero, ma negli occhi di Blaine trova solo sincerità, e la cosa gli fa attorcigliare lo stomaco solo un pochino.


Si costringe a sollevare di nuovo il sacco - oh imbarazzo, eccomi che arrivo - e non sa bene cosa dire, così gli rivolge un altro sorriso - Sebastian viene convenientemente dimenticato - che forse non è completamente felice, e china lievemente il capo in avanti.


"Spero di rivedervi presto, Kurt", e gli occhi di Blaine scintillano, e Kurt ha giusto il fiato di rispondere: "Altrettanto", prima di costringersi a fuggire perché no.


Non vive in un mondo abbastanza luminoso per Blaine.

*

"Non essere sciocco."


Blaine distoglie lo sguardo sognante dalla strada e lo punta su Sebastian, gli occhi dorati ingenui e scintillanti; "Scusami, hai detto qualcosa?"


Sebastian rotea gli occhi con uno sbuffo, "Sì. Ho detto non essere sciocco."


Blaine scrolla un po' le spalle facendosi scorrere le redini tra le dita, "Non so di cosa tu stia parlando."
"Certo.", commenta Sebastian sarcasticamente, lanciandogli un'occhiata di fuoco, "Lascia che ti illumini. Hai presente quella cosa che ti mettono in testa ogni tanto, quella che scintilla? Bene, si chiama corona, e forse ti ha bloccato l'afflusso di sangue al cervello, perché stavi flirtando con Keith."


"Kurt."


"Ha!", esclama Sebastian con espressione trionfante, "Allora ci stavi flirtando!"


Blaine si stringe nelle spalle e finge di ignorare il rossore che si è diffuso sui suoi zigomi, "Non c'è niente di male."


"Continua a ripetertelo", sospira Sebastian puntando nuovamente lo sguardo sulla strada, "Magari alla fine diventa vero."

*

"Devi pulire i tappeti."


"Hai lavato le scale?"


"Cambia la lettiera del gatto."


"Controlla che i vetri delle finestre siano splendenti."


Kurt ha bisogno di prendere un respiro profondo.


McQueen zampetta accanto a lui sul pavimento appena pulito, lasciando delle piccole impronte polverose.


Kurt gli rivolge un'occhiataccia che probabilmente potrebbe uccidere. Se McQueen non avesse nove vite.
"Madre! Madre, è arrivata una lettera dal palazzo!"


Jeremiah attraversa l'ingresso di corsa, sventolando un braccio sopra la testa, e Kurt assolutamente non gli fissa le gambe aspettando che il karma lo faccia scivolare rovinosamente sul pavimento che ha appena pulito.


Nossignore.


Infatti Jeremiah arriva incolume nell'enorme sala da pranzo, e Kurt deve rassegnarsi a pulire di nuovo il pavimento, le dita che cominciano a fargli male per averle strette attorno alla pezza bagnata.


"Un ballo in maschera!", riecheggia la voce di Jeremiah dopo qualche secondo, rimbalzando sulle pareti, "Un ballo in maschera organizzato dal Principe!"


"Ma che bello.", commenta Kurt sarcasticamente in un sussurro, strofinando con forza le mattonelle mentre McQueen lo osserva facendo ondeggiare pigramente la coda.


"Dobbiamo assicurarci che tu sia perfetto.", la voce di Meredith è fredda e calcolatrice, "Devi entrare a far parte della famiglia reale."


Kurt raddrizza solo un po' la schiena, immobilizzandosi; effettivamente il principe dovrebbe essere in età da marito.


Scrolla le spalle.


Non è che Jeremiah abbia qualche possibilità, e Kurt lo pensa senza cattiveria. Davvero.


Davvero.

*

Kurt non pensa ad un paio di occhi dorati prima di addormentarsi.


Sarebbe ridicolo.


Quindi non ci pensa.


Ma il suo inconscio - quella è tutta un'altra storia.

*

Fa scorrere lentamente le dita sulla morbida stoffa blu notte esposta in bella vista su uno dei banconi, ma si riscuote in fretta e passa ad esaminarne una meno pregiata di un color ruggine che potrebbe far risaltare i tratti di Jeremiah.


"Quella blu vi starebbe meglio."


Kurt sobbalza con la stoffa ancora tra le dita al suono di una voce che non dovrebbe essergli così familiare, e si ritrova a fissare un paio di occhi dorati senza alcun tipo di preavviso e il suo battito cardiaco assolutamente non accelera.


E' ancora in fase di negazione.


Ma Blaine gli ha parlato.


Giusto.


"Non è per me.", gli risponde, la voce miracolosamente ferma e le dita ancora strette attorno alla stoffa color ruggine.


"Oh.", una luce indecifrabile attraversa gli occhi di Blaine, le sue sopracciglia si inarcano appena, "Come mai? Non - Non parteciperete al ballo in maschera?"


Kurt si lascia sfuggire una mezza risata sarcastica e si fa scorrere tra le dita dei nastri dorati che potrebbero accompagnare piuttosto bene la stoffa per l'abito di Jeremiah, "Non sono stato propriamente invitato."


"Impossibile.", commenta Blaine, e Kurt si volta nel sentire la confusione nella sua voce, "Tutti i giovani di buona famiglia sono stati invitati."


Oh.


Giusto.


Kurt a volte si dimentica di non essere un domestico.


"Oh. Ehm - Allora --"


"Avrò la fortuna di vedervi lì?", e okay, quelle sono ciglia. Non c'è niente di più elaborato che la mente di Kurt possa produrre.


"Io - Forse --"


Blaine gli rivolge un sorriso accecante, tutto fossette e occhi dorati e ricci scuri, e Kurt odia la propria vita.


"Allora per chi state comprando la stoffa?", gli chiede Blaine con genuina curiosità, richiamando l'attenzione di un commesso con un cenno della mano.
 
"Il mio fratellastro.", risponde Kurt, abbassando nuovamente lo sguardo sulla stoffa ancora tra le sue mani, e le parole sono un po' strane sulle sue labbra; i nastri dorati dovrebbero andare bene.


"Mhm.", annuisce Blaine quasi distrattamente, e quando Kurt rialza lo sguardo, lo vede intento a riprendere un involto dal commesso.


"Posso fare qualcosa anche per voi?"


Kurt si riscuote velocemente e gli porge la stoffa color ruggine e i nastri dorati, "Prenderò questi, grazie."


Il commesso annuisce e piega il tutto in un fagotto simile a quello che ha dato a Blaine, accettando con un cenno del capo le monete d'oro di Kurt.


Non appena mettono piede fuori dal piccolo locale disordinato della sartoria, Kurt si ritrova davanti l'involto di Blaine; sposta lo sguardo dal fagotto di stoffa ai suoi occhi dorati. "Ehm - Cosa state facendo?"


"E' per voi.", gli risponde Blaine scrollando le spalle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, "Consideratelo un favore personale."


Kurt prende lentamente il fagotto e scosta un lembo del tessuto grigio di bassa qualità per vedere cosa nasconda, anche se non ne ha davvero bisogno.


La stoffa blu notte fa capolino in tutto il suo splendore, e Kurt spalanca gli occhi mentre un calore spiacevole gli tinge le guance di rosso: "Non posso accettarla, è troppo, davvero, non avreste dovuto --"


"Kurt.", oh, wow, chissà se ogni parole assume un significato nuovo se pronunciata da Blaine, "Davvero, consideratelo un favore personale nei miei confronti. Mi ripagherete con un po' del vostro tempo durante il ballo."


Kurt può farlo.


Decisamente.


Sì.

*

- Chiaramente Kurt non passa le proprie nottate a cucire sia il proprio vestito che quello di Jeremiah, perché non ci tiene affatto a quello stupido ballo in maschera, ed è bene che tutti lo sappiano. -

*

- E Blaine? Blaine chi?-

*

Kurt sta finendo di decorare la maschera argentata con delle linee nere attorno alle sagome degli occhi quando McQueen comincia a miagolare insistentemente per attirare la sua attenzione.


"Solo un attimo.", gli dice distrattamente, la lingua intrappolata tra i denti.


McQueen salta sul tavolo con un tonfo e gli rivolge un'occhiataccia, ma Kurt è troppo impegnato a non addormentarsi per notarlo.


Così McQueen comincia a giocare con una delle boccette che contiene minuscoli frammenti di vetro con cui
Kurt sta decorando la maschera finché non riesce a spingerla giù dal tavolo.


"McQueen!"

*

"Aspettate!"


Kurt finisce di allacciarsi la maschera velocemente - le dita non gli stanno assolutamente tremando - e si passa le mani sulla tunica blu notte per essere sicuro che non vi siano rimasugli di cotone.


"Aspettate!", esclama di nuovo ad alta voce, scendendo di corsa le scale della torre, "Vengo anch'io!"


Solleva lo sguardo a corto di fiato, seguito dai soffici thomp di McQueen che scende le scale dietro di lui, e si ritrova a fissare le espressioni basite di Meredith e Jeremiah.


"Scusa caro", la sua matrigna gli si rivolge con un tono eccessivamente zuccheroso, "Dov'è che vorresti venire anche tu?"


"Al - Al ballo.", risponde Kurt, ostentando più sicurezza di quella che effettivamente possiede.


"Al ballo?", gli fa eco Meredith con tono irrisorio, avvicinandoglisi di qualche passo per poterlo scrutare dall'alto, "Mio caro ragazzo, piuttosto sembri pronto a chiedere l'elemosina in qualche vicolo. Non metterti in imbarazzo, ti prego."


E Kurt -


Kurt non le crede, è ovvio.


Ma è complicato quando deve intimarsi di non crederle.


"Correrò il rischio.", le dice tra i denti, prendendo un respiro profondo.


L'espressione di Meredith si indurisce visibilmente, la rabbia contenuta a malapena dai suoi tratti, "Be', è un peccato", gli dice alla fine, la voce fredda, "Se me l'avessi detto prima non ti avrei lasciato così tante faccende da fare proprio stasera.", gli passa le dita tra i capelli e Kurt deve reprimere il brivido che gli attraversa la schiena, "Temo che tutto il tuo impegno sia stato sprecato.", la maschera gli scivola via dal viso, e Meredith gli rivolge un'ultima occhiata sprezzante prima di girarsi.


Crack.


Meredith abbassa lo sguardo con un malcelato sorriso, scostando il piede dai pezzi della maschera, "Ops."

*

 Kurt si passa una mano sulla guancia con rabbia, strofinando il pavimento con più forza quando si accorge delle lacrime che sono rimaste intrappolate tra le sue dita.

Non si è nemmeno tolto la tunica blu scuro e la camicia e i pantaloni eleganti che si era messo per il ballo in maschera - non c'è possibilità che gli servano tanto presto, comunque.

E mentre gli bruciano le dita - e un po' anche gli occhi, ma nessuno deve saperlo - si rassegna a mormorare: "Li odio.", ancora e ancora, e neppure McQueen, per una volta, sembra particolarmente propenso ad infastidirlo, perché si limita a guardarlo da lontano facendo ogni tanto le fusa.

Sempre che siano fusa.

Le fa talmente poco spesso che probabilmente nemmeno si ricorda come funzionino.

*

"Seriamente amico, questa cosa è ridicola."

Kurt sta pulendo la terza lettiera di McQueen - quella al piano terra - e si rimette in piedi con un piccolo gemito sofferente, "Non dirlo a me."

Poi si immobilizza.

Probabilmente è impazzito completamente.

Lo spera.

Altrimenti --

Si gira molto, molto lentamente, ma niente avrebbe potuto prepararlo a ciò che gli si presenta davanti agli occhi.

E' un ragazzo poco più grande di lui, di questo Kurt è relativamente sicuro, però -- ha una parrucca bionda e riccia che stona indicibilmente con le sopracciglia scure e un vestito turchese che sembra piuttosto stretto e non arriva a coprirgli le ginocchia, lasciando scoperto un paio di stivali consumati e decisamente maschili.

"Ma che diavolo -- ?!"

Il ragazzo gli rivolge un sorriso smagliante e gira su se stesso sollevando i lembi del vestito, "Ti piace?", gli chiede con un certo orgoglio, "Quinn è riuscita ad addormentarsi dopo aver badato a Beth per quelli che sembrano mesi consecutivi, quindi ho pensato di darle il cambio. Però ho anche pensato di dover entrare nel personaggio e, detto fra noi, questi vestiti ti fanno prendere aria ovunque ed è una sensazione paradisiaca, dovresti provare. Anzi, sono sicuro che potremmo aggiustare quella tua tunica e farne qualcosa di un po' più areoso, non so se mi spiego", ammicca esageratamente, "Ora però fammi trovare la bacchetta di Quinn, così ci mettiamo all'opera --"

Kurt rimane in silenzio, gli occhi spalancati e una vaga sensazione di sconforto.

McQueen si strofina contro le gambe del ragazzo facendo rumorosamente le fusa.

"Non per essere scortese, ma --", Kurt deglutisce indietreggiando di mezzo passo, "Voi chi sareste?"

Il ragazzo si volta con una piroetta - il vestito si solleva e Kurt non pensa assolutamente niente, perché a volte pensare è decisamente superfluo - e gli tende una mano, colpendosi la fronte con l'altra, "Ma certo, che sbadato! E dire che ho visto Quinn farlo migliaia di volte", si schiarisce la voce con la mano sempre tesa, "Sono Puck, il sostituto della tua Fata Madrina. Che sarebbe Quinn, ma è momentaneamente impegnata con nostra figlia. Beth."

Kurt gli stringe molto lentamente la mano e cerca di non accigliarsi visibilmente quando le ossa nelle sue dita emettono scricchiolii poco rassicuranti.

Deglutisce di nuovo.

"La mia -- Fata Madrina?"

"Precisamente.", risponde Puck, chiudendo attentamente le dita attorno al niente con espressione concentrata, come se stesse  cercando qualcosa in aria. "Ah!", esclama con un certo grado di soddisfazione, sventolando orgogliosamente una sottile bacchetta turchese, "Eccola qui! Molto bene! Direi di metterci all'opera."

Si strofina la bacchetta contro il mento mentre osserva Kurt con occhio critico, "Per quanto apprezzi questo stile da barbone, forse non è il caso di presentarsi dal Principe conciati in questo modo, non ti pare?"

"Il -- Il Principe?"

"Sì, Blaine.", risponde Puck, sventolando la bacchetta con aria distratta, "Perché, lo chiami già pasticcino? Trottolino amoroso?", gli chiede, sollevando e abbassando le sopracciglia con un'occhiata maliziosa.

Kurt ci mette qualche secondo a fare due più due. "Blaine è il Principe? Il Principe che stasera deve scegliere un marito?!"

"Uhm - sì?", Puck scrolla le spalle, "Pensavo lo sapessi."

"Jeremiah potrebbe sposarsi con Blaine", dice Kurt con un filo di voce, quasi sotto shock.

"Oh, diamine no", ribatte Puck con forza, sventolando appassionatamente la bacchetta, "Tu sposerai Blaine e vivrete per sempre felici e contenti, fine della storia. Questo è il mio primo incarico da Fata Madrina, non lascerò che Giacobbe mi faccia fare brutta figura."

"... Jeremiah."

"Quello che è.", Puck sventola di nuovo la bacchetta, "Ora torniamo a noi.", gli gira attorno molto lentamente, picchiettando qua e là sulla stoffa rovinata.

"Senti, io di vestiti non ne capisco niente", ammette alla fine con una scrollata di spalle, "Dimmi cosa dobbiamo fare per migliorare questo disastro e diamoci una mossa."

Kurt guarda la tunica strappata per qualche secondo, indeciso.

Ma al diavolo, è la sua vita.

*

Ci vuole qualche tentativo, ma alla fine Puck riesce a ricucire gli strappi e a rendere la stoffa della tunica ancora più splendente, e i pantaloni e la camicia sembrano nuovi di zecca.

"Fantastico", mormora Kurt con tono sognante, facendosi scorrere tra le dita la stoffa della tunica.

"Te l'avevo detto", ribatte Puck con aria sorniona, soffiando sulla punta della bacchetta e facendo così atterrare un po' di polvere sbrilluccicante sul muso di McQueen, che starnutisce con aria oltraggiata.

"Adesso ti manca soltanto un mezzo di trasporto, visto che già sei in ritardo --", Puck lascia scivolare lo sguardo su McQueen, che ricambia con un'occhiata di sfida. "Okay, magari non il gatto, uhm.", si gratta il mento con la bacchetta, "Direi di andare sul classico con una carrozza, non mi sembri tipo da motocicletta", commenta alla fine, agitando la bacchetta verso il giardino - a vuoto per un paio di volte, finché non vi compare una carrozza a cui sono legati due meravigliosi cavalli bianchi.

"Una motocosa?"

"Niente di importante", Puck sventola la bacchetta con aria noncurante, "Ora vai, e muoviti!"

Kurt si avvia verso la carrozza con passo incerto, voltandosi quando sta per entrarvi; "Per che ora dovrei tornare? Mezzanotte ...?"

"Mezzanotte?", gli fa eco Puck con aria incredula, abbassandosi per prendere in braccio McQueen, "Quanti anni hai, dodici? Non voglio vederti a casa prima delle quattro di domattina! Anzi, se non torni tanto di guadagnato! Ora vai! Sciò, io e McQueen dobbiamo goderci una serata tra soli uomini!"

Kurt scuote la testa con più divertimento che rassegnazione, e, non appena chiude lo sportello, i cavalli partono al trotto senza nessun comando da parte sua. Si sporge per vedere Puck che accarezza McQueen sulla testa e gli urla: "Grazie!", prima che una curva li faccia scomparire alla sua vista.

*

La sala da ballo è gremita di persone e illuminata da enormi candelabri che pendono dal soffitto, e Kurt si sente per qualche secondo senza fiato.

Il centro della sala è occupato da coppie mascherate che ballano, mentre il resto degli invitati si preoccupa di riempire la stanza con un chiacchiericcio di sottofondo, non abbastanza rumoroso da soffocare la musica.

Kurt si passa nervosamente le mani sulla tunica e si mette in punta di piedi per individuare la propria matrigna e Jeremiah - e forse, forse, Blaine. Il Principe.

Non ci deve pensare.

Scorge Meredith dopo qualche secondo, segregata in un angolo assieme a Jeremiah, e Kurt non gongola neanche lontanamente.

(Forse solo un pochino.)

Si morde distrattamente il labbro mentre cerca Blaine, vagando quasi completamente a caso nella sala, e rischia più volte di inciampare negli strascichi di qualche dama.

Non si rende immediatamente conto di essersi fermato quasi al centro della sala, ma quando lo realizza si sente arrossire fino alla radice dei capelli e si guarda attorno nel panico più completo, cercando un modo per allontanarsi senza essere travolto dalle coppie che ballano attorno a lui.

"Sembra che vi trovi sempre quando avete bisogno di una mano", commenta qualcuno dietro di lui, qualcuno dotato di una voce che sa di miele e velluto, e Kurt chiude gli occhi per qualche secondo e lascia che un sorriso sciocco - ma chi se ne importa - gli si disegni sulle labbra prima di voltarsi.

Blaine è una visione, con la sua tunica verde foresta e la maschera decorata con intarsi argentati - anche se niente può rivaleggiare col suo sorriso, e Kurt forse è diventato uno sciocco romantico, fategli causa.

"Sembra che voi vi siate dimenticato di dirmi che siete il Principe", ribatte Kurt con un sorriso altrettanto luminoso, sentendosi improvvisamente in grado di respirare, come se fosse rimasto in apnea per tutta la vita.

"Dev'essermi sfuggito di mente, mi capita sempre", il sorriso di Blaine si fa ancora più largo e luminoso mentre gli tende una mano, il palmo rivolto verso l'alto, "Mi concedete questo ballo?"

"Sì", risponde Kurt, un po' senza fiato, facendo scivolare le proprie dita sulle sue, "Decisamente."

Blaine gli preme delicatamente una mano sulla schiena come se gli stesse chiedendo il permesso, e Kurt gli si avvicina poggiando a propria volta una mano sulla sua spalla, e improvvisamente sta scrutando nei suoi occhi dorati mentre il mondo attorno a loro scompare, e pensa che se potesse rimanere così per sempre sarebbe più o meno perfetto.

Forse senza più o meno.

"Temevo che non sareste venuto", mormora Blaine poggiando delicatamente il capo sulla sua spalla.

Un piccolo brivido corre lungo la schiena di Kurt - potrebbe dirgli tante cose, raccontargli tutto, ma c'è una sola cosa che importa davvero: "Adesso sono qui."

*

"Direi che il ballo è stato un successo."

"Mh-hm", commenta Kurt distrattamente, torcendosi le dita con lo sguardo fisso sull'erba del giardino a pochi passi da loro.

"Qualcosa non va?", gli chiede Blaine dopo qualche secondo di silenzio, una nota vagamente preoccupata nella voce; Kurt solleva immediatamente il capo per guardarlo negli occhi - crea dipendenza, guardare negli occhi di Blaine -, "Non potrei mai essere Re", gli dice d'un fiato, e le guance gli bruciano immediatamente per l'imbarazzo.

Blaine apre la bocca e la richiude, le sopracciglia aggrottate in un'espressione pensierosa. "Ma potreste - potresti stare con me? Pensi che - potresti - amarmi?"

", mio dio, certo che potrei amarti", Kurt si copre il viso con le mani e vorrebbe mordersi la lingua, ma Blaine ha ballato con lui tutta la sera e gli ha chiesto se potrebbe amarlo e non può essere umano, "Potrei amarti a partire da stasera, o persino - dalla prima volta che ci siamo visti, ed è una cosa completamente folle, perché io sono io e tu sei tu, e sono un disastro continuo e non potrò mai essere un Principe, men che meno un Re, e finirei soltanto per deluderti perché la mia vita non funziona come una fiaba, e qualcuno come te non dovrebbe innamorarsi di qualcuno come me, perché è come se stessi rubando il lieto fine di qualcun altro e - mmph."

Le parole gli muiono sulle labbra quando Blaine lo interrompe con un bacio che sembra la fine di una corsa, gli posa le mani sul viso e continua a baciarlo finché non sono entrambi a corto di fiato, e anche un po' più a lungo.

"Ma sono io a voler essere il tuo lieto fine", gli mormora Blaine sulle labbra, "Se me lo permetterai."

E allora Kurt lo bacia e basta.

*

E' solo per qualche miracolo che si accorge del momento in cui Jeremiah e Meredith decidono di andarsene, ed è probabilmente per lo stesso miracolo che trova la forza di allontanarsi dalle labbra di Blaine - ci sono molte cose di Blaine che creano dipendenza, okay?

"Devo --", lo bacia giusto l'ultima volta, "Devo andare", okay, questa è l'ultima volta, "Mi dispiace.", o forse questa.

"Domani -", stavolta però è colpa di Blaine, "Domani verrò al castello e renderemo ufficiale la cosa, d'accordo?"

"Sì, sì, assolutamente, sì.", il bacio della buonanotte è d'obbligo.

*

Arriva al castello solo qualche secondo prima di Meredith e Jeremiah, e fa appena in tempo ad avvolgersi in una delle coperture dei divani per coprire la preziosa tunica prima che i due entrino con aria distrutta dalla porta d'ingresso.

Jeremiah inarca un sopracciglio nella sua direzione, "Che diavolo stai facendo?"

"Io, uhm - avevo freddo. Come -- Com'è andato il ballo?"

"Una schifezza", risponde Jeremiah con le spalle incurvate, trascinandosi via verso le scale.

Kurt si morde le labbra e non nota il modo in cui Meredith lo sta scrutando, e quando va a dormire si sente quasi troppo felice per essere stanco.

*

Quando si sveglia, si sente ancora avvolto in una bolla di felicità e rimane per qualche secondo a crogiolarsi tra le coperte.

Finché non sente scattare il chiavistello della propria porta.

"Chi è?", chiede ad alta voce, mettendosi a sedere sul letto con uno scatto.

"Sono io, pasticcino", risponde Meredith con voce eccessivamente zuccherosa, "Ho deciso che per oggi rimarrai chiuso qui dentro a riflettere."

Un'ondata di puro panico gli attraversa le vene.

"No", protesta, tentando di forzare la maniglia e cominciando a battere le mani contro la porta quando non ci riesce, "Io devo uscire, per favore --"

"Mi hai preso per una stupida, Kurt?", la voce di Meredith è così improvvisamente gelida che gli fa paura, "Pensavi che non me ne sarei accorta? Pensavi che ti avrei lasciato sposare il Principe? Se è così, sei davvero più stupido di quanto non pensassi."

"No, no, per favore!", Kurt continua a picchiare il palmo contro la porta mentre con l'altra mano tenta di forzarne la maniglia mentre Meredith si allontana, "Per favore!"

*

"No, no, no, no, no!", Kurt spalanca la finestra, "BLAINE! BLAINE!", urla a pieni polmoni, McQueen che miagola dietro di lui, ma Blaine continua a cavalcare senza voltarsi, e a Kurt manca davvero troppo poco prima di avere una crisi di panico.

"Devo uscire di qui, maledizione.", prova per l'ennesima volta a forzare la porta, inutilmente. "Devo uscire, McQueen, devo uscire!"

McQueen miagola ancora più rumorosamente, affondando le zampe nelle lenzuola del letto e muovendo nervosamente la coda.

Kurt sposta lo sguardo da lui alle lenzuola.

"Non sopravviverò mai", commenta con un filo di voce.

McQueen continua a fissarlo.

Kurt sbuffa e alza gli occhi al cielo prima di cominciare a sfilare tutte le lenzuola dal materasso.

*

"Cosa volete dire -- un servo?"

"Proprio così", commenta Meredith, accavallando elegantemente le gambe sul divano mentre Jeremiah la guarda nervosamente di sfuggita, "Kurt non era altro che un servo e si è spacciato per il mio figliastro venendo al vostro ballo, sono così imbarazzata per lui. L'ho costretto ad andare via ieri sera, non potevo sopportare che rimanesse in questa casa."

Sebastian gli poggia delicatamente una mano sulla spalla, ma Blaine la scrolla in un gesto di stizza, "E dov'è andato?"

"Non ne ho assolutamente idea", risponde Meredith inarcando le sopracciglia, "Perché me lo chiedete? Non vorrete avere ancora a che fare con quel bugiardo, spero."

"Non -- Non parlate di Kurt in questo modo, ditemi solo -- ditemi dov'è.", Blaine si torce le dita finché non gli fanno male e cerca di tenere a bada il groppo che minaccia di ostruirgli la gola.

"Non ne ho sinceramente idea, Principe", risponde Meredith dopo qualche secondo di scioccato silenzio, "Ma forse dovreste dimenticarlo. Come tutti", conclude con un sorriso che ha una sfumatura maligna.

*

"Oh mio dio", Kurt alza gli occhi al cielo e vede McQueen intento a fissarlo dal davanzale, "Morirò per colpa di un gatto e di una donna in menopausa."

Stringe ancora di più le dita sul lenzuolo e fa un altro minuscolo passo verso il basso. Poi un altro. Un altro ancora.

Non guardare in basso, non guardare in basso, non guardare in ba --

Guarda in basso e trattiene violentemente il respiro perché, be', c'è giusto qualche metro di distanza tra lui e il terreno, e, soprattutto, Blaine e Sebastian stanno uscendo dal portone principale e no no no no no --

"BLAINE!", quasi perde la presa sulle lenzuola, ma continua ad urlare perché Blaine non lo sente, "BLAINE!"

*

"Aspettate! Aspettate!"

Blaine si volta quasi soltanto per inerzia, osservando con aria affranta il fratellastro di Kurt che corre verso di loro con i capelli al vento.

"Cosa c'è?", gli chiede Sebastian con freddezza, e Blaine gliene è davvero grato.

"C'è una cosa che dovete sapere --", inizia col fiatone, ma si interrompe quando tutti e tre sentono una voce in lontananza.

Jeremiah solleva lo sguardo sulla torre della camera di Kurt e spalanca gli occhi, "Ecco. Parlavo di questo. Più o meno."

*

Kurt pensa che potrebbe scoppiare a piangere quando Blaine solleva finalmente lo sguardo verso la torre, e lo chiama un'ultima volta per sicurezza, ma non ce n'è alcun bisogno perché il Principe sta già correndo all'interno del castello, seguito a ruota da Sebastian e Jeremiah, e sta urlando il suo nome.

*

"Kurt!"

Kurt solleva lo sguardo un secondo dopo essere atterrato sull'erba del prato, e vede che Blaine si sta sporgendo dalla finestra con McQueen ancora appollaiato sul davanzale e oh mio dio, non può piangere adesso, non può.

"Blaine!"

"Io -- arrivo!"

Blaine scompare dal davanzale seguito da McQueen, e Kurt non riesce a rimanere fermo; attraversa il giardino di corsa con le gambe che ancora tremano per l'adrenalina e si trattiene a stento dal fermarsi ad insultare una Meredith piuttosto basita che osserva la scena dall'ingresso, e quando arriva alle scale pensa che potrebbe essere seriamente sul punto di svenire, se non fosse per il fatto che Blaine sta scendendo a dir poco di corsa e in meno di un secondo l'ha raccolto tra le proprie braccia e -- oh, eccoti qui. Ti stavo cercando da una vita.

"Non so come abbia fatto a ritornare in casa!", interviene Meredith con voce stridula, "Quel piccolo bugiard -- Ow!"

McQueen le lancia un'occhiata soddisfatta dopo averle graffiato una caviglia.

Blaine guarda negli occhi azzurri di Kurt col fiato corto e la fronte premuta contro la sua, "Posso essere il tuo lieto fine?", sussurra a metà con una risata per l'assurdità di tutto.

"Sì", risponde Kurt, sospirando una risata e lasciandosi andare quasi completamente contro di lui, "Sì."
 

E vissero tutti (tranne Meredith) per sempre felici e contenti, gatto compreso.

The End.




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Un bacio a tutti!



















 

  
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