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Autore: crowning the skulls    15/03/2015    1 recensioni
prompt: Uno degli antagonisti principali ha un crollo mentale.
AU:Post apocalittica, teatro, romantica. In questo caso, è ambientata dopo la Terza Guerra Mondiale.
film:Birdman (2014)
coppie:Sansa/Petyr, accenni Jaime/Cersei e Ned/Catelyn
POV: Petyr Baelish
Dalla storia:
"La dolce Sansa Stark aveva visto sedici estati finora. Attrice e cantante, meglio della madre, ritenne personalmente. Ed eccola lì, nel cast del suo capolavoro:”A Game of Thrones”.
Da quando la Guerra aveva raso tutto al suolo, il cinema era sempre stato un mercato infame, Petyr lo sapeva. Quando la Guerra finì, lui aveva sedici anni. Giovanissimo, eccolo lì, nella sua scalata sociale. Ma da quando Brandon Stark gli aveva lasciato la cicatrice, Petyr Baelish era morto, annidandosi nel suo animo.
Era nato Ditocorto, invece".
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Petyr Baelish, Robb Stark, Sansa Stark, Theon Greyjoy
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest, Violenza
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Birdman

prompt: Uno degli antagonisti principali ha un crollo mentale.
AU:Post apocalittica, teatro, romantica. In questo caso, è ambientata dopo la Terza Guerra Mondiale.
film:Birdman (2014)
coppie:Sansa/Petyr, accenni Jaime/Cersei e Ned/Catelyn
POV: Petyr Baelish

 

«Siete tutti pronti? Andiamo, forza, spostate quel cazzo di riflettore!
Cersei, stupida donna, ma quella parrucca è al contrario!
Oh, ma per i Sette Dei, nessuno si fila di preparare questo posto! Lannister, portami del vino!»

Robert Baratheon non era mai stata una persona paziente. Coraggiosa, irruente.

Ma non paziente.

«Baratheon che non sei altro, decido io se la parrucca è al contrario o no. È chiaro? Eh? Eh?» urlò Cersei, gettando il copione in faccia al produttore.

Jaime Lannister fissò la scena ghignando.

Co-protagonista, fratello di Cersei nella scena e nella realtà.

«Calmatevi, anime infuocate. Cersei, avrai tempo per sbollire dopo».

Oltre che suo amante, Petyr lo sapeva fin troppo bene.

Tutto ciò che Petyr sapeva era per i suoi soldi. Era poco famoso, rifiutato dalla bell'attrice Catelyn Tully, non ricco ma con grande talento. Lysa Tully, agente della sorella, decise di aiutare anche il ragazzo delle Dita.

Ditocorto fu il personaggio che interpretò. Almeno così gli piace pensare.

Sullo schermo non era che l'ennesimo cattivo da blockbuster, ma ormai i suoi collaboratori e colleghi sapevano che Ditocorto non era che la parte conosciuta di Petyr Baelish, la parte affamata di soldi e di potere, che sapeva tutto e che calcolava usando i suoi attori, produttori, le persone intere come marionette nella sue mani di uccello.

Dentro di lui però c'era il ragazzino innamorato della bell'attrice che crebbe con lui, dai capelli di rubini e gli occhi severi?

La ragazzina che leggeva i libri gialli e indovinava il colpevole, dov'era?

Era morta, lasciando posto a una donna severa, forte, intransigente, dal volto bello ma non più bambino.

Aveva una figlia che aveva la stessa età di Catelyn quando lui, quattordicenne, se ne innamorò.

La dolce Sansa Stark aveva visto sedici estati finora. Attrice e cantante, meglio della madre, ritenne personalmente. Ed eccola lì, nel cast del suo capolavoro:”A Game of Thrones”.

Da quando la Guerra aveva raso tutto al suolo, il cinema era sempre stato un mercato infame, Petyr lo sapeva. Quando la Guerra finì, lui aveva sedici anni. Giovanissimo, eccolo lì, nella sua scalata sociale. Ma da quando Brandon Stark gli aveva lasciato la cicatrice, Petyr Baelish era morto, annidandosi nel suo animo.

Era nato Ditocorto, invece.

«Mr Baelish».

Una voce dolce e forse un po' paurosa di una testa baciata dal fuoco lo distrasse dal suo passato, costringendo Petyr a sprofondare lasciando prendere a Ditocorto il sopravvento.

Eppure Petyr riuscì a mormorare un'ultima preghiera, una richiesta di aiuto.

«Il mio nome è Petyr... Chiamami Petyr».

 

 

«Non credevo che tu e la Stark Rossa andaste così d'accordo. Quanti anni hai detto che ha?»

«Varys, sedici. Con questo dove vuoi parare?»

«Voglio parare al fatto che tu invece ne hai... Quanti?»

«Meno di te di certo. Almeno mi mantengo giovane, rispetto a te».

«Tu a trentatré anni hai già i capelli grigi. Io non li ho mai avuti, almeno»

«Quindi sapevi quanti anni ho».

Petyr sorseggiò il boccale, lasciandosi delle goccia ambrate sui baffi scuri.

Varys, altrimenti conosciuto come il Ragno, era uno dei migliori registi di Hollywood. Figlio di un uomo dei quartieri più infimi di New York, faceva parte di un circo. Il resto, Petyr non aveva bisogno di dirlo: fu rapito da alcuni est-europei per la vendita di alcuni suoi... Organi, o meglio, del suo organo. Petyr non volle andare oltre. Aveva altri pensieri.

«Dolci uccelletti. Ragazzi dei giornali. Camerieri. Figli di nessuno» sorrise Varys, torcendosi le mani guantate di pelliccia di ermellino.

«Ne vale la pena, Baelish?»

«Mr Varys, certamente. È un tale talento. È proprio la figlia di sua madre, non trovi?»

Petyr posò sul bancone di mogano lucido il suo Sweet Martini.

Notò che il liquido aveva i capelli dello stesso colore di quelli di Sansa.

Scosse il capo, prima di prendere alcune arachidi salate.

 

 

«Cosa ci fai qui?»

Ned Stark, marito di Catelyn e padre di Sansa, assistente alla regia, era appena stato buttato fuori, subito dopo l'incidente stradale di Robert, che lo portò in coma. Non perchè non lo volessero alla regia, semplicemente Cersei voleva dirigere quel magnificente spettacolo, come lei lo chiamava. Ora Ned era tornato in Canada, dove viveva con la sua famiglia. Arya viaggiava per il mondo con Syrio Forel, il suo trainer di scherma. Catelyn – oh, la dolce Catelyn che amava, odiava e che riempiva i suoi sogni facendolo impazzire. Non voleva amarla. Non più.

E non la amava. Lei ora era a Toronto con Robb e Bran e Rickon, i suoi figli.

Figli Stark.

L'unica presenza del regno delle nevi era la sua amata Sansa, la sua unica amica, forse.

«Mr Baelish... Nulla».

Sansa stava piangendo. Sul tetto del teatro, lei era seduta sulla ringhiera che la separava dal cadere giù dal nido, di spiaccicarsi e di non poter volare, uccellino senza piume.

«Cos'è che ti turba, sweetling?».

La rossa sospirò. I capelli rossi le andarono sul viso.

Era un uccellino spaurito, senza piume, che voleva diventare la più maestosa del nido.

Cersei non adorava chi si metteva contro di lei, e tanto meno Joffrey.

«Joffrey ha... Hai visto, no?»

Petyr aveva visto il giovanissimo protagonista puntare la pistola, carica, vera, contro la dolce fanciulla. Non era tutta opera di Cersei: i figli nati da un incesto erano non solo malleabili, ma anche folli di natura.

«Dovresti lasciare lo spettacolo. Dedicarti al teatro. Nel cinema è tutto così facile. Hai un talento ancora più grande, che il cinema non può capire,sweetling».

«Mr Baelish, mi lusingate».

La rossa lo guardò negli occhi.

«Chiamami Petyr».

E per una volta, Ditocorto rimase addormentato tra le radici dell'uomo.

 

 

«Mio padre ha perso il lavoro per colpa mia. Arya è chissà dove. Robb... Oh, mio dio, Robb, Jon, Bran, Rickon. E mia madre?»

Sansa si strinse nel cappottino beige Dolce e Gabbana, guardando impaurita il grande regista.

«Li troveremo. Non preoccuparti. I film finiscono sempre con il lieto fine».

«Non se questo è una tragedia» sussurrò Sansa, chiudendo gli occhi e lasciando che i capelli fossero mossi dal vento.

«Non merito il teatro, né la celebrità. Niente. Zero. Sarei dovuta tornare a Toronto».

«Non dire così, sweetling. Il servizio per Dior era perfetto. Sei portata come modella e attrice, e tu lo sai. Tu lo sai, sweetling».

«No, non lo so. Voglio... Voglio tornare a casa mia».

 

 

 

«Come... Come hai potuto?!

Allora non è solo per colpa mia se papà è stato licenziato... È colpa tua! Petyr, io mi fidavo di te!»

E Sansa si fidava ancora di Petyr Baelish, l'uomo che l'aveva consolata, protetta, guidata, in segreto amata, resa la bella e famosa donna che era diventata.

Non si fidava di Ditocorto, provò a convincersi Petyr.

Era colpa sua.

Oh, ma al diavolo.

«Gli avevo detto di non fidarsi di me».

«Gli avevi detto che avresti comprato i buttafuori ma poi lo hai tradito.

Dici di amarmi quando mi ami solo perché sono la figlia di mia madre.

Dimmi, perché sono ancora qui?»

Petyr aveva tante possibili risposte.

Lui sapeva sempre tutto di ogni persona che controllava come marionette, dopotutto.

Per la fama di Hollywood.

Per i soldi.

Per il suo ego.

«Perchè mi sono innamorata di te, Petyr».

Questo non rientrava completamente nei suoi piani.

Certo, aveva già parlato con lei di un matrimonio per convenienza tra lei e il figlio di un famoso produttore, un certo Harrold L'Erede, ma non era andato in porto.

Se Petyr l'avesse sposata, sarebbe stato un ottimo matrimonio.

Lei assomigliava tanto a Cat, e per i primi tempi gli era sembrato di riaverla indietro, come amica sincera a cui insegnava come funzionava il mondo.

A livello economico, gli sarebbe valso tanto.

Eppure il suo cuore si fermò, impreparato, a quelle parole cacciate senza volerlo, che fremevano di uscire e che erano scappate dalle labbra di rosa di Sansa.

«Forse questo non rientra nei tuoi piani? Tu dicesti che volevi tutto, e che non importava cosa noi volessimo perché avremmo sempre voluto altro. Io sono qui disposta a darti una piccola parte di quel tutto, anche se no, non te la meriti. E quando vorrai altro, ti aiuterò. Ti sosterrò. Hai mai avuto qualcuno che lo facesse? Immagino di no.

Mia madre non era la persona più dolce del mondo.

Brandon ti ha lasciato un bel regalo, mi hanno detto.

Mio padre non ti sopporta.

Io sono qui, però.

Tu mi hai salvato.

E io, io sono rimasta».

Non era la Sansa Stark di un anno e mezzo prima. Era cambiata, cresciuta in corpo e in coraggio, oltre che nella mente, mentre le sue fantasie erano ricordi sbiaditi.

Addio a principi e cavalieri.

Non la riconosceva più.

L'aveva educata proprio bene e, sì, si era innamorato di lei.

Ditocorto non aveva mai accettato l'amore, ma dopotutto Ditocorto non era stato altro che lui dopo che Brandon gli aveva buttato via l'umanità.

«Taci?»

Petyr sorrise, e in quel momento si potè sentire il rumore di un oggetto che affondava.

Ditocorto stava annegando.

«Sei cresciuta, Sansa. Non sei la ragazza di due anni fa.

Io sono Ditocorto e tu sei Alayne, ora».

«Cosa intendi dire?»

«Guarda» Petyr aprì le braccia, teatralmente «siamo tutti bugiardi qui. Te lo insegnai il primo giorno. Non sono stato io a licenziare tuo padre, ma Ditocorto.

Non hai guardato tua zia Lysa morire dal balcone di quel motel. È stata Alayne.».

Era la prima volta che Petyr ritornava in lui.

Non era freddo, né calcolatore.

Era un uomo distrutto.

«Sono un uomo crudele.

Voglio il successo.

Aspiro al potere.

Il denaro mi illumina gli occhi.

Eppure questo accade da quando tua madre... Lo sai, è inutile che te lo ripeta.

E ora, ci sei tu – sua figlia. Hai rimediato al suo danno.

No, non so se lo dirò un'altra volta, ma ti amo, mia dolce Sansa Stark».

Sansa era semplicemente sbalordita. Sembrava un'altra persona. Petyr era sempre stato così freddo, eppure... Si era aperto. Ci era riuscita.

Credeva che lui la usasse solo per le sue ambizioni, ma ora gli credeva, lo sapeva dentro di sé che non mentiva. Non sarebbe riuscito a mentire così bene.

«Quindi Alayne può ora baciare Ditocorto?» mormorò Sansa, avvicinandosi a lui.

Lei si vergognò: era la cosa più stupida che le potesse venire in mente.

Lui invece la guardò, per la prima volta, con dolcezza.

«No. Sarà Petyr a baciare Sansa, questa volta».

  
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