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Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    15/03/2015    3 recensioni
{ Generale, Sentimentale | Tematiche delicate, Violenza | Missing Moments, Lime | Connor/Sorpresa; Connor/Will; Travis/Katie; Will/Nico | Het, Slash, Creack Pairing }
"Uomo libero, amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima nel volgersi infinito dell’onda che rotola.
"
(Charles Baudelaire)
Tutti conosciamo Connor Stoll. Ma chi è davvero Connor? Connor Stoll è aria, Connor Stoll è vento, Connor Stoll è respiro, Connor Stoll è mare, Connor Stoll è cielo, Connor Stoll è orizzonte, Connor Stoll è vita, Connor Stoll è morte, Connor Stoll è stelle, Connor Stoll è luce, Connor Stoll è buio, Connor Stoll è universo, Connor Stoll è tempo, Connor Stoll è spirale, Connor Stoll è infinito e tante altre cose… ma soprattutto, Connor Stoll è libero."
Qualcuno ha capito che questa fiction parla di Connor Stoll? Del mio Connor Stoll?
ATTENZIONE: Questa fanfiction non implica la distruzione della Solangelo che, bella com'è, perché sfasciarla?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Connor Stoll, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll, Travis Stoll, Will Solace
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Uomo libero, amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio:
contempli la tua anima nel volgersi infinito dell'onda che rotola


 

(Charles Baudelaire)



 

Il mio unico limite è la mia stessa testa, mai sarò libero finché non me lo concederò

(Sabaku No Konan Inuzuka- Martina)


[Non uccidetemi, ci ho provato… Non ne ho trovata una buona quindi ho creata io…
Non sono una poeta,mi spiace, sono consapevole che sia orribile ç_ç]

 
 
 


Connor non aveva limiti, o almeno così credevano gli altri. La verità è che un limite ce l’aveva, e Will Solace lo sapeva bene. Il suo limite era una catena. Quella dannata catena che, per quanto lunga e permissiva fosse, non gli permetteva di spiccare il volo, di andare veloce quanto in realtà volesse. Connor non la vedeva, questa catena. Era a conoscenza della sua esistenza, ma non la vedeva e si rifiutava di farlo. Non gli importava, e questo lo stava lentamente distruggendo. Connor credeva di essere libero, credeva di stare a posto con se stesso, credeva che quel piccolo problema non contasse, che sarebbe presto svanito e che non avesse vere fondamenta. Ma si sbagliava. Poi c’era quell’unica, grande e scintillante catena che rappresentava un grosso problema. Quella catena lo stava rovinando ma lui non se ne accorgeva. Connor era un tipo trasparente, non aveva nulla da nascondere né ci provava, era semplice e non sembrava conoscere la vergogna… Ma questo era perché non sapeva dell’intricato intreccio che era in realtà la sua mente. Non ci si soffermava granché, non perdeva tempo a farsi autoanalisi o a riflettere davvero, lui agiva e basta, dominato dall’impulso e forse era per questo che aveva quell’eterno sorriso, aperto e semplice, a increspargli le labbra. Non era forzato, e non sempre era un ghigno, il sorriso di Connor era così naturale e presente da far invidia, da stupire e far capire che persona in realtà semplice lui fosse. Chi avrebbe mai immaginato che un sorriso così bello e spontaneo potesse sorgere nonostante una simile catena? Will non era uno psicologo, non lo era mai stato, ma con Connor era facile diventarlo. I fratelli Stoll erano molto più psicologicamente enigmatici di quanto dimostrassero di essere… Il figlio di Apollo era sempre stato ammaliato più dalla semplicità di Connor che dalla complessità di Travis, e sempre aveva paragonato il primo ad una frase… Una frase di un famoso poeta e scrittore francese, Charles Baudelaire che, se mal non ricordava, recitava più o meno così:
Uomo libero, amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima nel volgersi infinito dell’onda che rotola.”
Mai frase fu più vera di questa. Secondo Will, Connor era come il mare, era libero, impetuoso e senza limiti. Le sue onde, tradotte in ondate di entusiasmo o determinazione lampante, erano a dir poco affascinanti nella loro forza e libertà. Da tempo il figlio di Apollo aveva deciso che quella era la frase di Connor Stoll, che fosse stata fatta per lui e che lo rispecchiasse egregiamente. Connor aveva sì i suoi difetti, ma era libero. Dannatamente libero e non gli importava niente di ciò che dicevano gli altri su di lui, o dei pregiudizi. Will doveva tutto a Connor, perché lui era stato talmente libero e talmente coraggioso da perdonarlo. Perdonarlo per il suo amore, perdonarlo per provare qualcosa nei suoi confronti di non ricambiato, perdonarlo per aver gettato al rogo la loro amicizia e averla sostituita con qualcosa di più grande, Connor lo aveva perdonato. Lo aveva perdonato e lo aveva aiutato quando chiunque altro lo avrebbe allontanato. Nonostante si fosse accorto tardi rispetto agli altri dei suoi sentimenti e in un primo momento avesse reagito male, subito si era ricomposto. Si era avvicinato e gli aveva offerto il più caloroso dei sorrisi, aveva detto tutto con una semplice pacca sulla schiena e gli aveva offerto una spalla su cui piangere. Lo aveva aiutato a superarlo, in bene e in male, ma non lo aveva mai criticato. Non si era fatto condizionare dai giudizi altrui, non lo aveva mai abbandonato perché gli voleva bene. Connor ci teneva a lui, non nel modo in cui Will avrebbe sperato, ma ci teneva, e mai lo avrebbe lasciato. Anche quando Will voleva evitargli problemi allontanandosi di sua spontanea iniziativa, lui non glielo aveva permesso, gli era restato accanto e per quanto male avesse fatto averlo così vicino, consapevole che non ricambiasse i suoi sentimenti d’amore, era stato bene. Il figlio di Apollo gli era grato. Era sempre stato un appiglio e mai si era sottratto a questo impegno.
Era faticoso stare al ritmo di Connor, si doveva correre veloci e senza intoppi, ignorando gli ostacoli e aggirarli senza difficoltà, senza fermarsi; non sempre ci riusciva, ma anche in quel caso lui non lo aveva abbandonato. Quando Will era caduto, non aveva continuato a correre. Si era fermato, era tornato indietro, lo aveva preso di peso e lo aveva trascinato avanti di sua spontanea volontà ignorando le proteste, ignorando gli insulti perché sapeva che lo faceva per il suo bene. Connor non abbandonava mai nessuno, a meno che non fosse l’altro a tagliare i rapporti. Will per anni si era lasciato trascinare da lui per amore ed amicizia nelle situazioni più assurde, e per anni gli aveva dato furiosamente contro con coloriti insulti prima di fare una sciocchezza – bellamente ignorato, tra l’altro –, per poi riderci insieme una volta compiuta come se mai fosse accaduto. O anche per il sollievo. Will davvero doveva tutto a Connor, il primo semidio con cui aveva stretto amicizia al Campo Mezzosangue, il suo migliore amico dall’alba dei tempi. Era stato lui stesso a scoprire quella sua dannatissima catena, quella catena che lo stava facendo impazzire perché Will amava Connor proprio perché era libero, e non sopportava l’idea che non potesse esserlo. Forse era per questo che ora, steso sul letto di Connor nella Cabina di Hermes, soffriva più di tutti ascoltando suoni tutt’altro che melodiosi che venivano dal bagno. Travis, accanto alla porta, sembrava stesse per sentirsi male. Will lo capiva benissimo, trasaliva ogni volta che quel suono arrivava alle sue orecchie. Si stava trattenendo da farsi guidare dall’impulso, perché lui era troppo tentato di alzarsi, sfondare la porta del bagno, trascinare via la testa di Connor dal water e riempirlo di pugni così, magari, si sarebbe deciso a smettere. Sapeva che Travis aveva esattamente la stessa tentazione, ma purtroppo così non avrebbero risolto niente. Certo, era consapevole che Travis lo avrebbe fatto comunque più tardi, ma non è che gli dispiacesse così tanto.
Il suono dello scarico azionato precedette l’uscita di Connor dal bagno. Aveva un’espressione stanca e smunta, sembrava stremato e a stento si reggeva in piedi. Andava avanti così da settimane ormai, non si sorprese a quella vista… Ma vedere così Connor Stoll sortiva comunque il suo effetto. Lo guardò dritto negli occhi azzurri, lui non ci fece neanche caso.
<< Finito… >> esordì dondolandosi sui piedi.
Travis, che si stava furiosamente mordendo il labbro, annuì. << Bene, adesso inizio io >> Spintonò il fratello ed entrò rapidamente in bagno chiudendo la porta.
Connor fissò l’uscio con le sopracciglia aggrottate. << Guarda che sentirti è a dir poco straziante, e non è raro che una persona vomiti dopo che l’ha fatto un’altra >>
Connor annuì. << Sì, lo so… Ma non me lo aspettavo >>
Guardò Will, che si mise seduto sul letto invitandolo a fare lo stesso. << Ti sei visto allo specchio? >> domandò poi, una volta che il figlio di Ermes lo ebbe raggiunto.
<< Sì, e sono sempre bellissimo >> Fu la stanca risposta mentre si passava una mano tra i ricci castani.
Will accennò a un sorriso divertito, ma il sopracciglio che inarcò subito dopo costrinse l’altro a sospirare. << Davvero, Connor… Ti stai distruggendo >>
<< Così dicono >> Poggiò i gomiti sulle ginocchia e prese a giocare con le dita, Will le fissò.
<< Non è solo per dire >> mormorò serio.
Connor annuì. << Lo so ma… >> si bloccò, guardandolo serio: << io mi sento bene >>
Fu il turno di Will per sospirare: << Connor lo so, so che ti senti bene, so che stai meglio quando lo fai… Ma la bulimia è una cosa seria, può rovinarti senza che tu neanche te ne accorga >>
<< Fisicamente Will, solo fisicamente. Ma se sto in pace con me stesso così facendo, dove sta il problema? >>
<< Tu credi di stare in pace con te stesso, ma non è vero. E’ solo un’illusione Connor, lo sai meglio di me che non stai realmente bene né dentro né fuori… >>
Connor non lo guardò, abbassò lo sguardo e prese invece interesse per le sue scarpe. << Io… Will… A- a me non piace vomitare, va bene? Non… non mi piace per niente e neanche infilarsi due dita in gola è un’esperienza piacevole, credimi. Ma nello stesso momento in cui lo faccio… mentre rimetto, intendo, io sto bene. Mi sento svuotare e tutto quel che ho mangiato di troppo, tutto quello che sono di troppo, scivola giù nel water >>
<< Connor non è così, ti fai solo del male, non risolvi i problemi in questo modo >>
<< Tu non capisci… >> mormorò Connor, affondando le dita tra i capelli. << Voi non capite… Ma non lo vedi, che io mi sento bene? Io mi sento leggero mentre vomito, i problemi mi scivolano giù dalla bocca senza che mi sforzi, fa male e mi fa anche schifo, s’è per questo, ma mi sento libero. Io sento il bisogno patologico di farlo e lo sento qui >> indicò il capo. << nella testa, e qui, nello stomaco. A me non interessa un bel niente che mi sto distruggendo fisicamente, io mi sento bene con me stesso, che altro potrei chiedere di più? Che senso ha stare bene se non mi ci sento? Io ho i sensi di colpa Will, mi sento in colpa quando vomito perché so che tu e Travis vi preoccupate, so che mi volete bene e so di deludervi, ma mi sento ancora peggio perché io mi sento bene lo stesso! Mi sento uno schifo sapendo di avervi delusi, ma mi sento bene ugualmente perché ho vomitato, e questo mi fa stare peggio… La cosa che più mi dispiace, però, è che voi davvero non mi capite. Se mi capiste, allora sapreste che mi state facendo del male facendomi sentire in colpa e cercando tirarmi fuori da questa malattia, quando vomitare è l’unica cosa che desidero e che mi fa stare bene… >>
<< Ma ti ascolti? >> lo interruppe Will quasi allibito. Era Connor Stoll quello che aveva appena parlato? << Tu.. T-tu… Connor, per Apollo, ma ti senti quando parli? Da quando sei così depresso da desiderare solo di rimettere davanti alla tazza del cesso? Io ho capito Connor, ho capito tutto anche più di te. Tu stesso sai che quello che hai detto è intricato, e questo già dovrebbe darti un indizio. Tu sai che ti voglio bene e… qualcosa di più >> A queste parole Connor si irrigidì, ma Will non si scompose, sapeva che non era offensivo. << qualcosa di non ricambiato, ovviamente, ed è per questo che voglio solo il tuo bene. Tu credi che io non capisca, ma io ti rispondo che invece sei tu a non capire. Non capisci che il tuo stare bene non esiste, sei confuso e la tua mente si sta annebbiando, cominci a non ragionare più lucidamente e, anche se non lo vedi, in realtà tu ti stai distruggendo. Ora non lo capisci e non lo puoi capire, è in questo che consiste la bulimia, ma ci devi almeno provare… >>
<< E’ come se io ti dicessi fuoco e tu mi rispondessi acqua! >> sbottò Connor irritato. << Sono io a vivere questa “malattia”, sono io a vomitare, sono io a sentirmi bene e sono sempre io a sapere come sto, non tu! Tu sei un medico, non uno psicologo, comportati da tale! >>
<< Sono un medico, non uno psicologo, è vero, ma tu sei mio amico. Connor per favore, ragiona. Tu credi di essere libero, ma non lo sei. Sai perché mi sono innamorato di te? Perché eri libero. Io ti vedevo libero da tutto e tutti, e non ci facevi neanche caso, ma c’è questa unica e maledetta catena quale è la bulimia che si sta lentamente stringendo. Più tu le dai corda e più quella si accorcia, meno libertà hai. Ti sta limitando Connor, e tu sei libertà, ti sta cambiando e ti sta rovinando… Non permettere che accada, lo dico perché ti voglio bene… Non sei più Connor Stoll, perché Connor Stoll è libero, e mai si sarebbe fatto mettere in ginocchio da una cosa come la bulimia >>
Connor non rispose, continuò a fissare a terra e in quel momento Travis uscì finalmente dal bagno. Il più piccolo lo guardò, poi guardò Will. Scosse la testa con decisione e scattò in piedi. << E continui a non capire >> disse. << Continuate a non capire, tutti e due. Perché non vi fate anche voi un esame di coscienza? Agite così solo perché sentirmi e vedermi vomitare vi fa schifo e pensare che avete un amico o un fratello bulimico è imbarazzante >>
Travis lo guardò serio, con una scintilla di autorità negli occhi azzurri più scuri e intensi di quelli del fratello, nonostante sembrino simili sotto molto aspetti. << Non dire cazzate, Connor >>
Lo Stoll minore sospirò rabbioso e, senza aggiungere altro, uscì dalla Cabina di Ermes. Will sospirò rumorosamente e si lasciò ricadere sul letto, imprecando in greco antico. << Fantastico, ora mi odia >>
Travis fissò la porta aperta da cui il fratello era uscito e scosse la testa. << Non ti odia, si è solo lasciato trasportare dal momento. Ora vai là e fallo ragionare >>
<< Perché io? >>
<< Perché se ci vado io lo riempio di mazzate. E poi a te piace >>
<< E se non ci riesco a parole? >>
<< Vieni alle mani. Ogni tanto lo si deve fare con Connor, sarà colpa mia che ci sono abituato a dargliele quando sto rigirato di mio, ma una bella batosta spesso serve a farlo ragionare. Fai di tutto Will, ma per favore recuperalo… Quello non è mio fratello >>
Will annuì serio prima di alzarsi e uscire salutando Travis con un cenno. Aveva ragione, eccome se ne aveva. Quello non era Connor Stoll, non quello che conosceva lui almeno, si era innamorato di uno diverso. La bulimia lo stava davvero distruggendo, già non ragionava più lucidamente, doveva parlare chiaro e sapeva che stavolta lo avrebbe ascoltato, perché era libero anche di non farlo. Dopo tutto ciò che avevano passato Will si rifiutava di vederlo cedere solo perché voleva vomitare. Connor non era più libero, e Will avrebbe fatto qualsiasi cosa purché tornasse ad esserlo, costi quel che costi. E sapeva bene che Travis, in casi gravi, gli avrebbe dato più che volentieri una mano, ma anche due.

 
 
 



 

Angolo Autrice
Ehii :3
Come va gente?
Bene? Lo spero.
Vi prego non uccidetemi per la frase ç_ç
Non avevo nulla in mente…
Devo essere spiccia:
Stava nel pc già da un po’ ma solo oggi ho deciso di pubblicarla.
Mi sentivo ispirata :’)
Cooomunque…
Non vi preoccupate:
Non distruggerò la Solangelo.
E soprattutto… Connor Stoll è mio.
Tanto per chiarire, non si sa mai :')
Vedremo più avanti la storia di Will e Connor...
E Connie è bulimico perché... perché...
Perché boh. Ci stava bene ^^"
Non fraintendemi, io lo adoro, è mio...
Ma bu.
Uhm... Io ho finito.
E' probabile che Will sia OOC, anche se ne dubito.
Recensite e fatemi sapre ^.^
Io scappo prima che mi uccidate...


 

Baci
Konan


P.s: Se non si è capito io AMO il carattere Georgia *w*
 

 


 

  
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