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Autore: Ohitssari_23    16/03/2015    0 recensioni
"e mi persi in quei bellissimi occhi color ciel sereno, e capì che non sarei stata più in grado di stargli lontana"
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~CAPITOLO 1
-Norah svegliati! Dai forza!- urlò Hope saltando sul mio letto facendomi venire un colpo.
-Hope, Cristo! Non puoi svegliarmi così!- mi lamentai mettendo la testa sotto il cuscino.
-Muoviti! Dobbiamo prepararci per la manfestazione dei Marines e se siamo in ritardo i nostri genitori ci ammazzano!- sbraitò la bionda togliendomi le coperte dal corpo.
Stupida manifestazione.
Scattai in piedi lanciando uno sguardo pieno d’odio alla mia migliore amica che mi guardava vittoriosa appoggiata alla porta finestra. Trascinai i piedi verso il bagno seguita da Hope, dopo di che chiudemmo la porta alle nostre spalle. In religioso silenzio feci partire l’acqua calda nel box doccia e mi spogliai, mentre la mia amica si sedette sulla lavatrice.
-Allora… Come ti vestirai?- mi chiese rompendo il silenzio.
-Metterò quel vestito giallo con il cinturino blu che ho preso qualche settimana fa, tu?- risposi da dento la doccia.
-Ne ho portati due, sono abbastanza indecisa- rise.
-Come ogni anno, capito- risi con lei.
-Odio questa stupida manifestazione! Solo sorridere e salutare, comportarsi educatamente e ancora sorridere. Ah, dimenticavo i vani tentativi dei nostri padri di trovarci un fidanzato tra  figli dei Marines, che odio!- disse sbuffando.
-Quella è la parte peggiore! Sono tutti così… perfettini, rigidi come bambole- dissi con disgusto.
-Hai ragione, sorella- mi rispose passandomi l’asciugamano dal dietro il vetro opaco del box doccia.
Tamponai i capelli per far si che non gocciolassero ovunque e poi avvolsi l’asciugamano al corpo. Presi il phone, la spazzola e tornammo in camera a prepararci.
-Buongiorno papà- dissi fermandomi nel corridoio una volta visto mio padre.
-Buongiorno fiorellino- rispose dandomi un bacio sulla fronte. Indossava ancora il suo pigiama blu di flanella, eravamo ancora in tempo.
-Tra quanto dobbiamo essere pronte?- gli chiesi.
-Per le 11:30 dobbiamo uscire di casa, quindi venite tranquillamente a fare colazione, sono solo le 9:15- mi sorrise per poi scendere le scale.
-Hope… Io ti ammazzo- dissi a denti stretti entrando in camera.
-Un “ti voglio bene” e un abbraccio mi serviranno per farmi perdonare?- disse allargando le braccia.
-No- risi. Lei rise con me sdraiandosi sul letto.
Indossai l’intimo e una tuta per poi scendere con Hope in cucina.

Salutammo i miei genitori e la mia sorellina e ci sedemmo a tavola. Come al solito, mia mamma cucinò tantissimo, dai pancakes alle uova strapazzate.
-Tutto buonissimo come sempre, cara- disse mio padre con un ampio sorriso rivolto a mia mamma, lei ricambiò con un leggero bacio sulle labbra e un bellissimo luccichio negli occhi.
Invidiavo tanto il loro amore a volte. Mi chiedevo se anch’io, un giorno, avessi trovato quella persona che mi rendesse felice per il resto dei miei giorni. E se non la trovassi, quella persona? Se fossi destinata a stare sola? Se non ci fosse nessuno ad aspettarmi la fuori?
-Norah, tutto okay?- disse mia mamma facendomi tornare alla realtà.
-Eh? Oh si, scusa, ero solamente sovrappensiero, tranquilla- dissi sorridendo. Lei ricambiò il sorriso dandomi un bacio sui capelli.
Finimmo tranquillamente la colazione tra chiacchere e passaggi di pancakes da un parte all’altra del tavolo.
-Forza tutti a cambiarsi- disse mio padre alzandosi dal tavolo e facendo scendere la piccola Summer dal seggiolone. Ci alzammo tutti e mia mamma ci cacciò subito dalla cucina per sistemare, rifiutando ogni aiuto da parte mia e di Hope.

Andammo in camera a prepararci, i miei capelli erano quasi asciutti e iniziavano ad arricciarsi.
Presi il vestito dall’armadio e lo appesi all’anta per non farlo spiegazzare. Hope prese i suoi vestiti dal borsone e gli appese sull’altra anta dell’armadio.
-Aiutami! Quello blu o quello corallo?- chiese davanti all’anta dell’armadio con le mani appoggiate sui fianchi. La squadrai per un secondo, poi riportai lo sguardo sui vestiti.
-Quello blu- dissi decisa.
-Sicura?- chiese.
-Più che sicura- le sorrisi. Lei mi sorrise e prese il vestito dalla gruccia, si spogliò dal pigiama e, con il mio aiuto, indossò il vestito.
-Sei bellissima- le dissi mentre faceva un giro su se stessa.
-Dai metti il tuo, voglio vedere come ti sta!- disse prendendo il mio vestito. Tolsi la tuta e lo indossai, facendomi chiudere la cerniera sulla schiena da Hope. Ci sistemammo davanti alla scrivania per truccarci, entrambe decidemmo di mettere solo del mascara, una riga di eyeliner e ombretto dello stesso colore dei nostri vestiti, io giallo e lei blu.
Lasciammo i capelli sciolti e andammo davanti allo specchio. Il mio vestito giallo fasciava dolcemente le mie curve e il cinturino blu, messo sotto il seno, evidenziava il mio piccolo busto, per poi ricadere morbido sul ventre e sulle cosce.
-Sei bellissima- disse Hope guardandomi dallo specchio.
-Tu sei bellissima- le risposi sorridendo.

Guardammo l’orologio appeso al muro della mia camera. 11:25. Tempismo perfetto.
Indossammo i tacchi neri e prendemmo le borsette, anch’esse nere, mettendoci dentro il cellulare, il portafoglio, fazzoletti e il lucidalabbra che avremmo messo in macchina.
-Norah! Hope! Dai dobbiamo andare!- sentimmo urlare mia mamma dal piano di sotto.
-Scendiamo!- urlammo in coro.
Scendemmo le scale il più in fretta possibile, prendemmo le giacche all’entrata e scendemmo in garage seguite da mia mamma.
-Hope, dove ci vediamo con i tuoi genitori?- chiese mio padre mantendo gli occhi sulla strada.
-Hanno detto di vederci dall’entrata della sala, nel parcheggio sarebbe troppo complicato- rispose la mia amica. Mio padre annuì rimanendo concentrato sulla strada.
 Il viaggio durò una ventina di minuti e una volta arrivati parcheggiamo nel parcheggio sotterraneo. Scendemmo dalla macchina, mamma prese Summer in braccio e si avviò insieme a Hope verso l’entrata della sala dove i suoi genitori ci stava aspettando, mentre io mi attaccai al braccio di mio padre per reggermi. Lui, vedendomi in difficoltà, mise un braccio attorno ai miei fianchi per reggermi.
-Devo farti conoscere un po’ di persone oggi, sono ansiosi di vederti- mi disse.
-Se mi stai parlando del Sergente Jackson e i suoi figli.. Beh pà, ti dico che ho già avuto l’onore di conoscerli l’anno scorso con mamma- dissi alzando gli occhi al cielo. Mio padre rise.
-No, niente Jackson oggi. Voglio farti conoscere il mio compagno in Afghanistan Hemmings e la sua famiglia, uno dei suoi tre figli ha 18 anni, potrebbe piacerti, magari farete amicizia- rispose.
-Non voglio conoscere nessuno dei figli dei tuoi amici Marines, sono noiosi e perfettini- mi lamentai. Papà rise ancora prendendomi in giro, facendo ridere anche me.
Raggiungemmo la mamma e la famiglia di Hope, ci salutammo per poi entrare nella grande sala.
   
 
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