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Autore: King_Peter    16/03/2015    1 recensioni
spoiler! [2x05, 2x14] ♦
Ma Elijah non poteva permettersi il lusso di cedere alla tentazione, non poteva lasciar cadere la corazza che aveva costruito con secoli di bugie e maschere di perbenismo, perché era sicuro che, una volta lasciata andare, non avrebbe avuto la forza necessaria per indossarla di nuovo. C'era così tanta oscurità nella sua vita, nessuna via d'uscita alla fine del tunnel.
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Elijah era stufo di essere il nobile cervo delle favole, stufo di essere il fratello buono, quello altruista, il fratello onorevole.
Qualcosa si ruppe, l'Originale ne aveva sentito il rumore.
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Le sue mani agirono meccanicamente verso il denso liquido scuro, versandolo in un limpido bicchiere di cristallo, limpido come la sua coscienza, come l'innocenza che coltivava prima che venisse trasformando in un vampiro. Le sue dita si strinsero intorno ad esso, lo portarono verso il viso, ma la sua bocca lo rifiutò.
[1136 parole]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Elijah/Hayley, Esther, Jackson, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo di New Orleans si stava preparando ad una tempesta, come Elijah, d’altronde. I suoi occhi vagavano inquieti e vacui per la stanza arredata con gusto, i quadri, raffinatamente dipinti da artisti italiani, erano appesi alle pareti, i tappeti pregiati che aveva collezionato nel corso della sua lunga vita, adesso coprivano il parquet in legno grezzo, le venature spesse e profonde che lo attraversavano da parte a parte.
A cosa stava pensando di preciso?
Elijah non lo sapeva, un uragano in miniatura si agitava dentro il suo petto, e, anche se avesse conosciuto il motivo del suo malessere, non avrebbe mai avuto il coraggio di dirlo ad alta voce, non davanti agli altri.
Se c'era una cosa che aveva imparato nel corso dei suoi mille anni di storia, era proprio quella di non estraniare i suoi sentimenti, anteporre gli affari di famiglia a sé stesso, e far vedere, quindi, il nobile cervo immolarsi per salvare gli altri.
Un tuono.
Elijah si disse di amare le tempeste: poteva sapere quando anche il cielo urlava il suo dolore, la rabbia che lo consumava, proprio come stava succedendo a lui. Barlumi di spettri che credeva di aver sepolto ora tornavano a tormentarlo, nascosti dietro quella porta rossa, rossa come il sangue che aveva versato, rossa come il colore delle bugie che sua madre gli aveva inculcato.
Strinse le mani intorno ai braccioli imbottiti della poltrona sulla quale era seduto, contraendo la mascella, chiudendo gli occhi, per poi riaprirli subito dopo, spaventato da ciò che avrebbe potuto scorgere oltre quella sottile linea che separava sogno e realtà.
La luce ovattata del giorno batteva contro i vetri degli alcolici, mentre bourbon e whisky attraevano i suoi occhi, invogliandolo ad affogare il suo dolore e la sua rabbia in un turbinio di alcol e follia, come a volte faceva suo fratello Niklaus.
Ma Elijah non poteva permettersi il lusso di cedere alla tentazione, non poteva lasciar cadere la corazza che aveva costruito con secoli di bugie e maschere di perbenismo, perché era sicuro che, una volta lasciata andare, non avrebbe avuto la forza necessaria per indossarla di nuovo. C'era così tanta oscurità nella sua vita, nessuna via d'uscita alla fine del tunnel.
Nessuna redenzione.
La cercava negli altri, Gia, Kol e perfino in suo fratello Niklaus, avendo la certezza che lui non avrebbe potuto approfittarne. E lo testimoniava quella porta rossa nella sua testa, l'ultima barriera che la sua umanità aveva creato per evitare di farlo affogare nel sangue delle sue vittime, di toccare il fondo del baratro, e che sua madre aveva miseramente mandato in frantumi.
Adesso era solo, solo con il senso di colpa che lo divorava.
Lo spettacolo di nubi e pioggia fece il suo ingresso trionfale a New Orleans, avendo come unico spettatore Elijah Mikaelson.
Ma se bourbon e whisky stuzzicavano la sua vista, c'era qualcosa che lo attraeva più di ogni altra cosa. Fletté le dita, costringendole ad obbedire alla sua volontà, mentre si voltava dall'altra parte, stringendo i denti.
Anche se il buio regnava sovrano nella sua vita, era venuto in contatto con qualcosa di buono, con un barlume di luce, piccolo, in quel mare di oscurità.
« Hayley. »
Il sussurro uscì spontaneo dalle sue labbra, prima che Elijah potesse fermarsi, scivolando lentamente nel silenzio della stanza, interrotto solo dal rombare rauco del cielo.
Mille anni come vampiro e ancora non aveva imparato a controllare le sue emozioni, amplificate rispetto alla media, l'unico vero punto debole di un non-morto: non sentiva altro che rabbia, rabbia contro sé stesso per non essersi fatto avanti quando ne aveva la possibilità, rabbia nei confronti di Jackson che adesso condivideva il suo letto, rabbia contro Niklaus che aveva benedetto la loro unione, pensando solo alla protezione di sua figlia.
Elijah era stufo di essere il nobile cervo delle favole, stufo di essere il fratello buono, quello altruista, il fratello onorevole.
Qualcosa si ruppe, l'Originale ne aveva sentito il rumore.
Si portò le mani al volto, passando le dita sui lineamenti del suo viso, mentre osservava un punto preciso sul tappeto persiano che aveva sotto i piedi: la maschera era a terra, in pezzi, così come la porta che sua madre aveva spalancato.
E poi c'era Hayley, Hayley che non doveva sapere ciò che era realmente, non doveva conoscere il mostro che aveva dentro, quello che ringhiava e inveiva contro il suo corpo, tentando di uscire. L'egoismo e il dolore lo stavano consumando, come la fame che provava, quelle fastidiose schegge di vetro che raschiavano le sue vene, spingendolo a voltarsi verso la sacca di sangue che era poggiata sul tavolino di fronte a lui, in mezzo agli alcolici.
Le sue mani agirono meccanicamente verso il denso liquido scuro, versandolo in un limpido bicchiere di cristallo, limpido come la sua coscienza, come l'innocenza che coltivava prima che venisse trasformando in un vampiro. Le sue dita si strinsero intorno ad esso, lo portarono verso il viso, ma la sua bocca lo rifiutò.
Hayley.
Lo aveva abbandonato, lo aveva lasciato per sposarsi con un altro, con un uomo che avrebbe protetto sua figlia e il suo branco con lui. E allora perché stava così male?
Il cuore nel suo petto sembrò battere per la prima volta dopo secoli, duro ed insensibile com'era diventato in quei lunghi anni, incapace di amare, peloso come la bestia che aveva dentro.
Sussultò: era possibile, per lui, la redenzione che tanto cercava?
Elijah chiuse gli occhi, tentando di resistere alla sete di sangue che la sua natura chiedeva: avvicinò il bicchiere alla bocca, tre gocce di sangue bagnarono le sue labbra secche, i suoi muscoli si flessero, colti dal brivido della trasgressione.
Sollevò il bicchiere, il cielo tuonò il suo disappunto.
Quella era la sua scelta e sapeva che era un punto di non ritorno, un punto della sua vita che avrebbe cancellato per sempre ciò che era stato prima di quel momento e iniziando un nuovo ritratto di sé stesso.
L'amore, l'amore. Non era una folle delusione d'amore a spingerlo a lasciarsi andare alla sua parte più selvaggia?
Fu allora che capì.
Lasciò cadere il bicchiere a terra, mentre il sangue si spandeva sul tappeto, percorrendo le sue trame con la sua inconfondibile scia rossastra.
Aveva tentato di dare tutta la colpa a sua madre, a colei che aveva abbattuto il muro che lui aveva costruito con fatica, ma non era così: la verità era che ci stava male per il fatto che Hayley lo aveva lasciato, abbandonando la scintilla del suo amore in quell'unica notte di passione che si erano concessi.
Ma la redenzione era possibile anche per lui, adesso Elijah ne era sicuro.
« Redenzione. » concordò la sua voce, mentre si alzava dalla poltrona, accompagnando il profilo scuro della città con il suo sguardo. La nebbia stava scendendo su New Orleans, mentre quella dell'animo di Elijah aveva appena cominciato a diradarsi.
Adesso sapeva cosa fare.
Adesso sapeva di amare veramente Hayley.
Adesso non sarebbe stato più il nobile cervo, ma un Piccolo Uomo Leone.

 
The King's Door (?)
 
Ok, evitate di notare la pazzia che noterete (?) in questo angolino autore, ma ... c'est moi xD È tipo da Luglio, forse, che non pubblico nulla su Efp, un po' per mancanza di voglia, un po' per la scuola, un po' per un grande progetto a cui sto lavorando (*^*), però mi sono appassionato alle vicende di The Originals (uno spin-off degno di questo nome!) e ho dovuto sfornare una bella storiella angst, di quelle che piacciono a me (?) perchè mi piace far soffrire i miei personaggi xD 
*risata sadica*
Ops, si è sentita? Beh, come avete potuto evincere dal testo, Elijah è il mio personaggio preferito, lo è da quando è comparso in The Vampire Diaries, ma questo è un dettaglio, anche perchè mi piacciono tutti i personaggi della famiglia Originale :) (presto arriverà un'altra shot u.u)
Naturalmente il titolo gioca sulle parole inglesi Little Lion Man, che vengono riprese nell'ultima frase della one-shot :3 Mi è piaciuto molto quello che è successo nella puntata 2x05 The Red Door, quindi ho dovuto scrivere qualcosa su Elijah, era d'obbligo! :3 E poi, con quello che è successo tra Hayley e Jackson ... uhm, le cose si complicano xD
Detto questo io mi dileguo, ma, giusto per dire, sono un ragazzo! :D Già, un raro esemplare di fanboy xD 
Alla prossima! Spero di essere rimasto IC con Elijah :D Lasciate una recensione (anche piccola) se vi va :D

 
King.

 
  
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