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Autore: sese87    16/03/2015    4 recensioni
I miei pensieri, i miei ricordi affogavano nel silenzio profondo della valle senza trovare un appiglio alla ragione che aveva reso possibile la distruzione. L’umidità discendeva a gocce dal cielo cinereo prima di asciugarsi al calore del fuoco che riscaldava il mio cuore già morto, le mie membra stanche e il banchetto di corpi a cui ero stato invitato.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nappa, Nuovo personaggio, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Psyer

Piccola introduzione prima di lasciarvi alla lettura. Questa storia è stata tradotta dalla sua versione originale che avevo scritto in inglese tempo fa. Credo si sia ormai persa ogni traccia dell’originale (leggete pure: “l’ho fatta sparire dalla faccia del web xD), poco matura dal punta di vista stilistico. La ripropongo quindi qui, su questo sito, sperando vi piaccia (altrimenti mi ritirerò nell’angolo della vergogna). Nel caso, ripubblicherò anche altre dopo il dovuto restyling.
Questa storia non ha una trama vera e propria, piuttosto descrive piccoli momenti (slices of life, come si suol dire) quindi non me ne vogliate.
Le recensioni sono sempre super gradite! Lasciatene pure quante ne volete! xD

 

 

 

 

Psyer

 

I miei pensieri, i miei ricordi affogavano nel silenzio profondo della valle senza trovare un appiglio alla ragione che aveva reso possibile la distruzione. L’umidità discendeva a gocce dal cielo cinereo prima di asciugarsi al calore del fuoco che riscaldava il mio cuore già morto, le mie membra stanche e il banchetto di corpi a cui ero stato invitato.

 «Ne vuoi?» Domandò in un gorgoglio di risa il grosso guerriero. I bagliori delle fiamme lustravano la sua nuca pelata, mentre mi lanciava un pezzo di carne arrostita. Era quasi nudo, ma pareva non aver freddo tanto la sua anima doveva aver raffreddato anche il suo corpo massiccio. Pareva a suo perfetto agio. La sua sicurezza s’incrinò non appena arrivò l’altro. Lo chiamò Vegeta, il cui sguardo fu percorso da una leggero fremito indomito.
Lo vedevo adesso per la prima volta, piccolo, giovane e apparentemente innocuo. Si accostò all’altro; non si fiondò subito sul cibo, notò prima com’io ne assaporavo un pezzo.
«Ti piace?»
Annuii, inghiottendo, «È molto saporito.» Farfugliai, chiedendomi perché proprio io ero stato scelto per restare in vita. Avevo combattuto con ardore, era vero, guadagnandomi forse il diritto ad una seconda opportunità. Una seconda opportunità di vendetta.
«Gli piace.» Fece eco Vegeta, rivolto al grosso; «Che aspetti, Nappa, servigliene ancora!»
Assaporai un'altra porzione di questa carne ottima, che mai prima d’ora avevo avuto su questo mio pianeta infranto; mi rincuorava sapere che mi ritenessero inoffensivo al punto da volermi nutrire. Avrei aspettato il momento opportuno con maggior lena, li avrei uccisi in seguito, nel sonno.
«Vegeta, non vorrai dargliela tutta!»
«È nostro ospite, Nappa; sono sicuro saprà come restituire il favore. Non è per questo che l’hai invitato?» Disse infine, tanto calmo da far paura al compagno.
«
Perché avete invaso il mio pianeta?» Sentii il diritto di azzardare, rivolgendomi al meno bestiale dei due. Il fuoco gli scintillava negli occhi neri e senza smettere di guardarlo decise infine di sedersi.
«
Non mi pari molto affranto.»
«Non ho rimorsi. Ho combattuto come meglio ho potuto.» Mai avrei reso noto il mio risentimento, le parole non sarebbero bastate; solo le azioni avrebbero reso giustizia al mio reale dolore.
Vegeta non rispose che con labbra affilate in un ghigno. Non mostrava segni di lotta, né la sua corazza era sporca di sangue come quella dell’altro.
«Ma sentilo, com’è ringalluzzito non appena sei arrivato tu, Vegeta.»
«Deve avere capito che sono meno animale di te, Nappa.»
Nappa. Così si chiamava. Ora sapevo il nome che avrei pronunciato uccidendolo, gli dei mi avrebbero apprezzato.
«
Questo pianeta è un insulto alla mia potenza! Nessuno che valesse la pena di battere
«
Io invece mi sono divertito molto!» Si eccitò l’altro, pulì il muso sporco con il dorso di una mano inguantata di nero, sui baffi rimasero dei residui di cibo.
«
Ho smesso di divertirmi da un pezzo. Io sono il Principe dei Sayan, sono nato per battermi contro i guerrieri più forti dell’universo, non per fare ciò che sul mio pianeta avrei ordinato ad uno come te.»
Nappa, anche questa volta, non colse l’insulto; in quel silenzio notai la sua subordinazione. Il Principe, invece, morse la sua porzione di arrosto, con una svogliatezza del tutto estranea al suo essere irruento.
Strana creatura, era. Colsi la sua forza nell’alterigia del suo fiero temperamento; c’era qualcosa, in quegli occhi neri, che mancava al suo compagno: una cieca consapevolezza della delusione della sua esistenza.
«
Che hai da guardare?», Tuonò nella mia direzione.
Non sembrava contento di essere qui, arguii. Cercavo di capire se risparmiarlo o meno, quanto avesse avuto a che fare con la desolazione in cui versava questa mia terra intrisa del sangue dei suoi stessi figli. Erano entrambi molto forti, ma persino la forza immensa di una teroicha si assopisce nel sonno.
«
Perché avete distrutto questo pianeta, allora, se non vi interessava?» Riformulai la domanda prima ignorata. La vacuità del loro gesto ribollì nelle mie vene pressate di rabbia.
«
Vuoi stare zitto, una buona volta?!» Sbraitò il gigante, «Mi sei già indigesto!» Aggiunse prima che la sua risata gutturale scoppiasse ancora nel silenzio di questa triste notte.
«
Perché…» Rispose, invece, colui che si professava principe, «Ne avevamo il potere. Come una bestia feroce che azzanna una più piccola. È una regola della natura. Le prede sopperiscono al cacciatore.» Si alzò in piedi, e tremai per l’inflessione cinica della sua voce mentre parlava della morte dei miei cari. «Ma io, il grande Vegeta, non accetterò mai di essere preda!»
Restai vivo per un’istante mentre la sua mano si avvitò intorno al mio cuore battente un secondo prima di strapparmelo dal petto. Le sue iridi nere furono l’ultima cosa che vidi prima del buio eterno.

 

Vegeta sentì in bocca il sapore viscido e caldo di quell’organo che aveva invano battuto vendetta. Ne sputò a terra un grosso pezzo, il sangue gli colava sul mento, «Puah, ha un sapore disgustoso. Avevi ragione Nappa: ci resterà indigesto!»
«Ed era l’ultimo, non avresti dovuto dargli altro da mangiare.»
«Lasciami divertire. Peccato non si sia accorto di chi stava mangiando. Piuttosto, hai notizie di Radish
«
Credo stia atterrando adesso sulla Terra.» Accese lo scouter per attivare la conversazione con il sayan mancante.
Allora la gente di questo pianeta è ancora viva.
Che popolo debole

«Eccolo, infatti. Cosa ne pensi, Vegeta
Pensava
che doveva essere ormai arrivato al limite della sopportazione, se la disperazione l’aveva spinto ad affidarsi ad un idiota come Radish. Tuttavia, si sentiva eccitato da un flebile presentimento di vittoria.
Cosa significa questo, quel tizio ha forse a che fare con Goku?
Nessuno avrebbe più osato considerarlo uno psyer, a cominciare dai suoi sudditi.

 

 

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