Un potente Lanciafiamme ha
appena
messo fuori gioco Armaldo,
consacrando Vera come nuova Campionessa
di Hoenn. Un sorriso a trantadue denti si espande sul viso della
ragazza, che
corre ad abbracciare un ammaccato Blaziken, il quale a sua volta la
ricambia
festoso. L’Armaldo viene richiamato da un fascio di luce
nella sua pokéball, la
quale minaccia di scivolare dalla mano del suo attonito proprietario.
La faccia
di Rocco Petri è infatti un mix non meglio definito di
emozioni; e se le sue
parole e il suo sorriso sembrano felici, la sua mente sembra non aver
ancora
ben realizzato l’accaduto. Ma l’espressione del
ragazzo non è niente, in
confronto al caos che minaccia di scoppiare dentro di lui. Essere stato
sconfitto dopo due anni è un bel colpo, duro da accettare
poi se inferto dalla
stessa Allenatrice che lui ha sostenuto e visto crescere. Dal canto
suo, la
detta Allenatrice sta fissando l’ex Campione con un sorriso
incerto, sebbene la
felicità sia visibile nei suoi occhi verde-azzurri. Verde e
azzurro, come i
colori dominanti della città di Rocco. Verde e azzurro, due
colori che lui ama,
i colori della terra e del mare, il cui accostamento gli ha fatto amare
anche
Verdeazzupoli. Due colori che lui ora sta fissando nelle iridi di Vera,
la
ragazza che gli ha appena soffiato il titolo, e che lui dovrebbe
condurre verso
la Sala d’Onore. Si schiarisce la voce. La ragazza aspetta
solo una sua mossa,
l’attenzione fissa su di lui.
“Wow.” Grande
inizio, Petri. “Non mi resta molto da dire,
Vera; in realtà non c’è niente da
spiegare, e le parole nemmeno bastano. Lo
puoi vedere tu stessa: mi hai sconfitto. E questo fa di te il nostro
nuovo
Campione, il più giovane di Hoenn… da un bel
po’ di anni a questa parte.”
Non riesce a trattenere un sorriso,
espira. “Uuuh. Aspetta
che lo sappiano gli altri. Drake darà di matto.”
Vera lo fissa con
un’espressione indecifrabile. Non sorride
più, brutto segno.
“Be' dai, non perdiamo
tempo, seguimi.”
Per Rocco è strano varcare
di nuovo la soglia della Sala
d’Onore, ma è ancora più strano che non
sia lui a seguire un’altra persona,
come era successo anni prima. Ora sta imprimendo nella storia il nome
di una
giovane ragazza e dei suoi Pokémon, sostituendo il suo e
ogni record da lui
precedentemente raggiunto. Il senso di ciò che è
appena accaduto gli si
infrange addosso con tutta la forza delle onde del mare, e il rimpianto
lo
assale. Se avesse usato
quella mossa da subito… Se avesse
mandato in campo
Metagross allora…. forse adesso non sarebbe lì.
“Dovresti solo vergognarti di
quello che stai pensando, Rocco Petri.
È
normale essere tristi, ma, diamine, dovresti incoraggiare la ragazza
adesso,
mica meditare vendetta.” – pensa. E nel frattempo
lui e Vera hanno raggiunto il
Box d’Onore, dove lei imprimerà il suo nome nella
storia di Hoenn.
“Questa è la
Sala d’Onore” – si accinge a spiegare
– “dove
tutti i Campioni di Hoenn hanno lasciato le tracce delle loro imprese,
assieme
a quelle dei loro fidati Pokémon. E oggi qui, sei tu Vera a
incidere…” – ha
l’impressione che lei non lo stia ascoltando. Fissa le sue
pokéball, che ha
appena posato nel box. Rocco si sente come un noioso professore che
spiega in
toni altisonanti un’altrettanto noiosa lezione. Conclude la
frase e indica a
Vera una penna e un foglio da firmare. Lei obbedisce e poi punta su di
lui i
suoi meravigliosi occhi.
“Rocco,
io…”
Eh no, l’ultima cosa di cui
ha bisogno è la compassione. Non
lo può tollerare, per cui la interrompe.
“Allora, lascia che ti
spieghi come funzionano qui le cose.
Sai, il ruolo di Campione non è per niente facile,
anch’io ho fatto fatica
all’inizio, ma penso che alla lunga potrà
piacerti.” Così
si che non capisce
quanto ti bruci la sconfitta.
“Io non voglio questo
titolo” – giunge la secca replica.
Vera l’ha interrotto con tono deciso, e la determinazione si
riflette nel suo
sguardo.
“Quindi domani mattina
dovresti venire qui alle…. Cosa?”
Rocco sfoggia una poco elegante espressione sorpresa, la mascella
improvvisamente soggetta alla forza di gravità.
“Sul serio, sono
felicissima di averti battuto – senza
offesa – ma io non voglio stare qui ad aspettare che qualcuno
più forte di me
si decida a sfidarmi. Mi basta solo sapere di essere
l’allenatrice più forte di
Hoenn. Io voglio continuare a viaggiare, mi ci sono troppo abituata
ormai, per
rinchiudermi qui.”
Due shock in meno di dieci minuti,
Rocco inizia seriamente a
pensare che gli verrà un infarto a venticinque anni.
“Eh…”
– replica lui brillantemente. Okay, la voce
c’è, ma
quello che manca è la forza di ribattere. “No
senti, davvero, è il regolamento.
Tu mi hai battuto, e io ti cedo il titolo.” Ops, ho
dimenticato di dire
“volentieri”.
“No, ascoltami tu. Puoi
anche andartene da qui, se
preferisci, ma non ti aspettare di vedermi
domani mattina a dare ordini a destra e a manca ai
tuoi”
– sottolinea la
parola puntandogli contro l’indice –
“Superquattro. Non intendo assolutamente
alzarmi all’alba per arrivare a Iridopoli a girarmi i
pollici, quando fuori c’è
il resto del mondo.” Se Rocco è già
spiazzato, il sorriso che all’improvviso le
compare sulle labbra lo manda quasi in coma. “In fondo, che
cos’è il Campione?”
– aggiunge dolcemente – “È
solo un titolo. Una parola. Per me contano i fatti,
e non dimostro alla gente di essere forte con un attestato cucito sui
vestiti,
glielo dimostro di persona. Tieniti pure il tuo titolo, Petri. Io vado
a
vivere.”
Si volta ed esce dalla Sala. Rocco
non si è nemmeno accorto
che si è ripresa le sue pokéball.
Le parole di Vera gli volteggiano
nella mente, si
scolpiscono su di lui, lasciano dei solchi profondi nella sua anima
d’acciaio.
Ha ragione, e l’ovvietà di
quell’intuizione gli fa quasi venire voglia di
ridere. Un momento prima si stava disperando per un titolo, e adesso
sta
progettando di buttarlo via. Tra l’altro, ha un conto in
sospeso con quella
ragazza. Non gli ha nemmeno dato il tempo di parlare, lasciandolo
lì impalato
come uno stupido. Deve muoversi a raggiungerla, o dovrà
rincorrerla per tutta
Hoenn. Ma prima, deve fare una chiamata urgente ad Adriano.
Okay, che imbarazzo. Fa uno strano effetto commentare dopo tanto tempo qualcosa di mio. Non pubblico un mio lavoro da quattro anni né da allora ho scritto qualcosa che valga la pena di far conoscere ad altri, e in effetti questa one-shot risale al lontano aprile 2011. Ho deciso di pubblicarla solo ora un po' come aggiunta alle DaiHaru della sezione, un po' perché grazie ai remake di Rubino e Zaffiro ho un sacco di Hoenn feels e un po' perché in cuor mio l'ho sempre trovata carina, e rileggendola dopo anni ne ho avuto un'impressione positiva, nonostante sia un po' priva di contesto. Come ho anticipato, è una mia rivisitazione del perché Rocco abbandona il posto di Campione in Pokémon Smeraldo in favore di Adriano. Avendo giocato solo i primi due titoli della trilogia, sapere che il mio amato Rocco se n'era andato a spasso inspiegabilmente dopo aver magistralmente svolto il suo ruolo (e avermi fatto innamorare *cough*) in R/S, mi ha lasciato alquanto perplessa. Ora tendo ad ignorare questo particolare, ma mi piace pensare che, per quanto riguarda Smeraldo, le cose siano andate così~
Se vi va di farmi sapere cosa ne pensate ogni parere è bene accetto. Ma sarei ancora più contenta se andaste a dare un'occhiata a questa fanfiction: Impenetrabile. Si tratta di una mia traduzione, un'altra DaiHaru, ma molto più romantica ed elaborata di questa. Penso che sia una delle migliori non solo su Efp, ma sull'intero fandom inglese, e sia io che l'autrice saremmo molto felici di ricevere opinioni al riguardo (tradurrò ogni recensione per lei). Non lo dico perché si tratta di un mio lavoro, in quanto io ci ho solo messo la mia conoscenza dell'inglese; giuro che non è nemmeno mia abitudine fare spam, ma tengo davvero molto a quella storia e credo sia un peccato che rimanga ignorata. Chiedo scusa e, niente, a presto (spero!) ~
Uh, noticina sul titolo: l'ho scelto solo oggi, questa cosa è rimasta sempre senza titolo nella mia cartella ed è in un certo senso riferito al fatto che sia stata Vera a condurre Rocco nel suo viaggio fuori Iridopoli, secondo questa versione.