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Autore: Maya98    17/03/2015    1 recensioni
Una lettera di commiato.
[monologo a flusso di coscienza; prosa ritmata]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sherlock's notebook'
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Algoritmi linguistici sul silenzio e sul vuoto
(Una lettera di commiato)
 

Se il silenzio è opprimente, cos’è un monologo? I cardini di una porta che una volta aperta non si può richiudere?
Non cedo allo sproloquio. Le parole sono necessarie, le parole sono futili.
Tendo alla riflessione.
Insospettabilmente, alle metafore. La lingua inglese non riesce ad esprimere alcuni concetti; senza di esse, sarebbe impossibile dire le cose come stanno.
Il vuoto non è mancanza. Il vuoto non è da riempire. Il vuoto è il silenzio, il respiro prima di una nuova battuta. È l’inizio della sinfonia, la fine della composizione. Senza di esso, per quanto durerebbe?
Diverebbe infinita.
(Anche la musica più bella, se eterna, sarebbe straziante. Luci, sono, rumore, troppo mondo intorno, troppo tutto. Lasciate che mi sciolga, lasciatemi il buio. Fatelo smettere, fatelo smettere.)
La condanna di una mente che pensa troppo, pensa tutto, sempre più veloce. Una macchina sparata a velocità massima giù da una discesa. Non c’è freno. C’è solo il muro.
C’è il rimbombo, il caos, le persone, le chiacchiere, la luce, c’è solo il mondo, quando è troppo, quando è infinito, quando è troppo alto, e voglio il silenzio, e voglio la quiete, voglio andare con calma prima di ripartire al massimo, perché mi fa impazzire mi fa impazzire mi fa impazzire.
Ma poi.
Nel silenzio.
Nel buio.
Nella quiete.
(Tutto comincia a pulsare)
Il respiro accelera. Le mani cominciano a tremare.
La testa comincia a fermentare.
(Ho bisogno, ho bisogno, ho bisogno).
Ma cosa cosa COSA?
Q U A L C O S A
(Non ho paura di spingere. Non ho paura di rischiare.)
(La morte è un evento che accade una volta sola. Non c’è esperienza che anelo di più dal fare, perché non avrò mai abbastanza tempo per collezionare i dati e non potrò ripetere l’esperimento)
(Voglio tutto)
(Voglio troppo)
Ricomincia il ciclo. È doloroso.
Ma poi.
Qualcuno arrivava.
Sorrideva. Tutto rallentava. Diveniva sopportabile.
Quando era troppo, bastava respirare. Quando era troppo poco, bastava incrociare le braccia e aspettare.
Il dolore compresso è più facile da condividere. Non servono parole per farlo e la quantità viene dimezzata.
Camminare più lentamente diveniva sopportabile. Gli anfratti oscuri e caotici della mia mente si riorganizzavano. Ordine, ordine, ordine.
Un ordine nuovo, sconosciuto. Come la musica. Ma breve, stupenda. (Già finita prima di iniziare).
E poi, come tutto, mi viene tolto.
Ci sono altre droghe, ci sono altre persone.
Altre affinità, altre menti. Curiosità, melodie, rischi.
E tutto viene sconvolto (perché mi ero sbagliato. Alquanto raro. Sempre sorprendente).
Perché credevo che quel vuoto, mai sarebbe stato colmato.
Perché credevo che quel silenzio, mai avrei trovato parole per riempirlo.
Perché credevo che tu fossi l’elemento necessario a fare rallentare tutto.
(Mi sbagliavo mi sbagliavo MI SBAGLIAVO)
Perché credevo che perdendoti, ne sarei uscito distrutto. Che fossi affetto da una mutilazione da cui non sarei guarito.
E poi, quando è arrivata la colpa
perché non soffrivo quanto avrei dovuto
perché non mi sentivo vuoto come mi sarei aspettato
perché il mondo non è tornato ad andare troppo veloce o troppo lento.
La realizzazione.
Te ne eri già andato così tanto tempo fa.
E amore non lo era, non lo è mai stato.
È stato bisogno di un amico, di una guida, di una luce.
Ma adesso ho imparato.
Il vuoto è necessario che resti vuoto, non occorre riempirlo.
Il silenzio è una cura dalle parole futili.
Non eri l’elemento necessario. Eri chi mi ha insegnato a bastarmi.
E questo è quanto. La mia mente è quieta.
Non è mai stato un lasciarti andare. È un lungo arrivederci.
Ed è un grazie…
per tutto quello che mi hai insegnato.
Perché vivrò. E combatterò.
Mi innalzerò. E sorgerò, e splenderò
come una stella bruciante, come il centro dell’universo
 e danzerò sui fili del destino, guardando in faccia la morte
perché è ciò di cui vivo.
Non morirò di attesa. Né oscurità e silenzio.
Non morirò d’amore. E di certo non morirò per te*.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note relative al testo:
*“Di certo non morirò per te” non è da intendere in senso letterale. Sherlock morirebbe letteralmente per John senza pensarci un attimo. Qui è inteso come “non morirò nell’attesa di te”.
Sherlock è slightly!Asperger qui. È stato fatto più o meno di proposito, ma è talmente leggero che non penso possa infastidire qualcuno.

Note:
Ecco, l’ho fatto.
Ho scritto la mia lettera di commiato.
No, non dal sito. Su EFP rimarrò, anche se ultimamente ci sto andando pochissimo.
No, no, no. Questa è la mia lettera di commiato dal Johnlock.
Permettetemi di spiegare, per lo meno. Occorreranno un po’ di righe, ma se volete potete saltarle e chiudere la pagina.
Ma per chi rimarrà a leggerle, sento il bisogno di spiegarmi.
Nell’ultimo anno io e il Fandom non siamo andati particolarmente d’accordo. Da dopo la s3, è stato chiaro fin da subito che avrei avuto idee un po’ diverse dalla maggior parte. Sono una grandissima sostenitrice di Mary Morstan e dell’amore tra lei e John. E non solo: sono stata anche sostenitrice del Johnlock one-sided (ovvero, John non ricambia i sentimenti di Sherlock). Ma se queste divergenze di opinioni possono essere tranquillamente sopportabili, poi è accaduto qualcosa che mi ha fatto totalmente cambiare idea su molte cose e ha portato ad un distacco netto.
Ho scoperto l’asessualità. Ho immediatamente individuato Sherlock come un personaggio asessuale (è un’opinione, ci tengo a precisare. Ma è un’interpretazione del personaggio che mi sta molto a cuore). Ho iniziato a shippare Johnlock in modo totalmente escluso dal piano fisico (e già avere questa ideologia è dura). La rivelazione è stata seguita da un’altra grande scoperta che mi ha immediatamente rivoluzionato tutto quanto.
Aromanticismo. (Se non sapete cosa i due termini implichino, vi invito caldamente a farvi un giro su AVEN (Asexuality Visibility Education Network) e approfondire un pochino questo discorso: è molto interessante).
Nei mesi precedenti era iniziato per me un lungo percorso di “immedesimazione” nel personaggio di Sherlock, derivato dai vari RP che ho fatto con la mia squadra di RP di fiducia, dove era emerso il mio bisogno di addentrarmi totalmente nella sua psicologia, di vederlo in modo oggettivo senza opinioni esterne influenzabili e soprattutto di capire il modo in cui pensa. Da allora interpreto il personaggio di Sherlock come un asessuale aromantico (e genderless, ma questo è un altro discorso) (se vogliamo essere precisi, magari gray-aromantico. Aromantico black è decisamente Mycroft). Ho completamente cambiato idea sulla Johnlock. Sono ora profondamente convinta che Sherlock e John siano legati da un legame queerplatonico, e non romantico. Non bromance, non esattamente platonic-life patners. Queerplatonico. Questo non sminuisce affatto il loro legame, anzi, ai miei occhi lo amplifica. Per me l’amicizia è più importante dell’amore romantico, e questo particolare taglio secondo me è l’interpretazione più accurata e fedele che si possa fare del loro rapporto senza travisarlo.
Non sto dicendo che non si amino. Si amano di un amore diverso da quello romantico. (So che all’inizio può essere difficile da distinguere e capire. Ma una differenza c’è).
Johnlock rimane la mia OTP, ma non in modo sessuale/romantico. Rimane la mia OTP perché sono la “coppia” a cui maggiormente tengo tra tutte le altre, e la natura diversa del loro rapporto non la declassa ni confronti delle altre coppie “romantiche”.  Pertanto, non sto dicendo che smetterò di scrivere su di loro. Scriverò sempre su di loro, per l’eternità. Solo in un modo diverso.
Questo è stato il mio punto di rottura col fandom. Secondo me Sherlock è un personaggio che è stato molto travisato durante la s3. Ci siamo dimenticati che non è affatto un personaggio debole: è probabilmente il personaggio più forte tra tutti loro. E lui non morirebbe in attesa che John torni. Lui è felice che John sia felice, e Mary genuinamente gli piace; l’unica cosa che lo annienta è il fatto che John non sarà più lì con lui. Ma non per questo si lascerà morire nell’attesa. Anche nel canone abbiamo “l’anno del grande litigio” nel quale Watson e Holmes non si parlano, e questo non impedisce a Holmes di continuare la sua vita di sempre. E tendiamo a dimenticarci che non finiranno in pensione insieme ad allevare api nel Sussex: Sherlock lo farà, John avrà un’altra moglie (e probabilmente dei figli). Quindi, secondo me Sherlock è benissimo in grado di rialzarsi e andare avanti. È forte da solo, lo è sempre stato. E John non lo ha mai, davvero, spezzato: solo rafforzato.
Certamente, penso che concluderò le fic Johnlock che ho iniziato. Notre Dame sicuramente, e spero vivamente anche Falsa Relazione, anche se per me è una grande sfida, perché rappresenta degli ideali che non condivido più da molto tempo. Ma mi sforzerò.
Ho un’altra fic in cantiere, non un monologo questa volta (non so perché ultimamente ho la fissa dei monolghi). Probabilmente sarà un’epopea. Una potterwholock (dove sarà presente Johnlock Queerplatonico). Ormai le storie che scriverò saranno principalmente gialle e di avventura (sostanzialmente, quelle che nessuno legge. Ma non mi importa: scrivo per me stessa, non per essere apprezzata).
E con questo, è tutto. Grazie di aver letto le mie opinioni.
 
PS: Angolino delle spam – se siete interessati ho aperto una specie di RP blog su tumblr incentrato su Sherlock e sulla mia interpretazione del personaggio. Check it out! ;) https://www.tumblr.com/blog/sherlocksnotebook
 
Voglio dedicare questa sciocchezza alla mia John e Mary (Mask of Roses) che non ha avuto bisogno che gli spiegassi tutto questo per capire e condividere la mia idea, e alla mia Jim Moriarty (ThatStar), che ha sopportato ore e ore di spiegazioni e di commenti e cambi di idea, sfrozandosi di capire cosa diavolo frullasse in questa mia testa della malora. E ringrazio tutte due per aver dato il via a questo percorso che mi sta facendo cambiare idea soprattutto su me stessa. Vi voglio un bene dell’anima.
 

 
  
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