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Autore: hiimnotamuggle    17/03/2015    7 recensioni
“Va tutto bene.” disse Gon. Killua lo guardò, spiazzato, impaurito, preoccupato, sull'orlo delle lacrime. “Non fa male. Non sto scherzando.” continuò. “A dire la verità... sono felice.”
Spoiler Formichimere.
Genere: Drammatico, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Dedicata a Matem, che mi ha ispirata, ma soprattutto che mi ha fatto conoscere questo fantastico anime.

Cominciò a percepire quell'aura già da lontano, un'aura enorme, forte, spaventosa.

Che sia Pito? si chiese, sempre più angosciato. No, non può essere... La sua aura è diversa. Ma allora... tormentandosi, accellerò ai limiti del possibile.


Quando Killua lo trovò, rimase spiazzato.

La sagoma che aveva davanti era completamente diversa da quella del suo amico.

“Cos'è quello...” si chiese, fermandosi. Poi realizzò. “Gon!”

Quest'ultimo stava colpendo ripetutamente verso il basso, in modo straordinariamente violento, con il pugno insanguinato.
“Jan...Ken...” Il bersaglio era la Guardia Reale, che giaceva a terra in uno stato pietoso, con la testa completamente spappolata.

Killua fissava la scena con gli occhi spalancati, incapace di pensare ad altri che al suo amico.


“Kaito” disse questi “proprio come mi hai insegnato tu... le ho dato il colpo di grazia.”


“Sei tu...” Killua esitò. “Sei tu, Gon?” chiese, titubante, ma dandosi da solo una risposta mentre il suo amico si girava. “Killua...” Gon era diverso. Beh, diverso è un eufemismo.

Era alto tre volte il normale, aveva muscoli che avrebbe dovuto ottenere con anni, no, decenni di durissimo allenamento. I capelli erano lunghissimi, e tenuti dritti sulla testa dalla sua aura. Era cresciuto, come se avesse fatto un salto nel futuro e si fosse dimenticato di tornare alla sua forma normale.


Stava piangendo.

 

Killua lo associò immediatamente a Biscuit... ma capì che quello che il suo amico aveva fatto era completamente diverso. Biscuit cambia il suo aspetto. Ma la sua aura non esplode assolutamente in questo modo. Quella è una forma che si raggiunge solo con anni di esercizio!

Gon... cos'hai dovuto sacrificare per ottenere questo potere? si chiese. Una tristezza infinita lo invase, oltre alla preoccupazione per l'amico. Un'aura del genere... la trasformazione dev'essere irreversibile. Gon, era proprio necessario? Perchè, perchè, devi fare tutto di testa tua? Improvvisamente, dietro il moro, una figura si alzò.
Il Nen di Pito, con la sua morte, si era rafforzato, e aveva trasformato il corpo stesso della guardia in una marionetta il cui scopo era uno solo: uccidere Gon.


Il ragazzo stava osservando per la prima volta la sua nuova forma, le lacrime silenziose che sgorgavano dai suoi occhi tristi.

Ma Killua era vigile. Comprese le intenzioni di Pito e si lanciò, spingendo via Gon.


Non fu abbastanza veloce però, e la Guardia Reale riuscì a strappare al suo obiettivo il braccio destro.


 

Gon guardò il moncherino sanguinante quasi come se fosse una cosa di scarsa importanza, che non riguardava lui.


Intanto, Pito si rimise in posizione per colpire e, di nuovo, fu Killua ad accorgersene.


“Va tutto bene.” disse Gon. Killua lo guardò, spiazzato, impaurito, preoccupato, sull'orlo delle lacrime. “Non fa male. Non sto scherzando.” continuò. “A dire la verità... sono felice.” Killua lo guardava con stupore, paura e preoccupazione sempre maggiori, spalancando gli occhi. “Finalmente... sono diventato come Kaito. Come quella volta...” si alzò. “Gon...” sussurrò Killua “in cui per un pelo mi salvasti.”
Così dicendo prese il suo stesso braccio da terra e attaccò la marionetta, colpendola con forza e scagliandola sul terreno. Poi la inchiodò su di esso con l'arto, perforandole lo stomaco e la terra sottostante. “Puoi tenerti il mio braccio destro, se vuoi.”

Da sotto il moncherino si scaturì una forza impressionante, proprio nel punto in cui avrebbe dovuto esserci il suo pugno. “Jan...” cominciò.
“GON!” lo chiamò Killua, quasi piangendo. “FERMATI! SE USERAI ANCORA QUESTO POTERE...!”


“Ken...”


“COSA DIAVOLO FAI...?! DOPO QUELLO...!! QUANTO VUOI SPINGERTI ANCORA...!?” urlò, disperato.


Gon si girò. Aveva le lacrime agli occhi.


Subito dopo, ci fu un'esplosione tremenda.


Il ragazzo dai capelli bianchi lottò con tutte le sue forze per non essere scagliato via dalla potenza del colpo.


 

Quando il fumo svanì, Killua si trovò in mezzo ad una landa desolata. Il bosco ricominciava molto più indietro.


Ma il ragazzo registrò solo in parte la distruzione attorno a lui e a malapena si rese conto dei brandelli di carne sparsi ovunque da cui sgorgava sangue blu. In quel momento pensava solo ad una cosa. Gon...

Corse da lui. Il corpo massiccio era facile da notare in mezzo a tutta quella desolazione.
Ancora una volta lo Zoldyck si chiese quanto doveva aver sacrificato per una forza del genere.

Gon giaceva pallido, gli occhi semiaperti.

“Gon...” Killua cadde in ginocchio. “Gon, cos'hai fatto... Non avresti dovuto... Se solo fossi arrivato prima...” lacrime cominciarono a rigargli le guance. “Killua...” Gon lo guardò, i capelli non più tenuti in alto dall'aura distesi attorno a lui. “Gon!” Killua gli prese la mano. “Killua... Mi dispiace...” “Andrà tutto bene, Gon. Non ti sforzare... ti porto via da qui, dove ti faremo curare e starai ben-” fece per alzarsi, ma si interruppe quando sentì la mano dell'amico stringersi nelle sue e afferrargli il polso. “Killua... non c'è tem-” tossì più volte “Gon! Non dire così, tu starai bene!” si lasciò di nuovo cadere “I-io... non ce la farei se-senza di te, Gon... io ho bisogno di te.” il ragazzo abbassò la testa, i capelli a coprirgli gli occhi, le lacrime che scavavano una via tra la sporcizia sul suo viso.

“Killua.” Gon si liberò dalla sua stretta e gli alzò il mento, fissandolo. “Killua, non dire sciocchezze... Ce la farai benissimo, forse anche meglio di quanto tu non abbia fatto finora.”

Lo sguardo del ragazzo, pieno di forza di volontà e determinato nonostante fosse ad un passo dallo spegnersi, e le sue parole, resero lo Zoldyck ancora più triste. “Killua...” la mano di Gon si spostò sulle sue guance, asciugandogli le lacrime “io... io ti...” “Gon! Non parlare, ti prego!” Killua gli prese di nuovo la mano tra le sue “I-io... ti...”


Non seppe mai quello che il suo amico voleva dirgli. Un attimo prima di finire la frase, Gon chiuse gli occhi, e il suo corpo si rilassò.


 

L'urlo di Killua si sentì fino al palazzo di Meruem.


Piangendo, preda di un dolore immenso, come un mostro enorme dentro di lui che scavava furiosamente e lo lacerava dall'interno, il ragazzo lottò contro la tentazione di trapassarsi la gola con le unghie.

Non poteva credere a quello che era appena successo.

Gon... Gon è...

Non riusciva a guardarlo, il dolore era troppo forte.

I ricordi gli invasero la mente.
 



<Naturalmente, gli presenterò Killua. Il mio migliore amico in assoluto!>



No!
Tu devi incontrare tuo padre, non puoi morire adesso!
Io ti salverò!


Attivò il suo Nen e focalizzandolo sulle mani, sfruttò la sua elettricità come un potentissimo defibrillatore.


Con un respiro profondo, diede la prima scarica.


Tump.



Nulla. Aumentò l'energia e lo colpì di nuovo.


 

 
Tump.


 

Nessuna reazione. Disperato, spinse le mani contro il petto dell'amico ancora una volta.


 

Tump.


 

Ancora niente.


 

Preda della paura, perse il controllo. Lo colpì ripetutamente, senza sosta, senza fermarsi.


 

Tump.


 

Tump.


 

Tump.


 

Tump.


 

Tump.


 

Tump.


 

Gon! Riprenditi! Torna da me!


 

Tump.


 

Tump.


 

Gon!


 

Tump.


 

Ti prego! GOOOOOOOOOOOON!


 

Diede un'ultima scarica, potentissima, di una forza immensa.


 

Poi si accasciò contro il corpo dell'amico, sfinito.
 

Gon... mi dispiace. Ancora una volta non sono stato in grado di salvarti.


 

Stava per addormentarsi, quando percepì un movimento.


 

“Gon!”


 

“Ahhh... Ma cosa è successo?”


 

Killua non riusciva a crederci. Era fuori di sé dalla gioia. Era riuscito a salvarlo!


 

Lo guardò alzarsi, stiracchiarsi, scrollarsi la terra dai capelli lunghi.


 

Poi i ragazzi si guardarono negli occhi.


 

Improvvisamente, quelli del figlio di Ging si oscurarono e si riempirono di un'oscurità quasi pari a quella che aveva mostrato contro Pito.


 

“Tu...” con questo, si scagliò contro il suo salvatore e gli sferrò un pugno che, nonostante non fosse il suo Jajanken, spedì Killua duecento metri più in là.


 

Questi, stanco, acciaccato e stupito, ebbe appena la forza di alzarsi e guardare l'amico con aria confusa.

“Gon... sono io, Killua...” “Lo so benissimo!” e gli tirò un secondo pugno.


 Cosa? Pensò il ragazzo dai capelli bianchi mentre veniva scagliato in aria dalla potenza dell'impatto. Cos'è successo? Perchè mi colpisce?


 “Gon... sei il mio migliore amico... Perchè mi stai facendo questo?” disse rialzandosi a fatica, instabile sulle gambe.


 

“TACI!” urlò l'altro, assestandogli un calcio. Un dolore lancinante si aggiunse a quello che già provava.


 

Killua non aveva abbastanza forze per reagire, ma non lo avrebbe fatto comunque.


 

Come poteva pensare di combattere contro Gon?


 

Questi gli tirò una raffica di pugni, ma lui si limitò a subire e a guardarlo.


 

Com'è possibile? Che le scariche gli abbiano causato un'amnesia momentanea e mi stia scambiando per un nemico?


 

Gon continuò a picchiarlo senza sosta. Calcio, pugno, pugno, calcio, e Killua si rialzava sempre, cercando di farlo ragionare.


 

“Gon... guardami... hai già vendicato Kai-” “NON NOMINARE KAITO!!” e lo zittì con un colpo fortissimo.


 

Killua cercò di mettersi in piedi, ma le ginocchia gli cedettero.


 

Cadde a terra.


 

Non importa.


 

L'altro ragazzo si mise in posizione, una posizione che Killua conosceva.


 

Finchè sei tu, non mi importa di morire.


 

“Jan...”


 

“Gon...” disse, tra le lacrime.


 

“Ken...”


 

“Ti amo.”


 

***

 


 


 

Gon si alzò.


 

Non capiva cosa fosse successo.


 

Nella sua testa c'era una gran confusione, e sentiva un dolore tremendo.


 

Si guardò.


 

Era tornato normale. Se non fosse stato per il braccio mancante.


 

Wow... credo che questa volta non ci sia una carta che mi faccia tornare come prima.


 

Osservò il paesaggio intorno a lui. La desolazione più completa, con il bosco in lontananza.


 

Cavolo... Devo aver usato un sacco di energia.


 

Notò i resti di Pito.


 

Almeno è morta. L'ho sconfitta!

Kaito... ti ho vendicato.

 

 

Poi il suo sguardo venne attirato verso una figura poco distante da lui.


 

Killua.


 

Il ragazzo era sdraiato a terra, più pallido del solito. Aveva un'espressione serena.

Sarebbe potuto sembrare addormentato, se non fosse stato per la ferita enorme sull'addome.


 

“Killua!”Gon corse da lui. “Killua! Cos'è successo? Cos'hai? Killua!!”

Mentre si inginocchiava accanto all'amico, i ricordi della battaglia precedente lo colpirono come una raffica di proiettili.


“No... ”sussurrò, quando realizzò cos'era accaduto. “Non può essere...” i suoi occhi si riempirono di lacrime.

“Sono stato io... Sono stato io...”


Bastò una sola occhiata per capire che non c'era più nulla da fare.
 

“KILLUAAAAAAAAAAA”Gon urlò tutta la sua disperazione.
 

Non poteva credere di aver ucciso il suo migliore amico.
 

Proprio come aveva fatto il ragazzo dai capelli bianchi, si sdraiò accanto a lui, la testa sulla sua spalla, le mani intrecciate.


 

E pianse.

Pianse, ricordando l'incontro con Killua, l'esame per diventare Hunter, l'Arena Celeste, gli allenamenti con il signor Wing...


 

Il signor Wing.

Ricordava cosa aveva detto loro subito dopo aver risvegliato il loro Nen.

 

<Ragazzi, adesso dovete trattenere l'aura. Focalizzatela intorno al vostro corpo.

Se non lo farete in fretta, uscirà tutta e voi morirete.>


Ma certo. Pensò Gon.

Prese quella decisione senza esitazioni.

 

Dalla posizione in cui era, liberò l'aura.

Fuoriusciva liberamente, come un fiume in piena.

Si sentiva bene, come se si stesse purificando. 


Intanto pensò alla sua vita con Killua. Ogni piccolo dettaglio, ogni cosa che si erano detti.

Ogni volta che l'amico lo aveva salvato, fermato, aiutato.

Sapeva bene di non essere al corrente di tutte le volte in cui realmente era stato salvato dal ragazzo dai capelli bianchi.

Pensò alla battaglia precedente e, tra le lacrime, ricordò una cosa. Forse la più importante.

<Ti amo.>


Anche io. 

  
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