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Autore: ShairaKrane    17/03/2015    3 recensioni
"Siamo in pausa di riflessione!"
Gli dissi per l'ennesima volta, mentre lui chiudeva il quaderno che avevo in mano.
"Non ne sei convinto nemmeno tu, Albafica...Ormai l'ho capito, non sono affatto stupido e lo sai.-sorrise furbo e cercò di posare le sue labbra calde, sul mio collo.-In realtà stai giocando con me."
Mormorò, usando un tono caldo e peccaminoso. Sapeva di farmi impazzire, diamine se lo sapeva.
"Voglio continuare a leggere..."
Gli risposi testardo, riaprendo il quaderno. Avvertii le sue braccia stringermi di più.
"Siamo già arrivati a un buon punto...non possiamo fare una piccola pausa?"
L'ennesimo accenno di malizia nella sua voce, l'ennesimo tentennamento della mia mente.
"Solo se è per bere come prima, non per altro! Ci siamo già interrotti diverse volte...ci tengo a finire."
Bastò che dicessi quella frase, per calmare l'istinto che in lui si stava risvegliando.
"Va bene, proverò allora a stare buono...ma prima dell'alba, sarai mio.
Dopotutto...-Si avvicinò al mio orecchio e ne accarezzò il lobo con le labbra.- du gehörst mir, giusto?"
Un brivido mi percorse la schiena, fu piacevole...dannatamente piacevole, come l'udire la sua voce profonda e
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Cancer Manigoldo, Gemini Kanon, Gemini Saga, Pisces Albafica, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
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“Voi due!”


Avevamo appena fatto in tempo a posare il piede nel locale, che subito la voce di Shion sembrò tuonare.
Manigoldo aveva parcheggiato la moto proprio fuori dal “Sanctuary” e con cautela avevamo deciso di varcarne la soglia. Ciò nonostante, l'udito del direttore era stato più che sopraffino...o forse il mio collega, ai suoi occhi, non poteva di certo sfuggire.
Vidi arrivare a passo di carica quella buona -mica tanto- faina che era il biondo. La capigliatura arruffata, gli occhi lucidi per una notte probabilmente passata insonne e un Dohko allarmato che lo inseguiva, mi facevano presagire che non eravamo stati convocati solamente per carenza di personale.
“Shion stai calm-”


“Zitto tu! Non ho voglia di sentirti fino a stasera.
Devi solo lavorare dopo quello che mi hai combinato ieri!”


“Combinato ieri? Ma se stavo solamente parlando con Kagaho-”


“Non nominarlo! Il suo solo nome mi fa rizzare i capelli!”
Sbottò l'ariete, inveendo contro un esterrefatto e inerme cinese dietro di lui. Dohko era davvero confuso e non capiva perchè l'altro si fosse arrabbiato tanto .
Kagaho era un suo collega cameriere e, nonostante la sua testardaggine, erano diventati buoni amici da due mesi a quella parte. Gli capitava spesso infatti di uscire a farsi una bevuta insieme a lui ed a Hasgard, il cuoco del “Sanctuary”.
“Ohi sembri una donna mestruata! Non puoi darmi spiegazio-” “Quale parola della frase “Devi solo lavorare” non ti è chiara?”
Volendo cambiare argomento, Shion ci raggiunse e guardò Manigoldo assottigliando lo sguardo.
Il suo nervosismo era ben più che palpabile, anzi, quasi soffocante.
“Fila subito a cambiarti tu! -Guardò poi in mia direzione e il suo viso cambiò nell'immediato espressione, sorridendo dolcemente. Era inquietante. -Albafica sono contento che tu sia qui, ma ciò che ho detto a mio cugino gradirei che lo facessi anche tu. Gli spogliatoi per i camerieri sono vicino ai bagni degli uomini, per cortesia muovetevi.”
Manigoldo inarcò l'angolo della bocca in un sorrisetto ironico e scosse la testa.
“Va bene, ora ci cambiamo. Vieni dolcezza.”
Si scambiò uno sguardo d'intesa con Shion, il quale non accennava sorrisi né cambi di espressione, per poi dirigersi verso gli spogliatoi per i camerieri. Teneva in mano la borsa con dentro i miei abiti.
Notavo che era calmo in maniera surreale, non riconoscevo in lui il granchio rompiscatole di pochi minuti prima.
Mentre camminavamo, mi capitava spesso di soffermarmi a fissare le sue ampie spalle e lo spazio tra una scapola e l'altra. La sua schiena era tenuta dritta in modo fiero, una postura interessante e per niente sforzata...
Non comprendevo perchè quella semplice linea posta sul suo dorso mi attirasse così tanto. La vedevo scendere e automaticamente lo sguardo mi si posava sul suo-
“Dolcezza?”
Manigoldo si bloccò di colpo ed io, perso nei miei pensieri, andai a scontrarmi con la fronte contro la sua schiena. Dovetti sbattere le palpebre un paio di volte per poter tornare alla realtà.
Alzai lo sguardo. La mia espressione? Inebetita ovviamente.
“Si?”
“Sei piuttosto silenzioso, non hai parlato nemmeno con Shion. C'è qualcosa che non va?”
Chiese allarmato, aprendo la porta innanzi a lui. All'interno della stanza, altri ragazzi si stavano cambiando, ma erano decisamente pochi.
“No assolutamente, ero perso solamente nei miei pensieri. Non farci caso.”
Gli sorrisi, varcando la soglia davanti a noi.
Non avrei ammesso per niente al mondo di essermi incantato ad osservare quel granchiaccio, altrimenti lo avrei solamente reso contento e tale non era la mia intenzione.


Nel cambiarmi ebbi qualche problema ad allacciare una cinghia, che non avevo notato, dietro al gilet. Abilmente però, il mio collega era corso in mio aiuto nell'immediato.
“Grazie, Manigoldo.”
Gli dissi, voltandomi per rivolgergli uno sguardo di sincero ringraziamento. Tuttavia mi pentii nell'immediato di averlo fatto.
Mi si arrossarono all'improvviso le guance,anzi, le avvertii andarmi a fuoco senza che potessi nascondere niente.
Sotto i miei occhi, l'italiano si stava cambiando senza degnarmi di attenzione o altro. Senza alcuna inibizione era intento ad infilarsi i pantaloni, rimanendo con la parte superiore del corpo completamente nuda.
Il fiato mi si mozzò in gola e dovetti deglutire per eliminare un groppo che lì mi si era formato. Per la seconda volta mi trovavo a fissarlo inerme, con seria ammirazione nello sguardo.
Avevo la conferma di quanto non fosse più il ragazzetto smilzo di anni prima, assolutamente. L'allenamento in palestra, o ovunque l'avesse fatto, l'aveva reso molto più uomo di quanto potesse essere.
Era virile e non potevo negarlo. I pettorali cadevano perfettamente delineati e scolpiti, tali erano anche gli addominali che si potevano notare meglio quando si piegava per prendere qualche indumento dal suo armadietto.
Abbassai lo sguardo, ma anche facendo in quel modo, finivo con il rialzarlo ogni volta che lui faceva un movimento.
Mi misi a quel punto a fissare le sue braccia e dovetti trattenermi dal fare qualsiasi cosa.
Volevo...toccarlo, forse. Desideravo capire se fosse vero o meno.
Non ne capivo il motivo e ancora una volta rimasi confuso.
Manigoldo nell'istante in cui io tentai di distogliere lo sguardo, mi notò. Inarcò un sopracciglio e si posizionò con il viso davanti al mio per osservarmi.
“Ehi, tutto bene?”
La sua voce mi fece sobbalzare e tirai una gomitata contro l'armadietto in ferro che avevo di fianco. Mi sfuggì un urletto strozzato di dolore e massaggiai rapidamente l'arto, allo stesso tempo notai l'italiano di fronte a me ridacchiare divertito.
“Sei in un mondo tutto tuo, o sbaglio? Ti conviene tornare tra i comuni mortali dolcezza, o questa volta non sarò io a rompere qualche piatto.”
Strizzò l'occhio in mia direzione e dovetti gonfiare le guance, per poi spintonarlo via. Non lo feci smuovere di un millimetro...
Era imbarazzante realizzare quanta poca forza avessi io in confronto a lui.
“Non sono in mondo tutto mio! E comunque sto bene, non ti preoccupare...piuttosto piantala di fare l'esibizionista.”
Inquisii sul fatto che fosse ancora a petto nudo e lui notandolo rise fragorosamente.
“Per questo sarei esibizionista? -Si indicò con il pollice.- Allora se mi vedessi nelle giornate di caldo afoso, quando sono a casa, cosa faresti, mi daresti del maniaco?”
Posò una mano sulla mia testa e l'accarezzò dolcemente, con un sorriso cordiale e amichevole in viso.
Lo fissai male.
“Perchè, giri per casa direttamente nudo?” “Nah! Quello lo fa il mio fratellastro, io semplicemente sto senza maglia anche quando mangio.”
Rimasi allibito. Chissà, forse andare a casa sua in estate sarebbe stato interes-...Dèi no, cosa farneticava il mio cervello tutto d'un tratto?
Dovetti deglutire.
“Ho-ho capito...beh al momento non sei a tavola o altro, sei al lavoro e tanto per puntualizzare con me!
Si dà il caso che non sia una ragazza da impressionare con il tuo fisico, pertanto sei pregato di metterti immediatamente la camicia!”
Così fece, ma nel mentre rise decisamente divertito dalla mia reazione. Indossò anche il gilet nero e la cravatta che, come c'era da aspettarsi, non riuscì ad annodare.
“Allora...-Iniziai la frase sorridendo ironico.- E' arrivato il momento di insegnarti qualcosa, granchiaccio?”
Chiesi, avvicinandomi a lui. Riuscii in quel modo a sviare anche il discorso dalle sue nudità a ciò che quel ragazzo non sapeva fare.
Ancora mi chiedevo com'era possibile. Fare un nodo del genere era una cosa elementare.
Seppur titubante, presi le due parti della cravatta tra le mani e lui alzò il colletto in modo da farmi lavorare meglio.
“Esplichi maestro, la seguirò con attenzione.”
Rispose con un bellissimo sorriso allegro, sulle labbra. Feci allora intrecciare le due parti dell'indumento accarezzandone il tessuto del medesimo colore degli occhi di Manigoldo.
Ogni cameriere l'aveva di tinta diversa, ma solo la mia e quella del collega di fronte a me, si abbinavano a qualche lato fisico di noi.
Non lo notai, ma nel frattempo che sfioravo con finezza il tessuto della cravatta per fare il nodo, lo sguardo di Manigoldo mi seguiva con anche fin troppa attenzione.
“Ecco fatto, così è come devi sistemarla. Ora la stringi un po' qui in alto ed il gioco è fatto.”
Sorrisi e nel terminare il nodo, lui non mi diede tempo di finire la frase. Posò le mani sulle mie e ne accarezzò delicatamente la pelle.
“Sei bravissimo...oggi Kanon ha fatto bene a chiederti consigli sull'abito da indossare. Sembri infatti molto esperto.”
Sbattei le palpebre assumendo un'espressione disorientata. Scossi la testa.
“N-non è vero...mi piace solo vestire elegante, per questo ho saputo aiutarlo. Per il resto...non è che me ne importi poi così tanto.
Vedere qualcuno vestito bene e in ordine, mi fa solo piacere.”
Accennai un sorriso, guardando di lato. Lasciai tuttavia che Manigoldo mi tenesse le mani e le accarezzasse.
“Allora in futuro magari potrai dare qualche consiglio anche a me, sempre che non ti stia troppo antipatco.”
Mormorò e quando alzai gli occhi venni spiazzato dai suoi. Nelle sue pupille era velata una certa eccitazione, dovuta più all'entusiasmo che ad altro.
Erano belli, erano gli occhi da cucciolo che già una volta, in Irlanda, avevo visto. Accennai un sorriso esasperato ma allo stesso tempo adorabile.
“Non sei cambiato...”


“Uh?”


“Sei cresciuto d'aspetto, fisicamente ti sei fatto più virile, ma...rimani il solito piccolo Manigoldo che amava tanto difendermi.”
Calò il silenzio tutto d'un tratto. Vidi l'italiano davanti a me sgranare gli occhi e impietrirsi sul posto.
Le sue mani strinsero con vigore le mie, prima di lasciarle all'improvviso.
Accadde tutto in un attimo.
Manigoldo avvolse con le braccia il mio petto. con forza che solo lui poteva possedere e in quel frangente di secondo mi strinse a sé.
Avvertii il suo corpro premere contro il mio, nel tentativo di starmi ancora più vicino. Sgranai gli occhi e fui travolto da un'ondata di sensazioni tra loro contrastanti e confuse.
“Ma-Ma-” “Zitto.”
Fu la sua risposta imperativa e le sue braccia s'insidiarono anche sotto i miei capelli.
Erano ormai chiuse in una morsa da cui era impossibile scappare, quella di Acubens: le chele del Cancro.
Tuttavia non era qualcosa di spiacevole, anzi...il contrario. Ne rimasi si sorpreso, eppure...quei tocchi mi facevano sentire davvero bene nonostante non lo volessi ammettere.
Posai le mani tremanti sulla sua schiena, dovetti deglutire e, probabilmente, lui lo avvertì perfettamente.
Ero agitato, ogni parte di me era tesa per quel semplice...abbraccio?
Sentii il cuore galopparmi nel petto.
“Anche tu non sei cambiato...rimani quel pesciolino scorbutico, asociale e testardo che conobbi anni fa.
Quell'adorabile ragazzo dai corti capelli cerulei, occhi vasti come il cielo e...bellezza degna solo di una divinità. -Mormorò con le labbra vicine al mio orecchio. Le sue parole furono soffi leggeri, che mi fecero salire un brivido lungo la schiena.- Affascinante come una rosa e pericoloso come le sue spine, sei cambiato solo sotto questo lato.
In parte però ne sono felice. Quando diventi combattivo, riveli un lato di te che è semplicemente fantastico.”
Sollevò appena il petto dal mio e lasciò la presa con un braccio per posarmi la mano destra sulla guancia.
Avevo gli occhi lucidi e il viso visibilmente arrossato per l'imbarazzo e l'agitazione. Strinsi tra i pugni piccoli lembi di tessuto del suo gilet e deglutii.
“Ma-Manigoldo...combattivo? Da solo non riesco tenere testa nemmeno a te, figuriamoci se lo posso essere con altri.”
Ammisi imbarazzato, tentando di guardare a lato. La sua mano me lo impedì e accarezzò delicatamente la guancia che sin da prima stava bramando.
Mi sorprese.
“Ti senti quando parli?
Sei riuscito benissimo nel tuo intento proprio ieri, quando ci siamo scontrati. Un altro si sarebbe sentito mortificato per il danno recatomi, tu invece hai continuato a combattere la mia testardaggine e e sei riuscito anche a risolvere diplomaticamente la nostra disputa.
Hai concesso così ad entrambi di ricominciare presentandosi con calma. -Sorrise e si avvicinò pericolosamente al mio viso...io non lo fermai, né protestai. Non volevo farlo.- Quindi smettila di sminuirti, non ti fa bene.
Se poi ti può essere d'aiuto...io sono diventato quello di ora per te.”
Confessò, infliggendomi il colpo di grazia. Avvertii infatti il cuore mancare di un battito e le gambe cedermi.
Con quale calma lo aveva detto? Eh? Come faceva? Lo odiavo, oooh se lo odiavo!
Lui prontamente mi sostenne sorridendo.
“Ora però non mi svenire, eh!”
Rise sonoramente, stringendomi di nuovo tra le le sue braccia. Mi lasciai sostenere e storsi la bocca in una smorfia offesa.
“Per chi mi prendi? Non svengo per così po...- Il mio mento venne afferrato da una delle sue chele ed alzato. Mi trovai così con le labbra vicine alle sue.-...co. Manigoldo...cosa...stai facendo?”
Mormorai cercando di trattenere il fiato. Mi sfiorava invece con il suo e avvertivo i pensieri turbinare vorticosamente.
Alcuni cozzavano con altri, mi suggerivano di scappare, altri di rimanere lì. Certi dicevano che era giusto ciò che stava succedendo, altri che invece non lo fosse per niente.
Era a così poca distanza da me...e...purtroppo mi piaceva come situazione, ma non volevo ammetterlo.
Lo vidi sorridere.
“Voglio che tu sia sincero con te stesso, Albafica. -Il soffio caldo delle sue parole si posò sulle mie labbra umide e il suo semplice pronunciare il mio nome, non fece altro che farmi rabbrividire.- Continui a scappare e negare...ora dimmi: lo fai apposta perchè vuoi essere catturato da me? O non ti rendi conto di ciò che provi?”
Rimasi sorpreso da quelle semplici domande e non seppi cosa rispondere. Il panico s'impossessò di me e cercai in tutti i modi di fuggire lontano da lui, scossi rapidamente la testa.
“Che domande sono? Avanti Manigoldo, dobbiamo andare ad aiutare Shion!” “Rispondimi!”
Disse d'un tratto, spingendomi con la schiena contro l'armadietto alle mie spalle. Una sua gamba andò a insinuarsi tra le mie e mi bloccò.
La posizione era simile a quella in cui ci eravamo trovati il giorno prima, scappando da Veronica in quel vicolo.
Vi furono diversi secondi di silenzio, poi un sospiro profondo. Il mio.
Cercai di dire ciò che mi sentivo dentro in quel momento, in modo tale da non deluderlo, ma nemmeno offenderlo.
“Io...sono così confuso.”
Confessai mormorando e lui scorse la sincerità nei miei occhi lucidi. Gli dissi solo e soltanto la verità.
“Ho bisogno di tempo, come già ti ho detto quando eravamo da Kanon e...è tutto così strano, così diverso, io non-”
Delicatamente mi posò l'indice sulle labbra, le delineò con delicatezza e sorrise dolcemente.
“Allora non forzerò il tempo. Ogni cosa verrà da sé.”
Per l'ennesima volta mi spiazzò, ma fui io stavolta a stringerlo comprendendo quanto lui potesse essere gentile e apprensivo nei miei confronti.
Sentivo di odiarlo per quello! Era troppo disponibile nei miei confronti! Quella disponibilità non mi faceva più sentire me stesso, risvegliava un qualcosa di assopito nel mio cuore.
Sapeva essere sfrontato, quasi aggressivo o pericoloso, in un momento e l'attimo dopo diventare un bravo ragazzo, premuroso e comprensivo.
Delicatamente le sue braccia liberarono il mio corpo e fece un passo indietro. Il suo sguardo tornò quello del Manigoldo dal caratteraccio di sempre e sorrise allegramente.
Mi sembrava assurdo quel cambiamento improvviso, eppure in cuor mio sapevo benissimo che lui era fatto così. Tale fatto mi faceva sentire davvero bene, solo a guardarlo la sua allegria pareva contagiarmi.
Adoravo quel sorriso.
“Ora si che Shion ci fa lo scalpo. -Rise.- Ah! E a proposito...dovresti legarti i capelli, ecco tieni.”
Tirò fuori dall'armadietto un elastico per capelli e una rosa nera, me li porse.
Fissai il secondo oggetto perplessamente, prendendolo in mano.
“Una...rosa? -Alzai lo sguardo su di lui e lo vidi annuire.- Non ne capisco l'utilità, non è un accessorio per capelli...per di più è nera.”
“E allora? Il nero si addice molto a come sei vestito in questo momento e- avanti girati, sono più bravo a mostrare quello che penso che a descriverlo.”
Inarcai un sopracciglio e gli diedi le spalle, sbuffai. Che aveva in mente? Le rose andavano bene per le donne, non per uomini come me.
Le sue mani iniziarono delicatamente a scorrermi tra i capelli e li intrappolarono in una coda alta che mi faceva risaltare molto il viso e il collo.
Prese l'elastico che tenevo in mano e legò quei leggeri filamenti cerulei. Sorrise infine e sistemò all'ultimo anche la rosa tra le spire azzurre che formavano la coda annodata.
La bloccò bene e subito dopo aprì l'armadietto per farmi vedere allo specchio.
Rimasi sbalordito. I capelli raccolti in quel modo non mi davano per niente un'aria femminile e...anche la rosa era incastrata bene, per di più nera si intonava perfettamente a come ero vestito.
Guardai Manigoldo che sorrideva soddisfatto, sospirai.
“L'hai vinta tu granchiaccio, mi dona davvero molto quest'acconciatura. Lo ammetto, a volte sono troppo diffidente nei tuoi confronti.”
Detto quello allungai le mani e gli sistemai il colletto della camicia.
“Sapevo di aver ragione e dovresti iniziare ad essere un po' più flessibile, dolcezza.”
Ridacchiò lui volendo fare lo sbruffone, gonfiò anche il petto fieramente, tenendosi le mani sui fianchi.
“Ma per favore...sei solo un pallone gonfiato.”
Conclusi.
Esitai tuttavia per un secondo e dovetti mordermi il labbro inferiore. Volevo fare una cosa...ma mi sembrava maledettamente stupida ed equivoca...anzi...forse neanche più di tanto.
Sospirai e approfittando del fatto che lui stesse ancora ridacchiando soddisfatto, agii. Accumulai tutto il coraggio di cui disponevo.
Gli posai un fugace e leggero bacio sulla guancia destra, per poi scattare rapidamente verso la porta del camerino.
Shion attendeva che iniziassimo il nostro turno, per cui non c'era tempo da perdere! Notai tuttavia, con sommo piacere, che Manigoldo era rimasto paralizzato, senza parole, nella stanza.
Accennai un sorriso soddisfatto anche se sulle guance ero davvero rosso.
Uscendo incrociai Dohko il quale mi salutò, molto probabilmente era venuto a chiamarci.
“Manigoldo?”
“E' ancora dentro, lo noti subito appena varchi la soglia. E' la statua posta proprio di fronte agli armadietti.
Prova a smuoverlo tu, io ci rinuncio.”
Dissi con un cenno vago della mano, passandogli di fianco. Mi sentivo felice per la reazione del granchiaccio.


“Si può sapere che ci fai lì impalato?”
Il cinese entrando nel camerino si ritrovò innanzi un italiano intento a tenersi una mano sulla guancia, con lo sguardo perso nel suo mondo.
Dohko rimase seriamente sorpreso.
“Ohi.”
L'altro sembrò riaversi finalmente dalla fantasia. Guardò disorientato l'amico e successivamente sorrise solarmente.
“Ho scelto proprio bene, Dohko. -Ridacchiò sfrontatamente con l'altro che lo guardava perplesso.- Albafica è perfetto per me.”
Detto quello lasciò completamente da solo il cinese che scosse la testa esasperato.
“Oggi non penso sia la giornata giusta per il sottoscritto...”


Nel frattempo io mi ero già messo all'opera e pur essendo un cameriere alle prime armi, fui piuttosto bravo a servire ai tavoli.
Senza accorgermene stavo anche conquistando molti dei clienti che servivo, specialmente se questi erano del gentil sesso.
Le donne talvolta mi fissavano per lunghi e intensi secondi che consideravo a dir poco imbarazzanti.
Mi fermavano ai loro tavoli per chiaccherare e spesso mi veniva chiesto se avessi la ragazza. In qualche modo riuscivo sempre a tirarmi fuori da discorsi che sarebbero sfociati in allusioni alla mia vita sessuale o in proposte indecenti.
Manigoldo non si fece vivo per due ore buone, ma lo intravidi servire altri tavoli mentre io svolgevo il mio lavoro. Meno male che doveva farmi da mentore...
Sospirai, d'altro canto il locale si fece più pieno verso l'ora di cena, per cui non potevo biasimarlo se era troppo impegnato per badarmi.
Un attimo...badarmi? Io non volevo alcuna attenzione da lui...anche il bacio di poco prima, non era stato niente se non un dispetto voluto dal mio lato bastardo.
Gonfiai le guance e continuai a lavorare, finchè, ad un certo punto, mi arrivò una poderosa pacca sul sedere passando di fianco a un tavolo.
Girai la testa nell'immediato e vidi un gruppo di cinque donne ridacchiare innocentemente e borbottare tra loro.
“Allora ce l'ha proprio sodo.”
Disse una.
“Ed è anche carino, quanto gli dai di età?”
Eccone un'altra.
“Mah! Avrà si e no diciotto anni, cavolo mi sentirei vecchia e estremamente perversa a provarci con lui.”
Continuarono a sghignazzare come oche tra loro, finchè la quinta, la più coraggiosa e sfrontata, mi appoggiò una mano sul braccio, rivolgendomi un sorriso.
Dovevano essere proprio un bel gruppo di zitelle...trattenni infatti una smorfia.
“Ehi ragazzo, come ti chiami? Non ti ho mai visto qui al “Sanctuary”, sei nuovo?”
Chiese sfoderando la sua malizia da donna esperta e consapevole di ciò che faceva. Fece scivolare la mano lungo il mio braccio, passandomela sul fianco.
Assottigliai nell'immediato lo sguardo.
“Non ho l'obbligo di dire il mio nome, signora. Né dare altra informazioni.”
Risposi distaccatamente girando la testa.
“Bisbetico, avanti dolcezza! Apriti un po' con mamma Angie, non voglio mica mangiarti.”
Disse afferrandomi il polso e strattonandomi, venni costretto a sedermi sulla sedia vuota di fianco a lei.
Stavo solo perdendo tempo e di sicuro non avevo voglia di parlare con delle oche.
Per di più...non mi era piaciuto per niente il tono che aveva usato nel dire “dolcezza”, solo una persona mi poteva chiamare così...cioè! Neanche lui era autorizzato a utilizzare nomignoli sul sottoscritto, però...da parte sua lo apprezzavo già di più.
“Signora, sono in servizio. Non può farmi stare qui-” “Oh avanti, il tuo principale non ti dirà niente vedrai. Vuoi del vino?”
Mi porse un bicchiere con del delicato nettare rosso all'interno, scossi nell'immediato la testa. Non accettavo mai niente da chi non conoscevo, né tanto meno da una che pareva tutto tranne che una brava donna.
“No e con permesso, io me ne va-”
Dovetti sgranare gli occhi, quella tizia doveva essere ubriaca o infoiata. Mi si gettò al collo e premette il seno prosperoso contro il mio petto, proprio per distrarmi.
Non arrossii. Mi arrabbiai soltanto, ma essendo che avevo di fronte una cliente, non potevo reagire in malo modo.
“Signora mi lasci! Non siamo in un Host Club per donne, la prego si contenga.”
Ma lei non sembrava intenzionata a farlo.
“Dai dolcezza, almeno un bacetto lasciatelo dare.”
Sorrise allegramente, ma nel tentativo di fare ciò che voleva, venne fermata. Un'aura oscura e infuriata, si delineò alle mie spalle.
Due forti mani mi si posarono sulle scapole e nell'immediato ne riconobbi la stretta. Sgranai gli occhi e girai la testa.
“Gradirei che non si importunassero i miei stessi colleghi. -Manigoldo si fece avanti tenendo una smorfia e un sorriso sfrontato in volto.- In particolar modo se questo sono miei amici.”
Approfittando della distrazione della donna, me la scrollai di dosso per mettermi in piedi di fianco all'italiano. Feci una smorfia per il disgusto provato.
“Ah? Tu sei quello scimmione che gira sempre qui attorno...si sei carino, ma privo di ogni finezza.
Non saresti adatto nemmeno a una sola notte di divertimento con la sottoscritta. -Commentò come se Manigoldo fosse un oggetto, pertanto mi innervosii.- e poi che cosa vuoi? Stavo solo parlando con il tuo amico, non lo importunavo.”
Mi fece l'occhiolino e a quel punto precedetti l'italiano nel parlare, sorprendendolo.
“Signora: vada al diavolo. -Lei sgranò gli occhi.- Con tutta l'educazione di cui dispongo, le chiedo di non rivolgersi più con tal tono né a me, né al mio collega.
Non siamo oggetti di vostro uso e consumo, siamo persone. Pertanto, vi auguro buona serata e permanenza.
Manigoldo, andiamo.”
Lo afferrai per il polso prima che potesse fiatare e lo trascinai lontano da quel gruppo di oche. Lo condussi fin dentro la cucina dove prendevamo i piatti e lì dovetti mordermi il labbro inferiore dal nervoso.
“Quanto non sopporto le donne così! Donne come mia madre!”
Sbottai inconsapevolmente. Solamente quando realizzai che anche il mio collega aveva sentito tentai di darmi un contegno.
Gli rivolsi lo sguardo e i suoi occhi mi fissavano con aria preoccupata.
Posò una mano sulla mia spalla e sorrise.
“Non ti facevo così maschio, dolcezza. -Disse con un sorriso sornione sule labbra.- Te la sei cavata alla grande e...era gelosia quella che ho percepito poco fa?”


“Eh?”


“Quando quella megera ha parlato di me trattandomi come un giocattolo, il tuo sguardo velava tutt'altro che calma.”


“Cosa? Si beh, ma non si può considerare gelosia! E' rispetto Manigoldo, semplice e puro rispetto.”
Incrociai le braccia al petto.
“Avanti, torniamo a lavorare. Quelle cinque mi hanno solo fatto perdere tempo.”
Sospirai, ma in quell'istante il granchiaccio mi afferrò per il polso, trascinandomi per l'ennesima volta a contatto con lui.
“Grazie, Albafica.”
Mi strinse e dovetti sgranare gli occhi per la sorpresa. Perchè doveva ringraziarmi? Non avevo fatto niente di che...ero stato...solamente impulsivo.
Non vi fu tempo per rispondergli poiché mi posò le labbra sulla guancia, con l'obiettivo di ricambiare il bacio che precedentemente gli avevo dato.
Avvampai e portai d'istinto una mano su quel punto.
“Ma-Mani-”
Lasciò la presa e mi rivolse un sorriso giocoso, seguito da una linguaccia birbantesca.
“Ho restituito il colpo, mancano tuttavia gli interessi...oh beh, quelli magari più tardi.”
Ghignò e mi ritrovai spiazzato da tal comportamento. Perchè doveva sempre lasciarmi interdetto? Dèi, lo odiavo!
“Interessi? Ah no! Non li voglio!”
Lo spintonai e corsi nuovamente a svolgere il mio dovere. Lui mi seguì, ma riprese anche lui a lavorare come se niente fosse accaduto.
Ogni tanto però, quando ci incrociavamo strada facendo, verso la cucina, mi lanciava strane occhiate che mi facevano sentire a disagio.
Talvolta ammiccava in mia direzione e mentre se ne andava ghignava.
Iniziavo a non poterne più.
So di essere lunatico, prima una cosa mi piace e poi no, però ora era troppo palese che Manigoldo ci stesse provando spudoratamente con me!


All'alba delle nove, Shion mi concesse una pausa e quindi potei finalmente sgranocchiare qualcosa in santa pace.
La clientela andava scemando e ormai la parte del ristorante si avviava verso la chiusura. Per essere domenica sera però, era strano.
Mi stiracchiai passando per il corridoio che portava dalla cucina alle sale da pranzo e, appena voltai l'angolo, mi imbattei in Dohko.
Una velata preoccupazione era disegnata sul suo viso.
“Ehi.”
Esordii flebilmente, notandolo tuttavia di fretta, mi feci da parte.
“Oh! Ciao Alb, scusa se non ti bado, ma devo correre a dire una cosa a Shion, ci vediamo dopo.”
Non capii il motivo di tanto panico, pertanto sbattei le palpebre con fare più che perplesso. A seguito del cinese, vidi poi Manigoldo che in mano teneva una lettera aperta.
Le sue labbra erano piegate in una smorfia ironica. Strinse la carta calligrafata tra le mani, increspandone i lati e il resto del foglio.
“Quel bastardo di Lune...tch, se me lo trovo davanti di notte lo pesto a sangue.”
Sembrava seriamente arrabbiato e quando alzò lo sguardo dovetti trattenere un sobbalzo. Non lo avevo mai visto tanto furioso e le sue iridi scintillavano come ardenti fuochi fatui.
Tuttavia notandomi sgomento, si addolcì.
“Dolcezza! -Piegò la testa di lato, dispiaciuto di essersi fatto vedere con quell'espressione. Si massaggiò il collo con una mano sospirando.- Scusa, probabilmente hai avuto il tempismo esatto per vedermi furioso.”
Sforzò una risata sardonica e fece per passarmi di fianco. Gli afferrai spontaneamente il braccio e lo fermai.
Forse era la curiosità a spingermi a far qualcosa, o forse semplicemente un nome da lui pronunciato mi aveva fatto aguzzare i sensori di pesce.
“Uh? Che fai?” “Sia tu che Dohko sembrate aver fretta, che succede? Ieri sera Rhadamanthys mi ha parlato di questo Lune...cos'è successo?”
Fui freddo nel pronunciarmi e strinsi la presa sul suo braccio.
Vidi la sorpresa palesarglisi in viso e si guardò attorno circospetto. Sospirò.
“Vieni. Meglio che ci sia anche Shion a parlare. -Posò una mano sulla mia, per poi stringermela e trascinarmi delicatamente con sé verso l'ufficio del cugino.- E' una questione delicata, per cui preferisco discuterne tutti insieme.”
Rimasi in silenzio, mantenendo la mia fermezza. Senza accorgermene, la mia mano liscia e vellutata, stava stringendo quella callosa e piena di graffi di Manigoldo.
Mi sorprese infatti avvertire quelle incrinature sulla sua pelle, che allenarsi l'avesse ridotto anche a farsi male più di una volta?
Tacqui.




Arrivammo sulla soglia dell'ufficio di Shion e già dall'esterno udimmo due voci borbottare tra loro.
“Merda! Se Lune mi gioca pure questo scherzo come lo spiego a papà? Le malelingue che girerebbero poi...”


“Shion! Calmati. Se anche lo venisse a sapere Hakurei, non credo sarebbe tutta questa tragedia. Nemmeno Mu e Kiki avrebbero da ridire a mio parere.
E poi...si capisce lontano un miglio com'è la nostra situazione.”


“Ho capito, ma tu sai bene che semplici voci di questo tipo potrebbero rivoltarcisi contro! -L'ariete sospirò.- Sono spaventato anche se non voglio darlo a vedere...”


“So che lo sei. Ti conosco da fin troppo tempo, ma ora devi stare calmo. Parlerò io con Hakurei e faremo rimangiare ogni tipo di minaccia a Lune!”


“Dohko...”


Manigoldo aprì in quel momento la porta e la scena che si palesò innanzi ai miei occhi, mi fece sgranare gli occhi.
Venni trascinato dentro la stanza e il granchio fu rapido a chiudere la porta dietro di sé, come a volere che nessun altro assistesse a quella scena.
Shion era seduto sulla scrivania, la testa piegata all'indietro e i lunghi capelli olivastri stretti dalla mano di un cinese intento a baciarlo amorevolmente.
Le mani dell'ariete erano affondate nella folta chioma di Dohko, artigliate a essa come se il loro possessore avesse paura di essere abbandonato.
Rimasi sorpreso. Non che fossi così ingenuo da non sospettare nulla tra loro, però...vedere Shion sotto quella luce era molto strano.
Aveva dimostrato di essere una persona forte e...ora era invece tra le braccia di Dohko a cercare riparo.
Manigoldo strinse di più la mia mano e si schiarì la voce per farsi notare dai due che,vedendoci, sciolsero nell'immediato la presa l'uno sull'altro e il loro bacio.
Un colore intenso imporporò le guancia del proprietario del “Sanctuary”, mentre il cinese si massaggiava la testa con lo sguardo perso nel vuoto. Accennai un sorriso e precedetti Shion nel parlare.
“Non servono spiegazioni, perciò va bene così.”
Non ero omofobo e si sapeva. Né avrei discriminato il mio principale perchè era anche lui omosessuale...soprattutto ora che iniziavo a dubitare addirittura di me stesso.
Nel pensarci, l'attenzione mi ricadde sulla mia mano, ancora intrappolata dalla stretta del cancro alla mia sinistra.
“L'unica cosa che vorrei sapere è...cosa vuole Lune da voi? Mi sembrate sin troppo allarmati.”
Osservai e ciò che ricevetti come prima risposta, fu un respiro profondo da parte di Shion.
“Vedi Albafica...quell'uomo ha tante argomentazioni contro di me. Non gli è mai andato giù che io...come dire...avessi rifiutato i suoi sentimenti per andare con un altro uomo per cui sapevo di provare davvero sentimenti forti.”


“E qui entro in scena io. -Dohko interruppe l'altro e gli sorrise.- Ho avuto modo di vedere che sei amico di suo cugino Rhadamanthys, per cui immagino ti abbia già accennato qualcosa.- Annuii per dargli conferma.- Lune quindi, oltre ad essere un tipo vendicativo, è anche succube dell'altro cugino che si ritrova: Minos.
Quest'ultimo è un sadico e gli piace utilizzare il potere degli altri a suo vantaggio, in questo caso...vorrebbe che noi del “Sanctuary” chiudessimo per un torto che, secondo lui, in passato Manigoldo gli ha recato.”
Perplesso voltai la testa verso l'italiano intento a reprimere una risata. Si portò anche una mano alla bocca per farlo.
“Torto? E' così che lo definisce? Dio mio...vuole proprio finire arrosto quel pollo, lascia che abbia l'opportunità di mettergli le mani addosso e-” “Manigoldo!”
Intervenne Shion fulminandolo con lo sguardo.
“Dice chiaramente che tu gli hai rubato qualcosa, potresti quindi farci il piacere di dirci che oggetto gli hai preso?”


“Oggetto? OGGETTO? -Serrò la presa sulla mia mano, adirandosi non poco.- Non ho rubato niente di suo!
Ho solo difeso una persona dalla sua cleptomania e lui da quel momento ce l'ha sempre avuta a morte con me. Punto.”
Si limitò a rispondere riprendendo la sua solita aria sfrontata e beffarda.
“Un momento...-Riflettei.- Non è per quello che è successo ieri, vero?”


“Eh?”


“Mi hai aiutato ieri sera, ricordi?”


Manigoldo scosse nell'immediato la testa.


“Nah. Quello era niente, tempo fa ci ho discusso molto più animatamente, l'ho preso pure a calci e pugni.”


“E sei tonato a casa con un occhio pesto e in totale dieci punti tra testa e labbro inferiore rotto.”
Borbottò una voce molto profonda, di qualcuno che entrava in quel momento nell'ufficio. Spontaneamente lasciai la mano di Manigoldo, che ridacchiò tra sé e sé avendo riconosciuto alla perfezione il tono.
Girandomi mi trovai davanti un uomo che doveva avere all'incirca la stessa età di mio padre. I suoi occhi erano chiari smeraldi gentili e i capelli candidi quanto la neve.
Sembrava si sull'andante della vecchiaia, ma il suo viso in qualche modo gli dava un aspetto molto giovanile.
Notai che aveva le stesse sopracciglia di Shion, quindi poteva essere suo padre.
“Zio! Quale sorpresa!”
Ecco, sbagliato in pieno.
“Yo vecchio, qual buon vento ti porta qui?”
Manigoldo lo salutò semplicemente alzando la mano con uno dei suoi sorriso sardonici sulle labbra. Il nuovo arrivato incrociò le braccia al petto e il suo sguardo, apparentemente gentile, si trasformò in puro fuoco d'ira.
“Qual buon vento, eh? Dii un po' Manigoldo...-Prese il soggetto in questione per l'orecchio.- Chi ti ha dato il permesso di addebitarmi sul conto le tue spese extra, eh?
Prima Angelo che compra cose per soddisfare la vanità di Aphrodite e adesso anche tu mi giochi questo scherzo?
Hai vent'anni e ancora ti comporti come un dodicenne!” “Ahi- Ne ho quasi ventuno per l'esattez-” “Peggio ancora! Un giorno o l'altro farai qualcosa per non farmi disperare? Mi basta già quello scervellato del tuo fratellastro.”
Lasciò l'orecchio del povero granchio. Infine quell'uomo posò lo sguardo su di me e fu in quel momento che capii chi fosse.
“Lei è...Sage Doukas!”
Esordii, ma sentendomi inopportuno con quell'affermazione mi portai una mano sulla bocca. L'uomo però mi sorrise.
“Si esatto sono io e...tu sei?” “Albafica Samuel Griffiths, sono uno degli studenti del linguistico dove dovrà andare a fare da esaminatore.”
Sembrò rimanere sorpreso dalla mia presentazione e si piegò su di me ad osservarmi il viso. I suoi sembravano volenterosi di scrutarmi nell'anima e ammetto che mi mettevano non poca soggezione.
Dovetti dunque deglutire.
“Hai detto Griffiths?”


“Si quello è il mio cognome.”


“In effetti...noto una certa somiglianza...”


“Eh?”
Pigolai sorpreso e in modo adorabile, notai infatti strane scintille illuminare gli occhi di Manigoldo che mi osservavano con attenzione.
Molto probabilmente stava ricorrendo a qualche tipo di freno per non saltarmi addosso...che avevo fatto di male?
“Sai...conosco tuo padre, Albafica. -Sorrise Sage ridacchiando tra sé e sé.- e anche molto bene. Come sta?”
Rimasi letteralmente a bocca aperta. Lugonis era una maledizione, conosceva praticamente tutta la città a momenti, se non ancora più gente.
“E-ecco...sta bene, è stato un po' indaffarato ultimamente con il lavoro e delle questioni di famiglia, ma per il resto è in ottima forma.”


“Ah già, ricordo infatti che aveva praticamente adottato suo nipote a causa di alcuni disguidi nati con suo fratello Luco.”
Rise e rimasi ancora più sorpreso della sua rivelazione. Sapeva tutto.
Manigoldo si mosse a mo di crostaceo e, a braccia incrociate al petto, si mise dietro di me.
“Mi stai dicendo che tu hai sempre saputo della sua famiglia?”
Il patrigno rispose affermativamente al figlio, annuendo.
“Perchè non me l'hai mai detto?! Avrei potuto avere il numero di telefono di Albafica salvato nella memoria già da anni!
Dannato vecchio!”
Sbottò impulsivamente e io mi ritrovai ad avvampare. Che diavolo di uscite faceva quel granchio? La frase detta era fin troppo ambigua, accidenti.
“Ma-Manigoldo!!”
Balbettai mentre gli occhi di Sage, visibilmente sorpresi, si posavano sulla mia persona. Dovetti deglutire tanta era la tensione accumulata nella mia schiena.
“Come? Vuoi dirmi che voi due-” “ASSOLUTAMENTE NO!”
Urlai, ormai diventato rosso più di un peperone, era miracolo se le orecchie non mi stessero fumando.
Deglutii.
“O-Oh guarda, si sta facendo tardi tra un po' devo andare a casa!”
Sforzai una risata passando con passo felpato di fianco a Sage. Manigoldo mi braccò prima che potessi però varcare la soglia.
Allora Kanon non era l'unico con un futuro nel Rugby...
“Fermo lì pesce dei miei stivali! Qui abbiamo ancora delle cose da dirti e poi...mi spieghi dove vai da solo, a piedi, a quest'ora della sera?”
Il suo discorso non faceva una piega. Sospirai e mi lasciai trascinare nuovamente dentro.
Sage stava ridacchiando tra sé e sé, mentre si sedeva sulla sedia di Shion.
“Dunque, tralasciando per qualche istante questo discorso su Albafica e Manigoldo, qui cosa sta succedendo? -Inarcò un sopracciglio.- Hakurei mi ha detto che state venendo messi con le spalle al muro da un critico.
Per quale motivo? Quali sono le sue armi?”
Incrociò le braccia al petto ed accavallò anche le gambe, apprendendo così una postura piuttosto sicura e fiera.
Mi meravigliava il fatto che Manigoldo, pur essendo suo figlio adottivo, non avesse ereditato nulla a livello caratteriale, da lui.
Udimmo Shion e Dohko sospirare.
“Le sue armi siamo noi.”
Mormorò l'ariete, serrando i pugni con forza. Mi tenni vicino a Manigoldo che nel frattempo si era appoggiato al muro con la schiena, incrociando le braccia al petto. Una velata smorfia era disegnata sulle sue labbra.
“Spiegatevi.”
Sage fu imperativo e Dohko gli rispose nell'immediato.
“Vuole ricattarci sulla base della mia relazione con Shion. Si sa che le malelingue sull'orientamento sessuale ormai, sono all'ordine del giorno.
Quindi vuole puntare su quello.”


“Come se Lune non fosse di tal partito! Tsè!”


Commentò il granchio alla mia destra, lo guardai con sorpresa e sospirai. Intuivo che stesse pensando anche a sé stesso mentre ascoltava le vicende del cugino.
Anche la sua espressione era dubbiosa.
Non seppi perchè, ma gli posai una mano sulla spalla per far scemare il suo nervosismo. Mi rivolse lo sguardo, accennando un vago sorriso.
“Quindi solo per quello?”
I due annuirono e a quel punto Sage scoppiò a ridere, alzandosi anche dalla sedia.
“Non è un problema poi così grave, Shion. -Gli occhi violacei del biondo-olivastro si sgranarono.- Hakurei non si sarebbe fatto alcun pensiero, ignorate quel tipo.
Penso che vi pesi la questione solo per un fattore personale, per cui ragazzi: andate avanti come sempre.
Non c'è bisogno di innervosirsi. Malelingue ci sono state anche anni fa sul “Sanctuary” eppure è ancora in piedi.
Prendetela come una sfida e spronatevi a dare il vostro meglio.
Ho fiducia in voi e mandate al diavolo i pregiudizi.”
Sorrise e si avviò verso la porta, per andarsene.
Sage era un tipo piuttosto strano e...davvero positivo. Non stava prendendo gli eventi alla leggera, eppure aveva un'aria disinibita e ma sicura.
Ne doveva aver passate tante e il sorriso sornione di Manigoldo, forse me ne dava conferma.
“Ah sei il solito noioso, vecchio!
Vedi sempre il bicchiere mezzo pieno. Mai una volta che si riesca a farti vacillare.”


“Gli anni che ho alle spalle mi sono serviti, Manigoldo.
Ed è tempo che anche tu lo capisca, altrimenti non avrei nemmeno adottato te e Angelo. Lo sai.”
Gli occhi dell'uomo si fecero dolci e pieni di istinto paterno nei confronti del granchio. Quest'ultimo in parte imbarazzato, non lo degnò di uno sguardo, anzi, guardò altrove.
“Finiscila, è sempre la solita storia.
In più mi pare che solo io ti stia dando soddisfazioni, Mask non fa altro che divertirsi con Aphrodite o altrove a spacciarsi per boss mafioso. -Fece una smorfia.- Oggi è venuto anche ad importunarmi mentre cercavo degli abiti per Albafica.”
Mi sentii tirato in causa, pertanto lo guardai sorpreso. Era dunque contro il fratellastro che nel pomeriggio stava sbraitando.
“Fosse per lui godrebbe nel vedermi alla stregua di un cane.”


“E' solo invidia. Purtroppo già da bambino non aveva un carattere da angioletto, porta dunque pazienza Manigoldo.
Si scotterà anche lui.”
Sage si avvicinò al figliastro e gli posò una mano sulla testa. Scompigliò affettuosamente i suoi capelli, per poi rivolgere lo sguardo al sottoscritto.
“Dunque, settimana prossima ti dovrò esaminare, eh? Vedi di essere convincente, Albafica. Pretendo molto dai miei allievi...-Si avvicinò al mio orecchio.- In particolare, da chi ruba il cuore a mio figlio e si presenta innanzi a lui solo dopo tre anni.”
Sgranai all'improvviso gli occhi e mi persi con lo sguardo nel vuoto. Il suo tono non era stato di minaccia, però mi aveva ugualmente scioccato.
Dovetti deglutire sonoramente e fissare quell'uomo negli occhi per lunghi istanti, prima di riuscire a trovare il coraggio di rispondergli.
Non ero uno che sottostava o amava essere classificato come bastardo-si in quell'istante velatamente quell'uomo mi stava considerando tale nei confronti del figlio-.
Per un istante, il pensiero che Sage si fosse fatto una cattiva idea di me infatti, mi balenò per la mente.
“Signore.-Intervenni con voce ferma, guadagnandomi un'aria sorpresa da parte sua.- Non mi sono mai reso conto di aver rubato niente a suo figlio.
Solo...-E qui gli occhi di tutti i presenti mi si fermarono addosso.- sono stato stupido a lasciarlo indietro, senza dargli modo di contattarmi.
Manigoldo, nonostante mi esasperi, è un ottimo compare e collega. -Mi astenni dal dire qualsiasi altra cosa.- Pertanto non ho alcuna intenzione di presentarmi al mio esame, innanzi a lei, nel panico solo per la sua frase.
Sosterrò ogni domanda e darò il mio meglio.”
Detto quello, fui io ad avviarmi verso la porta. Ero teso e allo stesso tempo dovevo ammettere di essere anche agitato.
Ormai quel granchio mi faceva provare forti emozioni contrastanti e avere davanti suo padre...a dirmi così, mi faceva solamente vacillare.
Non sapevo esattamente come affrontarlo, ma lo avrei fatto al meglio.


“Non hai però accennato a ciò che ho detto, Albafica. -Commentò Sage, mentre la mia mano si posava sul pomello della porta. Gli davo le spalle.- Tu...lo vuoi?”
Fece riferimento al cuore del figlio precedentemente nominato e io mi paralizzai. La frangia mi ricadde sugli occhi e m'incupii.
I denti andarono a mordermi con nervosismo il labbro inferiore e la mano si serrò con stretta ferrea sull'oggetto che tenevo a contatto con il palmo.
L'altra si chiuse a pugno, fino a far sbiancare le nocche.
Riflettei e finalmente risposi. Non c'era motivo ormai per mentire. Voltai la testa e con la coda dell'occhio, guardai quell'uomo.
Né un sorriso, né altra espressione gli solcavano il volto segnato dagli anni e dalle esperienze di vita.
Tirai un lungo respiro.
“Si. L'ho rubato e lo terrò. Ma darò tempo al tempo.”
Detto quello, aprii la porta e uscii da quell'ufficio.
Non me ne ero accorto, ma i miei occhi avevano emanato delle strane scintille di determinazione, le stesse che avevo dimostrato di possedere il giorno prima, dopo il pugno con Minos.
Manigoldo aveva dunque ragione. Quando diventavo combattivo, la bella rosa che mostravo in viso, sfoderava le sue spine aggressive e taglienti.
 
† † †


“Sage ti volle proprio mettere alla prova quel giorno.”
Il suo commento arrivò opportuno. Accennai un sorriso vago e dovetti annuire. Le sue braccia avvolsero le mie, trascinandomi in una stretta amorevole e protettiva.
“Quando questo successe con Aphrodite...scappò via. Fu davvero cattivo con lui. -Ridacchiò, posandomi il mento sulla spalla.- Mask non riuscì a capire, ma l'espressione soddisfatta sul viso del vecchio in quegli istanti era fantastica.”
Lo guardai sorpreso.
Cattivo con Aphrodite? Vuoi dire che con me non lo era stato?
Decisi di chiederglielo in quell'istante.
“Come- intendi che con il sottoscritto ci è andato leggero?”
Sbattei le palpebre e la mia dolce metà annuì. Nascose le labbra contro la mia spalla e una risata prima sommessa, poi gutturale, gli risalì la gola.
“Sapeva già che ero cotto di te e, specialmente, aveva visto subito dalla tua faccia che tu ricambiavi.”
Rimasi sgomento ed arrossii. Rapido mi voltai tenendo il libro sulle ginocchia e lo guardai intensamente.
“Cosa?
Non era così palese, dai!”
Affatto, io non davo per niente a vedere che Manigoldo mi piaceva a quei tempi! No! Avevo troppe emozioni contrastanti per farlo!
“Invece si. -Esordì quel dannato granchio, con un sorriso sornione sulle labbra. Incrociò le gambe e avvolgendomi la vita con le braccia, mi fece mettere a cavalcioni su di lui.- Eri adorabilmente confuso, ma ogni tua azione e sguardo lo facevano capire.
Il vecchio poi non è mai stato stupido, per cui deve averlo capito appena varcata la soglia dell'ufficio di Shion.
Sapeva inoltre che eri sempre stato tu l'oggetto dei miei desideri. -Lo disse fin troppo sensualmente, soffiandomi sulle labbra.
Mi fece rabbrividire.- Per cui scoprire se anche l'uomo che volevo provava lo stesso, deve essere stata una passeggiata per lui.”
Rimasi estremamente sorpreso di quelle sue parole e dovetti mordermi il labbro inferiore per l'imbarazzo.
“Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Dovresti piantarla di torturarti le labbra!” “Senti chi parla, tu ti ammazzi di allenamenti e ti fai male quando sei nervoso!
Almeno io mi ferisco solo una porzione di corpo, tu torni sempre da me con qualche taglio o addirittura dei punti di cucitura su qualche punto del corpo.”
Calò all'improvviso un silenzio gelido tra noi.
Avanti, provaci a controbattere!
“Touchè, pesciolino. Non posso contrattaccare.”
Sorrisi soddisfatto e gonfiai il petto fiero. Guardai il mio granchiaccio negli occhi, avvicinandomi ancora di più al suo viso.
“Sai...dato che mi hai dato ragione, forse posso concederti un premio.”
Mormorai a filo delle sue labbra.
Sto vacillando troppo, ma almeno questo glielo posso concedere...
“Perchè non togli quel forse e mi doni un bel bacio?”


Forse potrei...”
Inveii ghignando e lo vidi diventare sospettoso, inarcò un sopracciglio. Gli scostai alcuni capelli dalla fronte e fu lì che posai il primo bacio, dopo averlo illuso di posargliene uno sulle labbra.
Scesi poi lungo la sua guancia e li vi lasciai l'ultimo.
“Qui niente?”
Si passò l'indice sulla bocca e io scossi la testa.
“Esagerato, quello ancora non te lo meriti. Ti ho dato la mano, ora non prenderti il braccio.”
Imbronciandosi, Manigoldo mi fece scendere da sé e si sdraiò su un lato e sul letto. Si finse offeso e naturalmente quel suo comportamento mi strappò un sorriso.
Gli accarezzai i capelli color cobalto e ridacchiai.
“Sei un bastardo.”


“Lo so, me lo dici spesso.”


“Ora più che mai.”


Più teneva il broncio, più trovavo fosse adorabile. Ed era strano, dato che tutto si poteva dire di lui, tranne che apparisse tenero.
Eppure...per me lo era.
Aprii di nuovo il quaderno e ripresi a leggere. Lui non lo diede a vedere, ma riprese ad ascoltare.
 
† † †


“Cos'hai detto ad Albafica, vecchio?”
Nella stanza, dopo la mia uscita, era calato il silenzio più assoluto. Tutti avevano capito che tra me e Sage era successo qualcosa, Manigoldo più di chiunque altro.
Si era fatto estremamente serio e ora guardava il padre dritto negli occhi. Quest'ultimo piegò le labbra in un sorriso soddisfatto.
Ed era la prima volta che il caro granchio, lo vedeva. Anzi...solamente quando era stato adottato aveva avuto modo di osservarlo.
“Papà?” “Sarà interessante esaminarlo settimana prossima. Ha fegato da vendere quel ragazzo.”
Commentò e Manigoldo non potè che sorridere sfrontatamente.
“Secondo te mi vado a scegliere una fighetta che non sa farsi valere?”


“Hm, beh su quello posso dire che in fatto di gusti sei meglio di tuo fratello.”


“Fratellastro.”


“Sai che per me non cambia niente.”
Sospirò l'uomo e una risata gli salì dalla gola. Poteva considerarsi soddisfatto della risposta ricevuta dal sottoscritto e lo dimostrava pienamente.
“Allora lo approvi?”
Chiese d'un tratto Manigoldo, mentre Dohko e Shion tornarono a parlare di come far andare meglio gli affari del locale.
Sage cadde in un silenzio che durò qualche minuto, prima di rispondere al figliastro.
“Dipende. E' la prima volta che ti vedo così convinto...-Sospese la frase e finì con l'annuire.- Conosco il padre di Albafica e se il figlio gli assomiglia, beh...lo approverei più che volentieri.
Avanti, vai da lui adesso.”
Il figlio si ritrovò spiazzato dalle parole del padre e soprattutto dalla sua fiducia. Una bellissima espressione felice gli si disegnò in viso e, dopo aver annuito, corse fuori dall'ufficio.


“Quel sorriso...”
Sulla spalla di Sage, venne posata una mano e girandosi vide il nipote che lo guardava con occhi brillanti.
“Non ho mai visto Manigoldo così entusiasta.”
L'uomo annuì.
“Già, hai proprio ragione Shion...ma io ho già avuto modo di vederlo una volta con quell'espressione. -Sorrise.- Fu quando decisi di adottarlo. Ricordo ancora il suo balzo da terra, sotto gli occhi inebetiti degli altri bambini dell'orfanotrofio.”


“Io tuttavia non ho mai capito, perchè proprio lui e Angelo? Il secondo era sempre stato una peste e beh, Manigoldo era un ladruncolo.
Per cui perchè due così problematici? Non ho mai avuto modo di chiedertelo in passato.”
Sage fu più che lieto di rispondergli e sorrise anche. Parlare dei figli non gli pesava, forse si, raccontare di Angelo gli dava fastidio, ma del primo figliastro di certo no.
Era testardo, cocciuto e sfrontato, ma gli aveva sempre portato rispetto nonostante i brutti scherzi che ogni tanto gli giocava.
“Perchè mi chiedi? Beh...non lo so nemmeno io ad essere sincero. So solo che quando sono giunto all'orfanotrofio, un bambino nel tentativo di borseggiarmi, mi è caduto accanto. -Ridacchiò finemente.- Indovina un po' chi era?
Quando si è rialzato, ho capito subito che dovevo portarlo con me.
Poteva apparire come un maleducato, ma nei suoi occhi, vidi qualcosa di interessante. Desiderava una famiglia, glielo leggevo in volto.
Sentii quindi dentro al cuore di doverlo tenere con me e lo stesso feci con quell'ingrato di Angelo.”
Nel nominare l'ultimo tirò un lungo e profondo sospiro che Shion capì alla perfezione.
“Hai fatto del tuo meglio anche con lui, Sage. Un giorno ti ringrazierà, vedrai.”
L'uomo accennò un sorriso e annuì in direzione del nipote.
“Hai ragione...comunque ora è meglio che vada, devo ancora finire un paio di giri e beh...devo fare una telefonata a un amico di vecchia data.”
Ridacchiò voltandosi verso la porta. Dohko e Shion si scambiarono occhiate perplesse, prima di guardarlo.
Lui le notò, ma non volle soddisfare la loro curiosità. Se ne andò lasciandoli soli.




Nel mentre che tutto questo accadeva, io ero finito prima negli spogliatoi a cambiarmi, poi nella zona bar a bere un caffè in beata solitudine.
Ero abbastanza stanco per la giornata e quel masnadiero di Defteros la mattina mi aveva svegliato fin troppo presto. Avevo dunque sonno.
Inoltre le parole di Sage mi rimbombavano nella testa ed in particolar modo riflettevo sulla risposta che gli avevo dato.
Nonostante la calma dimostrata sapevo di averla composta di impeto e pertanto il mio cervello non aveva connesso con la bocca. Avevo si riflettuto, ma tutto era accaduto troppo in fretta.
Sospirai.
“Dovevo stare zitto e andarmene...ora penserà che io voglia davvero stare con...”
Bevvi d'un fiato l'ultimo sorso di caffè per farmi tacere e posai la fronte al bancone innanzi a me.
In che guaio mi ero andato a cacciare con quella semplice risposta impulsiva? Avevo definitivamente palesato un mio sentimento al padre di Manigoldo! Era forse anche peggio che averlo riferito al diretto interessato.
Bene. Albafica Samuel Griffiths, se non ti metti nei guai non sei proprio mai contento.
Sospirai per l'ennesima volta e posai stavolta il mento sul bancone. Rimasi piegato.
Sul mio viso era disegnata un'espressione esasperata e allo stesso tempo rassegnata, oltre che in parte offesa.
Fissai il vuoto per lunghi minuti, finchè una coppa per dolci non mi fu posata a un millimetro dal naso. Nel fissarla gli occhi mi si fecero appena strabici per un istante, ma mi sollevai subito per guardare di fronte.
Dall'altra parte del bancone stava un allegro e solare Manigoldo, intento a riporre la tazzina del caffè, che avevo appena bevuto, nella lavastoviglie.
“Per oggi avevo finito le fragole, ma spero comunque che il dolce sia di tuo gradimento. L'ho preparato di fretta rispetto a ieri sera, infatti è un po' sbilenco...scusa.”
Ridacchiò voltandosi mentre si puliva le mani con un canovaccio.
Rimasi sorpreso e fissai il dolce.
Feci un tenero sorriso dato che gli strati di cioccolato e panna, nella coppa, sembravano formare la torre di Pisa tanto erano storti.
“L'importante è che sia buono.”
Presi quindi il cucchiaio e iniziai a gustarmelo. Come mio solito sembravo un bambino da quanto mangiavo golosamente.
Non me ne accorgevo a essere sincero, ma c'era chi me lo faceva notare ovviamente.
“Ti va di dividerlo con me anche questa volta?”


“Ovviamente...-Accennai un sorriso illudendolo.- No.”
Risposi, per poi impossessarmi avidamente della coppa con una mano. Manigoldo fece un'espressione dispiaciuta e girò attorno al tavolo per posizionarmisi dietro.
Posò il mento alla mia spalla come già precedentemente aveva fatto.
“Oh avanti, gli avidi non combinano mai nulla...”


“Non sono avido, solo molto goloso. Per cui fila via, la coppa è mia.”
Protestai mangiando ancora. Lui però riuscì a farmi tentennare quando passò le braccia attorno al mio bacino.
Ringraziai di cuore che non ci fosse nessuno nelle vicinanze.
“Ma-Manigoldo lasciami! Se ci vedesse qualcuno potrebbe fraintendere...”


“Cosa?”


“Eh?”


“Cosa potrebbe fraintendere? Si vede lontano un miglio che mi piaci, per cui dovrei nasconderlo secondo te?”
Guardandolo con la coda dell'occhio, notai la sua serietà e dovetti deglutire. Quel suo viso diventava maledettamente attraente quando faceva così.
Abbassai lo sguardo e presi una cucchiaiata del dolce da lui preparato, per poi portarglielo alla bocca.
“Zitto e...mangia, stupido granchio.”
Mormorai con un vivido rossore sulle guance. Lo sentii scuotere la testa esasperato prima di agguantare il cucchiaio con la bocca.
Non sapevo come comportarmi a dir la verità, per cui era ovvio che cercassi di sviare i discorsi di quel genere.
Lentamente iniziavo a capire ciò che provavo, ma non avrei ammesso niente. Era nel mio carattere non farlo.
“Finito il dolce mi daresti uno strappo fino a casa?”


“Ad una condizione.”


Alzai gli occhi al cielo.


“Quale?”


“Che tu mi dia un altro bacio come oggi.”
Sbattei rapidamente le palpebre e preso dall'agitazione ruotai sullo sgabello su cui ero seduto, per voltarmi a guardarlo.
“Quello non era nien-”
La mano fredda di Manigoldo sulla guancia, mi interruppe la frase. Guardai nell'immediato a lato mentre le mie gote rimanevano arrossate.
Piegai la bocca in una smorfia ingenua. Quanto ancora avrei dovuto maledire quel ragazzo?
“E-E va bene! Ma prima mi porti a casa!”
Quella semplice risposta soddisfò a pieno il mio collega, che si sedette sullo sgabello alla mia sinistra.
“Perfetto! Ora che ne dici di finire di mangiare?”
Portai dispettosamente una cucchiaiata abbondante alla bocca e lo fulminai con la coda dell'occhio.
“Si, infatti io finisco. Tu osservi.”
S'imbronciò.
Alla fine però cedetti e misi la coppa in mezzo, porgendogli il cucchiaio.
“Ringrazia che non sia egoista.”
Si avvicinò e prese l'oggetto sfiorandomi la mano. Sorrise.
“So bene che non lo sei, è anche per questo che mi piace stare con te, Albafica.”
Sbattei le palpebre e lo guardai con sorpresa. Mangiò un po' del dolce e mi portò poi il cucchiaio alle labbra.
“E' l'ultimo boccone.”
Sorrise sfrontatamente come suo solito e dovetti sospirare. Quel granchio era proprio un caso disperato.
Gli presi il polso con una mano ed infine mangiai. Gustai a pieno quell'ultimo boccone dato che ci sapeva davvero fare nella preparazione di dolci.
Con un fazzoletto mi pulii la bocca.
“Direi che possiamo andare finalmente.”
Lui sembrò concordare ed entrambi ci alzammo.
Ero stanco, pertanto mi massaggiai una tempia. Manigoldo posò una mano sulla mia testa e l'accarezzò dolcemente.
Agitato tentai di fargli spostare l'arto, ma finii solamente con l'andarglielo a stringere. Deglutii quando sentii le sue dita intrecciarsi con le mie e fissai il pavimento.
“Manigoldo...”


“Si?”
Scossi la testa rapidamente, non dovevo dirgli niente. Assolutamente.
“N-No, niente. Andiamo.”
Intravidi un sorriso soddisfatto disegnarglisi sulle labbra e dovetti ammettere che mi fece estremamente piacere.
Ormai diventava sempre più palese il mio sentimento nei suoi confronti e...beh, se non fosse stato per la mia testardaggine, mi sarei anche gettato più che volentieri tra le sue braccia.


Mi accompagnò a casa senza problemi, ormai mi stavo abituando alla velocità della sua moto. Inoltre viaggiare in quel modo era per me una scusante per stringerlo senza dimostrare ciò che davvero provavo.
Era divertente sotto un certo lato e mi faceva sentire bene.
Arrivati a casa, quasi mi dispiacque dover scendere dal motoveicolo e lasciare quel granchiaccio. Alla fine la giornata non era andata poi così male.
Tolsi il casco e guardai Manigoldo fare lo stesso.
“Dunque per oggi ti devo salutare. Quasi mi dispiace lasciarti così.”
Ridacchiò scendendo dalla moto. Prese il casco che avevo in mano e lo posizionò nello scomparto sotto il sedile.
Osservai i suoi movimenti con attenzione e un timido sorriso mi si disegnò sulle labbra. Posai involontariamente una mano sulla sua schiena e la fronte tra le sue scapole.
Avvertii il suo corpo irrigidirsi.
“D...Dolcezza?”


“Albafica. Mi chiamo Albafica...quante volte te lo dovrò dire?”
Chiesi fingendomi esasperato.
Lo sentii voltarsi, ma non mi smossi. Rimasi semplicemente nella stessa posizione, per cui la fronte mi finì nell'incavo della sua spalla.
“Penso che dovrai ripeterlo ancora tante volte, a me piace chiamarti dolcezza.”
Sorrise e mi strinse in un abbraccio che non rifiutai. Ridacchiai tra me e me, portandogli le mani sulla schiena.
“Stupido granchio.”
Commentai e sollevando appena la testa, mi trovai con il viso di fronte al suo per l'ennesima volta. I nostri sguardi si persero l'uno in quello dell'altro e entrambi fummo indecisi sul da farsi.
“Manigoldo...tu vuoi baciarmi, vero?”
Chiesi d'un tratto, provocando un velato imbarazzo sul suo viso. Venne però da lui ben celato grazie a un sorriso sfrontato.
Fu sincero.
“Se dicessi di no sarebbe mentire. Per cui non lo farò. -Vidi le scintille del suo sentimento brillargli negli occhi e non potei non sorridere.- Tu...non immagini quanto fui felice, tempo fa, quando Cardia capitò al “Sanctuary” e mi parlò di te.
Realizzai di avere ancora qualche possibilità di rivederti...ed era solo quello che volevo.
Ora puoi prendermi anche per uno stupido...ma non ti ho mai dimenticato dopo quel mese passato insieme in Irlanda.”
Le sue parole furono intense e mi travolsero fin troppo all'improvviso. Quella era...davvero una bellissima confessione, se lo era...non ne avevo mai ricevute di così elaborate dopotutto.
Boccheggiai e mi mancarono le parole, oltre che battiti al cuore. Dovetti deglutire e stringermi di più a lui per l'imbarazzo.
“Ca-Cardia? Vuoi dirmi che c'è anche quel dannato di mezzo??”
Udii Manigoldo ridacchiare.
“Perchè? Non lo avevi già intuito? Se non fosse stato per lui non saresti arrivato a lavorare nel locale di mio cugino.”
M'irrigidii. Non seppi mai quante bestemmie lanciai rivolte a mio cugino in quel preciso istante.
“Se non lo ammazzo è un miracolo...”
Posai la guancia al suo petto e sospirai. Portò una mano sulla mia testa ed iniziò ad accarezzarmi delicatamente i capelli ancora legati nella coda alta.
“Non lo fare, abbi pietà di lui, dolcezza.”
Sospirai.
“Va bene, non gli farò niente...ma sarà meglio che quello scorpione non provi a tramare ancora alle mie spalle!”
Alzai la testa e feci per allontanarmi da Manigoldo. Tuttavia mi bloccai e lo guardai con la coda dell'occhio.
Esitai per un istante, ma poi decisi di fargli una proposta.
“Ti va di...rimanere ancora un po' con me stasera? Vorrei offrirti qualcosa da bere.”
Lo sorpresi.
“Sei sicuro di non voler riposare?”
Alzai le spalle.
“Tanto da domani devo mettermi sotto con lo studio, per cui meglio che mi goda la serata.”
Sorrisi e afferrandolo per la mano, lo trascinai fin dentro casa.
Sapevo bene che a lui non dispiaceva stare in mia compagnia, però allo stesso tempo lo sorpresi non poco.




Casa mia era silenziosa. Fin troppo silenziosa, pertanto qualcosa non mi convinceva per niente.
“Sono tornato!”
Dissi ad alta voce e dopo qualche passo notai le luci della cucina accese. Un gran vociare proveniva da quella stanza.
Lasciai la mano di Manigoldo e gli feci cenno di seguirmi. Appena varcai la soglia il chiacchiericcio terminò e diversi paia di occhi furono puntati su me e il mio collega.
Sgranai gli occhi quando riconobbi alcuni dei presenti.
In piedi, appoggiato a fornelli della cucina, stava mio zio: Luco Griffiths. I lunghi capelli pettinati alla stessa maniera di mio padre, solo più scuri, gli ricadevano scompigliati sulle spalle.
La sua espressione era dura e fredda più del marmo, visibilmente arrabbiata. Ma quando mai lui non lo era?
Sua moglie era seduta a tavola e non fiatava, Eleonor dopotutto non lo faceva mai quando il marito teneva quell'espressione in viso.
Insieme a lei, i quattro figli erano posti in modo disordinato attorno al tavolo.
Milo faceva ciondolare la testa da una parte all'altra del collo, annoiato.
Aspros e Defteros alzavano di continuo gli occhi al cielo, esasperati dagli argomenti che molto probabilmente il padre stava trattando con il fratello.
Cardia...lui tra i quattro era decisamente il più nervoso, lo notavo dalla sua espressione apparentemente svogliata ma dallo sguardo psicopatico.
Era probabile che volesse Luco fuori dai piedi e se non ci fossero stati anche i fratelli di mezzo, probabilmente avrebbe provveduto lui stesso a calciarlo oltre la soglia di casa.
“Che sta succedendo qui?”
Chiesi d'un tratto.
Non vedevo Lugonis e ciò mi preoccupava. Dove poteva essere?
Feci appena qualche passo e fortunatamente lo vidi fare capolino dall'angolo della cucina che conduceva a uno sgabuzzino.
In mano teneva un faldone con dentro documenti vari. Mi vide.
“Albafica! Non pensavo saresti tornato tanto prest-uh? Lui chi è?”
Chiese notando il granchio alle mie spalle. Quest'ultimo in parte imbarazzato gesticolò e dovette anche deglutire.
“Chiedo scusa per l'intrusione. Sono Manigoldo, un amico di Albafica. Non era mia intenzione disturbare.”


“Tranquillo, non lo fai. Gli amici di mio figlio sono sempre ben accetti.” “Tranne stavolta, fratello.”
Intervenne Luco, guardando malissimo Lugonis. Entrambi si scambiarono sguardi che fecero scintille.
“Questa è casa mia, pertanto può restare.”
Concluse infine il maggiore dei due. Io guardai l'italiano e sospirai. Mi posò una mano sulla spalla rivolgendomi un sorriso.
Sembrava volermi dire di non preoccuparmi.
“Alb, per favore siediti. Ho bisogno che sia presente anche tu e-Manigoldo, prego fai come se fossi a casa tua.”
Non protestammo e ci sedemmo tra i due gemelli e Cardia. Quest'ultimo era alla mia destra.
“Che sta succedendo qui?”
Mormorai per non farmi sentire e lui si incarnò le unghie nelle braccia, tanto era nervoso.
“Luco ha scoperto Aspros con Asmita questo pomeriggio.”
Disse d'un tratto, rivolgendo l'occhiata al gemello maggiore. Questo non sembrava farsi troppi problemi, ma era seriamente esasperato e Manigoldo di fianco a lui lo avvertiva.
“Qui la tensione si taglia con un coltello...”
Sussurrò vicino al mio orecchio e, ahimè, dovetti dargli ragione. Sfiorai la sua mano, che aveva posato sul mio ginocchio, con le dita.
“Purtroppo...penso che non assisterai a un bello spettacolo.”
Posai definitivamente la mano sulla sua ed abbassai lo sguardo. Lui sembrò decisamente preoccupato e mi accarezzò la pelle con il pollice.
Apprezzavo che volesse tirarmi su di morale e lo trovavo davvero gentile da parte sua. Ora capivo bene quanto ci tenesse a me.
“Molto bene, direi che possiamo iniziare, mio caro Luco.
E' la seconda volta che ci riuniamo tutti insieme in questo modo e sinceramente, speravo non sarebbe più successo...tuttavia conoscendo la tua cocciutaggine, dovevo immaginare che prima o poi ci saremmo rivisti in questo modo.”
Disse Lugonis, posando il faldone con tutti i documenti, sul tavolo.
“Qui c'è tutto quello che serve. Vuoi liberarti anche di Aspros? Bene, se lo fai lui viene a stare qui con me come ha fatto Cardia.”
Sul viso di Luco si disegnò una smorfia di vero disgusto e il suo sguardo si scontrò con quello del fratello.
“Devi sempre ergerti a difesa dei miei figli, vero? Mai una sola volta hai concordato con me. L'avevo detto che quella di Cardia sarebbe stata una malattia che avrebbe contagiato tut-” “MALATTIA?”
Lo scorpione di fianco a me balzò in piedi. I capelli a momenti gli stavano ritti in testa e le unghie ancora un po' penetravano il legno del tavolo che stava stringendo tra le mani.
“Io non sono malato! Seguo solo i miei sentimenti e se questi mi portano solo ad amare gli uomini, non è colpa mia!”


“Invece lo è! Avresti potuto ricorrere già anni fa a un trattamento psicologico, invece l'hai sempre rifiutato!”


“Trattamento psicolo- dio mio! Quello che ha bisogno dello psicologo tra noi due sei tu, papà! La mia omosessualità prima e ora quella di Aspros, non sono malattie né questioni psicologiche!”


Udii il gemello maggiore sospirare e a quel punto intervenne alzandosi dalla sedia. Corse in aiuto del fratello e fu decisamente più diplomatico di lui.
“Cardia, nonostante la sua impulsività, ha ragione. Noi due non siamo malati, abbiamo semplicemente lasciato aperto il nostro cuore e questo ci ha condotto verso quella strada che per certe persone è inconcepibile da seguire.”
Fu piuttosto calmo e disponibile al dialogo, nonostante tra i due gemelli fosse quello più aggressivo. Defteros di fianco a lui teneva una mano sul suo braccio con l'intento di dargli man forte.
Aspros ovviamente ne era lieto.
“Voi due...tsk, non so come possiate essere nati con i miei stessi geni in corpo. Non volete dare un futuro alla nostra famiglia, vero?”
Di nuovo Luco utilizzava la scusa della discendenza per difendersi dai colpi inflitti dai figli. Non lo sopportavo quando faceva così e lo si capiva dalla mia espressione fredda e nervosa.
Manigoldo per aiutarmi mi strinse la mano e mi dispiacque il fatto che quasi gli incarnai le unghie nella pelle.
Scorsi il suo volto incrinarsi lievemente in una smorfia di dolore. Tuttavia portò pazienza, mi sarei scusato con lui dopo quella dannata riunione di famiglia.
“Luco! Ora basta!
Non devi trattare così i tuoi stessi figli, te l'ho già detto!”


“Smettila di atteggiarti a superiore! Dovresti scendere da quel dannato piedistallo una volta ogni tanto, tch. -Fece una pausa, poi si avvicinò al tavolo.- Se Aspros rimarrà qui con te, allora Milo e Defteros non potranno più vedere né lui, né Cardia.
Questa è la mia condizione.”


“COSA?”


Fu un'esclamazione generale che lasciò esterrefatto Manigoldo al mio fianco. Balzai anche in piedi e dovetti trattenermi dal dire qualsiasi cosa.
Il mio collega continuava a guardarmi stupito, era infatti strano vedermi tanto alterato. Digrignai i denti.


“Non puoi negar loro di vedersi, Luco. Sono pur sempre fratelli e non hanno mai fatto nulla di ma-” “Tu parli così solo perchè hai Albafica, cosa faresti se un giorno anche lui arrivasse a casa e ti dicesse 'Papà, sono dell'altra sponda!'
Avanti Lugonis, dimmelo.”


Dovetti sgranare gli occhi e provai ad intervenire questa volta. Non notavo però che non ero l'unico ad essersi alterato per quella frase, lo stesso Manigoldo si sentiva preso in causa.
Quest'ultimo, per non farmi parlare, mi afferrò con vigore il polso e con la sua forza, decisamente superiore alla mia, mi fece tornare seduto.
“Man-” “Non agire ora. So che non sono il più adatto a dirlo, dato che sono impulsivo...ma questi argomenti li conosco bene anche io.
Mantieni la calma.”
Mormorò guardandomi intensamente. Afferrò nuovamente la mia mano e intrecciò le dita alle mie, senza farsi notare da nessuno.
Una velata malinconia era celata oltre i suoi occhi, quei discorsi non dovevano metterlo a suo agio. Mi sentivo in colpa e quindi tenni stretta la sua mano.
“Se Albafica fosse omosessuale dici? Beh, di sicuro non lo caccerei né sbranerei. Sarebbe una sua scelta e di certo io non pretendo mi dia dei nipoti.
Voglio solo la felicità di mio figlio e che si costruisca un futuro in armonia con sé stesso.”
Alzai lo sguardo in quel momento e Lugonis mi rivolse uno dei suoi sguardi ricolmi di gentilezza. Ogni volta che lo vedevo con quella luce negli occhi, tutto in me vacillava. Amo e ho sempre amato mio padre per la sua apprensione.
Qualunque fosse il mio problema, la mia necessità, lui era sempre lì. Se mi sentivo solo mi offriva il suo abbraccio, se dovevo piangere esponeva la sua spalla senza esitazione.
Era il mio punto di forza, il mio sostegno...la mia famiglia in tutto per tutto.
Mentre lo pensavo, gli occhi mi si fecero lucidi e dovetti portarmi una mano alla bocca per nascondere il tremolio delle labbra.
Volevo piangere perchè ero commosso e allo stesso tempo perchè sapevo di dovergli dire, prima o poi, ciò che stava succedendo con Manigoldo. In particolar modo ciò che stavo provando.
Lugonis notò che mi stavo trattenendo, pertanto interruppe il discorso con il fratello.
“Alb, puoi andare in camera tua. Qui non c'è bisogno che tu rimanga e Manigoldo, per favore, stagli vicino nel frattempo, se sei suo amico.”
Guardò il mio collega con lo stesso sguardo e si ritrovò ad annuire.
“Con permesso allora.”
Alzatosi, mi posò una mano sulla spalla e quando mi sollevai dalla sedia ci avviammo verso la mia camera.
Luco sembrava piuttosto infastidito dal comportamento del fratello, mentre il resto dei presenti aveva capito le intenzioni di Lugonis.
“Lo zio è sempre troppo buono.”
Commentò ironicamente Defteros, mentre Aspros annuiva. Cardia si trovava a concordare, ma allo stesso tempo...era felice per me e Manigoldo.


Giunti in camera, chiusi rapidamente la porta e ci scivolai contro. Le ginocchia mi stavano ormai cedendo e quando giunsi a terra, scoppiai in un pianto di sfogo sotto gli occhi increduli di Manigoldo.
“E-ehi! Albafica!”
Mi soccorse nell'immediato posandomi le sue forti mani sulle spalle. Girandomi verso di lui, avverrai la sua camicia e la strinsi forte tra le mani per poi appoggiarmi con la fronte al suo petto.
Singhiozzai. Non sapevo se sentirmi triste o felice.
Forse dovevo definirmi entrambi. Non volevo che Aspros finisse trattato male come Cardia, ma specialmente...Luco non doveva mettere loro alcun limite.
Le parole di Lugonis nei miei confronti poi...quelle erano state il colpo di grazia per il mio povero cuore. Singhiozzai contro il petto dell'italiano.
“S-scusa...Manigoldo...”
Cercai di darmi una calmata, ma tutto era inutile. Lui mi aiutò ad alzarmi e mi portò sul letto in modo tale da stare più comodi entrambi.
“Non ti scusare e sfogati. Devi avere tanto dentro da dover esternare.”
Mi strinse e riuscii a sentirmi meglio già dopo qualche minuto. Piansi molto, ma l'aiuto dell'italiano fu decisivo.
Da solo molto probabilmente sarei rimasto a piangere fino a notte fonda, invece...grazie a lui ora avevo finito le lacrime.
Alzai lo sguardo e allontanai leggermente il viso dal suo petto, dovevo asciugarmi la faccia e gli occhi arrossati.
“Ti ho bagnato la camicia...mi dispiace.”
Lui mi porse un fazzoletto in stoffa che teneva in tasca.
“Usa questo e non provare a chiedere scusa di nuovo.”
Lo guardai e vidi il suo solito sorriso sfrontato. Era incorreggibile quel ragazzo, sicuramente se mi fossi messo con lui...beh, mi avrebbe tirato matto.
Ridacchiai tra me e me.
“Scu- Venni guardato male.- e-ecco, grazie per il fazzoletto! Così va bene?”
Lui annuì e mi trascinò in un altro abbraccio che fece cadere entrambi sdraiati sul letto. Rimasi sorpreso, ma udendo la sua risata, non potei fare a meno di aggregarmi.
“Sei pazzesco, Manigoldo. Cocciuto come pochi.”


“Senti senti da che pulpito. Parla il santarellino.”


Mi posò un bacio sulla guancia e non smisi di sorridere. Era incredibile come fino a solo qualche minuto prima io stessi piangendo mentre ora...ero intento a ridere e scherzare con lui.
“Ehi, io ho più stile di te ad essere testone.”


“Ma fammi il piacere!”
Un'altra fragorosa risata fuoriuscì dalle nostre bocche e finimmo di nuovo avvinghiati l'uno nelle braccia dell'altro.
Una qualsiasi persona esterna agli eventi ci avrebbe dato degli ubriachi. Eppure non me ne sarebbe importato nulla.
Stavo bene messo in quel modo con Manigoldo e stavolta...se me l'avessero chiesto non lo avrei negato.
“Grazie granchiaccio, hai fatto molto per me stasera.”
Ammisi d'un tratto, mentre posavo la testa sul cuscino. Lui appoggiò il capo sul proprio braccio e prese ad osservarmi con attenzione.
“Ti sbagli. Sono solo rimasto me stesso, dolcezza. Al resto hai provveduto tu...vedi... -Si avvicinò con il viso al mio, sorprendendomi.- Ti sei fidato di me.”
Rimasi senza parole, poiché non trovai niente da rispondergli. Forse trovare una scusa era diventato ormai un obbligo per, ma questa volta non ce la feci.
Abbassai lo sguardo e in compenso mi avvicinai di più a lui. Accennai un sorriso.
Ero sorpreso anche di me stesso perchè non mi sentivo per niente agitato. Ero a un soffio dal suo viso e il mio unico desiderio era rimanere lì, o avvicinarmi di più a lui.
Portai lentamente, con fare timido, una mano sulla sua guancia e gliela accarezzai delicatamente con solo la punta delle dita.
“Qui finisce male...vero?”
Chiesi ironicamente, sapendo di sembrare così anche molto stupido. Mi morsi nervosamente il labbro inferiore.
“Dipende da te. Lo considereresti un male se succedesse?”
La sua domanda mi spiazzò non poco e dovetti arrossire visibilmente. Cercai di non guardarlo negli occhi, ma quelle pietre preziose incatenarono il mio sguardo al suo.
“Non lo so...forse sarebbe solamente strano perchè...insomma...ho sempre...dichiarato di essere tutto il contrario sia davanti a te, che davanti ai miei amici...”


“Sentiti libero di fare quello che vuoi, Albafica.”
Sempre quegli occhi...quell'intensità e sincerità nelle sue iridi...
Vacillai terribilmente.
In due giorni erano successe molte cose e...un semplice ragazzo, che pensavo di non conoscere, aveva risvegliato in me emozioni assopite.
Un mese avevamo passato insieme, ma era stato intenso. Forse ero riuscito a conoscerlo meglio di qualsiasi altra persona in lunghi anni.
Lui doveva pensare lo stesso da come mi guardava.
Non era fine, era rude, testardo, sfrontato e guerrafondaio quando voleva, ma teneva sempre il sorriso sulle labbra qualsiasi cosa accadesse.
Quel suo lato mi piaceva più di ogni altro e faceva in modo che mi sentissi ancora più attratto da lui.
Deglutii ed avvertii il cuore battermi forte in petto.
“Non so quasi niente di te...”
Commentai e in risposta ricevetti una semplice carezza.
“Se è per questo nemmeno io. Per quanto mi riguarda sono entrato nella tua vita come un carro armato, o sbaglio?”


“Già, vorrei infatti specificare tutte le caratteristiche che ti fanno assomigliare a un Panzer o a un Centurion.”
Risi stringendomi a lui.
“Ciò nonostante...per te sarebbe un problema conoscersi pian piano?”
Lo guardai con curiosità e scossi appena la testa.
“Non credo.” “Allora non vedo il bisogno di farsi problemi.”
Si avvicinò ancora di più e così facendo le nostre labbra si sfiorarono, le une a pochi millimetri di distanza dalle altre.
“Sappi che ti prendi una responsabilità così facendo...”


“La sosterrò.”


“Mi faccio carico delle problematiche degli altri come mio padre...sei disposto a sentirmi sbottare come poco fa?”


“Di certo non è colpa mia se hai questo difetto, ma è un lato che ti rende comunque interessante per cui...sarò qui per aiutarti e ti lascerò fare.
Anche quando vorrai parlare, ci sarò.”


Lo guardai negli occhi con attenzione e non notai alcun accenno di menzogna. Mai avrei voluto sentirmi dire tali frasi solo per essere accontentato.
Volevo quindi essere sicuro.
“Manigoldo io...io...”


“Si?”


“Non posso ancora...”
Lo vidi sgranare d'un tratto gli occhi e la delusione si palesò sul suo viso. Lo nascose nel cuscino e lo udii sospirare.
“Perchè non ancora? Quanto tempo ti serve per capire che ti piaccio, me lo spieghi?”


“Io non-”


“Hai la possibilità di stare insieme a una persona che è cambiata solo per te! E questa persona vuole solo una cosa: vederti felice e tenerti tra le sue braccia.
Non capisco per quale motivo non riesca ad entrarti in zucca!”


Si mise seduto di scatto. Mi sentivo in colpa, ora si che lo vedevo nervoso. Sapevo che la risposta non gli sarebbe piaciuta...eppure...
Sospirai e capii di aver sbagliato. Non volevo assolutamente infrangere le sue speranze, soprattutto ora che sapevo da quanto tempo aveva desiderato stare con me.
“Prima di partire per l'Irlanda ho avuto delle ragazze. Sono sempre stato il tipo da preferire le more alle bionde e ammetto di essere stato parecchio selettivo certe volte. -Confessò.- Tuttavia...quando siamo partiti e mi sono trovato in casa con te...ho cominciato a nutrire un profondo interesse nei tuoi confronti, ma questo ormai già lo sai. -Sospirò e portò un ginocchio contro il petto, per appoggiarci sopra il braccio.- Non pensavo avrei mai iniziato a provare sentimenti piuttosto forti nei confronti di un uomo...tu sembravi essere l'unico a potermi dare ciò che volevo.
Sei sempre stato una sfida e...ed era ciò che cercavo. Non mi sono mai piaciute le cose troppo facili da ottenere, ma tu eri...irraggiungibile.”
Sorrise come suo solito. Anche quando era giù di morale quella sua insolita allegria non lo lasciava.
Mi stupiva e non potevo nasconderlo.
Tirai un lungo respiro e non ce la feci più.
“Smettila!”


“Uh?”


“Non parlare così, come se ogni speranza fosse persa!”
Lo afferrai per la collottola della camicia e lo costrinsi a girarsi in mia direzione. Fui rapido e mi trovai in pochi istanti ad un soffio dalle sue labbra.
“Tu-tu-dannato non riesco mai a ragionare per colpa tua! Ti odio!”
Ma ciò che feci fu l'esatta dimostrazione di quanto fossi contraddittorio. Tremai, l'intero corpo vacillò a causa della tensione dell'agitazione.
Sorpresi persino Manigoldo ,che non si aspettava un tale gesto da parte mia, dopo ciò che avevo detto.
Strinsi al meglio i lembi della sua camicia, quasi li artigliai. Non volevo mi sfuggisse, non doveva assolutamente allontanarsi da me!
L'avrei obbligato a tornare il granchiaccio sfrontato di pochi minuti prima e non quel ragazzetto deluso.
Il tutto sembrò infine piacergli, le sue mani posate sui miei fianchi, me ne diedero conferma.
Le nostre labbra si erano finalmente sovrapposte, le une alle altre, dopo tanto esitare.
Era una sensazione strana, perchè i pochi baci che avevo dato erano sempre stati sulle guance di mio padre.
Sentirmi a contatto con un'altra persona...in particolare di un individuo che ormai suscitava in me forti emozioni, era diverso.
Manigoldo si voltò, favorendo così il nostro contatto. Non lo approfondì, ma lasciò che questo durasse svariati secondi, che divennero due minuti buoni.
Ero imbarazzatissimo e avevo paura di cosa avrebbe potuto dire una volta terminato quel bacio. Avrei voluto aspettare. Avrei voluto sentirmi più pronto, ma lui mi aveva costretto a prendere l'iniziativa...o meglio, il mio cuore mi aveva obbligato!
Lo maledicevo e allo stesso tempo ero felice di aver agito.
Ero certo che non me ne sarei per niente pentito, per cui lasciai i lembi della camicia di Manigoldo, per passare le braccia attorno al suo petto allenato.
Infine interrompemmo quel contatto di labbra solo lievemente umido. Ci guardammo negli occhi per lunghi istanti che mi misero in imbarazzo.
Un dolce sorriso birbantesco increspò le labbra di quel maledetto granchio.
“Ci voleva così tanto per baciarmi?”
Arrossii fino alla punta delle orecchie e tentai di spingerlo via. Provai anche a nascondere il viso ma niente, nulla di fatto. Ero stato intrappolato fin troppo bene da lui.
“S-stai zi-zitto...io non lo volevo in realtà...”


“Ah no?”
Scossi la testa per negare e cercai nuovamente di spintonarlo via. Sbuffai.
“Allora, mi molli? Ti avevo in vitato per bere, non per farti dichiarare il mio ragazzo!”


“Vuoi dire che non lo sono?”
E mi strinse meglio a sé mentre rideva a suo modo. Talvolta forse la sua risata era più simile a un ghigno che ad altro...
“No! Un semplice bacio non fa di te qualcuno di così importante.”


“Sei proprio un pesce testardo e contraddittorio! Oh va beh, vorrà dire che un modo per farti cambiare idea lo troverò.”
Berciò con aria vagamente malefica, prima di spingermi sdraiato sul letto. Si posizionò sopra e mi baciò avidamente la guancia.
“E-ehi! Guarda che pesi!”


“Sono tutto muscoli, dovresti essere contento di riuscire a toccare così tanto ben di Dio.”


“COSA?! Ma-Manigoldo ora stai proprio esagerando!”


Nel tentativo di scrollarmelo di dosso, gli toccai gli addominali. Deglutii poiché erano ben tirati a causa della posizione. Vacillavo...la mia mente vacillava...
Cercai di dimenarmi ugualmente.
“Se non ti scosti giuro che urlo!”


“Si, così arriva anche tuo zio e ti etichetta come un poco di buono.”


Mi pietrificai.
“Il ragionamento non fa una piega...ciò nonostante non significa che puoi fare quello che vuoi! Avanti togli-HM!”
Tappò la bocca del sottoscritto all'istante, rubandomi un altro bacio solo superficiale. Lo maledii. Quando mai avevo deciso di invitarlo dentro casa mia!
Ma quello sarebbe stato solo l'inizio della tortura per il sottoscritto. Non sapevo ancora che tipo di miccia avevo acceso, ma soprattutto...che lato di Manigoldo avevo ormai risvegliato.
Non era più il ragazzetto di tre anni prima e non sarebbe mai tornato ad esserlo. Ormai era un uomo imponente e...assai forte.
Con quel semplice bacio avevo quindi firmato la mia condanna. Ciò che da lì in poi sarebbe successo, lo avevo provocato solo e soltanto io.
Ma ero certo che i miei problemi non erano i soli a doversi presentare, ne mancavano degli altri ed erano rappresentati proprio da persone con cui passavo il tempo ogni giorno...
Quale peccato avevo commesso, in vite precedenti, per meritare quelle torture?

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L'angolo dell'autrice:
Buonsalve!
E dopo settimane di studio, simulazioni di esami e lavoro incessante per un Cosplay- e di conseguenza relativa fiera- sono tornata a scrivere a pubblicare un nuovo capitolo!
Sono un po' sfinita ultimamente, ma aver scritto del mio amato pesciolino mi ha ridato la carica <3
Due parole sul capitolo:
Finalmente Albafica vacilla ed inizia a cedere, se non cede direttamente, il caro Manigoldo è troppo irresistibile dopotutto (Verrò uccisa dalle Piranha Rose di Albafica, nel caso sappiate che vi ho voluto bene Ho tentato di far spiccare le figure di Sage e Lugonis proprio perchè ci tengo al legame che hanno con i rispettivi figli e nipoti. Sono due personaggi che adoro e farò del mio meglio per renderli al meglio.
Come al solito mi sto divulgando troppo, per cui termino qui augurandovi una buona e scorrevole lettura!
Un abbraccio.
XamuPrimeOakenshield.
Piccola anticipazione:
Il prossimo capitolo sarà particolare poichè non verrà incentrato solo sulla relazione di Albafica e Manigoldo, ma vi sarà lo sviluppo di un'altra coppia e annuncio già che non sarà l'unico capitolo di questo genere.
   
 
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