Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Airyha    18/03/2015    3 recensioni
"Che razza di metodo assurdo, dare testate in quel modo, Sherlock. Dove diavolo hai imparato a fare a botte?"
One shot (di pura idiozia patologica) dedicata all'uso esclusivo che il Consulting Detective fa del proprio brillante cranio :D
Perché limitarsi a sfruttarne le geniali capacità se può rappresentare un'arma dalle conseguenze devastanti?
Enjoy! XD
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Holà! Eccomi di nuovo. (non fischiate, eh xD)

Ho deciso di scrivere una piccola boiata che mi è venuta in mente guardando una delle splendide capocciate del consulente investigativo. La noia fa brutti scherzi a volte XD

Da qui sono approdata in un possibile flashback nei ricordi di Sherlock.

Una storiella (?)  da non prendere troppo sul serio XD Spero vi piaccia. Fatemi sapere!

Come sempre i personaggi non mi appartengono e non c'è alcuno scopo se non quello di.. ehm.. allietarvi un po' ? xD

 

Tecnica Personale

Sherlock aveva le mani legate dietro la schiena e la canna di una pistola a due centimetri dal viso.

Non che fosse una novità. John fissava la scena teso tenendo a propria volta sotto tiro il malvivente.

"Di' addio al tuo bel cranio ricciuto, Sherlock Holmes" sorrise l'uomo mostrando una fila di denti gialli e un alito disgustoso.

Sherlock in un movimento rapido tirò indietro la testa colpendo con forza il viso dell'uomo.

K.O. Di già? L'irritazione del consulting detective s'impennò a dismisura

Ma che diavolo ne era stato delle geniali menti criminali di un tempo?

"Spiacente, il cranio mi serve. Tu non saprai che fartene ma il mio è di estrema importanza" borbottò arrabbiato allontanando con un calcio l'arma mentre la fronte pulsava dolorante

"Sei impazzito? Aveva una pistola!" lo rimbrottò John avvicinandosi per slegargli i polsi.

"Lo avevo notato, John" sbuffò in risposta annoiato

"Che razza di metodo assurdo, dare testate in quel modo. Dove diavolo hai imparato a fare a botte?"

 

Fin da piccolo ho dovuto cavarmela da solo.

Non ho mai chiesto protezione. Anche se mio fratello a modo suo ha sempre cercato di garantirmela.  E ancora ci prova. Costantemente. Con scarsi risultati, ovvio.

Per quanto sia una delle poche persone di cui mi sia mai fidato veramente non ho mai accettato il suo aiuto. Devo ammetterlo, inizialmente per codardia.

Il complesso del fratello minore ha avuto la sua parte, certo, ma era la codardia il vero motivo.

 

Ero solo un bambino la prima volta in cui mi picchiarono. Perché mi picchiarono, non  sarebbe corretto dire che "feci a botte". E lo ricordo perfettamente.  Non erano poi molti, tre o quattro idioti al massimo. Rimossi dal mind palace già il giorno dopo. Ma ho conservato a lungo il ricordo  del dopo. Non per le botte che bruciavano come fuoco e nemmeno per le ferite che sanguinavano inclementi.. ma per la vergogna.

La delusione profonda che mi spingeva a voler persino farmi del male da solo pur di non vedere la sconfitta bruciante in ogni graffio.

Impaurito avevo lasciato che il mio corpo si bloccasse. Ero rimasto immobile. Avevo subìto tremante una paura irrazionale di qualcosa che avrei dovuto evitare.

Se solo il mio corpo non si fosse ribellato, ovviamente.

 

Non ero riuscito a guardare mio fratello per le settimane seguenti. Ero a pezzi. In ogni senso.

E meritavo di peggio solo per aver permesso che accadesse.

Affondavo sempre di più le unghie strappando più di quanto già non avessero fatto gli altri.

Mai più.

Mentre ancora le mani tremavano per mille emozioni diverse, vermiglie a dispetto della mia pelle troppo pallida, avevo capito che mai più sarebbe accaduta una cosa simile. Non era un giuramento, era un bisogno impellente.

 

E le occasioni non mi sono certo mancate. Per quante volte io sia finito al tappeto, spezzato, rotto, insanguinato, mai più ho permesso che il mio corpo si bloccasse.  Non tutto almeno.

 

"Reagisci!

Se le mani tremano stringile più forte!

Se la paura immobilizza i piedi allora scaglia quanti più pugni puoi!"

 

Da brillante incapace, con i pensieri ero molto più avanti dei miei nervi che troppo occupati a registrare quella scarica di adrenalina e paura, inevitabilmente si congelavano inermi.

Solo su una cosa mantenevo il controllo, qualcuno potrebbe dire per deformazione professionale ma a me piace chiamarla dote naturale: la mia mente. Il mio cervello che registrava più in fretta di quanto avesse mai fatto ogni dettaglio, ogni mossa, ogni errore che commettevano.

Ma che, maledizione, non riusciva più a riconnettersi con il resto di me. Era tutto fuori posto. I fili penzolavano ondeggiando al ritmo dei pugni che incassavo.

Così avevo fatto l'unica cosa che ancora non avevo provato: avevo staccato la presa principale.

Non credevo di doverlo mai dire ma beata ignoranza!

In un moto irrazionale mi ero scagliato in avanti. Con forza, caricando con furia arrabbiata.

Avrei fatto di tutto per non provare più quella vergogna.

Se proprio dovevo andare a terra qualcuno avrebbe portato qualche segno. Avrebbero dovuto pagarla abbastanza cara da non dovermi, in un secondo momento, rigirare nel letto in preda ai rimorsi. Sarebbero bastati i lividi e le ossa rotte ad evitarmi il sonno.

 

Ruppi qualche dente e un naso scricchiolò disgustosamente facendo un dolore inimmaginabile persino a me. E poi ovviamente mi massacrarono. Le presi di brutto quella volta. Qualche cicatrice la conservo ancora tra la moltitudine delle molte altre più fresche e credo anche più dignitose. Ma quando se ne andarono lasciandomi solo sull'asfalto in condizioni orrende..  Risi.

Dio, quanto!

Risi asciugandomi il sangue dalla bocca martoriata. Risi sguaiatamente facendomi più male di quanto potessi ancora sopportare. Probabilmente con una crisi isterica in corso, lo ammetto.

Ma risi come mai in vita mia.

 

Quando riuscii ad arrivare a casa bussai alla porta sfiorandomi il taglio profondo sulla fronte come un prezioso trofeo mentre gli occhi bruciavano per il dolore. Alla vista delle mie condizioni la faccia di mio fratello mutò impercettibilmente ma tanto bastò.

Ricominciai a ridere superandolo.

Al piano di sopra ancora ridevo tenendomi le costole che sussultavano  inclementi.

Una volta in camera mia persi i sensi per il dolore acuto, ovviamente ma non importava.

Ero un po' più banale e terribilmente più umano di prima ma irrazionalmente soddisfatto.

 

Col tempo mi è stata concessa l'occasione di perfezionare la mia tecnica con diversi candidati. Che gentili.

Permettendomi persino di cacciare quell'inutile senso di impotenza dettato dalla paura.

Più denti e nasi rompevo più mi rendevo conto che più preciso diventavo e che avevo molto più controllo di me.

Purtroppo gli avversari cominciarono a scarseggiare quando riuscii ad individuare punti deboli e mancanze altrui anche solo verbalmente. La soddisfazione non mancava ma quel senso di adrenalina non era così spiccato.

Quando poi avevo avuto la splendida idea del consulting detective  finalmente avevo ripagato l'attesa.

E di certo adesso non mi avrebbero immobilizzato solo con la paura.

Non ero più il tipo.

 

"è tutta tecnica personale, John" rispose il moro strofinando i polsi per alleviare il fastidio.

"Certo, certo. Dalle mie parti si chiama improvvisazione" ridacchiò l'amico più sollevato immobilizzando il malvivente

"Ti assicuro che è frutto di uno studio approfondito" confermò invece Sherlock osservando i suoi movimenti con fare distratto, un sorriso appena accennato e la fronte arrossata.

-----------------------------------------------------------------

 

 

  () ()

  ( . .) 

c( M )

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Airyha