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Autore: genbufan_    19/03/2015    1 recensioni
Io ci provo! Nel terzo capitolo di DB New Wave, concentro l'attenzione su Silverado, il pianeta da cui proviene uno dei principali protagonisti della saga, per raccontarne le origini e l'"attualità".
E' una fase intermedia, più incentrata sulla riflessione che sull'azione, in cui non ci sono praticamente riferimenti al DB "canonico"....
Spero che chi ha apprezzato il resto delle mie storie lo faccia anche con questo momento di approfondimento!
Genere: Science-fiction, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball New Wave'
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<< Che cosa significa, figlio mio? Pensavo che avremmo combattuto insieme, finalmente! >>

Il padre di Jokh, Arty, aveva tutto l’aspetto di un combattente esperto: mediamente alto, muscoloso, con capelli rossi come il figlio, corredati da un pizzetto altrettanto rosso; indossava pantaloni lunghi color kaki, spessi stivaletti, e una canottiera blu ricoperta con un rivestimento di una strana lega metallica, sicuramente studiata per resistere ai colpi.

Al confronto di un personaggio dall’aria tanto dura, Jokh ne sembrava una parodia più scanzonata: al posto di quei pantaloni così militareschi, indossava pantaloni corti che gli coprivano le ginocchia, anziché una semplice canottiera indossava una maglietta sotto una camicia aperta, e i capelli erano lunghi e disordinati, anziché corti e pratici.

Il namecciano Zavin seguiva questo acceso dibattito in disparte, affiancato da Luth, guerriero nato sul suo stesso pianeta ma che solo da poco si era affiancato a loro, dopo essere stato un avversario.

Nel frattempo, osservò gli altri componenti della ciurma: Tsune, la madre di Jokh, era una bella donna dall’aspetto mite ma dallo sguardo sveglio e intelligente, che controbilanciava di molto le caratteristiche del compagno. Mostrava tutte le caratteristiche dei silveradiani, abitanti di un particolare pianeta che il giovane studioso di Namecc non aveva mai sentito nominare, prima dell’incontro con il suo nuovo amico: pelle rosa scuro, rossa si sarebbe potuto dire, rispetto ai pochi terrestri che aveva avuto modo di incontrare, e orecchie leggermente a punta. Più una: una vistosa coda di volpe, questa argentata, come i capelli; era una caratteristica nuova, che gli sarebbe piaciuto comprendere più a fondo. Come mai Jokh e suo padre ne erano sprovvisti? Forse era un elemento che i silveradiani mezzo-sangue, come loro, che avevano lontane ascendenze Saiyan, perdevano?

Del resto anche il fratellino di Jokh, Chokin, che giocava per terra con alcuni robot in miniatura, era privo di coda.

Non così era per lo zio, Winnog, fratello di Tsune e tecnico di bordo: anche lui era provvisto di una coda, rossa come i capelli. Era un uomo dalla stazza possente, tuttavia si percepiva che, come combattente, non era al livello di Arty e del suo primogenito.

Mentre gli altri discutevano, faceva palesemente finta di controllare i monitor dell’astronave, per avere modo di stare a sentire rimanendo in disparte. Era chiaro che teneva molto al giovane nipote.

<< Ma papà, pensa a quanta pubblicità potremo farci in giro per lo spazio! >> rispose Jokh al padre.

<< Diffonderemo il nostro marchio al doppio della velocità: da una parte la tua squadra, dall’altra la mia!  >>

<< Ma tu non sei ancora pronto per lavorare da solo… >> obiettò Arty.

<< Tu dici? Non ti ho appena raccontato cosa siamo riusciti a fare su Namecc? >> gli rispose il giovane silveradiano.

<< Hmm… Questo Neo-Cell è stato un avversario troppo ostico, però… >> rifletté il padre.

<< Proprio per questo devo mettermi in gioco, o non raggiungerò mai il suo livello! E poi non sarò affatto solo: non sai cosa sono in grado di fare questi due che ho portato con me! >>

<< Tu dici? >> insinuò il padre di Jokh, osservando con attenzione i due namecciani, che continuavano a restare in disparte.

<< Vuole mettermi alla prova, signore? >> lo provocò Luth, sorridendo di traverso.

Da dietro le spalle del padre, Jokh gli fece furiosamente cenno di tacere, preoccupato delle conseguenze.

Ma Arty sorrise a sua volta, senza rispondere alla provocazione.

Mentre il guerriero namecciano si chiedeva se quella del ragazzo di Silverado fosse solo soggezione verso il genitore, o se quest’ultimo fosse davvero così temibile, Arty dichiarò, in tono estremamente serio: << Sai di cosa ti stai prendendo carico? Dell’immagine della nostra azienda. Un tuo fallimento equivarrà a un fallimento di tutti noi. >>.

Jokh capì di avere ottenuto il consenso del titolare della “Little Army”, così sorrise dicendo: << Non ti deluderò! >>

A questo punto, il padre scoppiò vistosamente in lacrime, mettendo in imbarazzo tutti e abbracciando il figlio: << Oh, lo so! Mi ricordo quando ancora mi arrivavi al ginocchio… >>

<< Smettila, papà! Non di fronte agli ospiti… >>

Tsune sorrise, poi si rivolse a Zavin: << Mi dispiace, ti sembrerà di essere in una gabbia di matti! La nostra famiglia è così… >>

<< Ma dimmi, Jokh mi diceva che sei molto intelligente e che ti interessi anche di medicina. Sai, io sono il medico di bordo, mi occupo di rimettere in piedi mio marito e gli altri combattenti dopo ogni scontro… >>

Zavin rise, seppur timidamente: << Capisco cosa vuol dire… >>

<< ...Ma purtroppo non posso fare nulla per le teste di questi due! >>. Si rivolse quindi al compagno e al figlio: << Non è vero, ragazzi? A proposito, vi ricordate dove stiamo andando e perché? >>

Arty parve rinsavire, asciugandosi un occhio con la mano, come un bambino << Oh, ma certo! Siamo tutti invitati sul nostro pianeta natale, Silverado, in occasione del Grande Torneo di Arti Marziali! >>

Jokh parve cadere dalle nuvole: << Caspita, possibile che me ne fossi dimenticato? Ma certo, parteciperò più che volentieri! >> disse.

Ma Arty intervenne, tra il deciso e l’imbarazzato: << Beh, veramente no, figlio mio. >>

<< Che cosa? >> obiettò lui, sorpreso.

<< Tu hai un altro incarico: dovrai fare da scorta al Presidente McFox, nel suo tour delle zone più disagiate del pianeta, che si concluderà proprio al Grande Palazzo del Torneo, ma solo per la finale. >> gli spiegò suo padre, il cui tono era diventato improvvisamente più professionale.

<< Ma… >>

<< Niente ma! Poi potrai fare di testa tua, ma se vuoi lavorare per il bene e l’immagine di questa compagnia, allora dovrai abituarti a questi incarichi di rappresentanza. Come sai, i nostri servigi sono gratuiti, e dovuti, per gli abitanti del nostro pianeta. Inoltre questa è un’enorme opportunità per te, non puoi rifiutare. >>

Jokh rimase un attimo a rimuginare, ma aveva compreso che quello era il piccolo prezzo da pagare. D’altro canto, conosceva bene tutti gli atleti del pianeta Silverado, e sapeva già che tipo di scontro potevano offrirgli: stava scoprendo che nell’universo c’erano avversari decisamente più interessanti rispetto a loro.

<< Sai, anche Tilka parteciperà. Probabilmente sarà lei ad arrivare in finale, quindi non devi preoccuparti, riuscirai a vederla all’opera. >> intervenne ancora Tsune, allusiva.

<< Oh, interessante… >> rispose il giovane silveradiano, fingendo indifferenza.

<< Bene, siamo d’accordo. >> concluse Arty << Winnog, rotta verso Silverado! Andiamo a casa! >>

Zavin era decisamente curioso di visitare quel pianeta.

Osservò per un attimo l'unico altro namecciano a bordo, Luth: il suo volto, come spesso accadeva, non lasciava trasparire emozioni.

   
 
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