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Autore: FrancescaPotter    20/03/2015    6 recensioni
«Io non imploro nessuno, Simon Lewis. Se non volevi uscire con me bastava dirlo! Stiamo insieme da cinque anni ormai, non abbiamo bisogno di festeggiare uno stupido anniversario.»
Simon finalmente scoppiò a ridere. «Oh, Izzy, sei così...»
«Così cosa?» Replicò lei in cagnesco sistemandosi una ciocca di capelli bagnati dietro l'orecchio.
Simon la guardò incantato per qualche istante, e quello sguardo le fece venire la pelle d'oca. «Così Isabelle.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izzy Lightwood, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sei così... così Isabelle

 

 

Simon Lewis era scomparso.
Di nuovo.
Lo avrebbe mollato. Oh, sì. Gli avrebbe fatto rimpiangere di averla lasciata davanti a Taki ad aspettarlo sotto la pioggia. Aprì la porta dell'appartamento che condividevano da poco più di due anni ed entrò in casa beandosi del suo torpore. Era fine Novembre e il rigido clima di New York non risparmiava nessuno.
Accese la luce e trovò Simon seduto sul divano in attesa. Indossava una camicia bianca sotto ad un maglione di cotone azzurro chiaro che gli metteva in risalto i muscoli delle braccia. Da quando era diventato uno Shadowhunter, infatti, tra la pelle e le ossa si erano formati dei modesti muscoli dovuti alle ore di allenamento all'Istituto. Ad Isabelle però non importava, dopotutto lo aveva amato anche quando era un vampiro scheletrico ed esile come un fuscello.
Si schiarì la voce prima di parlare. «Si può sapere che cavolo ci fai qui al buio?»
Simon le sorrise malandrino, come se si fosse aspettato una reazione simile. «Oggi è il nostro anniversario.»
Isabelle si tolse il cappotto ed iniziò a srotolare la frusta di electro dal braccio. «Ma davvero?» Fece una finta faccia stupita, sbattendo l'arma sul tavolino viola. «Non me ne ero neanche resa conto. Ti ho solo aspettato per due ore davanti a Taki per poi rendermi conto che non ti saresti presentato! Ho anche chiamato Clary per chiederle dove fossi, ma non mi ha risposto.»
«Avresti potuto mandare un messaggio direttamente a me, no?» Continuò ad infierire Simon come se si stesse divertendo un mondo. Oh, gli avrebbe cancellato dal viso quell'espressione strafottente a suon di calci se non avesse smesso di prenderla in giro.
Si mise le mani sui fianchi. «Io non imploro nessuno, Simon Lewis. Se non volevi uscire con me bastava dirlo! Stiamo insieme da cinque anni ormai, non abbiamo bisogno di festeggiare uno stupido anniversario.»
Simon finalmente scoppiò a ridere. «Oh, Izzy, sei così...»
«Così cosa?» Replicò lei in cagnesco sistemandosi una ciocca di capelli bagnati dietro l'orecchio.
Simon la guardò incantato per qualche istante e quello sguardo le fece venire la pelle d'oca. «Così Isabelle.» Disse semplicemente. I suoi grandi occhi nocciola brillavano dietro le lenti degli occhiali squadrati e la osservavano come se fosse la creatura più bella che avesse mai visto sulla faccia della terra. Era abituata agli sguardi colmi di ammirazione che i ragazzi -e spesso anche le ragazze- le riservavano, ma con Simon era tutta un'altra storia. Più intenso. Più devastante. Più passionale. Quando Simon la guardava in quel modo le mancava il respiro. Anche in quel momento in cui era tremendamente arrabbiata con lui, l'unica cosa che desiderava era gettargli le braccia al collo e passare la notte stretta a lui. Voleva baciarlo.
«E questo che cosa vorrebbe dire?» Chiese invece con voce roca.
Simon, che era stato seduto sul divano per tutto il tempo, si alzò. Le si avvicinò con cautela senza staccarle gli occhi di dosso, come se lei fosse un animale feroce da avvicinare con cautela. Probabilmente lo era, perché se Simon avesse continuato a parlare ad enigmi, Isabelle lo avrebbe picchiato senza troppi scrupoli.
«Significa che sapevo che avresti reagito così.» Le mise gentilmente una mano dietro la vita e la attirò a se, facendo premere il suo corpo contro quello di lei. Prima di entrare in casa si era sfilata gli stivali con il tacco, cosicché ora i loro occhi fossero alla stessa altezza, i loro nasi a pochi millimetri di distanza.
Non lo avrebbe baciato. Non in quel momento. Anche se lo desiderava più di ogni altra cosa.
«Stai forse insinuando che sono prevedibile?» Chiese inarcando un sopracciglio.
Simon rise, e il suo respiro si infranse sulle labbra di Isabelle come un soffio di vento tiepido. «No.» Scosse piano la testa lui. «Tutt'altro.»
Le accarezzò piano la guancia con la mano. Isabelle era ipnotizzata e questo, l'effetto che Simon aveva su di lei, la spaventava ancora a distanza di anni.
«Mi dispiace per questa sera.» Sussurrò dopo un po' di tempo lui.
Isabelle gli allacciò le braccia dietro al collo ed inclinò il capo. «Stavi facendo l'ennesima maratona di Star Wars e hai perso la cognizione del tempo?»
«Non esattamente. Stavo, ehm, cucinando.»
«Cucinando?»
«Già...»
«Ma dovevamo mangiare fuori.» Fece notare lei ragionevolmente. Che senso aveva invitarla a cena per poi preparare da mangiare a casa? A meno che.... sì, lo avrebbe ucciso. «E' forse uno scherzo, Simon Lewis?»
«Be', io non lo definirei uno scherzo.» Si difese lui rubandole un bacio a fior di labbra. «Avevo solo bisogno che tu stessi fuori casa per un po' così da preparare tutto.»
Isabelle rise per la prima volta quella sera. Finalmente si concesse l' agognato bacio che aveva tanto desiderato. Premette le labbra contro quelle di Simon e si beò del suo sapore. La risposta di lui non fu da meno: il bacio si trasformò in qualcosa di più passionale, quasi famelico, ed Izzy si sorprese ad essere lei quella ad interromperlo. «Allora andiamo di là, muoio di fame.»
«No, aspetta. Prima devo chiederti una cosa, poi potremo festeggiare.»
Era confusa. «Dimmi.»
Simon rise nervosamente. Continuava a tenerla stretta a sé con una mano, mentre con l'altra si impossessò di una sua ciocca di capelli ed iniziò a giocherellarci. «Tu sai di essere meravigliosa, vero?»
«Che razza di domanda è mai questa?»
«Non era la domanda! Cioè sì, era una domanda, ma...»
«Simon!»
«Okay, okay.» Fece lui sull'orlo di una crisi isterica. «Intendevo dire che tu sei così determinata, e forte, e bellissima. Quando cammini è come se avessi il mondo ai tuoi piedi. Io invece sono irrimediabilmente imbranato, un nerd fissato con Guerre Stellari e con i giochi di ruolo, e...»
«Abbiamo già avuto questa conversazione.» Lo interruppe lei. «Sono abbastanza sexy per entrambi.»
Simon rise. «Sì, lo sei. Decisamente lo sei. E' solo che non importa quanto tempo passerà, io non smetterò mai di ringraziarti, perché tra tutti, tu hai scelto me. Proprio me, capisci?»
«Sì, mi è abbastanza chiaro il concetto.» Il suo cuore aveva iniziato a battere più forte, non capendo dove il suo ragazzo volesse andare a parare.
«Sono fortunato, perché non hai deciso di stare con me una volta, bensì due. Hai avuto la pazienza di aspettarmi, e non oso nemmeno immaginare quanto tu abbia sofferto per colpa mia. Ma non voglio che accada mai più, Isabelle. Voglio renderti felice, per il resto delle nostre vite.» Simon deglutì e la guardò negli occhi per qualche secondo, come se volesse farle assimilare quelle parole.
«Simon.» Boccheggiò lei. «Cosa significa?»
Lui si allontanò di qualche passo da lei e fece per inginocchiarsi...
«Se ti inginocchi giuro che ti prendo a pugni.» Lo avvertì lei con una risatina nervosa e tirandolo in piedi per un braccio.
«No, okay, allora, dunque.» Nervoso come poche volte lo aveva visto prima, Simon si infilò una mano in tasca e -non con poca fatica- ne estrasse una scatoletta di velluto nero. Isabelle lo guardava con occhi spalancati, come se fosse un alieno appena atterrato davanti a lei. Il cuore le rimbombava nel petto come un pendolo che scandisce la mezzanotte.
Simon appoggiò la scatoletta sul tavolino di fianco a loro e le prese le mani tra le sue. «Lo so che ti fidi di pochissime persone, che i tuoi genitori non sono stati l'esempio ideale di matrimonio perfetto, e so che hai paura. Credimi, sono terrorizzato anche io. Ma io ti amo, Izzy. Ti amo così tanto, e sono convinto che tu ne valga la pena. Sarò sincero: non so che cosa succederà. Non so se staremo insieme per sempre o se tra vent'anni deciderai che non ne puoi più e scapperai con qualche stregone più sexy di me. Però posso giurarti che io qui, adesso, ti amo come non ho mai amato nessuno e che desidero passare il resto della mia vita con te.»
Isabelle alzò le spalle, tremante. «Non mi sono mai piaciuti gli stregoni sexy.»
Il sorriso di Simon si allargò. «Cavalieri del Popolo Fatato?»
Lei storse il naso. «Nah, ho avuto brutte esperienze.»
«Nemmeno Shadowhunters super palestrati?» Chiese Simon continuando a scherzarci su.
Isabelle gli circondò il viso con le mani. «Gli addominali scolpiti sono sopravvalutati.»
«E' un sì, quindi?» Sussurrò lui con voce strozzata. «Vuoi rendermi l'uomo più felice sulla faccia della terra facendomi l'onore di diventare mia moglie, Isabelle?»
«Sì.» Si ritrovò a dire, stupendosi della semplicità con la quale quella risposta le era uscita di bocca. «Sì, sì, mille volte sì!»
Simon prese l'anello e glielo infilò piano sull'anulare della mano sinistra, per poi posarci sopra un leggero bacio.
«Simon.» Lo chiamò Izzy.
«Sì?»
«Grazie.»
«Per cosa?» Chiese lui aggrottando le sopracciglia.
«Per aver scelto me.»




NOTE DELL'AUTRICE
Ciao a tutti!
Questa one-shot è stata davvero scritta di getto. Ieri sera mi è venuta l'ispirazione e l'ho buttata giù velocemente, così come mi veniva, e ammetto di essere abbastanza orgogliosa del risultato.
La proposta ha luogo a casa di Simon e Isabelle, un appartamento a qualche isolato dall'Istituto, cinque anni da quando Simon è diventato uno Shadowhunter. Infatti ho pensato che il loro anniversario cadesse il giorno in cui si sono rimessi insieme dopo l'Ascensione.
E nulla, non ho nient'altro da dire, spero tanto che vi piaccia.
Un bacio,
Francesca 
  
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