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Autore: Eilish    20/03/2015    2 recensioni
Questa è una storia autobiografica metterò i personaggi di Inuyasha anche se non con i nomi.
In breve è una sottospecie di lettera che Kagome ha scritto ad Inuyasha in un mondo fuori dall'epoca Sengoku, cioè ai nostri giorni e di una normale vita quotidiana... Tutto tratta di una storia vera...
Soffrire è umano perché cercare di essere forti quando Dio ci ha donato un modo migliore per sfogarci? Piangete.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chi avrebbe detto che parlarti ancora dopo quattro anni mi avrebbe fatto quest’effetto? 
Chi ti credi di essere per riuscire a far abbattere il mio orgoglio e la superbia?
Perché proprio tu?
Perché io?
 
 
 
Ricordo quando ci conoscemmo… Ci siamo incontrati alle medie e dal primo giorno abbiamo avuto subito un buon rapporto. Un bellissimo rapporto.
Non eri il classico bello e irraggiungibile, non eri quello che aveva vissuto mille disgrazie e non sei mai stato uno molto sveglio sulle questioni di cuore.
Eri un semplice ragazzo, simpatico, bello per quando un ragazzino possa essere bello all'età di 11 anni ma tu per me lo eri, lo sei sempre stato.
Ricordo come al primo anno tutti dicevano che mi venivi dietro ma io sono sempre stata molto ottusa su queste cose e non capii invece quanto era vero ciò che gli altri insinuavano.
 
Via col tempo diventammo immediatamente amici, migliori amici.
Tu odiavi che io stessi troppo con altri e a me dava fastidio vederti provarci con altre, ancora troppo ingenua da capire il reale motivo del mio comportamento.
In seconda media iniziasti ad avere una cotta per quella che era la mia migliore amica e che si trasformò ben presto in una di quelle persone false e civettuole… ricordo ancora quanto stessi male poiché lei non solo ti aveva rifiutato ma si era fidanzata con uno che sinceramente non era niente al confronto tuo… ma come si dice in questi casi? De gustibus non est disputandum… cazzo quanto c’ha ragione.
In terza media iniziò a piacerti una ragazza di un anno più piccola di noi e quella fu la seconda volta che feci la cazzata più colossale in assoluto… incoraggiarti.
Io ancora non capivo nulla, di te, di me, di quello che stavamo facendo poiché ero maledettamente convinta che la migliore amicizia tra maschio e femmina potesse esistere e invece mi sono dovuta ricredere, di nuovo, ancora… per colpa tua.
In poche parole tu ti dichiarasti a lei e subito vi metteste insieme, ero felice o almeno facevo vedere di esserlo anche se in realtà volevo davvero gioire della tua felicità... e cosi cercai di fare.
L’anno della terza media è stato quello più bello per me, quello in cui nonostante tu avessi lei cercavi di avere tempo anche per  me, cercavi di essere sempre nella mia vita… al centro e sapevi che io ci sarei stata per te, qualsiasi cosa tu potevi fare o dire… io c’ero.
In primo superiore nonostante scegliemmo scuole diverse ci tenemmo sempre in contatto.
Era una cosa assurda quando meno lo aspettavo tu eri li che mi chiedevi di venirti a vedere in palestra o di uscire, volevi stare con me lo sentivo, avevi bisogno di un conforto, di una magra consolazione…ed è li che mi iniziai ad illudere soprattutto perché ti lasciasti con la tua ragazza.
Fu un anno di lotte per me… e fu proprio in quel anno che iniziai ad avere dei dubbi sui miei sentimenti.
Vedevo che il mio comportamento non era normale, sapevo che c’era qualcosa di fondo, sapevo che dietro a tutta la gelosia che provavo perché ti stavi sentendo con due ragazze contemporaneamente, tutte e due mie amiche tra l’altro e sapevo che c’era qualcosa che non andava in me nei confronti tuoi.
 
“si può sapere che ti prende?”
“a me? Sei tu che mi riempi di parolacce”
“ma quando? E poi anche se te le ho dette stavo scherzando, maledizione”
“Si ma a me da fastidio”
“Ah scusa com’è allora… le altre possono dirti quello che vogliono possono mandarti a fanculo scherzando quanto gli pare e piace e io no? Che c’è fai differenze?”
“Certo che le faccio… le altre non sono te, con loro è diverso”
 
Io non capivo davvero, non volevo capire…perché sapevo che se avesse parlato ancora io avrei ceduto e alla fine, avrei capito. Tutto.
In quel momento quando litigammo profondamente per una cavolata del genere pensai di essere stata sottomessa a te, pensavo di non avere più il mio ruolo, di non avere più un posto speciale nella tua vita… quanto mi sbagliavo.
Tu non avevi messo le altre in un piano più alto ma a modo tuo avevi costruito un altare per me che nessuno avrebbe potuto toccare se non da te e basta.
 
“ah e sentiamo perché sarebbe diverso con loro?”
“Loro non sono te… se sei tu a dirmi queste cose ci resto male”

Perché dovevi essere cosi carino? Cosa ti rendeva terribilmente attraente ai miei occhi?
Eri uno stupido ragazzo di 14 anni, già stupido ma di sicuro sapevi dosare le parole con me e sapevi come usarle per farmi cadere ai tuoi piedi. Questo mi ha sempre fatto odiare e terribilmente piacere il tuo carattere. Mi intrigava… da morire.
Ma ero ancora nel mondo dei sogni per cercare di dare un nome a tutto ciò, troppo infatuata dal tuo modo di fare e non veramente da te.
Ti ho idealizzato? Si, si, si e centomila volte si.  Ma tu non mi davi neanche modo per fare il contrario… a ogni cosa che facevi o mi dicevi diventavo oro colato nelle tue mani e mi trasformavo in ceramica pronta ad essere modellata a tuo modo e piacere.
 
“è diverso perché io ci tengo a te”
E li capii…
La nebbia che mi offuscava la vista scomparì donandomi una luce insopportabile, stupenda, avvolgente ma soffocante… era troppo per me!!
Decisi di fare finta di niente ma era inutile mi piacevi.
Mi piacevi e più mi piacevi e più volevo urlartelo, volevo che aprissi gli occhi, volevo che mi guardassi e ho iniziato ad essere egoista, ho iniziato a sperare che mandassi a puttane la storia con quelle due e che con il tempo mi avresti riguardato come facevi in prima media, con occhi pieni di tenerezza, non che non ce ne sia mai stata prima eh, ma quel tipo di tenerezza che è destinata solo ad una persona nella propria vita, la tua persona. Mi piacevi e proprio perché mi piacevi troppo rallentai la mia corsa per paura anche se nonostante tutto volevo che ti accorgessi di me… ma ancora una volta arrivai tardi.
Era incredibile, era come se corressi per mille, mille e mille miglia e avvicinandomi al traguardo arrivava qualcuno con una golf cart a superarmi per poi prendersi il trofeo alias tu.
Ti rimettesti con la tua ex, sapevo che non l’avevi mai dimenticata e te lo feci notare più volte soprattutto perché mi ha sempre dato noia vedere come le persone fingono di non provare niente quando gli si legge in faccia che c’è qualcosa da dire, qualcosa da raccontare, qualcosa di cui ci si può sfogare.

Soffrire è umano perché cercare di essere forti quando Dio ci ha donato un modo migliore per sfogarci? Piangete.

Mi ritrovai sconfitta da lei, delusa dal tuo comportamento e amareggiata da me perché non mi ero sbrigata quando avevo tempo.
La mia unica felicità era vedere che eri tornato quello di sempre, felice e sereno, e mi accorsi solo allora di quanto fossi stata impotente su di te… non ero stata capace di fare niente, se non a pensare a me stessa o semplicemente a quello che tu volevi che facessi davvero.
Solo dopo capii quanto potere invece avevi tu su di me, ero un burattino nelle tue mani e questo non te lo potevo permettere, non più.
Ti allontanai all’ inizio del secondo anno di superiore senza un ma, un se e un perché e tu non ti sei nemmeno degnato di chiedermi qualcosa, di fermarmi… mi lasciasti fare, come sempre.
Quell’ anno fu il più brutto come anche quello dopo dove piansi davvero tanto per la mia azione fatta controvoglia sperando in una tua svegliata, sperando che capissi dove avevi sbagliato… quando non ti feci sentire nonostante sapevi dovevo fare qualcosa di urgente, mi distrussi.
Cercai con tutte le mie forze di andare avanti e finalmente in quarto superiore riuscì a ricrearmi più forte, più determinata, più responsabile sui miei valori, più matura e meno bamboccia come invece ero con te, diventai più autoritaria e meno istintiva, qualità che purtroppo non mi abbandonerà mai del tutto.
Continuai guardando avanti conoscendomi con dei ragazzi che scioccamente pensavo potessero reggere il confronto con te che mi trattavi da principessa quando per loro non ero altro che “la ragazza dell’estate”. Ero impenetrabile, lo diventai per forza, era l’unico mondo per darmi un contegno e per ricostruirmi una dignità degna di me.
Andai avanti e, se vuoi chiamalo caso anche se per me non  lo fu, ci rincontrammo in quinto su un pullman organizzato dalla scuola che ci avrebbe portato a visitare un università… incredibili i Kami eh?
Ti salutai come se mai niente fosse successo e tu ricambiasti, il giorno dopo decisi che era arrivato il momento della verità, volevo togliermi questo peso che avevo perché sapevo che fino a che non ne avrei parlato con il diretto interessato non si sarebbe risolto niente, anche se ne parlavo con le mie amiche che pazientemente mi ascoltavano ogni volta non sarebbe cambiato nulla.
Decidemmo che mi avresti fatto sapere e li per li ti credetti sulla parola.
Mi avevi scritto “promesso”, e sapevo che mi avresti fatto sapere davvero qualcosa ma più i giorni passavano e più pensieri mi dicevano che te ne eri dimenticato, che non te ne importava nulla e che per ripicca nei miei confronti che non mi feci sentire per quattro anni, mi stavi facendo diventare intenzionalmente isterica.
Alla fine dopo quattro mesi decisi di chiamarti, ero ubriaca e non ricordo molto di ciò che ti dissi ma decidemmo di parlare il giorno dopo.
Così quando arrivò il momento mi venisti a prendere con la macchina e mi portasti poco distante da casa, parlammo molto e di tutto e ti dissi anche il perché del mio allontanamento.
Tu non dissi nulla, eri in imbarazzo e potavo capirlo perfettamente ma bastò un niente per ritornare ad essere quelli di una volta, gli amici non del primo superiore, non della terza o seconda media ma della prima quando niente e nessuno poteva saltare a conclusioni affrettate solo perché stavamo insieme, quando potevamo essere noi stessi, veramente.
Mi liberai di un peso enorme e ne fui subito contenta, ero straorgogliosa di me stessa e ringraziai i Kami per avermi dato la forza per parlarti senza vergogna. Ci capimmo al volo e da una parte è stato rassicurante vedere che non eri cambiato poi molto da come ti conoscevo… ma…
… ad essere sincera avrei voluto di più.
Inutile negarlo mi attraevi in modo assurdo.
Ma non è niente rispetto a quello che ho provato in passato per te, non c’entra nulla.
Quella parola che dovevo cercare per spiegare il mio comportamento era una e non equivale a quella che invece mi apparteneva in quel momento.

Amore.
In passato ero davvero innamorata di te.

Lo sono stata e per quanto abbia fatto davvero male sono stata contenta che tu sia stato il primo, sono stata felice di sapere che eri tu e non un altro.
Oggi posso dire che mi viene da ridere a pensare a tutto ciò ma che alla fine tu veramente sei stato una parte della mia vita, forse la migliore… non posso dirti per certo se avrò mai il coraggio, se ci riparleremo in futuro , di dirti tutto questo ma so che lo sai… so che ti ho trasmesso tutto quello che potevo… lo so e anche tu.
Non pensare che sia troppo buona con te, io non dimentico mai una cosa importante ma questa te la devo…
Grazie.
Grazie per avermi fatto sperimentare l’amore. Grazie per essere riuscito a stare con me. Grazie per avermi voluto bene. Grazie per avermi fatto credere di avermi abbandonata perché solo così ho potuto farmi le ossa perché grazie a te sono finalmente cresciuta.
 
 
Grazie amico mio e addio mio unico amore.















 
  
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