Era
il diciannove di marzo.
Se
il giorno prima gli avessero chiesto cos'era, Shun avrebbe risposto
che era un giorno qualsiasi, di quasi primavera.
E
sarebbe rimasto un giorno qualsiasi, se quella mattina lui e Ikki non
avessero deciso di far colazione nel salottino invece che in cucina.
Phoenix
posò la tazza sul tavolinetto, afferrò il
telecomando e accese
la tv.
Lo
schermo fece vedere un gruppo di bambini seduti intorno ad un tavolo
che stavano piegando dei fogli di carta colorata.
Quella
che sembrava la maestra, chiese a uno dei piccoli.
“
Hiro, sai dirmi che giorno è oggi?”
“
Si, maestra! Oggi è la festa del papà e io gli
sto preparando un
regalino.”
“
Stronzate…”
Mormorò
Ikki e cambiò canale.
Fece
lo zapping da un canale all’altro, si fermò un
attimo su un
concerto rock a tutto volume, poi spense imprecando.
Afferrò
la tazza di caffellatte, girando gli occhi su Shun, stranamente
silenzioso.
“
Cos’hai?”
"
Quel bambino ha
detto che
domani è la festa del papà. Tu sai cosa
è niisan?"
Phoenix
alzò le spalle.
"
Certo che lo so. E' solo una stupida festa occidentale per far
guadagnare i commercianti. I figli fanno stupidi regali ai padri. Noi
non
abbiamo genitori, quindi non preoccuparti, non devi fare regali a
nessuno. Non
pensarci più , Ok?"
Shun
beveva piano, lo sguardo perso nello schermo spento.
“Shun
… non ci riguarda …. promettimi che non ci
penserai più …”
Il
ragazzino abbassò gli occhi.
“
Shun, prometti!”
Andromeda
sbuffò.
"
Sì, va bene, te lo prometto."
Ikki
appoggiò la tazza sul tavolino e si alzò.
“
Bene, io vado un po’ in palestra, poi andiamo a
correre?”
“
Si …”
Shun,
rimasto solo, si rilassò appoggiando i piedi sul tavolinetto
e
sorseggiando piano il suo latte.
Aveva
promesso … ma non faceva che pensarci.
Doveva
distrarsi … accese la tv.
Ecco
di nuovo la maestra, che spiegava, ai bambini intorno a lei, come
si preparava una bella sorpresa per il papà.
Sospirò,
spegnendo il televisore,
Non
doveva più pensarci, l'aveva promesso, ma era difficile.
"Shun
! Togli i piedi dal tavolino!"
La
voce possente di Tatsumi lo fece sobbalzare, si affrettò a
obbedire.
"
Mi scusi..."
Disse
cercando di appoggiare la tazza sul tavolo, che, invece cadde sul
tappeto rovesciando il latte.
“
Oh, io … io….”
“
Ma guarda che hai combinato stupido! Perché fai colazione
qui invece
che in cucina?”
Shun
avvampò.
“
Ero… ero con … niisan”
Tatsumi
gli si affiancò, troneggiava su di lui, guardandolo con
occhi
severi.
“
Tuo fratello fa un po’ troppo quel che vuole, poi se ne va e
ti lascia
qui a combinar casini ! Su vattene che devo pulire!”
“
Mi …mi scusi …so …sono mortificato
….”
“
Si, mortificato…. Non sai nemmeno cosa vuol dire. Vai via,
muoviti.”
Shun
corse fuori dal salottino, il cuore che gli batteva a mille.
Si
diresse al portone, forse andare a fare una passeggiata era quel che
gli ci voleva.
"
Shun! Se esci ,prendi un giubbotto, fa freddo e
tu ti ammali facilmente, non ho voglia di vederti
col naso che cola!"
Tatsumi
lo fece di nuovo saltare.
"
Si, signor Tatsumi..."
Aprì
l'armadio vicino al portone e per la fretta fece cadere un vaso
pieno di fiori profumati e costosi, posto su un tavolinetto.
L’uomo
si affacciò sull’ingresso.
"
Che succede ora? Benedetto ragazzo che combini?"
"
Mi... mi scusi , mi ..mi è caduto, ma non si è
rotto ..."
Tatsumi
si avvicinò a grandi passi.
Shun
incassò la testa fra le spalle, aspettandosi uno
scappellotto.
Ma
l'uomo si chinò a raccogliere il vaso.
"
Meno male non ha incrinature... che fai ancora qui ? Stamani stai
rischiando grosso ragazzino! Vattene fuori, ho da ripulire i tuoi
disastri,
guarda il pavimento è tutto bagnato anche qui.
Sparisci!”
Shun
fuggì veloce, chiudendosi la porta alle spalle.
Porta
che si riaprì subito dietro di lui.
"
Shun! Quando ti vesti?"
Andromeda
inghiottì il groppo che aveva in gola, quell'uomo gli faceva
paura.
Tatsumi
sollevò il giubbotto alla sua altezza.
"
Avanti vieni qua, non farmi perdere tempo."
Shun
si avvicinò tremando, sentiva le lacrime che pizzicavano gli
occhi,
s’impose di ricacciarle indietro, non poteva piangere davanti
a lui.
Tatsumi
gli infilò il giubbotto poi lo afferrò alle
spalle e lo voltò
verso di se.
Il
piccolo serrò gli occhi, aspettandosi un manrovescio, invece
l'uomo
gli chiuse la cerniera del piumino.
"
Ora sei pronto, vai a giocare con Seiya deve essere ai campi da
tennis."
Rientrò,
richiudendosi la porta alle spalle.
Shun
si ricordò di respirare, quando si accasciò a
terra.
"
Che paura ho avuto ... "
Alzò
lo sguardo al cielo.
"Però
è stato gentile con me ... il
signor Tatsumi ... è un po' burbero a volte
... ma forse ci vuole bene ... forse. E’ la sola persona
adulta che si occupa
di noi ... forse quello che si avvicina di più a un
papà... "
"
Shun, cosa fai seduto a terra? "
Il
ragazzino batté gli occhi.
"
Oh, Seiya ... stavo pensando."
Pegasus
gli si avvicinò e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi.
"
E per pensare ti siedi a terra davanti alla porta? Se esce
qualcuno prendi una portonata in testa! Sei proprio strano! Comunque,
tuo
fratello mi ha mandato a cercarti, vuol sapere se vai con lui a
correre."
Shun
puntò i grandi occhi di giada in quelli nocciola di Seiya.
"
No, digli che oggi ho da fare."
Aprì
la porta e rientrò nella villa.
Seiya,
scosse la testa.
"
E poi si dice che quello strano è Ikki..."
Andromeda
scrutò nel salottino, Tatsumi si era allontanato, forse a
cercare qualcosa con cui pulire.
Doveva
fare qualcosa per lui, preparargli un regalo.
Cosa
poteva piacere al signor Tatsumi?
Si
guardò intorno.
Il
vaso che aveva rovesciato era di nuovo al suo posto.
Ecco
la prima cosa che doveva fare.
Al
signor Tatsumi dovevano piacere i fiori, li faceva mettere ovunque
nei locali della villa.
Forse
poteva farne un bel mazzo e portarli sulla scrivania nel suo
ufficio.
Sorrise
fra se, era un bel pensiero, anche perché non aveva soldi
per
comprare qualsiasi cosa.
E
poi la maestra in tv, non aveva forse detto che i papà
preferivano i
regali fatti con le mani dei propri figli?
Beh,
Tatsumi, non era suo padre, lo sapeva bene … però
forse gli avrebbe
fatto piacere ricevere un regalo.
Di
sicuro a lui, Shun, faceva piacere farlo.
Uscì
di nuovo, felice del suo proposito.
Si
diresse veloce verso i prati esterni, dove sapeva che fiorivano
violette e margherite e qualche altro bel fiore giallo.
Ikki,
che era tornato indietro per sapere cosa aveva da fare di
così
importante, il fratello, lo vide sfrecciare veloce lungo il sentiero
inghiaiato
col sorriso dipinto sul volto.
“
Mah … che passerà in quella testolina
arruffata?”
Shun
passò quasi un’ora a scegliere le violette e le
margherite più alte
per creare un bel mazzetto profumato, aggiunse dei ranuncoli selvatici
splendenti
come l’oro.
Poi,
soddisfatto del suo lavoro, si diresse verso la serra, per cercare
un bel vaso, in cui porre il suo mazzo di fiori.
Uscì
con un vecchio vaso di vetro leggermente incrinato ma di un bel
colore verde menta, che armonizzava con gli accesi colori dei fiori che
aveva
raccolto.
Entrò
furtivo nella villa, non c’era nessuno.
Si
diresse all’ufficio del signor Tatsumi, era socchiuso per
fortuna,
l’uomo era sicuramente in biblioteca con Saori san.
Spinse
piano la porta ed entrò.
Pose
il vaso di fiori sulla scrivania e sorrise nel vedere quanto
ravvivasse tutta la stanza, spandendo il suo profumo
nell’aria.
Ma
forse era poco.
Che
idea, poteva preparare un piccolo dolce tutto per il signor Tatsumi.
La
cuoca era una brava donna e lo avrebbe sicuramente aiutato, una volta
che le avesse spiegato per chi voleva farlo.
Si
diresse fiducioso alle cucine.
La
donna stava già preparando il menù per il pranzo.
Shun,
entusiasta, le espose la sua idea, ma la cuoca scosse la testa.
“
Mi dispiace piccolo, ma non posso aiutarti, il signor Tatsumi non
mangia i dolci.”
Andromeda
giunse le mani.
“
La prego signora, mi aiuti … forse il signor Tatsumi non
mangia i
dolci perché nessuno glieli prepara … la prego
…solo un piccolo dolce …”.
I
grandi occhi di cucciolo di Shun splendevano come stelle.
La
donna alzò gli occhi al cielo.
“
Come posso negarti qualcosa se mi guardi così …
piccolo birbante… mi
farai licenziare”.
Il
ragazzino saltellò felice.
Da
fuori, attraverso i vetri della finestra, occhi blu mare, osservavano
non visti.
Poco
dopo Shun, reggendo fra le mani una ciotola di vetro colma di un
improbabile, ricchissimo tiramisù, si dirigeva verso
l’ufficio di Tatsumi.
La
porta era socchiusa, la spinse con la spalla ed entrò.
“CHE
CI FAI TU QUI? CHI TI HA DATO IL PERMESSO DI ENTRARE?”
Tuonò
la voce possente di Tatsumi.
Shun
sobbalzò, la ciotola gli sfuggì di mano,
infrangendosi sul lucido
pavimento di marmo italiano, spandendo il suo cremoso contenuto tutto
intorno.
“
COSA HAI FATTO CADERE ADESSO STUPIDO RAGAZZINO? “
L’uomo
incombeva sul ragazzino e questa volta lo schiaffo arrivò
tanto
potente da gettarlo a terra.
“
Dì, sei stato tu a mettere quegli stupidi fiori sulla mia
scrivania ?”
Shun,
tremava, terrorizzato.
“
S. si …”
“
Che cavolo ti è saltato in mente? Odio i fiori, stupido! E
lì cosa
portavi in quella ciotola?”
“
U … un … un tiramisù … p
..per ….per lei ….”
“
AH, COSI’ VUOI ANCHE AVVELENARMI ? NON MI PIACCIONO QUESTI
SCHERZI
SHUN! VATTENE PRIMA CHE TI FACCIA DEL MALE! FARO’ FINTA DI
NIENTE. PERCHE’ SONO
SICURO CHE NON SEI TU CHE HA ORGANIZZATO TUTTO! AVVERTI QUEI TUOI
QUATTRO AMICI
CHE SE SI RIPETERA’ PUNIRO’ PROPRIO TE! ORA LEVATI
DALLA MIA VISTA, DANNATO
RAGAZZINO!”
Gli
occhi di Shun si stavano offuscando, videro il suo bel mazzo di
fiori colorato nel cestino vicino alla porta.
Un
nodo gli salì alla gola.
Si
alzò in piedi e fuggì.
Corse
fuori, veloce lungo il viale davanti alla villa.
Corse
talmente forte che presto gli mancò il respiro e fu
costretto a
fermarsi.
Si
portò una mano al petto, ansante.
“
Ehi, Shun, Seiya mi ha detto che non volevi correre, ma io non ce la
facevo a starti dietro.”
Si
voltò di scatto, verso quella voce rassicurante.
Ikki
lo guardava sorridendo.
Le
lacrime ruppero i deboli argini delle ciglia del piccolo e colarono
luminose lungo le sue gote arrossate.
Spiccò
la corsa per gettarsi fra le braccia del fratello, prorompendo in
singhiozzi violenti.
Ikki
lo strinse forte.
“
Ni … niisan sono … sono solo un idiota
…”.
“
No, sei solo troppo gentile, e la tua gentilezza la indirizzi verso
chi non sa apprezzarla … Tatsumi … Shun,
quell’uomo ci odia e figurati se sa
che oggi è la festa del papà.”
Il
ragazzino alzò il volto per guardare il fratello.
“
Tu sai …”
“
Io so sempre tutto quello che fai … “
“Niisan
… tu vegli costantemente su di me …”.
Un’adorazione
sconfinata si leggeva nei laghi di giada fissi su quel
fratello straordinario.
“
Certo, ci sarò sempre per te. E dato che volevi fare un
regalo ad un
papà che non hai, potresti invece farlo a tuo fratello un
bel regalo.”
Shun
lo guardò attentamente.
“
Sì, dimmi, io per te farei qualsiasi cosa niisan!”
“
Ascoltami allora ,quel che devi regalarmi è la promessa che
non farai
più niente, senza prima pensare bene alle conseguenze.
“
Il
fanciullo abbassò lo sguardo imbarazzato.
“
Sì, sono stato proprio stupido… ti prometto che
non farò più niente
senza parlartene … ma, niisan … il signor Tatsumi
ci odia davvero ?”
“
Vorrei risponderti che ti vuole bene Shun, ma sai anche tu che sarebbe
una bugia .”
Ikki
lo staccò da se e ponendogli le mani sotto le ascelle, lo
sollevò,
per prenderlo in braccio.
Shun
sgranò gli occhi dalla sorpresa e le lacrime strabordarono
di
nuovo.
“
Niisan …”
“
Ehi, ti faccio piangere anch’io adesso?”
Il
ragazzino passò le braccia intorno al collo del fratello,
gli cinse
la vita con le gambe, assaporando quel raro momento.
“
No, niisan …. queste sono lacrime di gioia … non
mi hai mai preso in
braccio … nemmeno da piccolo…. sono
felice…”
Ikki
gli accarezzò i capelli.
“
Beh, diciamo che oggi ne hai bisogno dopo il trauma con Tatsumi
…
dovevo farlo anche quando siamo tornati dagli Inferi, ma avevo paura di
ferire
il tuo orgoglio … ormai sei grande .”
Shun
sospirò.
“
Non sarò mai troppo grande per questo niisan
…”
Ikki
rise.
“
Ehi, non metterti strane idee per quella tua testolina, oggi te lo
concedo, poi si torna alla normalità.”
“
Si lo so, non m’illudo… ma va bene così
… m’importa sapere che ci sei
per me.”
Phoenix
gli accarezzò i capelli.
“
Certo cucciolo, ci sono e ci sarò.”
“
Niisan … tienimi così per un po’
… ti prego … “.
Lo
disse in un soffio, avvampando, consapevole di chiedere molto al
fratello.
“
D’accordo, ma allontaniamoci da qui, se ci vede Seiya, ti
prende in
giro fino alla fine dei suoi giorni.”
Shun
appoggiò la fronte sul collo del fratello.
“
Non m’importa, che mi prenda pure in giro, ne vale la pena
…”.
Phoenix
scoppiò in una risata cristallina.
“
Shun, non cambiare mai … promettimelo.”
Lo
strinse forte a se dirigendosi verso i luoghi più reconditi
del parco.
Shun
si asciugò le lacrime e reclinò di nuovo la testa
sulla spalla,
grande del fratello.
Aveva
intenzione di godersi quel raro attimo finché suo fratello
non si
fosse stancato, e Ikki era molto forte.
Non
aveva un papà, ma aveva il suo niisan, il sole splendeva
anche nella
sua vita.