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Autore: galvanix    20/03/2015    2 recensioni
Vegeta decide di intraprendere un viaggio attraverso il tempo per dare un piccolo sguardo al futuro, nonostante qualche timore da parte della sua Bulma...
"Mentre padre e figlio parlarono, non si accorsero della presenza di una persona che si stava avvicinando all’abitazione perché presi dall’euforia di essersi rivisti dopo tanto tempo.
Vegeta salutò il figlio e fece per andarsene, ma quando si voltò, si trovò davanti proprio la persona che non avrebbe voluto vedere…
Avrebbe riconosciuto ovunque quegli occhi che lo perseguitavano ovunque andasse, in qualsiasi posto o epoca non poteva sfuggire a quello sguardo…
Dopo un lungo silenzio si udirono solo due parole:
“Bulma…”
“Vegeta…”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Vi disturbo soltanto per dire che ho modificato alcuni errori che, gentilmente, mi sono stati fatti notare...grazie ancora e buona lettura!! :)

                               

                                 UNO SGUARDO AL FUTURO 
                                      -un viaggio inaspettato-

 

                     

Non era facile dimenticare ciò che aveva vissuto nella sua esistenza, costituita dalle mille ingiustizie subite da un tiranno che giocava a fare il padrone con chiunque incontrasse sulla sua strada.
Aveva subito le peggiori sofferenze, non solo fisiche, ma soprattutto psicologiche.
Nonostante questo aveva sempre trovato la forza di rialzarsi perché credeva nei suoi ideali e la vendetta era diventata la sua inseparabile amica.
Un giorno sapeva che sarebbe arrivato il momento di rivendicare il suo popolo e fare giustizia, ma non aveva fatto i conti con il fatto che non ci sarebbe riuscito e che un altro avrebbe agito per lui in più di un’occasione.
È questo quello che pensava Vegeta, mentre si trovava disteso sotto l’ombra di un grande albero di ciliegio proprio nel giardino della Capsule Corporation per cercare un po’ di frescura in quella calda giornata di inizio estate.
Erano ormai passati quattro anni dalla sconfitta di Cell, dal sacrificio di Goku e le cose erano cambiate decisamente un po’ per tutti, anche per il Principe dei Sayan.
Vegeta non immaginava di ritrovarsi a vivere sulla Terra e per di più ad avere accanto una famiglia, non era nei suoi progetti, ma il destino aveva deciso diversamente per lui e tutto sommato non gli dispiaceva.
Al fianco aveva una donna bellissima, intelligente, furba, orgogliosa a volte testarda, petulante e lunatica, ma non poteva fare a meno di lei…nonostante le lunghe litigate che poi si risolvevano sempre rotolandosi tra le lenzuola.
Ovviamente non era soltanto Bulma a renderlo sereno, c’era un’altra piccola creatura che dominava i suoi pensieri e lo rendeva estremamente orgoglioso anche se non lo avrebbe ammesso…il piccolo Trunks.
Aveva raggiunto la soglia dei cinque anni e dimostrava già un grande impegno in tutto ciò che faceva, soprattutto quando il padre lo allenava.
Vegeta aveva iniziato qualche mese fa ad inculcargli le regole per destreggiarsi in un combattimento e lui ne andava fiero perché aveva notato la forza, la tenacia, la determinazione di suo figlio a non mollare e ciò lo inorgogliva.
Come un flash gli era venuto in mente di quando aveva scoperto della gravidanza della scienziata ed era scappato nello spazio non solo per diventare un super saiyan, ma anche per sfuggire alle mille sensazioni che stava provando e che non voleva ascoltare.
In quel momento dentro di lui era in atto una vera guerra fatta di rabbia, frustrazione, angoscia, paura che si contrapponevano con sensazioni mai provate come la gioia e la felicità di aspettare un figlio.
Quando era ritornato non riusciva ad avvicinarsi al piccolo, inizialmente lo disprezzava perché lo faceva sentire diverso, non voleva apparire debole e vulnerabile, così aveva deciso di mostrarsi freddo e distaccato nei confronti sia di Bulma che di Trunks.
Per un po’ aveva funzionato, ma non per molto specialmente quando aveva incrociato un paio di occhi azzurri che appartenevano ad un giovane sui vent’anni arrivato dal futuro... Mirai Trunks colui che avrebbe cambiato la sua vita.
Grazie a quel ragazzo Vegeta aveva davvero compreso cosa significasse essere padre e lo aveva realmente capito quando Cell lo aveva trafitto a morte, colpendolo di sorpresa.
In quell’istante il Principe aveva provato come un senso di vuoto e smarrimento, non riusciva più a dominare le sue emozioni davanti alla morte del proprio figlio.
Aveva perso il controllo, infatti un attimo dopo si era scagliato contro il nemico senza pensarci due volte per sfogare la sua rabbia.
Il saiyan aveva covato una frustrazione immensa per non essere riuscito a proteggere quel ragazzino che lo aveva sempre rispettato e ammirato nel suo periodo di rimanenza in quella dimensione che non era neanche la sua.
Fortunatamente, una volta terminata la battaglia, Mirai Trunks era stato riportato in vita con le sfere del drago e il giovane era ritornato nel suo apocalittico futuro per riportare la pace anche nella sua dimensione.
Da allora erano trascorsi quattro anni e Vegeta si era domandato spesso come stessero il Trunks e la Bulma di quell’epoca.
Voleva incontrare di nuovo quel giovane soprattutto per sincerarsi delle loro condizioni.
Mentre era immerso nei suoi pensieri, il piccolo Trunks si era avvicinato al padre per fargli uno scherzo azzerando la sua aura.
Era arrivato silenzioso alle sue spalle per mettere in atto il suo scherzo quando all’improvviso:

“Trunks, quante volte ti ho detto che con me questi giochetti non funzionano” rispose il padre.
“Papà, come hai fatto a capire che mi trovavo dietro di te, ho azzerato anche la mia aura per non farmi riconoscere” chiese stupito il bambino.
“Semplice, guarda avanti a te e capirai tutto.
Devi fare più attenzione a ciò che ti circonda”.

Il piccolo aveva fissato il punto indicatogli dal padre e si era accorto che la sua immagine era riflessa in una delle porte finestre della casa che si affacciavano proprio nel giardino di fronte all’albero.
Una volta svelato il mistero il figlio gli disse:

“Ora ho capito…io pensavo che avessi sviluppato un’altra tecnica”
“Ragazzino, non mi servono altri poteri sono a posto così…a proposito perché sei venuto qui?”
“La mamma mi ha detto che è pronto il pranzo e di venire a chiamarti”.
“Era ora, stavo morendo di fame”.

Il pranzo era trascorso in modo tranquillo, ma abbastanza silenzioso.
A parte i piccoli interventi di Trunks, tra i coniugi non c’era stato un vero e proprio dialogo e Bulma si era accorta dello sguardo pensieroso di Vegeta.
Non era una novità che fosse di poche parole, ma si notava il fatto che fosse distratto inevitabilmente da altro e lei aveva ogni intenzione di scoprirlo.
Una volta terminato il pranzo, Trunks si era già dileguato per giocare nella sua stanzetta, così Bulma aveva approfittato del momento da solo con suo marito per sapere cosa celavano i suoi pensieri.
Erano entrambi seduti al loro tavolo e la donna stava per domandargli il motivo del suo silenzio, ma il compagno la anticipò e le chiese immediatamente:

“Mi devi preparare subito una macchina del tempo, voglio partire il più presto possibile”.
 
La scienziata era rimasta interdetta, non poteva credere alle parole del saiyan, ma soprattutto al fatto che volesse lasciarla di nuovo.
Si erano guardati a lungo, poi Bulma aveva preso la parola non riuscendo più a sopportare quella situazione:

“A cosa ti serve una macchina del tempo, poi io non sono ancora in grado di costruire un aggeggio del genere…”
“Mi sembra che Mirai Trunks, prima di andarsene, ti abbia lasciato incapsulato anni fa un prototipo della macchina che aveva costruito sua madre…basterà apportare delle modifiche e sono sicuro che riuscirai a farla partire”.
“Vuoi andare a trovarlo?” domandò impaziente la donna.
“Voglio solo vedere come se la sta cavando, tutto qui non c’è altro” disse duramente il compagno.
“Ne sei sicuro Vegeta” disse seriamente la scienziata.
“Perché mi fai questa domanda Bulma?”
“Lascia stare, non importa…fai finta che non te lo abbia mai chiesto”. Tuttavia posso provare a mettere in atto ciò che mi hai esposto, ma mi servirà un po’ di tempo” rispose la donna.
“Ok, posso aspettare”.

La scienziata, dopo il dialogo avuto con il marito, si era adoperata immediatamente per mettere in pratica quanto detto.
Aveva raggiunto il suo immenso laboratorio e aveva aperto un cassetto della scrivania dove era riposta una custodia con all’interno la capsula contenente il prototipo della macchina del tempo, lasciatagli dal giovane Trunks del futuro.
Una volta aperta la capsula, Bulma aveva esaminato con cura tutti i dettagli che avrebbe dovuto applicare alla macchina con l’aiuto di alcuni documenti che il giovane le aveva lasciato.
Da quel giorno era trascorso all’incirca un mese e la scienziata aveva lavorato a quel progetto tutti i giorni per riuscire ad ultimarlo il più velocemente possibile.
Ormai stava quasi terminando il suo lavoro, mancava solo qualche piccolo dettaglio.
Per tutta la durata di questa impresa si sentiva, però, al quanto turbata.
Lei sapeva la motivazione; aveva paura di essere abbandonata di nuovo dal saiyan e questo non poteva né sopportarlo né accettarlo.
Vegeta le aveva detto più volte che si trattava di un viaggio veloce e che sarebbe tornato entro tre giorni massimo, ma lei non riusciva a restare tranquilla.
La scienziata aveva lottato tanto per questo amore, con il tempo e tanta fatica erano riusciti a trovare il loro equilibrio insieme al piccolo Trunks.
Aveva il terrore che sarebbe crollato tutto in un istante, questa era la sua più grande paura.
Nonostante ciò c’era anche un altro motivo che la rendeva piuttosto nervosa...
Rifletteva sulla reazione di Vegeta quando avrebbe visto la Bulma di quella dimensione…forse era proprio questo il vero problema.
Aveva timore che, conoscendo l’altra se stessa, lo avrebbe allontanato in qualche modo da lei.
Sapeva che era una cosa al quanto sciocca, ma in quel momento si sentiva molto vulnerabile e non riusciva a ragionare lucidamente.
Tuttavia, nonostante i mille pensieri, aveva portato a termine il suo lungo lavoro. Aveva ricontrollato minuziosamente ogni piccolo dettaglio per verificare che stesse tutto in ordine.
Una volta appurata la sicurezza della macchina, si accorse dell’ora tarda.
Era ormai mezzanotte così aveva deciso di uscire dal laboratorio e recarsi in cucina per prendere un bicchiere d’acqua, ma una volta arrivata a destinazione incontrò il compagno seduto sul divano in silenzio.
Quando lo vide sobbalzò per un momento perché non si aspettò di vederlo a quell’ora ancora sveglio così, incuriosita, gli chiese:

“Cosa ci fai a quest’ora ancora alzato?”
“Ti aspettavo” disse tranquillamente il saiyan.
“Non dovevi, immagino sarai stanco” disse la donna afferrando un bicchiere e versandosi dell’acqua.
“Non così tanto”.

Dopo essersi dissetata Bulma si avvicinò al compagno e si sedette accanto a lui, riferendogli:

“Vegeta, volevo dirti che la macchina del tempo è pronta e ho finito di rivedere le ultime cose poco fa.
Puoi partire quando vuoi…” disse lei quasi sussurrando.
Dopo un breve silenzio l’uomo, voltandosi verso la sua donna, le domandò:
“Posso partire anche domani stesso?”
La scienziata fece un cenno affermativo con il capo e infine abbassò lo sguardo per non incontrare i suoi occhi, altrimenti avrebbe capito il suo malessere riguardo tale situazione.
Infatti il saiyan aveva intuito il dissenso della moglie nel partecipare a questo viaggio.
Lo aveva compreso, durante tutto il mese passato, osservando il comportamento distaccato di Bulma nei suoi confronti e lo sguardo completamente assente, immerso probabilmente nei suoi pensieri.
Vegeta, non sopportando questa circostanza, alzò con le dita il mento della donna in modo tale da riuscire a guardarla nei suoi bellissimi occhi e le chiese con tono deciso:
“Che cos’hai Bulma…?”
“Niente non preoccuparti sono solo un po’ stanca, tutto qui”.
“Stai mentendo… c’è dell’altro, te lo leggo in faccia” disse lui duramente.
“Non so di cosa tu stia parlando, Vegeta” rispose lei falsamente.
“Non portarmi in giro donna, lo sai che non lo sopporto”.

La scienziata non riuscì a sopportare oltre il suo sguardo, così si alzò e fece qualche passo per recarsi verso l’uscita della stanza, ma fu subito bloccata per un braccio dal saiyan ancora seduto che le urlò:

Bulma, lo sai che non sopporto quando mi volti le spalle senza una spiegazione”.
La compagna, con gli occhi un po’ arrosati per via della stanchezza e trattenendosi per non scoppiare in lacrime per via della tensione accumulata negli ultimi tempi, si voltò e lo supplicò:
“Vegeta, ti prego lasciami andare sono molto stanca.
Ho voglia soltanto di riposare, per favore”.

Il tono assunto dalla moglie e il suo sguardo lo avevano lasciato senza parole perché non si aspettava, da parte di lei, una supplica…non aveva mai avuto un simile comportamento con lui.
Questo pensiero aveva portato il Principe dei Saiyan a lasciare il polso della donna e a spostare lo sguardo altrove.
Sentendosi libera Bulma si era affrettata ad uscire dalla stanza in cui si trovavano per giungere, frettolosamente, nella loro camera e chiudersi al suo interno, gettandosi sul letto per sfogare tutto ciò che aveva represso sino a quell’istante.
Nel frattempo il saiyan era rimasto nella stessa posizione, seduto sul divano a riflettere sull’accaduto.
In un primo momento era tentato di andare da lei per stringerla tra le sue braccia senza chiedere alcuna spiegazione, ma l’orgoglio glielo aveva vietato.
Così aveva deciso di passare la notte sul quel maledetto divano, non solo per lasciare del tempo alla donna, ma anche per fare chiarezza nei suoi pensieri.

                  
                                                                                             


La mattina seguente il sole si era alzato alto in cielo senza una nuvola intorno e i raggi erano penetrati all’interno della camera da letto dove la scienziata stava riposando, ridestandola dalla sua turbolenta nottata.
Aveva dormito soltanto poche ore, ma il sonno l’aveva tuttavia sorpresa, stremata ormai dalle lacrime e dalla stanchezza che aveva accumulato nell’ultimo mese.
Si era accorta che il compagno non l’aveva raggiunta durante la notte, visto che il suo lato del letto era perfettamente intatto.
Ridestata dai raggi solari, si era alzata svogliatamente dal letto  per verificare l’ora esatta.
Quando si era accorta che la sveglia segnava precisamente le 8:52 minuti, aveva corso trafelata verso il laboratorio che conteneva la macchina del tempo.
Aveva paura che Vegeta se ne fosse andato senza salutarla e senza avergli spiegato bene il funzionamento di quel dannato aggeggio.
Arrivò con il fiatone nel laboratorio e rimase sollevata nel vedere il saiyan appoggiato, nella sua solita posa a braccia conserte, alla macchina che lo avrebbe fatto viaggiare nel tempo.
Una volta arrivata, Vegeta le disse in modo seccato:

“Finalmente ce l’hai fatta, sono ore che ti aspetto…
Avanti dimmi tutto quello che devo sapere, non voglio perdere altro tempo”.

La donna cercò un momento di ricomporsi dalla corsa e con voce abbastanza ferma, si avvicinò al compagno e rispose:

“Ho modificato solo le cose più importanti: ho inserito un piccolo computer all’interno dove sono annessi tutti i dati e le coordinate, che ho già impostato, per giungere nell’altra dimensione. Dovrai soltanto spingere il tasto verde vicino al computer per far partire la macchina, mentre per atterrare dovrai spingere quello rosso.
La durata del viaggio non sarà molto lunga, ci impiegherai soltanto alcune ore.
Per quanto riguarda il ritorno dovrai impostare tu le coordinate, ma non devi preoccuparti perché le ho salvate sull’unico file esistente che ho inserito nel computer della macchina.
Essa è programmata per compiere soltanto un viaggio di andata e ritorno, ricordalo, mi raccomando…è importante.
Per quanto riguarda l’interno ho cercato di renderlo il più confortevole possibile, essendo una monoposto è abbastanza ristretta, ma per te andrà più che bene.
Ho anche cambiato il sedile del passeggero perché quello già esistente si era rovinato, così sarà più comodo”.

Quando Bulma terminò il suo discorso, Vegeta rimase senza parole.
La scienziata lo stupì, come sempre, per come aveva portato avanti tale progetto nonostante fosse un po’ restia.
Lui ne fu molto orgoglioso, ma ovviamente non aveva intenzione di farglielo sapere.
Dopo questo pensiero il saiyan fu solo in grado di dirle:

“C’è altro che dovrei sapere?”.
“No, non c’è altro. Ho studiato tutto nei minimi dettagli e non dovresti avere problemi”.
“Bene, allora è meglio che vada”.

Il compagno si avviò verso la macchina del tempo, ma venne bloccato dalla voce della donna che gli chiese con voce tremante:

“Vegeta, tornerai presto vero?”

Il saiyan, percependo chiaramente la sofferenza della compagna, avrebbe voluto prenderla e possederla in quel preciso istante per farle capire quanto gli mancasse la sua vicinanza.
Tuttavia decise di non cedere, non solo per il suo fottutissimo orgoglio, ma anche per non perdere ulteriore tempo, così le rispose duramente sapendo di ferirla:

Donna, lo sai che non mi piace ripetermi.
Ti ho già detto che starò via soltanto tre giorni, quindi non insistere.
Ti stai comportando in maniera piuttosto infantile”.

Bulma, risentendosi della risposta del compagno, gli rispose a tono:

“Ho i miei validi motivi per comportarmi in questo modo…
Tuttavia, mi aspettavo almeno un ringraziamento da parte tua dopo che ho sgobbato per un intero mese senza fermarmi mai alla realizzazione di questo aggeggio, ma a quanto pare a te non interssa...
Nonostante ciò, ho una richiesta da farti…”

Vegeta ascoltò attentamente il discorso della scienziata e rimase soddisfatto di sentire di nuovo la Bulma combattiva e battagliera di sempre.
Quella della sera precedente non gli era piaciuta particolarmente perché l’aveva vista troppo vulnerabile e sofferente a causa sua.
Con tono curioso, il saiyan le chiese:

“E sarebbe?”
“Devi dire a Trunks che mi manca tantissimo e che lo penso sempre”.
Donna, non posso farlo, lo sai che non sono da me certe smancerie”.
“E invece lo farai Vegeta, perché me lo devi” replicò lei fermamente.

Mentre il saiyan entrò nella macchina del tempo il piccolo Trunks, con ancora indosso il suo pigiamino blu, entrò di soppiatto nel laboratorio, non trovando nessuno in casa e vedendo il padre partire gli disse:

“Papà, dove stai andando?”
“Devo portare a termine una missione”.
“Voglio venire anch’io”.
“Trunks, non è il momento di fare i capricci, quindi smettila” disse urlando il padre.
“Ma tornerai presto?” domandò il piccolo con i suoi grandi occhi blu così simili a quelli della madre che Vegeta, per un istante, tentennò. Quegli occhi riuscivano sempre a farlo vacillare…
Poi rifletté sul fatto che sia Trunks che Bulma gli avessero posto la stessa domanda…probabilmente entrambi avevano paura di perderlo.
Tuttavia il saiyan fece un cenno affermativo con il capo e questo bastò al piccolino per rassicurarlo.
Vegeta entrò definitamente nel suo velivolo, chiuse il portellone, si sedette allacciando la cintura di sicurezza ed azionò il pulsante per decollare.
Guardò dall’oblò ancora una volta la sua famiglia e in un attimo sparì dalla loro vista.
Bulma rimase per un istante come in contemplazione, poi venne risvegliata dalla domanda di Trunks:

“Mamma, io ho fame”
“Hai ragione piccolo mio, andiamo così ti preparo la colazione”

Madre e figlio si avviarono verso la cucina e mentre la donna predispose sul tavolo tutto l’occorrente per mangiare, si accorse di un foglietto appoggiato proprio in quel punto.
Curiosa lo aprì e provò subito una stretta allo stomaco… solo due parole, ma che per lei valsero come una dichiarazione:
Tornerò Bulma”.

                                                            
                                                                                           

Durante il viaggio per arrivare nell’altra dimensione, Vegeta aveva avuto l’occasione di riflettere sul gesto appena compiuto.
Fondamentalmente il suo obiettivo era quello di sapere Mirai Trunks e Mirai Bulma al sicuro, non conosceva bene il motivo che lo spingesse a tanto, ma ne sentiva l’esigenza.
Era curioso di sapere come se la cavasse il giovane, ma aveva una sorta di timore nell’incontrare la Bulma di quell’epoca.
In fondo aveva perso il suo Vegeta tantissimi anni prima e rivederselo piombare all’improvviso non era la cosa giusta da fare. Così aveva deciso di non farsi scorgere da lei per non crearle dei problemi.
Il viaggio, per arrivare nella dimensione futura, era giunto al termine e il saiyan aveva impiegato alcune ore per arrivare a destinazione come predetto dalla scienziata.
Una volta atterrato, aprì il portellone ed uscì dal mezzo accorgendosi immediatamente di quanto quel posto fosse diverso dal luogo da cui provenisse lui.
Era atterrato in un piccolo campo dove intorno si estendeva il nulla, ma non molto lontano poteva udire il rumore dello sferzare di alcune macchine.
Vegeta intuì che doveva essere vicino alla città, così decise di incapsulare la macchina del tempo e sorvolare quella zona.
Quando arrivò al suo obiettivo vide una città in piena costruzione.
Da quello che Mirai Trunks gli aveva raccontato, all’epoca della sua venuta, il suo futuro era un’ apocalisse dove contrastavano solo morte e distruzione, le abitazioni non esistevano più così come le strade e le persone…non c’era più vita per colpa di quei maledetti cyborg.
Ora invece Vegeta aveva potuto notare con piacere quanta pace si potesse respirare in quel posto e sapeva anche con chi doveva congratularsi.
Doveva ammetterlo, si sentiva orgoglioso di quel ragazzo così impavido e coraggioso che aveva saputo affrontare mille difficoltà.
Con quel pensiero, mentre era in volo, cercò di captare l’aura di Trunks e con soddisfazione riuscì a localizzarla non molto lontano da lui.
Si fermò per un momento quando intravide una costruzione molto familiare, la Capsule Corporation non così diversa da come la conosceva lui.
Cercò di avvicinarsi cautamente all’edificio per paura di scorgere Mirai Bulma e quando si ritrovò di fronte all’abitazione si nascose dietro alle mura che circondavano quella zona, azzerando l’aura per non farsi riconoscere.
Quando si sporse vide nitidamente il giovane ragazzo che stava raccogliendo delle buste della spesa per portarle in casa.
In quell’istante provò una fitta allo stomaco rivedendo Trunks dopo tutto quel tempo, si sentì invadere da una sensazione percepita pochissime volte in vita sua…la gioia.
Per una frazione di secondo rimase come bloccato, poi però rinsavì e per farsi notare dal figlio aumentò la sua aura.
Mentre Trunks rientrò nella sua abitazione percepì immediatamente una presenza, una forza combattiva molto familiare che lo lasciò di stucco quando la riconobbe.
Fece cadere a terra le buste della spesa e quando si voltò, non poté credere ai suoi occhi. Trovò il padre appoggiato al muro di casa sua nella sua solita posa a braccia conserte…
Vegeta, vedendolo imbambolato per la sorpresa, gli chiese sarcasticamente:

“Ehi ragazzino, non si usa salutare tuo padre?”
Trunks rimase ancor di più senza parole non solo per avergli detto, indirettamente, di essere suo figlio, ma perché non si aspettò di rivederlo dopo il suo ultimo viaggio.
Dopo un lungo silenzio lui rispose con voce tremante dalla commozione:

“Non ci credo papà…cosa ci fai tu qui? Non mi aspettavo una tua visita”.

Vegeta, per non far intendere che aveva intrapreso tale viaggio perché preoccupato per loro, s’inventò una scusa aggiungendo:

“Sono venuto perché Bulma era preoccupata, così mi ha chiesto di dare un’occhiata…tutto qui”.
“E da quando tu faresti ciò che ti chiede la mamma?” chiese sorridendo furbamente il ragazzo, non convinto della risposta del padre.
“Smettila Trunks, tu fai troppe domande per i miei gusti” rispose arrossendo il saiyan.
“Quanto tempo ti fermerai?” domandò incuriosito il giovane.
“Massimo tre giorni, non di più. Cercherò un posto nei dintorni, tanto so adattarmi”.
“Ascolta papà, la mamma ora non è in casa, ma dovrebbe tornare a momenti…se vuoi posso chiederle…
“No, è meglio che non mi veda…non voglio crearle problemi. Comunque non preoccuparti, mi farò vivo io” disse fermamente Vegeta.

Mentre padre e figlio parlarono, non si accorsero della presenza di una persona che si stava avvicinando all’abitazione perché presi dall’euforia di essersi rivisti dopo tanto tempo.
Vegeta salutò il figlio e fece per andarsene, ma quando si voltò, si trovò davanti proprio la persona che non avrebbe voluto vedere…
Avrebbe riconosciuto ovunque quegli occhi che lo perseguitavano ovunque andasse, in qualsiasi posto o epoca non poteva sfuggire a quello sguardo…
Dopo un lungo silenzio si udirono solo due parole:

Bulma…”
Vegeta…”

                                                                                                                                                                                      


                                                                                                                                                                                                     
                                                                                                                                                                                    CONTINUA...

ANGOLO DELL'AUTRICE

Ciaooo a tutti!!!
Sono tornata con una nuova storia che ho deciso di dividere in due capitoli in modo da non risultare troppo lunga e noiosa.
Posterò al più presto la prossima ed ultima parte.
Intanto spero vi possa piacere ciò che ho scritto…fatemi sapere cosa ne pensate, la vostra opinione, è per me, fondamentale.
Ho inserito persino un’immagine di Bulma e Trunks del futuro scovata in internet… l’ho trovata molto inerente alla mia storia.
A presto!!!
Un Bacioneeee

Galvanix

  
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