Vi disturbo soltanto per dire che ho modificato alcuni errori
che, gentilmente, mi sono stati fatti notare...grazie ancora e buona
lettura!! :)
UNO SGUARDO AL
FUTURO
-un viaggio inaspettato-
Non era facile dimenticare ciò che aveva vissuto
nella sua esistenza, costituita dalle mille ingiustizie subite da un
tiranno che giocava a fare il padrone con chiunque incontrasse sulla
sua strada.
Aveva subito le peggiori sofferenze, non solo fisiche, ma soprattutto
psicologiche.
Nonostante questo aveva sempre trovato la forza di rialzarsi
perché credeva nei suoi ideali e la vendetta era diventata
la sua inseparabile amica.
Un giorno sapeva che sarebbe arrivato il momento di rivendicare il suo
popolo e fare giustizia, ma non aveva fatto i conti con il fatto che
non ci sarebbe riuscito e che un altro avrebbe agito per lui in
più di un’occasione.
È questo quello che pensava Vegeta, mentre si trovava
disteso sotto l’ombra di un grande albero di ciliegio proprio
nel giardino della Capsule Corporation per cercare un po’ di
frescura in quella calda giornata di inizio estate.
Erano ormai passati quattro anni dalla sconfitta di Cell, dal
sacrificio di Goku e le cose erano cambiate decisamente un
po’ per tutti, anche per il Principe dei Sayan.
Vegeta non immaginava di ritrovarsi a vivere sulla Terra e per di
più ad avere accanto una famiglia, non era nei suoi
progetti, ma il destino aveva deciso diversamente per lui e tutto
sommato non gli dispiaceva.
Al fianco aveva una donna bellissima, intelligente, furba, orgogliosa a
volte testarda, petulante e lunatica, ma non poteva fare a meno di
lei…nonostante le lunghe litigate che poi si risolvevano
sempre rotolandosi tra le lenzuola.
Ovviamente non era soltanto Bulma a renderlo sereno, c’era
un’altra piccola creatura che dominava i suoi pensieri e lo
rendeva estremamente orgoglioso anche se non lo avrebbe
ammesso…il piccolo Trunks.
Aveva raggiunto la soglia dei cinque anni e dimostrava già
un grande impegno in tutto ciò che faceva, soprattutto
quando il padre lo allenava.
Vegeta aveva iniziato qualche mese fa ad inculcargli le regole per
destreggiarsi in un combattimento e lui ne andava fiero
perché aveva notato la forza, la tenacia, la determinazione
di suo figlio a non mollare e ciò lo inorgogliva.
Come un flash gli era venuto in mente di quando aveva scoperto della
gravidanza della scienziata ed era scappato nello spazio non solo per
diventare un super saiyan, ma anche per sfuggire alle mille sensazioni
che stava provando e che non voleva ascoltare.
In quel momento dentro di lui era in atto una vera guerra fatta di
rabbia, frustrazione, angoscia, paura che si contrapponevano con
sensazioni mai provate come la gioia e la felicità di
aspettare un figlio.
Quando era ritornato non riusciva ad avvicinarsi al piccolo,
inizialmente lo disprezzava perché lo faceva sentire
diverso, non voleva apparire debole e vulnerabile, così
aveva deciso di mostrarsi freddo e distaccato nei confronti sia di
Bulma che di Trunks.
Per un po’ aveva funzionato, ma non per molto specialmente
quando aveva incrociato un paio di occhi azzurri che appartenevano ad
un giovane sui vent’anni arrivato dal futuro... Mirai Trunks
colui che avrebbe cambiato la sua vita.
Grazie a quel ragazzo Vegeta aveva davvero compreso cosa significasse
essere padre e lo aveva realmente capito quando Cell lo aveva trafitto
a morte, colpendolo di sorpresa.
In quell’istante il Principe aveva provato come un senso di
vuoto e smarrimento, non riusciva più a dominare le sue
emozioni davanti alla morte del proprio figlio.
Aveva perso il controllo, infatti un attimo dopo si era scagliato
contro il nemico senza pensarci due volte per sfogare la sua rabbia.
Il saiyan aveva covato una frustrazione immensa per non essere riuscito
a proteggere quel ragazzino che lo aveva sempre rispettato e ammirato
nel suo periodo di rimanenza in quella dimensione che non era neanche
la sua.
Fortunatamente, una volta terminata la battaglia, Mirai Trunks era
stato riportato in vita con le sfere del drago e il giovane era
ritornato nel suo apocalittico futuro per riportare la pace anche nella
sua dimensione.
Da allora erano trascorsi quattro anni e Vegeta si era domandato spesso
come stessero il Trunks e la Bulma di quell’epoca.
Voleva incontrare di nuovo quel giovane soprattutto per sincerarsi
delle loro condizioni.
Mentre era immerso nei suoi pensieri, il piccolo Trunks si era
avvicinato al padre per fargli uno scherzo azzerando la sua aura.
Era arrivato silenzioso alle sue spalle per mettere in atto il suo
scherzo quando all’improvviso:
“Trunks, quante volte ti ho detto che con me questi
giochetti non funzionano” rispose il padre.
“Papà, come hai fatto a capire che mi trovavo
dietro di te, ho azzerato anche la mia aura per non farmi
riconoscere” chiese stupito il bambino.
“Semplice, guarda avanti a te e capirai tutto.
Devi fare più attenzione a ciò che ti
circonda”.
Il piccolo aveva fissato il punto indicatogli dal padre e si
era accorto che la sua immagine era riflessa in una delle porte
finestre della casa che si affacciavano proprio nel giardino di fronte
all’albero.
Una volta svelato il mistero il figlio gli disse:
“Ora ho capito…io pensavo che avessi
sviluppato un’altra tecnica”
“Ragazzino, non mi servono altri poteri sono a posto
così…a proposito perché sei venuto
qui?”
“La mamma mi ha detto che è pronto il pranzo e di
venire a chiamarti”.
“Era ora, stavo morendo di fame”.
Il pranzo era trascorso in modo tranquillo, ma abbastanza
silenzioso.
A parte i piccoli interventi di Trunks, tra i coniugi non
c’era stato un vero e proprio dialogo e Bulma si era accorta
dello sguardo pensieroso di Vegeta.
Non era una novità che fosse di poche parole, ma si notava
il fatto che fosse distratto inevitabilmente da altro e lei aveva ogni
intenzione di scoprirlo.
Una volta terminato il pranzo, Trunks si era già dileguato
per giocare nella sua stanzetta, così Bulma aveva
approfittato del momento da solo con suo marito per sapere cosa
celavano i suoi pensieri.
Erano entrambi seduti al loro tavolo e la donna stava per domandargli
il motivo del suo silenzio, ma il compagno la anticipò e le
chiese immediatamente:
“Mi devi preparare subito una macchina del tempo,
voglio partire il più presto possibile”.
La scienziata era rimasta interdetta, non poteva credere alle parole
del saiyan, ma soprattutto al fatto che volesse lasciarla di nuovo.
Si erano guardati a lungo, poi Bulma aveva preso la parola non
riuscendo più a sopportare quella situazione:
“A cosa ti serve una macchina del tempo, poi io non
sono ancora in grado di costruire un aggeggio del
genere…”
“Mi sembra che Mirai Trunks, prima di andarsene, ti abbia
lasciato incapsulato anni fa un prototipo della macchina che aveva
costruito sua madre…basterà apportare delle
modifiche e sono sicuro che riuscirai a farla partire”.
“Vuoi andare a trovarlo?” domandò
impaziente la donna.
“Voglio solo vedere come se la sta cavando, tutto qui non
c’è altro” disse duramente il compagno.
“Ne sei sicuro Vegeta” disse seriamente la
scienziata.
“Perché mi fai questa domanda Bulma?”
“Lascia stare, non importa…fai finta che non te lo
abbia mai chiesto”. Tuttavia posso provare a mettere in atto
ciò che mi hai esposto, ma mi servirà un
po’ di tempo” rispose la donna.
“Ok, posso aspettare”.
La scienziata, dopo il dialogo avuto con il marito, si era
adoperata immediatamente per mettere in pratica quanto detto.
Aveva raggiunto il suo immenso laboratorio e aveva aperto un cassetto
della scrivania dove era riposta una custodia con all’interno
la capsula contenente il prototipo della macchina del tempo,
lasciatagli dal giovane Trunks del futuro.
Una volta aperta la capsula, Bulma aveva esaminato con cura tutti i
dettagli che avrebbe dovuto applicare alla macchina con
l’aiuto di alcuni documenti che il giovane le aveva lasciato.
Da quel giorno era trascorso all’incirca un mese e la
scienziata aveva lavorato a quel progetto tutti i giorni per riuscire
ad ultimarlo il più velocemente possibile.
Ormai stava quasi terminando il suo lavoro, mancava solo qualche
piccolo dettaglio.
Per tutta la durata di questa impresa si sentiva, però, al
quanto turbata.
Lei sapeva la motivazione; aveva paura di essere abbandonata di nuovo
dal saiyan e questo non poteva né sopportarlo né
accettarlo.
Vegeta le aveva detto più volte che si trattava di un
viaggio veloce e che sarebbe tornato entro tre giorni massimo, ma lei
non riusciva a restare tranquilla.
La scienziata aveva lottato tanto per questo amore, con il tempo e
tanta fatica erano riusciti a trovare il loro equilibrio insieme al
piccolo Trunks.
Aveva il terrore che sarebbe crollato tutto in un istante, questa era
la sua più grande paura.
Nonostante ciò c’era anche un altro motivo che la
rendeva piuttosto nervosa...
Rifletteva sulla reazione di Vegeta quando avrebbe visto la Bulma di
quella dimensione…forse era proprio questo il vero problema.
Aveva timore che, conoscendo l’altra se stessa, lo avrebbe
allontanato in qualche modo da lei.
Sapeva che era una cosa al quanto sciocca, ma in quel momento si
sentiva molto vulnerabile e non riusciva a ragionare lucidamente.
Tuttavia, nonostante i mille pensieri, aveva portato a termine il suo
lungo lavoro. Aveva ricontrollato minuziosamente ogni piccolo dettaglio
per verificare che stesse tutto in ordine.
Una volta appurata la sicurezza della macchina, si accorse
dell’ora tarda.
Era ormai mezzanotte così aveva deciso di uscire dal
laboratorio e recarsi in cucina per prendere un bicchiere
d’acqua, ma una volta arrivata a destinazione
incontrò il compagno seduto sul divano in silenzio.
Quando lo vide sobbalzò per un momento perché non
si aspettò di vederlo a quell’ora ancora sveglio
così, incuriosita, gli chiese:
“Cosa ci fai a quest’ora ancora
alzato?”
“Ti aspettavo” disse tranquillamente il saiyan.
“Non dovevi, immagino sarai stanco” disse la donna
afferrando un bicchiere e versandosi dell’acqua.
“Non così tanto”.
Dopo essersi dissetata Bulma si avvicinò al compagno e si sedette accanto a lui, riferendogli:
“Vegeta, volevo dirti che la macchina del tempo
è pronta e ho finito di rivedere le ultime cose poco fa.
Puoi partire quando vuoi…” disse lei quasi
sussurrando.
Dopo un breve silenzio l’uomo, voltandosi verso la sua donna,
le domandò:
“Posso partire anche domani stesso?”
La scienziata fece un cenno affermativo con il capo e infine
abbassò lo sguardo per non incontrare i suoi occhi,
altrimenti avrebbe capito il suo malessere riguardo tale situazione.
Infatti il saiyan aveva intuito il dissenso della moglie nel
partecipare a questo viaggio.
Lo aveva compreso, durante tutto il mese passato, osservando il
comportamento distaccato di Bulma nei suoi confronti e lo sguardo
completamente assente, immerso probabilmente nei suoi pensieri.
Vegeta, non sopportando questa circostanza, alzò con le dita
il mento della donna in modo tale da riuscire a guardarla nei suoi
bellissimi occhi e le chiese con tono deciso:
“Che cos’hai Bulma…?”
“Niente non preoccuparti sono solo un po’ stanca,
tutto qui”.
“Stai mentendo… c’è
dell’altro, te lo leggo in faccia” disse lui
duramente.
“Non so di cosa tu stia parlando, Vegeta” rispose
lei falsamente.
“Non portarmi in giro donna, lo sai che
non lo sopporto”.
La scienziata non riuscì a sopportare oltre il suo sguardo, così si alzò e fece qualche passo per recarsi verso l’uscita della stanza, ma fu subito bloccata per un braccio dal saiyan ancora seduto che le urlò:
“Bulma, lo sai che non sopporto
quando mi volti le spalle senza una spiegazione”.
La compagna, con gli occhi un po’ arrosati per via della
stanchezza e trattenendosi per non scoppiare in lacrime per via della
tensione accumulata negli ultimi tempi, si voltò e lo
supplicò:
“Vegeta, ti prego lasciami andare sono molto stanca.
Ho voglia soltanto di riposare, per favore”.
Il tono assunto dalla moglie e il suo sguardo lo avevano
lasciato senza parole perché non si aspettava, da parte di
lei, una supplica…non aveva mai avuto un simile
comportamento con lui.
Questo pensiero aveva portato il Principe dei Saiyan a
lasciare il polso della donna e a spostare lo sguardo altrove.
Sentendosi libera Bulma si era affrettata ad uscire dalla stanza in cui
si trovavano per giungere, frettolosamente, nella loro camera e
chiudersi al suo interno, gettandosi sul letto per sfogare tutto
ciò che aveva represso sino a quell’istante.
Nel frattempo il saiyan era rimasto nella stessa posizione, seduto sul
divano a riflettere sull’accaduto.
In un primo momento era tentato di andare da lei per stringerla tra le
sue braccia senza chiedere alcuna spiegazione, ma l’orgoglio
glielo aveva vietato.
Così aveva deciso di passare la notte sul quel maledetto
divano, non solo per lasciare del tempo alla donna, ma anche per fare
chiarezza nei suoi pensieri.
La mattina seguente il sole si era alzato alto in cielo senza una
nuvola intorno e i raggi erano penetrati all’interno della
camera da letto dove la scienziata stava riposando, ridestandola dalla
sua turbolenta nottata.
Aveva dormito soltanto poche ore, ma il sonno l’aveva
tuttavia sorpresa, stremata ormai dalle lacrime e dalla stanchezza che
aveva accumulato nell’ultimo mese.
Si era accorta che il compagno non l’aveva raggiunta durante
la notte, visto che il suo lato del letto era perfettamente intatto.
Ridestata dai raggi solari, si era alzata svogliatamente dal
letto per verificare l’ora esatta.
Quando si era accorta che la sveglia segnava precisamente le 8:52
minuti, aveva corso trafelata verso il laboratorio che conteneva la
macchina del tempo.
Aveva paura che Vegeta se ne fosse andato senza salutarla e senza
avergli spiegato bene il funzionamento di quel dannato aggeggio.
Arrivò con il fiatone nel laboratorio e rimase sollevata nel
vedere il saiyan appoggiato, nella sua solita posa a braccia conserte,
alla macchina che lo avrebbe fatto viaggiare nel tempo.
Una volta arrivata, Vegeta le disse in modo seccato:
“Finalmente ce l’hai fatta, sono ore che
ti aspetto…
Avanti dimmi tutto quello che devo sapere, non voglio perdere altro
tempo”.
La donna cercò un momento di ricomporsi dalla corsa e con voce abbastanza ferma, si avvicinò al compagno e rispose:
“Ho modificato solo le cose più
importanti: ho inserito un piccolo computer all’interno dove
sono annessi tutti i dati e le coordinate, che ho già
impostato, per giungere nell’altra dimensione. Dovrai
soltanto spingere il tasto verde vicino al computer per far partire la
macchina, mentre per atterrare dovrai spingere quello rosso.
La durata del viaggio non sarà molto lunga, ci impiegherai
soltanto alcune ore.
Per quanto riguarda il ritorno dovrai impostare tu le coordinate, ma
non devi preoccuparti perché le ho salvate
sull’unico file esistente che ho inserito nel computer della
macchina.
Essa è programmata per compiere soltanto un viaggio di
andata e ritorno, ricordalo, mi raccomando…è
importante.
Per quanto riguarda l’interno ho cercato di renderlo il
più confortevole possibile, essendo una monoposto
è abbastanza ristretta, ma per te andrà
più che bene.
Ho anche cambiato il sedile del passeggero perché quello
già esistente si era rovinato, così
sarà più comodo”.
Quando Bulma terminò il suo discorso, Vegeta rimase
senza parole.
La scienziata lo stupì, come sempre, per come aveva portato
avanti tale progetto nonostante fosse un po’ restia.
Lui ne fu molto orgoglioso, ma ovviamente non aveva intenzione di
farglielo sapere.
Dopo questo pensiero il saiyan fu solo in grado di dirle:
“C’è altro che dovrei
sapere?”.
“No, non c’è altro. Ho studiato tutto
nei minimi dettagli e non dovresti avere problemi”.
“Bene, allora è meglio che vada”.
Il compagno si avviò verso la macchina del tempo, ma venne bloccato dalla voce della donna che gli chiese con voce tremante:
“Vegeta, tornerai presto vero?”
Il saiyan, percependo chiaramente la sofferenza della
compagna, avrebbe voluto prenderla e possederla in quel preciso istante
per farle capire quanto gli mancasse la sua vicinanza.
Tuttavia decise di non cedere, non solo per il suo fottutissimo
orgoglio, ma anche per non perdere ulteriore tempo, così le
rispose duramente sapendo di ferirla:
“Donna, lo sai che non mi piace
ripetermi.
Ti ho già detto che starò via soltanto tre
giorni, quindi non insistere.
Ti stai comportando in maniera piuttosto infantile”.
Bulma, risentendosi della risposta del compagno, gli rispose a tono:
“Ho i miei validi motivi per comportarmi in questo
modo…
Tuttavia, mi aspettavo almeno un ringraziamento da parte tua dopo che
ho sgobbato per un intero mese senza fermarmi mai alla realizzazione di
questo aggeggio, ma a quanto pare a te non interssa...
Nonostante ciò, ho una richiesta da
farti…”
Vegeta ascoltò attentamente il discorso della
scienziata e rimase soddisfatto di sentire di nuovo la Bulma combattiva
e battagliera di sempre.
Quella della sera precedente non gli era piaciuta particolarmente
perché l’aveva vista troppo vulnerabile e
sofferente a causa sua.
Con tono curioso, il saiyan le chiese:
“E sarebbe?”
“Devi dire a Trunks che mi manca tantissimo e che lo penso
sempre”.
“Donna, non posso farlo, lo sai che non
sono da me certe smancerie”.
“E invece lo farai Vegeta, perché me lo
devi” replicò lei fermamente.
Mentre il saiyan entrò nella macchina del tempo il piccolo Trunks, con ancora indosso il suo pigiamino blu, entrò di soppiatto nel laboratorio, non trovando nessuno in casa e vedendo il padre partire gli disse:
“Papà, dove stai andando?”
“Devo portare a termine una missione”.
“Voglio venire anch’io”.
“Trunks, non è il momento di fare i capricci,
quindi smettila” disse urlando il padre.
“Ma tornerai presto?” domandò il piccolo
con i suoi grandi occhi blu così simili a quelli della madre
che Vegeta, per un istante, tentennò. Quegli occhi
riuscivano sempre a farlo vacillare…
Poi rifletté sul fatto che sia Trunks che Bulma gli avessero
posto la stessa domanda…probabilmente entrambi avevano paura
di perderlo.
Tuttavia il saiyan fece un cenno affermativo con il capo e questo
bastò al piccolino per rassicurarlo.
Vegeta entrò definitamente nel suo velivolo, chiuse il
portellone, si sedette allacciando la cintura di sicurezza ed
azionò il pulsante per decollare.
Guardò dall’oblò ancora una volta la
sua famiglia e in un attimo sparì dalla loro vista.
Bulma rimase per un istante come in contemplazione, poi venne
risvegliata dalla domanda di Trunks:
“Mamma, io ho fame”
“Hai ragione piccolo mio, andiamo così ti preparo
la colazione”
Madre e figlio si avviarono verso la cucina e mentre la donna
predispose sul tavolo tutto l’occorrente per mangiare, si
accorse di un foglietto appoggiato proprio in quel punto.
Curiosa lo aprì e provò subito una stretta allo
stomaco… solo due parole, ma che per lei valsero come una
dichiarazione:
“Tornerò Bulma”.
Durante il viaggio per arrivare nell’altra
dimensione, Vegeta aveva avuto l’occasione di riflettere sul
gesto appena compiuto.
Fondamentalmente il suo obiettivo era quello di sapere Mirai Trunks e
Mirai Bulma al sicuro, non conosceva bene il motivo che lo spingesse a
tanto, ma ne sentiva l’esigenza.
Era curioso di sapere come se la cavasse il giovane, ma aveva una sorta
di timore nell’incontrare la Bulma di quell’epoca.
In fondo aveva perso il suo Vegeta tantissimi anni prima e rivederselo
piombare all’improvviso non era la cosa giusta da fare.
Così aveva deciso di non farsi scorgere da lei per non
crearle dei problemi.
Il viaggio, per arrivare nella dimensione futura, era giunto al termine
e il saiyan aveva impiegato alcune ore per arrivare a destinazione come
predetto dalla scienziata.
Una volta atterrato, aprì il portellone ed uscì
dal mezzo accorgendosi immediatamente di quanto quel posto fosse
diverso dal luogo da cui provenisse lui.
Era atterrato in un piccolo campo dove intorno si estendeva il nulla,
ma non molto lontano poteva udire il rumore dello sferzare di alcune
macchine.
Vegeta intuì che doveva essere vicino alla città,
così decise di incapsulare la macchina del tempo e sorvolare
quella zona.
Quando arrivò al suo obiettivo vide una città in
piena costruzione.
Da quello che Mirai Trunks gli aveva raccontato, all’epoca
della sua venuta, il suo futuro era un’ apocalisse dove
contrastavano solo morte e distruzione, le abitazioni non esistevano
più così come le strade e le
persone…non c’era più vita per colpa di
quei maledetti cyborg.
Ora invece Vegeta aveva potuto notare con piacere quanta pace si
potesse respirare in quel posto e sapeva anche con chi doveva
congratularsi.
Doveva ammetterlo, si sentiva orgoglioso di quel ragazzo
così impavido e coraggioso che aveva saputo affrontare mille
difficoltà.
Con quel pensiero, mentre era in volo, cercò di captare
l’aura di Trunks e con soddisfazione riuscì a
localizzarla non molto lontano da lui.
Si fermò per un momento quando intravide una costruzione
molto familiare, la Capsule Corporation non così diversa da
come la conosceva lui.
Cercò di avvicinarsi cautamente all’edificio per
paura di scorgere Mirai Bulma e quando si ritrovò di fronte
all’abitazione si nascose dietro alle mura che circondavano
quella zona, azzerando l’aura per non farsi riconoscere.
Quando si sporse vide nitidamente il giovane ragazzo che stava
raccogliendo delle buste della spesa per portarle in casa.
In quell’istante provò una fitta allo stomaco
rivedendo Trunks dopo tutto quel tempo, si sentì invadere da
una sensazione percepita pochissime volte in vita sua…la
gioia.
Per una frazione di secondo rimase come bloccato, poi però
rinsavì e per farsi notare dal figlio aumentò la
sua aura.
Mentre Trunks rientrò nella sua abitazione
percepì immediatamente una presenza, una forza combattiva
molto familiare che lo lasciò di stucco quando la riconobbe.
Fece cadere a terra le buste della spesa e quando si voltò,
non poté credere ai suoi occhi. Trovò il padre
appoggiato al muro di casa sua nella sua solita posa a braccia
conserte…
Vegeta, vedendolo imbambolato per la sorpresa, gli chiese
sarcasticamente:
“Ehi ragazzino, non si usa salutare tuo
padre?”
Trunks rimase ancor di più senza parole non solo per avergli
detto, indirettamente, di essere suo figlio, ma perché non
si aspettò di rivederlo dopo il suo ultimo viaggio.
Dopo un lungo silenzio lui rispose con voce tremante dalla commozione:
“Non ci credo papà…cosa ci fai tu qui? Non mi aspettavo una tua visita”.
Vegeta, per non far intendere che aveva intrapreso tale viaggio perché preoccupato per loro, s’inventò una scusa aggiungendo:
“Sono venuto perché Bulma era
preoccupata, così mi ha chiesto di dare
un’occhiata…tutto qui”.
“E da quando tu faresti ciò che ti chiede la
mamma?” chiese sorridendo furbamente il ragazzo, non convinto
della risposta del padre.
“Smettila Trunks, tu fai troppe domande per i miei
gusti” rispose arrossendo il saiyan.
“Quanto tempo ti fermerai?” domandò
incuriosito il giovane.
“Massimo tre giorni, non di più.
Cercherò un posto nei dintorni, tanto so
adattarmi”.
“Ascolta papà, la mamma ora non è in
casa, ma dovrebbe tornare a momenti…se vuoi posso
chiederle…
“No, è meglio che non mi veda…non
voglio crearle problemi. Comunque non preoccuparti, mi farò
vivo io” disse fermamente Vegeta.
Mentre padre e figlio parlarono, non si accorsero della
presenza di una persona che si stava avvicinando
all’abitazione perché presi dall’euforia
di essersi rivisti dopo tanto tempo.
Vegeta salutò il figlio e fece per andarsene, ma quando si
voltò, si trovò davanti proprio la persona che
non avrebbe voluto vedere…
Avrebbe riconosciuto ovunque quegli occhi che lo perseguitavano ovunque
andasse, in qualsiasi posto o epoca non poteva sfuggire a quello
sguardo…
Dopo un lungo silenzio si udirono solo due parole:
“Bulma…”
“Vegeta…”
CONTINUA...
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciaooo a tutti!!!
Sono tornata con una nuova storia che ho deciso di dividere in due
capitoli in modo da non risultare troppo lunga e noiosa.
Posterò al più presto la prossima ed ultima parte.
Intanto spero vi possa piacere ciò che ho
scritto…fatemi sapere cosa ne pensate, la vostra opinione,
è per me, fondamentale.
Ho inserito persino un’immagine di Bulma e Trunks del futuro
scovata in internet… l’ho trovata molto inerente
alla mia storia.
A presto!!!
Un Bacioneeee
Galvanix