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Autore: elisbpl    21/03/2015    3 recensioni
New Jersey, Gennaio 2016.
L'idea sembrava morta, ma non lo è. L'idea è folle. L'idea è viva, sembra più viva che mai.
Ma come ha potuto un'idea così potente scorrere, andare via, trasportata dalla corrente? Semplice: non l'ha mai fatto. L'idea sa nuotare. E' stata brava a nascondersi in attesa di una nuova era. L'idea sopravvive.
E loro torneranno.
Sembri viva, idea.
Che ne dici?
___
[dalla storia:
"-Non scappare via. Non farlo più.
-Non lo farò. Giuro su ciò che vuoi che domani sarò ancora qui.
-Mi fido.
-L’hai sempre fatto.
-Lo so."
___
Sospirò e deglutì prima di parlare, questa volta a bassa voce, il tono tra il triste e il rassegnato: - Quindi, cosa vuoi fare, Gee?
Il cantante accennò un sorriso e parlò sicuro, le mani ancora sulle sue guance, guardandolo sempre fisso negli occhi: - Voglio rimettere insieme i My Chemical Romance.
Gerard si rese conto che in quella situazione e in quella posizione, le opzioni riguardo ciò che Frank avrebbe potuto fare dopo la sua affermazione erano due: o annullava la distanza e lo baciava, o annullava la distanza e gli dava una testata in bocca.
Più probabile la testata.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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~Capitolo 10.
“I’m the only friend that makes you cry,
Your heart attack in black hair dye,
So to save yourself, I’ll hold them back tonight”.




I raggi del sole si riflettevano su qualsiasi superficie sulla quale potesse posarsi lo sguardo, accecando chiunque non avesse un paio di occhiali da sole. Ma, ehi, era la California, chi osava andare in giro di mattina senza occhiali?
- Io - mormorò a se stessa, sbuffando, Kristin, rispondendo da sola alla domanda che si era posta in mente. Era uscita presto, lasciando un Mikey Way ancora addormentato, raggomitolato a letto tra le coperte leggere, per prendere un po’ d’aria ma soprattutto per andare a comprare gli ingredienti per la dannata Red Velvet che si era messa in testa di preparare per quella sera, dopo aver ascoltato, il pomeriggio precedente, tutte le storie del fidanzato su quanto fosse fantastica la torta che aveva mangiato a pranzo fuori con gli Electric Century. Era una tipa competitiva, Kristin: non poteva permettere di farsi battere neanche dalla torteria migliore di Los Angeles, la sua torta doveva essere migliore, e quindi non vedeva l’ora di ascoltare gli apprezzamenti che Mikey avrebbe fatto sulla sua, di Red Velvet.
Dio, quanto amava quel ragazzo. Non era mai stata tipa da matrimonio, ma se lui le avesse chiesto di sposarlo, avrebbe accettato all’istante. Immaginava che significasse molto, come cosa.
Comunque, camminava quasi a occhi chiusi per non perdere la vista a causa del sole, senza neanche la possibilità di utilizzare le mani a mo’ di visiera, visto che erano impegnate a reggere i sacchetti di carta con il logo del market vicino casa, maledicendosi per aver dimenticato gli occhiali da sole sul tavolo della cucina e sperando intensamente di non finire addosso a nessuno, visto che non ci vedeva quasi per niente. Speranza vana, ovviamente, perché non fece in tempo a fare neppure un paio di passi che sentì una spalla urtare contro la propria e, nell’alzare lo sguardo, riuscì a vedere un paio di mani afferrare uno dei sacchetti, che stava per caderle.
- Mi scusi, io non… Ge-Gerard? - batté più volte le palpebre per mettere a fuoco la persona davanti a sé (Possibile che i suoi occhi fossero così sensibili alla luce solare? Eppure viveva in California, dannazione!) e si rese conto che, sì, era proprio suo “cognato”. Lui li portava, gli occhiali da sole, ma ci era abituata a vederlo così: erano quasi più le volte che l’aveva visto con, che senza. Per quello che riusciva a vedere, sembrava strano. Nel senso, aveva una strana espressione sul viso. O magari una strana aura attorno a sé, mh. E si era pure tagliato e tinto di nero i capelli.
- Ehi, Kris… - le sorrise e si passò la mano che non reggeva il sacchetto tra i capelli: ebbe un attimo di smarrimento, quasi si aspettasse di trovarli più lunghi, e forse, in effetti, era così - Scusa, pensavo ad altro e non guardavo dove mettevo i piedi… Stavo giusto venendo da voi, devo parlare con Mikey. Ti do una mano a portare ‘sta roba.
- Ehm, okay, sì, grazie - lei ricambiò il sorriso e abbassò di nuovo lo sguardo, lasciando che le portasse uno dei due sacchetti mentre camminavano insieme verso casa propria - Comunque è stata colpa mia, sono io quella che cammina a occhi chiusi. Sai, il sole…
- Capisco… In effetti, anche tu che cammini a quest’ora per queste strade, senza occhiali da sole… Facciamo che è colpa di entrambi e sticazzi, meglio?
- Direi.
Fecero entrambi una mezza risata (e Kristin sbuffò sonoramente nel rendersi conto che aveva appena avuto una ramanzina anche da lui per lo stesso motivo per il quale se l’era già fatta da sola) e poi continuarono a camminare in silenzio verso casa. Tutto sommato, le era sempre piaciuto, Gerard. Era un tipo strano, senza ombra di dubbio. E probabilmente era anche il tipo che se gli stavi sul cazzo era la fine, ma di questo non aveva mai dovuto preoccuparsi, fortunatamente, visto che, a quanto pareva, anche lei a lui era sempre stata abbastanza simpatica. Mikey diceva addirittura che Gerard l’adorava, ma Kristin faticava a credere che uno come Gerard Way potesse adorare qualcuno che non faceva neanche propriamente parte della sua famiglia. In ogni caso, lei era felice di aver un buon rapporto col problematico fratello del suo fidanzato.
Quando arrivarono a casa tutto era come l’aveva lasciato, e non si sentiva odore di caffè né rumore di radio o televisione accesa, segno che Mikey ancora dormiva.
- Be’, tuo fratello sarà ancora completamente immerso nel suo mondo dei sogni popolato da arcobaleni e unicorni che cavalcano folletti armati di pentole d’oro, quindi… Caffè? - posò i sacchetti della spesa sul tavolo della cucina e tornò a girarsi per guardare il cantante passeggiare, quasi nervosamente, tra la cucina e l’ingresso - O forse no…
- Sì, grazie - lui si fermò sulla soglia della cucina e le fece una specie di occhiolino, come per rassicurarla sulla propria calma, anche se in realtà non era per niente rassicurante, ma a Kristin non andava di contraddirlo, quindi tenne quella considerazione per sé - Non rinuncio mai al caffè, io, lo sai. Solo… Che ne dici se mentre lo prepari io vado a svegliare quello sfigato?
- È okay. Fa’ solo attenzione che non pensi che sia io e ti baci. Sarebbe strano. E, come dire, incestuoso… - fece una smorfia di disgusto, ma sorridendo.
- Già fatto, tranquilla - se ne uscì fuori tranquillamente lui prima di sparire su per le scale, senza darle il tempo di sputare fuori il “COSA?!” che le era salito in gola.
Be’, avrebbe dovuto immaginarlo, forse…
Sbuffò ancora, e si mise a mettere in ordine il contenuto dei sacchetti, tenendo l’orecchio per capire che diavolo stessero combinando quei due al piano di sopra, dal momento che tre secondi dopo aver sentito la porta della camera da letto aprirsi aveva sentito anche un tonfo fortissimo che aveva anche fatto tremare mezza casa. Probabilmente Gerard aveva tirato le lenzuola in modo tale che Mikey cadesse dal letto. Grazie al modo strano in cui riusciva ad avvolgersele attorno non era difficile, persino lei l’aveva fatto un paio di volte.
- Ma sei proprio stronzo!
Ecco, infatti.
- E tu sei un fottuto ghiro.
- Un che?
- Ghiro. L’animale. Quello che dorme sempre, ce l’hai presente?
- Non era il bradipo quello?
- No, il bradipo è quello lento…
- Lento?
- Sì, Michael, lento, tardo, hai presente? Un po’ come te.
- Oh, ma che cazzo vuoi? E soprattutto, che ore sono?
- Sono le nove.
- Le nove?! E tu pretendi pure che sia sveglio? Porca puttana, Gee, abito a Los Angeles, chi cazzo sta sveglio alle nove del mattino a Los Angeles?
- La tua ragazza, tanto per cominciare. E io, che sono arrivato un’ora fa da New York e sono passato per casa solo per posare la valigia e sono corso subito da te, ingrato di un fratello minore stronzo.
- Ma tu avrai dormito in aereo!
- Io dovrei essere a pezzi per il jet lag e invece sono qui!
- Ma che cazzo ci fai tu qui, in effetti? E perché io sono a terra e non sul letto?
- Oh, dio, Mikey…
- Il caffè è pronto! - Kristin, urlando, decise (molto saggiamente) di interrompere il battibecco che, probabilmente, oltre lei, stava ascoltando anche tutto il vicinato - Portate i vostri culi al piano di sotto, e fate anche presto, che se si fa freddo m’incazzo e non ve lo faccio bere!
- Te l’ho mai detto che mi piace la tua ragazza, Mikey? - sentì dire a Gerard, e si lasciò scappare un sorrisetto compiaciuto.
- E io te l’ho mai detto che Lynz è una gran porca? - rispose l’altro come per ripicca, e Kristin decise che un ultimo grido, dal tono particolarmente incazzato, avrebbe convinto i due a muovere davvero il culo.
- IO HO LE ORECCHIE.
Calò il silenzio al piano superiore, e lei sorrise soddisfatta perché, in effetti, era vero che le donne avevano sempre potere sugli uomini. Posò due tazze piene di caffè sul tavolo e appoggiò i fianchi al mobile della cucina mentre sorseggiava il proprio e gli altri due entravano in cucina ridacchiando sottovoce.
- Buongiorno, amore - Mikey le si avvicinò e le lasciò un bacio leggero sulla guancia prima di andare a sedersi al tavolo, di fronte al fratello e alla propria tazza di caffè.
- Buongiorno, patata - borbottò lei, alzando lo sguardo e fulminandolo per l’affermazione di poco prima, ma senza riuscire a trattenere un sorriso nel vederlo così, con il viso pieno di sonno e tutti i capelli spettinati.
- Patata? - Gerard per poco non sputò il caffè, invece.
- Dice che ho la faccia da patata - fece spallucce il suo ragazzo, bevendo con calma, come se fosse cosa di tutti i giorni essere scambiato per un tubero.
- Dico che sei patatoso, è diverso… Comunque è roba da ragazze, voi non potrete mai capire, mh - alzò le sopracciglia a ostentare superiorità, dichiarando chiuso l’argomento.
- Okay… - Mikey scosse la testa manco avesse avuto a che fare con una ragazzina e tornò a guardare il fratello - Allora, non che voglia fare l’ospite scortese o il fratello ingrato, ma posso sapere il motivo di questo traumatico risveglio?
- Ah. Sì. Io… dovrei parlarti… - Gerard perse il sorriso all’istante, tornando al nervosismo che era parso avesse anche poco prima di andare a svegliare il fratello.
- Volete che vada via? - si preoccupò Kristin, notando che l’atmosfera nella stanza era cambiata in pochi attimi.
- Oh, credo non importi… E poi, tu hai le orecchie, no? - lui fece un mezzo sorriso nel riprendere le sue parole di poco prima, cercando di sdrammatizzare una situazione che, a dirla tutta, dalla sua espressione sembrava molto seria. Gerard prese un respiro profondo e poi cominciò a raccontare i suoi ultimi due giorni, del fatto che li aveva passati in New Jersey, così vicino al quartiere dov’erano cresciuti, che aveva conosciuto delle persone che l’avevano fatto riflettere e ragionare, che era stato da Frank, che aveva parlato con Ray, che in due giorni gli sembrava di essere cambiato più che in due anni, che aveva preso una decisione: - E voglio rimettere insieme i My Chemical Romance.
Kristin aveva intuito a cosa sarebbe voluto arrivare, se lo sentiva che sarebbe andato a parare lì, ma a quanto pare Mikey no: all’ultimo, dopo aver sentito la frase conclusiva del lungo racconto che aveva fatto il fratello, saltò in piedi, quasi rovesciando la sedia.
- Non se ne parla neanche - disse, in un tono così definitivo che Kristin quasi si sentì male al posto di Gerard.
- … Come? - infatti lui era sbiancato, il viso alzato con lo sguardo fisso su quello del fratello - No?
- Assolutamente no! Gerard, ti rendi conto di cosa ho passato quando hai sciolto quella cazzo di band? Per poco non ci rimanevo. Te lo ricordi?
Sì che se lo ricordava. Si poteva notare dal fatto che era sbiancato ancora di più, e Kristin non credeva fosse possibile finché non lo vide.
Il periodo buio di Mikey era un argomento delicato. Lo era sempre stato. Erano passati due anni dalla fine di quel momento di merda, e ancora facevano fatica a parlarne: se lui lo tirava fuori così, subito, voleva dire che era davvero fermo nella sua decisione.
- Come cazzo ti è venuta fuori questa idea? Ti sei stancato del tuo progettino tutto carino da solista? E poi che succederà? Ti stancherai di nuovo del gruppo e manderai di nuovo tutto a fanculo, e io non ho la minima intenzione di ridurmi di nuovo a uno straccio per i tuoi capricci - stava gesticolando furiosamente, Kristin non l’aveva mai visto così. Si vedeva che era una cosa alla quale teneva.
E non aveva mai visto così neanche Gerard, che era immobile, le labbra premute tra loro e i pugni stretti, ad accusare tutte le parole che il fratello gli stava dicendo, reggendo il suo sguardo. Aveva gli occhi lucidi. Sì, si vedeva che era una cosa alla quale teneva.
- Amore, ti prego, calmati - Kristin gli si parò di lato e fece per poggiargli una mano sul braccio che teneva a mezz’aria per farglielo abbassare, ma Mikey fece un passo indietro e poi si girò, uscendo poi dalla cucina in pochi passi veloci.
Lei sospirò, e la mano la posò sulla spalla di Gerard - Mi dispiace che abbia reagito così. Vado a provare a parlargli, torno subito… - e uscì anche lei dalla cucina, sapendo già dove avrebbe trovato il fidanzato.
Salì a passi veloci le scale fino al primo piano e si infilò nella piccola porta che si trovava sotto le scale che portavano alla soffitta. Eccolo lì: seduto sul materasso posizionato a terra, in mezzo a un gran mucchio di coperte, che si abbracciava le gambe strette al petto e nascondeva il viso tra le ginocchia. Quello lì era il loro piccolo posto segreto: nel momento in cui qualcosa turbava uno dei due, o se si sentivano strani, o qualsiasi altro problema avessero, era lì che andavano a rifugiarsi. Inizialmente era solo una minuscola stanzetta vuota e dal soffitto basso, poi, dopo che si erano addormentati sul pavimento più volte e si erano svegliati con le ossa a pezzi, avevano avuto la buona idea di arrangiarci pure una specie di letto.
Kristin si fece spazio tra le coperte e si rannicchiò accanto a lui, come al solito, provando a parlare con voce calma e dolce: - Amore… Ehi, allora, prima di tutto, non serve a nulla agitarsi, okay? A nulla. Respira, e pensaci con calma… Se Gerard è venuto qui a parlarti di questa cosa ci sarà un motivo valido. È tuo fratello, sicuramente lo conosci meglio di me, e se me ne sono accorta io della sua espressione mentre parlava, non puoi non averlo fatto tu. Io… io non credo che sia solo un capriccio. Credo che ci tenga davvero. E credo che almeno dovresti dargli la possibilità di spiegare come si deve i suoi motivi…
- E se finisse come l’ultima volta? - Mikey girò un po’ il viso per guardarla mentre parlava, continuando però a tenere la testa tra le braccia - Tu non c’eri ancora, ma lo sai benissimo che sono stato talmente male da poterne morire. Lo sai. Con... Con l'alcol, eccetera. Non voglio ricaderci…
- Lo so benissimo. Ma so benissimo anche che ti illumini quando parli di quei tre e di tutto quello che avete passato insieme. A volte sono addirittura gelosa, perché vorrei che tu avessi lo stesso luccichio negli occhi quando parli con me, poi mi rendo conto che è impossibile perché loro sono loro, sono stati tutta la tua vita per un periodo importantissimo, e io invece sono solo la tua ragazza. Ma mi sta bene così, maledizione. Mi sta terribilmente bene.
- Ma tu sei la mia vita adesso.
- Mick, non sto cercando di sminuirmi, lo sai che non sono quel tipo di persona. Sto cercando di ricordarti quanto siano loro per te. Ti ricordi di quando l’anno scorso siamo andati al concerto di Frank? Quando lo abbiamo raggiunto nel backstage vi siete quasi saltati addosso e poi avete cominciato a parlare così tanto che si è quasi fatta mattina? E le volte che Ray chiama qui? Se la bolletta del telefono andasse a minuti, saremmo poveri in canna. E i tuoi occhi si coprono sempre di quel velo di nostalgia… Io lo so che ti manca tutto quello. Che ti mancano loro. E che ci credi ancora. Non lasciare che la paura ti blocchi. Hai imparato dai tuoi errori, e non ci cadrai più. E se dovessi solo provare a ricaderci, ti arriverebbe una scarpa in piena fronte. E farei attenzione a scegliere quella col tacco più appuntito.
Mikey finalmente alzò il viso e sorrise apertamente, e a Kristin parve di sciogliersi quando lui sussurrò con voce molto più sicura rispetto a prima: - Ti amo.
- Anche io - avvicinò il viso al suo fino quasi a sfiorare le sue labbra, sorridendo - Ha funzionato?
- Forse - e lui le diede un piccolo bacio a stampo, dolcissimo.
- Oh, mia madre lo diceva che avrei dovuto fare l’avvocato! - dopo il bacio gli scompigliò i capelli e poi si tirò su (rischiando di sbattere con la testa contro il soffitto per l’entusiasmo, ma dettagli), strattonando lui per il braccio - Ora, muoviti e torna giù con me, che abbiamo da fare!
Lui si aprì in una risata vera e propria, di quelle che si faceva uscire solo quando lei faceva la cretina come in quel momento, e la seguì fuori dal loro piccolo rifugio - Cosa dobbiamo fare?
- Cercare di conquistare il mond…
- Kris.
- Oh, andiamo, amore. Lo sai che sono la prima fan dei My Chemical Romance. Cos’altro potremmo fare? Andiamo a parlare con tuo fratello e a rimetterli insieme.
  
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