10.
Due cuori e una crostata (o due, o tre…)
Castiel si strinse meglio il
nodo della sciarpa che gli avvolgeva il collo, il corpo scosso da un
leggero
tremito mentre una raffica di vento gli scompigliava i capelli e gli
stringeva
il viso in una morsa gelida. Sfilò una mano dalla tasca in
cui era rifugiata e
controllò l’ora sull’orologio che teneva
al polso per l’ennesima volta.
Rufus era in ritardo.
Il ragazzo sbuffò, e il suo
respirò lasciò le sue labbra in una piccola
nuvoletta bianca.
Per essere solo Novembre,
quell’anno, faceva eccezionalmente freddo. Anche Herbie
sembrava pensarla così,
dato che il malandato maggiolino giallo aveva deciso, proprio mentre il
diciassettenne si stava dirigendo fuori città con una lunga
lista della spesa
infilata nella tasca del caldo cappotto di lana cotta, che un viaggio
fino al
centro commerciale situato a tre quarti d’ora di distanza da
Heaven sarebbe
stato troppo e così, senza alcun preavviso, aveva smesso di
funzionare proprio
nel mezzo della deserta strada statale alle porte della cittadina.
Castiel, ovviamente, non si
era scomposto. Ormai la macchina dei Novak si fermava di punto in
bianco così
frequentemente che raramente i due fratelli restavano sorpresi da
ciò.
Riuscivano con abilità ormai sopraffina ad accostare prima
che Herbie esalasse
il proprio ultimo respiro della giornata, e poi procedevano a chiamare
Bobby,
il cui numero era il primo sulla lista delle chiamate rapide, subito
prima di
quello della pizzeria d’asporto cittadina.
Il ragazzo sbuffò di nuovo,
questa volta con il preciso intento di osservare il proprio respiro
condensarsi
non appena ebbe lasciato le sue labbra. Fu in quel momento che
notò la grossa
auto nera avvicinarsi e accostare solo qualche metro più in
là del maggiolino
giallo. Era inconfondibile, e il suo cuore iniziò a battere
all’impazzata suo
malgrado ancora prima che la portiera si aprisse e il giovane
conducente
potesse posare i piedi sull’asfalto umido.
Dean Winchester gli si
avvicinò con un sorriso spavaldo sulle labbra carnose e si
fermò a pochi passi
da lui.
“Bobby dice che tu e Gabriel
dovete decidervi a disfarvi di quel ferro vecchio.” disse a
mo’ di saluto.
Castiel sbatté le palpebre
un paio di volte prima di ribattere “Dean? Credevo che
venisse Rufus a prendere
la macchina.”
Il giovane scrollò le
spalle, ben coperte da una giacca di pelle dall’aspetto
vissuto “Lo credevo
anche io, prima che iniziasse a battibeccare con Bobby. Ti giuro, quei
due
litigano come se fossero sposati da cinquant’anni.”
“E dov’è
l’auto-rimorchio?”
domandò di nuovo Castiel, allungando il collo verso la
strada come se il
vecchio camioncino di Bobby Singer potesse spuntare
all’orizzonte da un momento
all’altro.
“Non verrà subito, c’è stata
una specie di emergenza.- spiegò quindi Dean scuotendo la
testa, ancora
incredulo di come ogni giorno ad Heaven accadessero le cose
più bizzarre- Garth
si è schiantato con il trattore contro una balla di fieno.
Fortunatamente non
si è fatto niente, solo che il vecchio trattore di suo padre
ha perso tutte le
ruote. Sì, tutte e quattro, non chiedermi come è
potuto succedere. Bobby e
Rufus sono andati a dare una mano per cercare di tirare fuori dal campo
quello
che è rimasto del mezzo e portarlo poi
all’officina per le riparazioni. Mi sono
offerto di darti un passaggio fino a casa.”
Il minore dei Novak spalancò
gli occhi blu “Oh. Veramente, sarei dovuto andare a fare la
spesa per casa e la
pasticceria…”
L’altro ragazzo sventolò una
mano con noncuranza “Ho finito il mio turno, se ti va posso
accompagnarti io.”
Castiel abbassò lo sguardo,
fissando con insistenza la punta dei propri scarponcini. Quella sarebbe
stata
la prima interazione ufficiale fra lui e Dean dopo
l’inaspettato bacio e dopo
la rottura con Lisa: il ragazzo non era certo di essere pronto ad
affrontare
una cosa simile, anche se un comportamento del genere era
così irrazionale da non
essere per niente tipico di lui “Non è necessario,
Dean,- lo rassicurò con un
sorriso timido- puoi riportarmi ad Heaven e poi da lì posso
prendere l'autobus.”
Dean alzò un sopracciglio
“Cas, vuoi davvero portare su un autobus affollato sacchi di
farina e altri
generi alimentari? Andiamo, ti accompagno io. Non mi pesa,
davvero.”
Il diciassettenne provò a
rifiutare nuovamente, ma gli occhi del giovane erano così
brillanti e il suo
sorriso così luminoso e invitante che non poté
fare altro che sussurrare “Ok.
Grazie, Dean.”
L’interno dell’Impala, in
confronto all’umida e gelida aria novembrina, sembrava il
paradiso. Castiel non
poté fare a meno di lasciarsi affondare nel morbido sedile
di pelle e di
respirare a pieni polmoni l’odore di cuoio, olio di motore e
qualcosa che era
così essenzialmente Dean
da non poter
essere identificato altrimenti. Il ragazzo era talmente preso da quelle
sensazioni e dall’incredibile senso di sicurezza e
appartenenza che gli dava il
solo essere in quella macchina che non si rese conto subito di essere
osservato
tuttavia, appena si voltò verso il posto del guidatore, Dean
era lì ad
osservarlo con un sorriso enigmatico sulle labbra.
“Che cosa
c’è?- domandò
preoccupato, portandosi automaticamente le mani alla faccia- Ho i
pomelli di
Heidi e il naso di Mastro Ciliegia, vero? Mi succede sempre, Gabriel
non fa
altro che prendermi in giro, ma non è colpa mia se soffro il
freddo…”
Il maggiore dei fratelli
Winchester scoppiò a ridere “Stavo solo
guardandoti, Cas, niente di
trascendentale.”
Ancora sghignazzando, e
trovando adorabile il modo in cui le guance di Castiel si erano
imporporate
ulteriormente, il ragazzo avviò il motore
dell’Impala e si immise nuovamente in
carreggiata e l’autoradio ripartì automaticamente
diffondendo nell’abitacolo
Bob Seger a tutto volume.
Castiel allungò
automaticamente la mano verso la manopola del volume, ma Dean la
intercettò
immediatamente “Hey! Che stai facendo?”
Il diciassettenne sbatté le
palpebre “Volevo solo abbassare un po’.”
“Ok.- concesse il guidatore,
prima di spiegare con tono eccessivamente serio- Ricorda,
però, regola numero
uno di questa macchina: chi guida sceglie la musica, il passeggero
tiene chiusa
la bocca.”
Il giovane dagli occhi blu
annuì piano, ma sul suo volto era ben visibile il
divertimento causato da
quella dichiarazione “Ma certo, Dean.”
L’apprendista meccanico
tornò a fissare la strada davanti a sé ma,
nonostante l’Impala fosse invasa
dalle note del suo genere di musica preferito, gli sembrava che
l’assenza di
conversazione fosse insopportabile. Lanciò uno sguardo
fugace all’amico da poco
ritrovato e lo osservò mentre, con le mani appoggiate sul
grembo, e gli occhi
puntati fuori dal finestrino sembrava assorto dai propri pensieri.
“Come va la tua testa?” si
ritrovò a domandare, dopo altri interminabili attimi di
silenzio.
Castiel si voltò di scatto,
preso alla sprovvista dall’inaspettata domanda
“Come? Oh, intendi per la caduta
dell’altro giorno! Bene, grazie. Era solo un brutto
bernoccolo.”
Dean aggrottò la fronte,
voltandosi per un secondo per scrutarlo con attenzione, come se in quel
modo potesse
appurare la veridicità di quell’affermazione
“Quindi ora stai meglio, giusto?”
“Sto seguendo una dieta
rinvigorente grazie a Kalì.- spiegò quindi il
diciassettenne con voce
concitata- E Becky, e Missouri, e Ellen… In effetti, a casa
abbiamo talmente
tanto cibo che nemmeno Gabriel riesce a finire tutto. Non che riesca ad
avvicinarsi a quello che portano appositamente per me, Kalì
non glielo permette
ed è davvero terrificante quando si mette in testa una cosa.
Credo che sia per
questo motivo che lui la ama così tanto e…Scusa,
sto parlando a mitraglietta,
non so perché lo sto facendo, non lo faccio mai.
Scusa.”
Il maggiore dei fratelli
Winchester si lasciò scappare una risata, per poi decidersi
a tranquillizzare
l’amico dopo essersi reso conto che era imbarazzato da quella
reazione, le
guance decorate da un acceso color ciliegia.
“Tranquillo, Cas, anche a me
capita di straparlare, a volte.- lo tranquillizzò quindi,
strizzandogli
l’occhio- Anzi, se lo chiedessi a Sam potrebbe raccontarti
diversi episodi imbarazzanti
in cui non sono riuscito a controllare la lingua. Ma non chiedergli
niente,
però. Per favore.”
Castiel ridacchiò e sembrò
subito a proprio agio, prima di puntare i suoi intensi occhi blu
sull’amico “Mi
dispiace per te e Lisa.” dichiarò, con una
sincerità tale da lasciare Dean un
po’ spiazzato.
Il ragazzo scrollò le
spalle, rivolgendogli un sorriso imbarazzato al pensiero del vero
motivo per
cui aveva dovuto lasciare la ragazza. Un motivo molto concreto, molto
umano,
con due grandi occhi innocenti e che in quel momento si trovava
così vicino a
lui che sarebbe riuscito a sfiorarlo solo allungando una mano.
“Mi dimentico sempre che in
questa città le notizie volano veloci.” si
ritrovò a borbottare invece,
sperando che nessuno dei suoi pensieri potesse essere colto.
“Mi dispiace.” ripeté il
ragazzo, come se la colpa del gossip cittadino fosse sua.
“Non è colpa tua.- lo
rincuorò Dean- E per quanto riguarda me e Lisa…
Evidentemente non eravamo poi
così adatti l’uno all’altra.”
“Sono certo che troverai
presto qualcuno.” dichiarò con una
sincerità disarmante il diciassettenne.
“Forse non dovrò nemmeno
cercare così tanto.” si ritrovò a dire
l’apprendista meccanico, non potendo
fare a meno di fissare intensamente l’amico mentre
pronunciava quelle parole.
Castiel arrossì
vistosamente, cosa che non poteva sfuggire al suo interlocutore,
nemmeno se
aveva provato a nascondere quel fatto voltandosi rapidamente verso il
finestrino.
Dal canto suo, Dean non
poteva che gioire per quella reazione, tuttavia decise di fare finta di
non
essersene accorto e cambiò argomento di conversazione
“Senti ancora Balthazar?”
“Sì.- ammise il giovane
dagli occhi blu- In fondo, siamo stati amici per molto tempo prima che
diventasse il mio ragazzo, mi sembrava stupido interrompere ogni tipo
di
rapporto fra noi solo perché la nostra relazione non ha
funzionato.”
Il guidatore alzò un
sopracciglio “Uh.”
“Ha una ragazza.” rivelò
quindi Castiel con tono neutro.
“Quel figlio di puttana!-
sbottò Dean, non riuscendo a trattenere la propria mano dal
collidersi con il
volante in un gesto di stizza- Prima ti lascia in quel modo e
poi…”
Il diciassettenne gli posò
una mano sul braccio, un tocco leggero pensato per calmare
l’amico, ma che in
realtà riuscì a stupire entrambi, essendo il
primo contatto fisico dopo
l’innominabile bacio che si erano scambiati
l’ultima volta che si erano visti
“In realtà, credo che Balthazar sia davvero
innamorato di Atropos e io sono
contento che lui sia felice.”
Dean fece roteare gli occhi
“Ma certo che lo sei, tu sei una specie di angelo.”
“Non è vero, Dean.” borbottò
Castiel aggrottando la fronte.
L’altro giovane si limitò a
ridere della sua espressione imbronciata, prima di tornare a fissare la
strada
davanti a sé. Quella breve conversazione era bastata per
ristabilire un buon
clima fra di loro e Dean non poteva che esserne estremamente felice:
ricostruire un rapporto con Castiel era così naturale che si
domandava come
avessero fatto a non averne uno per le settimane passate.
“Dean!- la voce del minore
dei Novak strappò di colpo il ragazzo dai propri pensieri-
Hai superato il
supermercato!”
Dean seguì la direzione
indicata dal dito affusolato dell’amico giusto in tempo per
vedere il
mastodontico e luminoso edificio che ospitava la loro destinazione
designata
sparire alle loro spalle “Lo so, Cas. Pensavo:
perché non andiamo a prenderci
un gelato?”
Castiel inclinò la testa di
lato, spiazzato da quella proposta “Un gelato? Ma
è quasi inverno…”
“E allora?- ribatté il
giovane meccanico scrollando le spalle- Siamo ancora giovani, Cas,
possiamo
permetterci di mangiare gelato anche in mezzo a una tempesta di
neve.”
“E la spesa?” indagò quindi
il diciassettenne, non del tutto certo di poter rimandare la
commissione che
gli era stata affidata dal fratello maggiore.
Dean gli rivolse un sorriso
abbagliante “Il
supermercato non
scapperà, te lo assicuro.”
“Tu vuoi davvero portarmi a
prendere un gelato?” domandò di nuovo il ragazzo
dagli occhi blu, un
sopracciglio inarcato.
“Sì, perché no?- il maggiore
dei Winchester scrollò le spalle, come se quel gesto potesse
dare alla sua
proposta un maggiore senso di noncuranza- In fondo, è da
tanto che non parliamo
più, io e te, così magari possiamo recuperare un
po’, no?”
Un sorriso si allargò sul
volto di Castiel “Ok. Però con questo clima
preferirei una tazza di caffè
caldo. Magari con una fetta di crostata di mele.”
Al sentire quelle parole
Dean non poté impedire ad un sorriso radioso di aprirsi sul
volto a sua volta
mentre svoltava a destra per uscire dalla statale e cercare un posto
dove potere
parlare con tranquillità.
Alla fine, il posto ideale
risultò essere una piccola caffetteria che si affacciava
sulla strada dietro ad
un ampio parcheggio semi-deserto. Il guidatore parcheggiò di
fronte all’ampia
vetrina dalla quale si intravedeva il luminoso interno del locale, con
piccoli
tavoli rotondi che sembravano essere usciti da una sitcom degli anni
Cinquanta,
così come la paffuta cameriera che si aggirava fra i tavoli
per servire caffè
caldo alla manciata di avventori e il bancone in formica dietro al
quale era
ben in mostra una macchina per i milkshake, che mescolava
ininterrottamente un
cremoso liquido rosa confetto.
Quando i due ragazzi
entrarono nel locale, tuttavia, lo trovarono caldo ed accogliente e la
cameriera, che si presentò al loro tavolo con una caraffa di
caffè fumante che
versò prontamente nelle due grandi e colorate tazze che
aveva portato per loro,
prese le loro ordinazioni con un sorriso amichevole sulle labbra tinte
di rosso
brillante.
“Non è male, questo posto.-
commentò Dean con un sorriso divertito- Se fosse
più vicino alla città, al
Mary’s dovremmo aver paura per la sua concorrenza.”
Castiel abbozzò un sorriso,
ma non ribatté. La cameriera tornò in fretta con
le loro ordinazioni,
portandogli due enormi fette di crostata di mele accompagnate da due
palline di
gelato alla vaniglia.
Il giovane meccanico non
aspettò molto prima di affondare la forchetta nel dolce e
assaporarne un grosso
boccone, mentre il ragazzo più giovane si limitò
ad osservarlo per qualche
secondo prima raccogliere un po’ di gelato sulla punta della
propria posata e
portarla alle labbra.
“Dean, che cosa stiamo
facendo veramente?” domandò, spostando di nuovo
l’attenzione dal proprio dolce
all’amico.
Il maggiore dei Winchester
deglutì un altro generoso boccone prima di rispondere
“Beviamo un caffè e
mangiamo un’ottima crostata di mele.”
“Dean…” sospirò il
diciassettenne, non molto propenso a prendere il discorso alla lontana.
“Ok.- capitolò quindi il
giovane, posando la propria forchetta sul piatto e fissando con
intensità il
ragazzo dagli occhi blu- Cas, sarò sincero con te. Non siamo
qui solo perché io
voglio recuperare il tempo perduto.”
Castiel aggrottò la fronte,
spiazzato da quella dichiarazione “No?”
“Cas, io tengo alla nostra
amicizia, davvero, e se per te fra noi potrà esserci solo
questo va bene, lo
capisco e lo accetto, però… - Dean si interruppe,
prima di esalare e fare
scrollare il capo per poi alzare lo sguardo e puntare i propri occhi
verdi in
quelli sgranati dell’amico- Noi due saremmo davvero
incredibili insieme, lo
sai, vero?”
Il ragazzo non rispose, ma a
giudicare dal color porpora che gli decorava le guance il giovane
meccanico si
rese conto di aver fatto centro. Tornò
a
divorare il proprio dolce, dando il tempo al suo interlocutore di
raccogliere i
propri pensieri, ma non poté impedirsi di osservarlo con la
coda dell’occhio
per esaminare le sue reazioni. Lo vide riprendere in mano la propria
forchetta
e portarsela alla bocca dopo aver raccolto un pezzo di torta e un
po’ di
gelato. Quegli attimi gli sembrarono interminabili, ma quando
parlò, Castiel lo
fece con voce dolce e sommessa.
“Lo penso anche io.”
sussurrò, lo sguardo fisso sul proprio piatto e le guance
ancora più rosse.
Le labbra di Dean si
aprirono in un sorriso radioso, ma decise di non forzare oltre
quell’argomento.
Se davvero fra loro sarebbe dovuta nascere una storia, voleva che tutto
accadesse naturalmente, secondo i giusti tempi, e se questo voleva dire
dover
aspettare che Castiel fosse davvero pronto…Beh, lui era
disposto ad aspettare
per quanto necessario.
“Allora…- iniziò a parlare,
cambiando argomento- Raccontami della festa di Halloween del tuo liceo.
Sammy
mi ha detto che gli è piaciuta molto e che tu hai usato quel
tuo orrendo trench
per travestirti da John Constantine.”
“Il mio trench non è
orrendo!” sbottò il diciassettenne, ma il suo viso
era di certo più rilassato
ora che erano passati ad argomenti più leggeri.
Dean si ritrovò a ridere e
presto anche Castiel fece altrettanto e tutto sembrò
ritornare ad essere facile
e perfetto fra i due amici.
Dean non era il tipo da
adottare mezze misure. Per lui tutto era o bianco o nero, senza alcuna
gradazione intermedia e, seguendo questa filosofia di vita, ogni sua
azione si
basava su questa convinzione. Per questo motivo, alla prima sera libera
dal
lavoro al locale aveva deciso di recarsi a casa dei Novak con
l’intento di
invitare Castiel al cinema cittadino, anche se non era certo di potersi
fidare
ciecamente di cosa avrebbe scelto di trasmettere Chuck Shurley nella
sala cinematografica
improvvisata nel suo salotto. Vi era stato parecchie volte con Lisa e,
se
spesso era stato abbastanza fortunato da imbattersi in una sala
semivuota dove
il democratico sistema di votazione per alzata di mano scelto dal
padrone di
casa aveva condotto alla scelta di pellicole classiche e dalla sempre
piacevole
visione, a volte vi era capitato in serate piene di gente, a suo
giudizio, con
orridi gusti riguardo i film, tanto che aveva dovuto sorbirsi spesso
l’ennesima
ed improbabile commedia romantica con protagoniste attrici rigettate da
serie
televisive e smaniose di darsi al grande cinema, oppure film
più conosciuti per
l’esorbitante budget utilizzato per la loro realizzazione che
per la loro vera
e propria trama.
Mentre alzava il pugno per
bussare alla porta di casa Novak, quindi, il giovane Winchester sperava
con
tutto il cuore che quella sera tutto sarebbe potuto andare per il verso
giusto,
permettendo a lui e a Castiel di ristabilire e rafforzare quel forte
legame che
si era instaurato fra di loro fin dal primo momento in cui si erano
presentati.
Era talmente preso dai
propri pensieri che non si rese conto per diversi minuti che il suo
bussare si
era rivelato infruttuoso. Decise quindi di ripiegare sul campanello che
immediatamente produsse una musichetta sgraziata e fastidiosa, ma anche
quel
richiamo non provocò alcuna reazione all’interno
della casa.
Il ragazzo stava per
andarsene, infastidito che il suo programma di passare una tranquilla
serata
con Castiel fosse andato in fumo, quando si accorse
dell’insolito
chiacchiericcio proveniente dalla casa accanto a quella dei Novak.
Solitamente,
Dean non era solito mettere il becco negli affari altrui, ma non si
poteva
nemmeno dire che il ragazzo non fosse curioso, quindi era
più che normale che il
giovane decidesse di restarsene lì, immobile appena fuori
dal cancello dei
Novak, con lo sguardo fisso sulla casa illuminata di Becky Rosen nella
speranza
di potere captare in qualche modo cosa stesse succedendo al suo
interno.
Fu solo l’improvviso aprirsi
della porta di ingresso, il cui legno era stato recentemente
riverniciato di
una stucchevole tonalità blu, a farlo sobbalzare,
distraendolo dalla propria
indagine. E, incredibilmente, a raggiungere il bordo della strada,
ritrovandosi
in una posizione esattamente speculare a quella in cui si trovava lui
in quel
momento, fu proprio la sola persona che desiderava vedere quella sera.
“Dean.- gli occhi blu di
Castiel sembravano ancora più grandi, spalancati
com’erano dallo stupore per
quell’inaspettato incontro- Che cosa ci fai qui?”
Il giovane meccanico indicò
col pollice dietro alla propria spalla, verso la casa
dell’amico, mentre
muoveva qualche passo per raggiungerlo “In effetti stavo
cercando te. Come mai
sei a casa di Becky Rosen? E come mai c’è tutta
questa gente?”
Il diciassettenne lasciò
cadere il grosso sacco nero della spazzatura che stringeva in una mano
di
fianco ad un bidone ormai troppo pieno
“C’è una veglia funebre.”
“Oh, non lo sapevo.- Dean
aggrottò la fronte, notando solo in quel momento il cardigan
nero indossato
dall’amico sopra a dei pantaloni dello stesso colore- Chi
è morto? Qualche
parente di Becky?”
“Mr Fluffy.” rispose
Castiel, con espressione grave ed estremamente seria.
Il maggiore dei fratelli
Winchester sbatté le palpebre più volte
“Mr Fluffy?”
“Il suo gatto.” specificò
quindi l’altro giovane, come se Dean avesse avuto bisogno di
quella
chiarificazione.
“Oh.- esalò quindi il
ragazzo dagli occhi verdi- Non sapevo che uno dei gatti di Becky fosse
morto.”
Castiel si strinse nelle spalle
“Sì. Mr Fluffy non è più tra
noi da tre anni, ormai.”
“Come?” Dean si ritrovò di
nuovo a scuotere la testa, incredulo.
“Ho detto che…”
Il giovane meccanico lo
bloccò immediatamente “No, ho sentito cosa hai
detto. La mia era più
un’esclamazione piena di incredulità.”
“E perché mai?” domandò
quindi il diciassettenne, inclinando la testa di lato come un piccolo
passerotto curioso.
Dean scrollò le spalle “Beh,
non solo questa è una veglia per un gatto morto, ma
è anche una veglia per un
gatto morto anni fa. La cosa è del tutto surreale.”
“Perché?” chiese di nuovo
l’altro ragazzo, sinceramente stupito dallo sconcerto
dell’amico.
Il maggiore dei due fratelli
Winchester non poté che aprirsi in un sorriso bonario nel
notare l’espressione
del proprio interlocutore “Diciamo che sono certo che
è uno di quegli eventi
che accadono solo a Heaven.”
“Oh.- esalò Castiel,
sbattendo le palpebre in rapida successione- Ed è una cosa
positiva o
negativa?”
Dean storse le belle labbra
carnose in una smorfia, mentre fingeva di pensare ad una risposta
adeguata
“Sai, devo ancora pensarci bene, ma non credo che sia
negativa.”
Il volto del giovane Novak
si aprì in un sorriso che lasciava intravedere anche delle
perfette gengive
rosate “Ne sono felice.- dichiarò, prima di
aggiungere timidamente- Vorresti…
Vorresti entrare? Sono certo che Becky sarebbe felice di vedere anche
te in
quest’occasione, non importa il fatto che non hai conosciuto
Mr Fluffy.”
L’apprendista meccanico non
era esattamente certo che imbucarsi ad una veglia funebre in memoria di
un
gatto fosse in cima alla sua lista dei desideri riguardo a come passare
una
piacevole serata, ma Castiel si trovava proprio di fronte a lui e lo
aveva
invitato fissandolo con quei suoi grandi e limpidi occhi color cielo, e
come
diavolo avrebbe potuto dirgli di no, allora?
“Ma certo.” sorrise il
ragazzo, seguendo immediatamente l’amico fino
all’interno della casa di Becky.
Il piano terreno
dell’abitazione brulicava di vita. Dean dovette restare
attento per non perdere
di vista l’amico in quel mare di persone che si muoveva
lentamente da un punto
all’altro della casa, partendo dalla piccola cucina, che gli
ricordava come da
piccolo aveva immaginato la casetta dei sette nani e di Biancaneve,
fino ad
arrivare alla grande sala da pranzo con annesso salotto, caratterizzata
da un
arredamento iper-femminile e con parecchi elementi che definire kitsch
sarebbe
stato fin troppo clemente. Una volta raggiunto il grande tavolo da
pranzo
rettangolare, per l’occasione strabordante di cibo e bevande
e spostato lungo
una parete tappezzata di quadri dalle cornici ingombranti, Castiel si
voltò
verso il maggiore dei Winchester e gli consegnò un bicchiere
di punch
analcolico che era riuscito a servirsi nonostante
l’incredibile affluenza
intorno all’area buffet.
“Questo punch è rosa.”
dichiarò il ragazzo, osservando con sospetto il drink che
stringeva fra le
mani.
Il giovane Novak scrollò le
spalle “Becky sostiene che è una ricetta di
famiglia tramandata da
generazioni.”
“Ugh. Sa di
rosa!” Dean fece una smorfia dopo avere deglutito quel
liquido, sperando che quel gusto eccessivamente zuccherino e innaturale
potesse
lasciare così più in fretta le sue papille
gustative.
Di fianco a lui, Castiel
scoppiò in una risata cristallina “Non posso
credere che tu l’abbia bevuto
veramente!”
L’apprendista meccanico
incrociò le braccia al petto “Beh, io non posso
credere che tu mi abbia offerto
un drink imbevibile solo per prenderti gioco di me.”
Il diciassettenne gli
rivolse un sorriso brillante “E’ una sorta di
iniziazione. Non puoi essere un
vero abitante di Heaven se non sei stato beffato da questo trucchetto
almeno
una volta: tutti in città hanno bevuto questo drink e quasi
nessuno lo ha mai
apprezzato.”
Dean alzò un sopracciglio
“Fammi indovinare: tuo fratello è uno di quelli
che si sono voluti far dare la
ricetta.”
“Purtroppo sì.- ammise
l’altro giovane con un sospiro- Il suo amore per gli zuccheri
varca confini che
pochi umani sarebbero in grado di superare.”
Il maggiore dei fratelli
Winchester sorrise: la serata non stava certo andando come se
l’era immaginata,
ma doveva ammettere che per quanto fosse assurdo trovarsi alla veglia
funebre
di un gatto (il cui ritratto, corredato da volant e fiocchetti color
pastello,
svettava in modo inquietante sopra al caminetto) la sola
compagnia di
Castiel rendeva tutto molto più che sopportabile. Il ragazzo
accettò di buon
grado un nuovo bicchiere offertogli dall’amico, questa volta
apparentemente
pieno di semplice cola, e ben presto i due furono raggiunti dalla
padrona di
casa in persona.
Becky indossava un vestito
nero e l’aria affranta di chi era appena venuta a conoscenza
della morte di un
parente. Dean, dal canto suo, trovava quell’intera situazione
assurda ma,
dopotutto, l’unico animale domestico che avesse mai
posseduto, nonostante le
continue suppliche di Sam ai suoi genitori per avere un cane, era stato
Zep, un
pesce rosso che aveva vinto ad un gioco al luna park quando aveva sei
anni e
che, come aveva scoperto anni dopo, sua madre sostituiva ogniqualvolta
il
piccolo animale dipartiva prematuramente per non fare affrontare al suo
bambino
la sua prima morte.
“Oh, Dean.- disse la
ragazza, afferrandogli la mano con il trasporto dell’eroina
di un romanzo rosa-
Grazie di essere venuto. Sono certa che Mr Fluffy avrebbe shippato il
Destiel
come faccio io.”
Il giovane non fece in tempo
a chiedere spiegazioni che Becky era di nuovo sparita, andata
chissà dove a
raccogliere altre condoglianze “Cosa?- domandò
voltandosi verso Castiel- Di che
diavolo stava parlando?”
Il diciassettenne sbatté più
volte le palpebre, altrettanto confuso “Non ne ho
assolutamente idea.”
Il trillo acuto del
campanello della porta del Mary’s gli sembrò quasi
un suono alieno, tanto era
il tempo in cui non aveva più messo piede in quello che un
tempo era il suo
locale preferito.
Castiel seguì a ruota Meg,
Inias e Samandriel, che si affrettarono ad occupare uno dei loro tavoli
preferiti, nell’angolo in fondo al locale, proprio di fianco
al grande scaffale
blu che ospitava la cospicua collezione di tazze da caffè e
di fronte alla
grande vetrina che si affacciava sulla strada principale di Heaven, e
gli parve
quasi di essere tornato a casa dopo un viaggio fin troppo lungo.
“Dio, come mi è mancato
questo posto!” esclamò Meg, scollandosi dalle
spalle la sua adorata giacca di
pelle e appoggiando poi pesantemente la schiena contro lo schienale
della
sedia.
Castiel aggrottò la fronte
mentre la osservava afferrare il menù ed esaminarlo come se
fosse stato un
preziosissimo manufatto “Da quant’è che
non vieni? Hai sempre fatto colazione
qui tutti i giorni.”
La ragazza alzò un
sopracciglio in sua direzione “Ma questo era prima,
Castiel.”
“Prima?” ripeté confuso il
giovane, inclinando leggermente la testa di lato.
“Se il tuo migliore amico
litiga con qualcuno, tu hai il sacrosanto dovere di boicottarlo in
qualsiasi
modo.- spiegò quindi Meg con tono condiscendente-
È una regola sociale
piuttosto conosciuta, Clarence, e tu lo sapresti se non fossi
così socialmente
inetto.”
Il minore dei fratelli Novak
sbatté le palpebre, stupito “Ma tu adori il
caffè che fanno qui.”
“E questo la dice lunga su
quanto io sia un’amica perfetta.- ribadì la sua
migliore amica con un sorriso
furbo sulle labbra dipinte di cremisi- Ricordatene quando dovrai
comprarmi il
regalo di Natale. E quello di compleanno. Anzi, credo che dovresti
inventarti
delle nuove occasioni in cui dimostrare la tua gratitudine attraverso
un pegno
materiale.”
“Ci sembrava un po’ strano
frequentare questo posto senza di te, così per un
po’ abbiamo evitato di venire
qui.” aggiunse quindi Inias, alzando leggermente le spalle.
Samandriel annuì, concorde
“Oltretutto, incontrare Dean sarebbe stato ancora
più strano. Voglio dire, dopo
che tu e lui…”
Il più giovane dei quattro
amici si interruppe di colpo nel momento in cui John Winchester si
avvicinò al
loro tavolo e depositò un piatto su cui torreggiava la
più alta pila di pancake
ai mirtilli mai vista.
“Ecco qua, Castiel.” disse,
e anche se non gli stava sorridendo apertamente, il solo fatto che
avesse fatto
quel gesto per lui fece sciogliere un po’ il cuore del
diciassettenne.
“Ma io non ho ancora
ordinato.” quella di Castiel non era proprio una protesta: il
profumo che
proveniva da quel piatto decisamente troppo delizioso per potersene
lamentare
in alcun modo.
John fece roteare gli occhi
“Vuoi davvero farmi credere che tu non avresti ordinato i
tuoi pancakes ai
mirtilli preferiti?”
“In effetti, volevo ordinare
proprio questi, signor Winchester.- ammise quindi il ragazzo con un
sorriso
aperto sulle labbra- Grazie mille.”
“Io non mi spiego come tu
possa essere così educato quando so per certo che sei stato
allevato da
Gabriel.” dichiarò il proprietario della tavola
calda, scuotendo appena la
testa.
Meg si sentì in dovere di
intervenire, un ghigno divertito sul bel volto “Credo che
Clarence cerchi di
compensare in ciò che manca proprio a suo
fratello.”
“O ad alcuni dei suoi
amici.” aggiunse quindi prima di andarsene con i loro ordini.
Il gruppo di amici osservò
l’uomo sparire dietro il bancone, ma la giovano non
riuscì a trattenersi dal canticchiare
con tono beffardo “Guarda, guarda, guarda: hai già
l’approvazione del suocero.”
“Meg!” sbottò Castiel, le
guance color porpora.
Samandriel gli rivolse un
sorriso divertito “Beh, di certo non ha portato la
colazione di sua spontanea
volontà a uno di noi…”
“L’ha fatto perché io sono
amico dei suoi figli.- cercò di giustificarsi il
diciassettenne, lo sguardo
basso e ben inchiodato ai propri pancakes- E sottolineo amico.
E poi, ho anche aiutato Sam con
la scuola per diverso tempo.”
I tre
amici si lanciarono
un’occhiata complice “Uh-uh.”
assentirono, con un notevole sarcasmo, in coro.
Castiel
sbuffò sonoramente, prima di afferrare la propria
forchetta
e assaggiare un primo e celestiale boccone dei famosi pancakes di John
Winchester.
Ma non
fu il padrone della tavola calda ad avvicinarsi di nuovo a loro
con le loro ordinazioni. Quando il ragazzo alzò lo sguardo
per ringraziare per
l’ottima colazione che gli era stata offerta si
trovò di fronte proprio la
fonte dei propri turbamenti.
Dean gli rivolse il suo patentato sorriso da seduttore “Hey,
Cas.”
“Salve Dean.” si ritrovò a rispondere il
diciassettenne, in quell botta
e risposta tanto familiare di cui aveva sentito terribilmente la
mancanza.
Era quasi ridicolo, e Meg glielo avrebbe detto, più tardi.
Sembrava
quasi che ci fosse una calamita a tenerli fermi lì,
l’uno impercettibilmente
sporto verso l’altro, ognuno dei due incapace di distogliere
lo sguardo per
primo.
Inias si schiarì la gola nel tentativo di attirare
l’attenzione di uno
qualsiasi dei due ragazzi, ma il suo sforzo fu tristemente
fallimentare.
Fu l’intervento di John a liberare il gruppetto da
quell’impasse.
“Dean!- l’uomo chiamò da dietro il
bancone- Farai
tardi per il tuo turno
da Bobby.”
Il giovane meccanico si
riscosse, pur senza perdere il proprio atteggiamento spavaldo
“Sì, certo, stavo
andando.” disse, rivolgendo a Castiel l’ennesimo
sorriso.
Il diciassettenne rifletté
la sua espressione serafica “Buon lavoro, Dean.”
“Grazie.- rispose Dean,
questa volta un po’ spiazzato dallo sguardo limpido e aperto
dell’amico- Uh, ci
vediamo in giro, Cas.”
Il maggiore dei due fratelli
Winchester non fece in tempo a recuperare la sua giacca di pelle,
infilarsela,
e uscire dalla porta del locale per salire a bordo della propria
macchina per
andare al lavoro, che i tre amici di Castiel si erano voltati verso di
lui per
fissarlo insistentemente, tutti con una luce divertita nello sguardo.
“Che c’è?” borbottò
il
ragazzo, le gote arrossate nonostante tentasse di non far trapelare il
proprio
imbarazzo.
“Ci vediamo in giro, Cas.”
trillarono quindi in coro Meg, Inias e Samandriel, scimmiottando il
commiato
che gli aveva dato Dean.
Castiel si lasciò sfuggire
un lamento dalle labbra e gli altri tre scoppiarono in una risata
fragorosa.
“Muoviti, siamo in
ritardo!”
Sam piantò una mano in mezzo
alle scapole del fratello, sperando così di spingerlo
fisicamente verso la
scuola di ballo di Pamela Barnes, dove la mensile assemblea cittadina
doveva
essere cominciata già da qualche minuto, dato che a parole
non era stato in
grado di esortarlo a dovere. Dean, dal canto suo, essendo un fratello
maggiore,
e per questo motivo con la vocazione naturale di trovare i modi
più immaturi
per far perdere la pazienza al proprio fratellino, piantò i
piedi a terra e
fece ancora più resistenza ad affrettare il passo.
“Semplicemente non capisco
perché dobbiamo andare entrambi.- si lamentò per
l’ennesima volta il giovane-
Voglio dire, potevo stare a casa anche io ad aiutare papà
con gli ordini.”
Dean riuscì ad immaginare
dal tono della voce del fratello come stesse facendo roteare gli occhi
in quel
momento “Dobbiamo andare entrambi a questa assemblea
cittadina perché Zachariah
ha raccomandato tutti quanti di presentarsi data l’importanza
dei temi che
verranno trattati, e dato che non siamo ancora pronti ad affrontare uno
di
questi eventi comunitari da soli…”
“Perché alla maggior parte
degli abitanti di questa città manca qualche
venerdì...” si sentì in dovere di
sottolineare l’apprendista meccanico.
“…dobbiamo per forza essere
presenti entrambi.- concluse Sam, ignorando quanto detto dal fratello-
Inoltre,
vorrei ricordarti che questa sera saranno presenti proprio tutti. Hai idea di che cosa voglia
dire?”
Dean alzò un
sopracciglio
“Che la sala da ballo sarà molto
affollata?”
“Che Castiel sarà lì!”
sbottò quindi il quindicenne, scostandosi un ciuffo di
soffici capelli castani
dagli occhi.
Il maggiore dei due
Winchester lo fissò guardingo
“E…?”
“E quindi potresti
comportarti da uomo e deciderti a chiedergli di uscire.-
spiegò semplicemente
il liceale, rivolgendogli un ghigno divertito- Non come hai fatto
l’ultima
volta.”
“Eravamo a una veglia
commemorativa!” protestò immediatamente Dean.
Sam gli rivolse un’occhiata
scettica “Di un gatto.”
“Non era il luogo adatto.”
ribadì il maggiore dei due ragazzi incrociando le braccia al
petto.
“E quale sarebbe il luogo
adatto?- incalzò quindi Sam- Ti stai preparando a
individuare la situazione
perfetta guardando delle commedie romantiche?”
Dean spalancò gli occhi,
oltraggiato, ma riacquistò immediatamente la propria
parlantina “Quando sarà il
momento adatto lo saprò, Sammy. Perché non pensi
alla tua Jessica, invece di
intrometterti nella mia vita sentimentale?”
“Io e Jessica stiamo
benissimo insieme, lo sai anche tu.” borbottò
quindi il quindicenne, lo sguardo
rivolto alla punta delle proprie scarpe, ancora imbarazzato sia di
avere una
ragazza tanto bella, che dal fatto che tutta la città ne
fosse a conoscenza..
L’apprendista meccanico
sorrise, soddisfatto di aver finalmente spostato l’attenzione
del fratello
“Beh, vista l’insistenza con cui ti diverti a
giocare a fare il cupido e il
modo in cui ti interessi alle mie relazioni come una pettegola di paese
potrei
avere qualche dubbio a riguardo.”
Sam non lo degnò nemmeno di
una risposta. Lo fulminò con lo sguardo e, quando ebbe
constatato che le porte
della scuola di ballo erano già chiuse ad indicare che
l’assemblea cittadina
aveva già avuto inizio, si ritrovò a scuotere la
testa, scocciato per il loro
ritardo e per il fatto che era stato proprio Dean a causarlo.
“Siamo in ritardo!” sibilò,
mentre scivolavano all’interno della grande sala cercando di
essere più
silenzioso possibile.
“E allora?- protestò Dean,
imbronciato- Ci siamo persi solo i battibecchi iniziali su quale doveva
essere
il primo argomento da discutere.”
“Muoviti!” intimò di nuovo
Sam, prima di chiudere la porta alle spalle del fratello.
La sala era piena e,
fortunatamente, gli abitanti di Heaven erano talmente immersi in
un’animata
discussione su quanto fosse legale o meno che il liceo bloccasse il
traffico
cittadino senza richiedere alcun permesso per la tradizionale annuale
sfilata
della banda musicale, da non accorgersi del loro arrivo.
“Oh, fantastico.- borbottò
il maggiore dei due fratelli Winchester, guardandosi intorno- Nessun
posto a
sedere.”
Sam gli strattonò leggermente
il braccio, indicando poi un punto poco lontano da loro
“Guarda, c’è posto
vicino a Castiel.”
Dean seguì il dito del
fratello prima di aggrottare le sopracciglia “Possiamo sempre
restarcene in
piedi qui in fondo senza dover disturbare nessuno.”
“Hai presente quanto parla
Zachariah?- domandò quindi il quindicenne alzando un
sopracciglio- Io non sto
in piedi per tutto questo tempo solo perché tu sei
emotivamente costipato.”
“Andiamo, Sam, che cosa ti
costerebb- Sam!” il giovane non riuscì a finire la
frase dato che il fratello
minore aveva deciso di ignorarlo totalmente per andare ad affiancarsi a
Castiel.
“Hey, Cas.- sorrise Sam- Ti
dispiace se io e Dean ci sediamo qui con te?”
Il diciassettenne rivolse ad
entrambi i Winchester un sorriso radioso “Ma certo.”
Sam non si fece ripetere
l’invito due volte. Si sedette in fretta, lasciando
volontariamente libero il
posto di fianco all’amico di modo che fosse proprio Dean a
sedersi vicino a
lui.
L’apprendista meccanico non
si fece di certo sfuggire questo piccolo sotterfugio e si
affrettò a lanciare
all’altro uno sguardo scocciato che tuttavia gli
svanì immediatamente dal volto
non appena Castiel si sporse verso di lui per sussurrargli
“Ciao, Dean.”
Le labbra carnose del
giovane si aprirono subito in un sorriso “Hey, Cas.”
Castiel gli sorrise di
rimando, prima di tornare a concentrarsi sulla discussione in corso.
Ora che si
trovava lì con lui, però, Dean non riusciva a
farsi scappare l’occasione di
parlare un po’ con lui, anche di qualche argomento banale.
“Gabriel non c’è?”
domandò,
quindi, sporgendosi leggermente verso l’amico.
Il minore dei Novak scrollò
le spalle “Inventario.”
“Mio padre ha usato la scusa
degli ordini.” rivelò quindi Dean, facendo roteare
gli occhi.
“Oh, la sua non è una scusa,
credimi.- lo informò quindi Castiel- Kalì
l’ha praticamente obbligato a
rimanere in pasticceria a farlo: lui odia fare l’inventario,
e adora invece
queste assemblee.”
Dean si ritrovò a
ridacchiare immaginandosi la donna indiana comandare a bacchetta il
solitamente
indomabile Gabriel “Beh, io farei volentieri a cambio con
lui.”
“A me le assemblee cittadine
piacciono, invece.- confessò invece Castiel con un sorriso
timido- A volte,
anche se questa città è molto piccola e tutti
sanno tutto di tutti, è difficile
trovare l’occasione per vedersi con certe persone con cui non
si è molto amici.
Invece così possiamo mantenere sempre un buon
rapporto.”
L’apprendista meccanico
sbatté le palpebre, sorpreso da quel modo di pensare. Certo,
Lawrence non era
certo una metropoli tentacolare e quando vi aveva vissuto la
città gli era
sembrata piccola e provinciale, tuttavia, ora che si trovava davvero in
un puntino
di America talmente minuscolo da non essere nemmeno segnato sulle
cartine
stradali, un modo di pensare del genere lo stupiva e gli provocava
un’incredibile tenerezza “Sì, immagino
sia una buona cosa. Non sono ancora del
tutto abituato a vivere in un paese così piccolo.”
Castiel inclinò leggermente
la testa mentre lo scrutava, come se in quel modo potesse intuire le
risposte alle
proprie domande prima ancora di formularle “Ma stare qui ti
piace, giusto?”
“Stranamente…sì.” ammise
quindi l’altro giovane con un sorriso radioso sulle labbra, e
non poté che
essere soddisfatto non appena notò che, nel voltarsi,
l’amico stava sorridendo
a sua volta.
Dean continuò ad osservarlo
con la coda dell’occhio, quindi non fu del tutto stupito
quando il
diciassettenne allungò verso di lui un contenitore di
plastica da cui proveniva
un profumo celestiale.
“Vuoi un muffin?” gli
domandò Castiel con un sorriso timido. Nell’altra
mano teneva a sua volta un
piccolo dolcetto coperto da zuccherini colorati.
Il maggiore dei due
Winchester sbatté le palpebre, comunque confuso da
quell’offerta , decisamente
bizzarra considerando dove si trovavano in quel momento
“Come?”
“Gabriel sta sperimentando
nuove ricette, ultimamente, e visto che non ho ancora cenato mi ha dato
qualche
campione da assaggiare.- spiegò quindi il ragazzo- Poi ne
porterò un po’ a casa
di Inias: Gabriel non ha mezze misure e se mangiassi tutti questi
muffin mi
verrebbe una crisi iperglicemica.”
Dean allungò una mano ed
afferrò il primo muffin che gli capitò a tiro:
non era certo da lui rifiutare
del cibo, soprattutto quando era gratis e sapeva per certo che era
ottimo.
Dopo il primo morso, infatti,
si ritrovò a mugolare, estasiato “Ommiodio! Sa di
crostata di mele! Questa
ricetta la deve assolutamente tenere.”
Castiel scoppiò in una
risatina sommessa nel vedere il suo entusiasmo “Ok, glielo
dirò. Ne vuoi
assaggiare ancora?”
“Sai una cosa?- disse quindi
l’apprendista meccanico, leccandosi la punta delle dita
sporche di zucchero
prima di afferrare un altro dolce- Queste assemblee cittadine fatte in
stile
Novak non sono affatto male.”
I giovani, le bocche piene
dei deliziosi muffin di Gabriel, tornarono a rivolgersi verso
Zachariah, che
stava ancora parlando “E vi volevo ricordare
dell’asta benefica dei cestini che
si terrà in favore del centro geriatrico diurno. E, vi
prego, non usate questo
evento come un’occasione per svuotare casa dei cibi avariati.
Capito, Lilith?
Non credo che la città sarebbe in grado di sopportare
un’altra intossicazione
alimentare.”
Dean aggrottò la fronte,
voltandosi verso il fratello che, a quanto ne sapeva, considerando la
sua
natura di secchione, doveva di sicuro essere rimasto attento per tutta
l’assemblea cittadina “Che
cos’è quest’asta dei cestini?”
“Oh, è un’iniziativa
benefica che si fa ad Heaven da decenni.- spiegò quindi Sam,
con una sicurezza
tale da far credere che avesse vissuto per tutta la vita in quella
piccola
città- Una tradizione. Se fossi stato un po’
più attento, invece di flirtare
con Castiel tutto il tempo, sapresti di che cosa si tratta.”
“Non stavo flirtando!-
sbottò quindi il maggiore dei due fratelli- Stavamo
assaggiando muffin, te ne
abbiamo anche passati un paio, o sbaglio? In che cosa consisterebbe
quest’asta,
comunque?”
Il quindicenne gli rivolse
un’occhiata scettica, prima di rispondere comunque alla sua
domanda “Beh, a
quanto mi ha detto Jess inizialmente le donne di Heaven preparavano dei
cestini
da picnic e poi gli uomini potevano fare un’offerta, anche se
non sapevano di
chi fosse il cestino, e chi se lo aggiudicava andava con chi
l’aveva preparato
a mangiare al parco. Ultimamente è stato ritenuto sessista
che solo le donne
potessero preparare i cestini, così ora chiunque
può decidere di partecipare
all’asta preparando i cestini.”
Dean rifletté su quella
bizzarra usanza per un po’ prima di rivolgere un ghigno al
fratello minore “E
tu hai già rotto il salvadanaio per aggiudicarti il cestino
di Jess, vero?”
“Sta zitto!- protestò
immediatamente Sam, rosso in volto- Piuttosto, mi ha detto che Castiel
ormai
partecipa da anni.”
Quella rivelazione fece
spalancare gli occhi al giovane dagli occhi verdi
“Uh?”
“Direi che dovrai chiedere a
Bobby un anticipo sullo stipendio.” ridacchiò un
po’ petulantemente il minore
dei due fratelli.
Il giorno dell’asta dei
cestini il sole splendeva sorprendentemente sopra Heaven.
Dean era stato decisamente
scettico quando gli avevano spiegato che, nonostante l’evento
si svolgesse
all’inizio dell’inverno, non c’era mai
stato un anno in cui la tradizionale
asta dei cestini si fosse dovuta rimandare a causa di
avversità atmosferiche.
Eppure, per quanto fosse folle organizzare dei picnic in quel periodo
dell’anno, il giovane doveva ammettere che quella era una
giornata più che
perfetta per godersi un pasto all’aria aperta, magari con una
coperta
appoggiata sulle gambe.
Ciò che lo aveva stupito
ancora di più, comunque, era l’enorme
partecipazione della cittadina ad un
evento simile. Perfino Bobby, il suo burbero datore di lavoro, aveva
deciso di
chiudere l’auto-officina e recarsi in piazza per fare la
propria offerta.
Quando lui e Rufus l’avevano stuzzicato riguardo la sua
speranza di riuscire ad
individuare il cestino di Ellen Harevelle, tuttavia, l’uomo
aveva borbottato
che dovevano smetterla di comportarsi come vecchie pettegole e
ringraziarlo per
la giornata di ferie pagate che gli concedeva in via del tutto
straordinarie.
Le strade di Heaven erano
state decorate con festoni colorati, gentilmente offerti dal minimarket
cittadino, come si era premurato di sottolineare Zachariah Adler, e
risalenti
probabilmente ad un epoca antidiluviana, come invece aveva informato
tutti,
ridacchiando, Pamela Barnes.
Ciò, ovviamente, non gli
aveva impedito di avere davvero chiesto a Bobby un anticipo sul suo
stipendio
mensile. E forse, ok, pensava davvero che riuscire ad aggiudicarsi il
cestino
preparato da Castiel e passare con lui un po’ di tempo
pranzando in un angolo
appartato del parco cittadino potesse essere l’occasione
perfetta per cambiare
un po’ la situazione di stallo che si era creata fra di loro.
Quello a cui non aveva pensato,
purtroppo, era come avrebbe riconosciuto il cestino preparato dal
ragazzo dagli
occhi blu.
L’apprendista meccanico
osservò con apprensione mentre Missouri consegnava ad un
soddisfatto Gordon
Walker un gigantesco cestino di vimini. E se fosse stato quello il
cestino di
Castiel? Non sopportava l’idea che il diciassettenne dovesse
passare del tempo
con quel tizio arrogante e strafottente, né tantomeno che il
cibo da lui
preparato finisse proprio a lui. I suoi pensieri, tuttavia, si
dissiparono non
appena un desolatissimo Samandriel raggiunse Gordon ai piedi del
gazebo. Dean
non poté trattenere una smorfia: nemmeno Samandriel, in
fondo, aveva meritato
un simile castigo del destino.
Missouri alzò un altro
cestino, meno capiente di quello precedente, ma dall’aria
semplice e senza
alcuna caratteristica che potesse anche solo suggerire chi era stato a
prepararlo. Il giovane si passò una mano sulle labbra:
Castiel non era certo un
tipo stravagante, per quanto riguardava l’apparenza
esteriore, quindi avrebbe
anche potuto trattarsi di qualcosa preparato da lui, ma come poteva
esserne
sicuro? C’erano decine di altri cestini altrettanto semplici
nel mucchio che
doveva ancora essere messo all’asta, e il cestino di Castiel
poteva benissimo
essere anche uno di quelli.
Il giovane iniziò a
guardarsi intorno alla ricerca del volto dell’amico nella
folla, sperando
magari di trovare qualcosa nel suo limpido sguardo color cielo che
potesse
suggerirgli se doveva alzare la mano per fare una contro offerta
rispetto a
quella appena proposta da Garth, oppure no.
“Fossi in te farei
un’offerta ora.” gli suggerì una voce
alla sua destra.
Dean si voltò di scatto,
stupendosi nel vedere di fianco a sé Meg Master, una dei
migliori amici di
Castiel “Come dici?”
“Se non fai una buona
offerta adesso qualcun altro si aggiudicherà questo cestino
e, credimi, tu non
vuoi proprio che questo avvenga.” continuò a
parlare la ragazza, facendo
roteare gli occhi con aria di sufficienza.
L’apprendista meccanico inarcò
un sopracciglio “E perché mai?”
Meg mimò la sua espressione,
facendolo sentire un po’ stupido in verità
“Perché quello è il cestino di
Clearance, e anche se mi diverto un mondo a vedervi lanciare
l’uno all’altro
occhiate languide e sospirare come se foste i protagonisti di un
romanzo di
Jane Austen, credo davvero che uno di voi due dovrebbe muovere qualche
passo
concreto per portare questo vostro bizzarro rapporto ad un livello
successivo.”
Il maggiore dei due fratelli
Winchester incrociò le braccia al petto “Sai, non
credo che questi siano
proprio affari tuoi.”
“Al contrario, invece.- si
affrettò a contraddirlo la ragazza- In quanto migliore amica
di Clearance io ho
il sacrosanto dovere di intromettermi in qualsiasi aspetto della sua
vita in
nome del mio desiderio che lui sia sempre felice.”
“Ciò non ti giustifica
dall’essere impicciona, sai?” la informò
Dean scuotendo la testa.
Meg sbuffò “Lo dici come se
mi importasse qualcosa del giudizio altrui su di me. Comunque, se
continui a
chiacchierare e non farai subito un’offerta il tuo dolce
innamorato con gli
occhi blu si ritroverà ad avere un romantico picnic in
compagnia di Garth.”
Il solo pensiero gli fece
alzare il braccio di scatto “Offro centocinquanta
dollari!”
Meg spalancò gli occhi,
stupita da quell’offerta più che generosa per un
semplice cestino e suo
fratello, che già stringeva fra le braccia il cestino
decorato con fiori di
Jess, gli rivolse un ghigno divertito.
Missouri dal canto suo,
emise un lungo fischio “Direi che quest’offerta
potrebbe essere quella
vincente. C’è qualcun altro che vuole offrire di
più? Posso assicurarvi che
questo cestino ne vale la pena.”
Dean non lasciò che la donna
continuasse oltre “Potremmo andare avanti?”
“Il battitore di quest’asta
sono io, Dean Winchester, e lo sono da anni.- lo rimproverò
Missouri- Non
essere troppo impaziente e lascia che faccia il mio dovere.”
Il giovane sbuffò, ma si
cacciò le mani nelle tasche dei jeans e aspettò i
tre colpi di martello che
dichiaravano che lui aveva finalmente ottenuto quel che voleva.
“Allora, ragazzo, eri così
impaziente…- la donna di colore ammiccò verso di
lui, sventolando leggermente
il cestino che stringeva fra le mani- Vieni pure a ritirare il tuo
premio.”
Dean la fissò guardingo. Non
gli piaceva come la signora Mosley sembrasse sempre di sapere molto di
più di
quello che stava succedendo rispetto a chiunque altro. Che si fosse
sbagliato?
Che Meg avesse voluto tirargli un tiro mancino di qualche tipo e gli
avesse
fatto acquistare il cestino di Becky Rosen?
“Congratulazioni, ragazzo.”
gli mormorò la donna mentre gli passava il suo premio, prima
di fargli
l’occhiolino e di fare un cenno col capo verso la sua destra.
E, finalmente e
incredibilmente, Castiel era lì, con un sorriso timido
disegnato sulle labbra e
le guance arrossate per un motivo che, Dean ne era certo, non era per
niente
correlabile alla fresca aria degli ultimi giorni di autunno.
“Quello è il mio cestino.”
disse quindi il diciassettenne, anche se ormai era più che
evidente.
Dean gli rivolse un ghigno
quasi strafottente “Proprio quello che speravo.- ammise- Che
ne dici, andiamo?”
Il diciassettenne annuì e
insieme si avviarono verso il parco cittadino. Non era bello come
durante la
primavera o addirittura d’estate, ma con ancora le foglie
secche a dare colore
all’intero ambiente e tutti gli abitanti della
città pronti a godersi un buon pranzo
al sacco all’aperto, il posto sembrava allegro e pieno di
vita. Dean indicò
qualche punto che gli sembrava pittoresco ed adatto al loro picnic, ma
ogni
volta Castiel scuoteva la testa, assicurandogli che più
avanti avrebbero
trovato il posto perfetto. Ed, in effetti, aveva ragione.
Il piccolo molo che si
affacciava sul laghetto artificiale al centro del parco era abbastanza
isolato
per dargli un po’ di intimità, senza essere
nascosto da qualche parte dove non
sarebbero riusciti a godersi l’atmosfera generale.
Castiel gli prese dalle mani
il cestino e ne estrasse una pesante coperta di flanella che stese,
ripiegandola un paio di volte, sul legno umido del molo,
dopodiché si sedette
lasciando che le proprie gambe dondolassero sopra il filo
dell’acqua.
Dean gli si sedette accanto
“Allora, che cosa mi hai preparato di buono?”
Il minore dei due fratelli
Novak arrossì vistosamente, spingendo verso di lui il
cestino di vimini “Perché
non controlli tu stesso?”
L’apprendista meccanico alzò
un sopracciglio ma fece come gli era stato detto, incuriosito dal fatto
che
l’altro giovane fosse così imbarazzato.
Non appena sollevò il
coperchio del cestino un’ondata di profumi di vario tipo lo
investì, facendogli
venire immediatamente l’acquolina in bocca. Davanti ai suoi
occhi erano
schierati diversi contenitori, tutti con la stessa forma rotonda e Dean
immaginò subito che cosa potessero contenere, ma non disse
niente se non prima
di sbirciare all’interno di uno di essi e trovarsi davanti
una delle più
perfette crostate di ciliegie che avesse mai visto.
“Qui ci sono solo crostate,
Cas.” disse, dopo aver alzato lo sguardo per incrociare
quello blu dell’altro
giovane.
Il rossore sulle guance di
Castiel non sembrava volerlo abbandonare “Speravo che
prendessi tu il mio cestino.”
“Davvero?” mormorò Dean,
avvicinandosi piano a lui.
“Già.- ammise il
diciassettenne, osservando attentamente ogni suo movimento- So che
chiunque
avrebbe potuto scegliere il mio cestino, ma in un certo senso speravo
che tu…”
L’altro giovane gli posò una
mano sulla guancia, interrompendo in quel modo il suo parlare
“Cas, so che ti
avevo detto che avrei aspettato tutto il tempo necessario, ma credo di
non
potere resistere oltre.”
Castiel notò immediatamente
come Dean gli stesse guardando le labbra con insistenza e,
inconsciamente, lui
non poté fare altro che imitarlo, il suo sguardo
immediatamente calamitato da
quelle labbra carnose e apparentemente morbide.
“Ok.” sussurrò, tornando poi
a fissare quegli occhi verdi che tanto adorava.
Dean si lasciò sfuggire un
sospiro e, in un attimo, le loro labbra si incontrarono in un bacio
quasi
disperato da quanto era stato atteso da entrambi. Castiel
sentì qualcosa dentro
di lui sciogliersi, quasi la stessa sensazione che aveva da piccolo
quando
infilava l’ultimo tassello all’interno di un puzzle
e riusciva finalmente a
vedere la figura nella sua totalità, e lasciò
scivolare una mano lungo il collo
del diciannovenne, lasciando che le dita solleticassero un
po’ i suoi soffici
capelli biondicci. Dean, dal canto suo, lo attirò ancora di
più a sé, quasi
incredulo del fatto che poteva finalmente stringerlo fra le braccia.
Di fianco a loro, le
crostate rimasero dimenticate nel cestino.
Solo per un po’, però.
Era con passo molto più
leggero che i due ragazzi fecero ritorno in città e,
soprattutto, con le mani
intrecciate l’uno in quella dell’altro. Quasi
inconsciamente, Dean si guardava intorno, curioso di vedere la reazione
degli
altri abitanti di Heaven a quello sviluppo nel suo rapporto con
Castiel,
tuttavia nessuno sembrò fare loro troppo caso. Il giovane
tirò un sospiro di
sollievo, dicendosi che forse aveva giudicato i propri nuovi
concittadini con
troppa leggerezza.
Quando stavano per uscire
dal parco, però, Becky Rosen, che stava chiacchierando
amabilmente con Chuck
Shurley con cui aveva evidentemente finito da poco di pranzare ad uno
dei
tavoli da picnic, si alzò di scatto e si portò le
mani al petto, estasiata,
prima di emettere un suono che era talmente acuto da poter essere
riconducibile
solo agli pterodattili.
“Ommiodio!- strillò,
saltellando sul posto come un coniglietto sotto anfetamine- Il Destiel
è
finalmente canon!”
Castiel si voltò di scatto,
uscendo solo in quel momento da uno strano stato di trance da
felicità “Che
cosa ha detto?”
Dean scosse la testa,
passandogli un braccio intorno alle spalle ed attirandolo a
sé per lasciargli un bacio sulla tempia
“Credo sia molto
meglio non saperlo.”
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Immagino che ormai non
speravate più in un aggiornamento, e mi dispiace davvero che
abbiate dovuto
aspettare così tanto per avere un nuovo misero capitolo di
questa storia che, a
quanto vedo dai commenti che ho ricevuto, vi stava appassionando.
Sappiate che
sono davvero desolata per questo orribile ritardo, ma ho passato
davvero dei
brutti momenti, ultimamente, e la voglia di scrivere, soprattutto una
commedia,
mi era proprio scivolata dalle dita. Non volevo rovinare questa storia,
in
particolare considerando che a molte di voi piace, magari scrivendo
proprio
mentre il mio umore era sotto ai tacchi delle scarpe, quindi ho
preferito
aspettare per evitare di rovinare qualcosa che tutto sommato stava
andando
abbastanza bene.
Detto ciò, ci tengo a
precisare che ultimamente sto cercando di rimettere piano piano insieme
i cocci
della mia vita e (lo so, sembro melodrammatica a parlare
così, ma giuro che è
stato un periodaccio!) nei miei progetti c’è anche
quello di riprendere a
scrivere con regolarità, quindi voglio davvero sperare di
poter pubblicare il
prossimo capitolo entro Aprile. Incrociate le dita!
Ah, quasi dimenticavo: io adoro
le vostre recensioni, le leggo tutte e a volte, lo ammetto, mi piace
rileggere
mentre scrivo un nuovo capitolo perché mi trasmettono tanta
positività e voglia
di scrivere qualcosa di bello soprattutto per voi. Quindi volevo solo
dirvi che
mi dispiace un sacco se non ho risposto ai vostri commenti negli ultimi
due
capitoli. La colpa è sempre del buco nero che mi ha
risucchiato, ma giuro che d’ora
in poi cercherò di rimettermi in pari anche su questo e di
rispondere a tutte.
A prestissimo, spero, e grazie
mille per la vostra pazienza.
Kisses
JoJo