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Autore: JoJo    21/03/2015    4 recensioni
[Storia vagamente ispirata al telefilm Gilmore Girls/Una Mamma per amica - Destiel]
Castiel si strinse nelle spalle “Niente è solo…Il figlio di John Winchester.”
“Quale, il gigante che sembra un alce?” domandò quindi l’altro, guardandosi intorno alla ricerca del compagno di scuola di suo fratello.
Il minore dei Novak scosse la testa “No, il maggiore. Dean.”
Gabriel si fermò di botto e, con una mano ben salda sul braccio del fratello, lo costrinse a fare altrettanto “Che ha fatto?”
“Niente.- sospirò pesantemente Castiel- Ma mi odia.”
Gabriel fece roteare gli occhi “Nessuno ti odia, Cassie.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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10. Due cuori e una crostata (o due, o tre…)

 

 

Castiel si strinse meglio il nodo della sciarpa che gli avvolgeva il collo, il corpo scosso da un leggero tremito mentre una raffica di vento gli scompigliava i capelli e gli stringeva il viso in una morsa gelida. Sfilò una mano dalla tasca in cui era rifugiata e controllò l’ora sull’orologio che teneva al polso per l’ennesima volta.
Rufus era in ritardo.
Il ragazzo sbuffò, e il suo respirò lasciò le sue labbra in una piccola nuvoletta bianca.
Per essere solo Novembre, quell’anno, faceva eccezionalmente freddo. Anche Herbie sembrava pensarla così, dato che il malandato maggiolino giallo aveva deciso, proprio mentre il diciassettenne si stava dirigendo fuori città con una lunga lista della spesa infilata nella tasca del caldo cappotto di lana cotta, che un viaggio fino al centro commerciale situato a tre quarti d’ora di distanza da Heaven sarebbe stato troppo e così, senza alcun preavviso, aveva smesso di funzionare proprio nel mezzo della deserta strada statale alle porte della cittadina.
Castiel, ovviamente, non si era scomposto. Ormai la macchina dei Novak si fermava di punto in bianco così frequentemente che raramente i due fratelli restavano sorpresi da ciò. Riuscivano con abilità ormai sopraffina ad accostare prima che Herbie esalasse il proprio ultimo respiro della giornata, e poi procedevano a chiamare Bobby, il cui numero era il primo sulla lista delle chiamate rapide, subito prima di quello della pizzeria d’asporto cittadina.
Il ragazzo sbuffò di nuovo, questa volta con il preciso intento di osservare il proprio respiro condensarsi non appena ebbe lasciato le sue labbra. Fu in quel momento che notò la grossa auto nera avvicinarsi e accostare solo qualche metro più in là del maggiolino giallo. Era inconfondibile, e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata suo malgrado ancora prima che la portiera si aprisse e il giovane conducente potesse posare i piedi sull’asfalto umido.
Dean Winchester gli si avvicinò con un sorriso spavaldo sulle labbra carnose e si fermò a pochi passi da lui.
“Bobby dice che tu e Gabriel dovete decidervi a disfarvi di quel ferro vecchio.” disse a mo’ di saluto.
Castiel sbatté le palpebre un paio di volte prima di ribattere “Dean? Credevo che venisse Rufus a prendere la macchina.”
Il giovane scrollò le spalle, ben coperte da una giacca di pelle dall’aspetto vissuto “Lo credevo anche io, prima che iniziasse a battibeccare con Bobby. Ti giuro, quei due litigano come se fossero sposati da cinquant’anni.”
“E dov’è l’auto-rimorchio?” domandò di nuovo Castiel, allungando il collo verso la strada come se il vecchio camioncino di Bobby Singer potesse spuntare all’orizzonte da un momento all’altro.
“Non verrà subito, c’è stata una specie di emergenza.- spiegò quindi Dean scuotendo la testa, ancora incredulo di come ogni giorno ad Heaven accadessero le cose più bizzarre- Garth si è schiantato con il trattore contro una balla di fieno. Fortunatamente non si è fatto niente, solo che il vecchio trattore di suo padre ha perso tutte le ruote. Sì, tutte e quattro, non chiedermi come è potuto succedere. Bobby e Rufus sono andati a dare una mano per cercare di tirare fuori dal campo quello che è rimasto del mezzo e portarlo poi all’officina per le riparazioni. Mi sono offerto di darti un passaggio fino a casa.”
Il minore dei Novak spalancò gli occhi blu “Oh. Veramente, sarei dovuto andare a fare la spesa per casa e la pasticceria…”
L’altro ragazzo sventolò una mano con noncuranza “Ho finito il mio turno, se ti va posso accompagnarti io.”
Castiel abbassò lo sguardo, fissando con insistenza la punta dei propri scarponcini. Quella sarebbe stata la prima interazione ufficiale fra lui e Dean dopo l’inaspettato bacio e dopo la rottura con Lisa: il ragazzo non era certo di essere pronto ad affrontare una cosa simile, anche se un  comportamento del genere era così irrazionale da non essere per niente tipico di lui “Non è necessario, Dean,- lo rassicurò con un sorriso timido- puoi riportarmi ad Heaven e poi da lì posso prendere l'autobus.”
Dean alzò un sopracciglio “Cas, vuoi davvero portare su un autobus affollato sacchi di farina e altri generi alimentari? Andiamo, ti accompagno io. Non mi pesa, davvero.”
Il diciassettenne provò a rifiutare nuovamente, ma gli occhi del giovane erano così brillanti e il suo sorriso così luminoso e invitante che non poté fare altro che sussurrare “Ok. Grazie, Dean.”

 
L’interno dell’Impala, in confronto all’umida e gelida aria novembrina, sembrava il paradiso. Castiel non poté fare a meno di lasciarsi affondare nel morbido sedile di pelle e di respirare a pieni polmoni l’odore di cuoio, olio di motore e qualcosa che era così essenzialmente Dean da non poter essere identificato altrimenti. Il ragazzo era talmente preso da quelle sensazioni e dall’incredibile senso di sicurezza e appartenenza che gli dava il solo essere in quella macchina che non si rese conto subito di essere osservato tuttavia, appena si voltò verso il posto del guidatore, Dean era lì ad osservarlo con un sorriso enigmatico sulle labbra.

“Che cosa c’è?- domandò preoccupato, portandosi automaticamente le mani alla faccia- Ho i pomelli di Heidi e il naso di Mastro Ciliegia, vero? Mi succede sempre, Gabriel non fa altro che prendermi in giro, ma non è colpa mia se soffro il freddo…”
Il maggiore dei fratelli Winchester scoppiò a ridere “Stavo solo guardandoti, Cas, niente di trascendentale.”
Ancora sghignazzando, e trovando adorabile il modo in cui le guance di Castiel si erano imporporate ulteriormente, il ragazzo avviò il motore dell’Impala e si immise nuovamente in carreggiata e l’autoradio ripartì automaticamente diffondendo nell’abitacolo Bob Seger a tutto volume.
Castiel allungò automaticamente la mano verso la manopola del volume, ma Dean la intercettò immediatamente “Hey! Che stai facendo?”
Il diciassettenne sbatté le palpebre “Volevo solo abbassare un po’.”
“Ok.- concesse il guidatore, prima di spiegare con tono eccessivamente serio- Ricorda, però, regola numero uno di questa macchina: chi guida sceglie la musica, il passeggero tiene chiusa la bocca.”
Il giovane dagli occhi blu annuì piano, ma sul suo volto era ben visibile il divertimento causato da quella dichiarazione “Ma certo, Dean.”
L’apprendista meccanico tornò a fissare la strada davanti a sé ma, nonostante l’Impala fosse invasa dalle note del suo genere di musica preferito, gli sembrava che l’assenza di conversazione fosse insopportabile. Lanciò uno sguardo fugace all’amico da poco ritrovato e lo osservò mentre, con le mani appoggiate sul grembo, e gli occhi puntati fuori dal finestrino sembrava assorto dai propri pensieri.
“Come va la tua testa?” si ritrovò a domandare, dopo altri interminabili attimi di silenzio.
Castiel si voltò di scatto, preso alla sprovvista dall’inaspettata domanda “Come? Oh, intendi per la caduta dell’altro giorno! Bene, grazie. Era solo un brutto bernoccolo.”
Dean aggrottò la fronte, voltandosi per un secondo per scrutarlo con attenzione, come se in quel modo potesse appurare la veridicità di quell’affermazione “Quindi ora stai meglio, giusto?”
“Sto seguendo una dieta rinvigorente grazie a Kalì.- spiegò quindi il diciassettenne con voce concitata- E Becky, e Missouri, e Ellen… In effetti, a casa abbiamo talmente tanto cibo che nemmeno Gabriel riesce a finire tutto. Non che riesca ad avvicinarsi a quello che portano appositamente per me, Kalì non glielo permette ed è davvero terrificante quando si mette in testa una cosa. Credo che sia per questo motivo che lui la ama così tanto e…Scusa, sto parlando a mitraglietta, non so perché lo sto facendo, non lo faccio mai. Scusa.”
Il maggiore dei fratelli Winchester si lasciò scappare una risata, per poi decidersi a tranquillizzare l’amico dopo essersi reso conto che era imbarazzato da quella reazione, le guance decorate da un acceso color ciliegia.
“Tranquillo, Cas, anche a me capita di straparlare, a volte.- lo tranquillizzò quindi, strizzandogli l’occhio- Anzi, se lo chiedessi a Sam potrebbe raccontarti diversi episodi imbarazzanti in cui non sono riuscito a controllare la lingua. Ma non chiedergli niente, però. Per favore.”
Castiel ridacchiò e sembrò subito a proprio agio, prima di puntare i suoi intensi occhi blu sull’amico “Mi dispiace per te e Lisa.” dichiarò, con una sincerità tale da lasciare Dean un po’ spiazzato.
Il ragazzo scrollò le spalle, rivolgendogli un sorriso imbarazzato al pensiero del vero motivo per cui aveva dovuto lasciare la ragazza. Un motivo molto concreto, molto umano, con due grandi occhi innocenti e che in quel momento si trovava così vicino a lui che sarebbe riuscito a sfiorarlo solo allungando una mano.
“Mi dimentico sempre che in questa città le notizie volano veloci.” si ritrovò a borbottare invece, sperando che nessuno dei suoi pensieri potesse essere colto.
“Mi dispiace.” ripeté il ragazzo, come se la colpa del gossip cittadino fosse sua.
“Non è colpa tua.- lo rincuorò Dean- E per quanto riguarda me e Lisa… Evidentemente non eravamo poi così adatti l’uno all’altra.”
“Sono certo che troverai presto qualcuno.” dichiarò con una sincerità disarmante il diciassettenne.
“Forse non dovrò nemmeno cercare così tanto.” si ritrovò a dire l’apprendista meccanico, non potendo fare a meno di fissare intensamente l’amico mentre pronunciava quelle parole.
Castiel arrossì vistosamente, cosa che non poteva sfuggire al suo interlocutore, nemmeno se aveva provato a nascondere quel fatto voltandosi rapidamente verso il finestrino.
Dal canto suo, Dean non poteva che gioire per quella reazione, tuttavia decise di fare finta di non essersene accorto e cambiò argomento di conversazione “Senti ancora Balthazar?”
“Sì.- ammise il giovane dagli occhi blu- In fondo, siamo stati amici per molto tempo prima che diventasse il mio ragazzo, mi sembrava stupido interrompere ogni tipo di rapporto fra noi solo perché la nostra relazione non ha funzionato.”
Il guidatore alzò un sopracciglio “Uh.”
“Ha una ragazza.” rivelò quindi Castiel con tono neutro.
“Quel figlio di puttana!- sbottò Dean, non riuscendo a trattenere la propria mano dal collidersi con il volante in un gesto di stizza- Prima ti lascia in quel modo e poi…”
Il diciassettenne gli posò una mano sul braccio, un tocco leggero pensato per calmare l’amico, ma che in realtà riuscì a stupire entrambi, essendo il primo contatto fisico dopo l’innominabile bacio che si erano scambiati l’ultima volta che si erano visti “In realtà, credo che Balthazar sia davvero innamorato di Atropos e io sono contento che lui sia felice.”
Dean fece roteare gli occhi “Ma certo che lo sei, tu sei una specie di angelo.”
“Non è vero, Dean.” borbottò Castiel aggrottando la fronte.
L’altro giovane si limitò a ridere della sua espressione imbronciata, prima di tornare a fissare la strada davanti a sé. Quella breve conversazione era bastata per ristabilire un buon clima fra di loro e Dean non poteva che esserne estremamente felice: ricostruire un rapporto con Castiel era così naturale che si domandava come avessero fatto a non averne uno per le settimane passate.
“Dean!- la voce del minore dei Novak strappò di colpo il ragazzo dai propri pensieri- Hai superato il supermercato!”
Dean seguì la direzione indicata dal dito affusolato dell’amico giusto in tempo per vedere il mastodontico e luminoso edificio che ospitava la loro destinazione designata sparire alle loro spalle “Lo so, Cas. Pensavo: perché non andiamo a prenderci un gelato?”
Castiel inclinò la testa di lato, spiazzato da quella proposta “Un gelato? Ma è quasi inverno…”
“E allora?- ribatté il giovane meccanico scrollando le spalle- Siamo ancora giovani, Cas, possiamo permetterci di mangiare gelato anche in mezzo a una tempesta di neve.”
“E la spesa?” indagò quindi il diciassettenne, non del tutto certo di poter rimandare la commissione che gli era stata affidata dal fratello maggiore.
Dean gli rivolse un sorriso abbagliante  “Il supermercato non scapperà, te lo assicuro.”
“Tu vuoi davvero portarmi a prendere un gelato?” domandò di nuovo il ragazzo dagli occhi blu, un sopracciglio inarcato.
“Sì, perché no?- il maggiore dei Winchester scrollò le spalle, come se quel gesto potesse dare alla sua proposta un maggiore senso di noncuranza- In fondo, è da tanto che non parliamo più, io e te, così magari possiamo recuperare un po’, no?”
Un sorriso si allargò sul volto di Castiel “Ok. Però con questo clima preferirei una tazza di caffè caldo. Magari con una fetta di crostata di mele.”
Al sentire quelle parole Dean non poté impedire ad un sorriso radioso di aprirsi sul volto a sua volta mentre svoltava a destra per uscire dalla statale e cercare un posto dove potere parlare con tranquillità.
Alla fine, il posto ideale risultò essere una piccola caffetteria che si affacciava sulla strada dietro ad un ampio parcheggio semi-deserto. Il guidatore parcheggiò di fronte all’ampia vetrina dalla quale si intravedeva il luminoso interno del locale, con piccoli tavoli rotondi che sembravano essere usciti da una sitcom degli anni Cinquanta, così come la paffuta cameriera che si aggirava fra i tavoli per servire caffè caldo alla manciata di avventori e il bancone in formica dietro al quale era ben in mostra una macchina per i milkshake, che mescolava ininterrottamente un cremoso liquido rosa confetto.
Quando i due ragazzi entrarono nel locale, tuttavia, lo trovarono caldo ed accogliente e la cameriera, che si presentò al loro tavolo con una caraffa di caffè fumante che versò prontamente nelle due grandi e colorate tazze che aveva portato per loro, prese le loro ordinazioni con un sorriso amichevole sulle labbra tinte di rosso brillante.
“Non è male, questo posto.- commentò Dean con un sorriso divertito- Se fosse più vicino alla città, al Mary’s dovremmo aver paura per la sua concorrenza.”
Castiel abbozzò un sorriso, ma non ribatté. La cameriera tornò in fretta con le loro ordinazioni, portandogli due enormi fette di crostata di mele accompagnate da due palline di gelato alla vaniglia.
Il giovane meccanico non aspettò molto prima di affondare la forchetta nel dolce e assaporarne un grosso boccone, mentre il ragazzo più giovane si limitò ad osservarlo per qualche secondo prima raccogliere un po’ di gelato sulla punta della propria posata e portarla alle labbra.
“Dean, che cosa stiamo facendo veramente?” domandò, spostando di nuovo l’attenzione dal proprio dolce all’amico.
Il maggiore dei Winchester deglutì un altro generoso boccone prima di rispondere “Beviamo un caffè e mangiamo un’ottima crostata di mele.”
“Dean…” sospirò il diciassettenne, non molto propenso a prendere il discorso alla lontana.
“Ok.- capitolò quindi il giovane, posando la propria forchetta sul piatto e fissando con intensità il ragazzo dagli occhi blu- Cas, sarò sincero con te. Non siamo qui solo perché io voglio recuperare il tempo perduto.”
Castiel aggrottò la fronte, spiazzato da quella dichiarazione “No?”
“Cas, io tengo alla nostra amicizia, davvero, e se per te fra noi potrà esserci solo questo va bene, lo capisco e lo accetto, però… - Dean si interruppe, prima di esalare e fare scrollare il capo per poi alzare lo sguardo e puntare i propri occhi verdi in quelli sgranati dell’amico- Noi due saremmo davvero incredibili insieme, lo sai, vero?”
Il ragazzo non rispose, ma a giudicare dal color porpora che gli decorava le guance il giovane meccanico si rese conto di aver fatto centro.  Tornò a divorare il proprio dolce, dando il tempo al suo interlocutore di raccogliere i propri pensieri, ma non poté impedirsi di osservarlo con la coda dell’occhio per esaminare le sue reazioni. Lo vide riprendere in mano la propria forchetta e portarsela alla bocca dopo aver raccolto un pezzo di torta e un po’ di gelato. Quegli attimi gli sembrarono interminabili, ma quando parlò, Castiel lo fece con voce dolce e sommessa.
“Lo penso anche io.” sussurrò, lo sguardo fisso sul proprio piatto e le guance ancora più rosse.
Le labbra di Dean si aprirono in un sorriso radioso, ma decise di non forzare oltre quell’argomento. Se davvero fra loro sarebbe dovuta nascere una storia, voleva che tutto accadesse naturalmente, secondo i giusti tempi, e se questo voleva dire dover aspettare che Castiel fosse davvero pronto…Beh, lui era disposto ad aspettare per quanto necessario.
“Allora…- iniziò a parlare, cambiando argomento- Raccontami della festa di Halloween del tuo liceo. Sammy mi ha detto che gli è piaciuta molto e che tu hai usato quel tuo orrendo trench per travestirti da John Constantine.”
“Il mio trench non è orrendo!” sbottò il diciassettenne, ma il suo viso era di certo più rilassato ora che erano passati ad argomenti più leggeri.
Dean si ritrovò a ridere e presto anche Castiel fece altrettanto e tutto sembrò ritornare ad essere facile e perfetto fra i due amici.

 

Dean non era il tipo da adottare mezze misure. Per lui tutto era o bianco o nero, senza alcuna gradazione intermedia e, seguendo questa filosofia di vita, ogni sua azione si basava su questa convinzione. Per questo motivo, alla prima sera libera dal lavoro al locale aveva deciso di recarsi a casa dei Novak con l’intento di invitare Castiel al cinema cittadino, anche se non era certo di potersi fidare ciecamente di cosa avrebbe scelto di trasmettere Chuck Shurley nella sala cinematografica improvvisata nel suo salotto. Vi era stato parecchie volte con Lisa e, se spesso era stato abbastanza fortunato da imbattersi in una sala semivuota dove il democratico sistema di votazione per alzata di mano scelto dal padrone di casa aveva condotto alla scelta di pellicole classiche e dalla sempre piacevole visione, a volte vi era capitato in serate piene di gente, a suo giudizio, con orridi gusti riguardo i film, tanto che aveva dovuto sorbirsi spesso l’ennesima ed improbabile commedia romantica con protagoniste attrici rigettate da serie televisive e smaniose di darsi al grande cinema, oppure film più conosciuti per l’esorbitante budget utilizzato per la loro realizzazione che per la loro vera e propria trama.
Mentre alzava il pugno per bussare alla porta di casa Novak, quindi, il giovane Winchester sperava con tutto il cuore che quella sera tutto sarebbe potuto andare per il verso giusto, permettendo a lui e a Castiel di ristabilire e rafforzare quel forte legame che si era instaurato fra di loro fin dal primo momento in cui si erano presentati.
Era talmente preso dai propri pensieri che non si rese conto per diversi minuti che il suo bussare si era rivelato infruttuoso. Decise quindi di ripiegare sul campanello che immediatamente produsse una musichetta sgraziata e fastidiosa, ma anche quel richiamo non provocò alcuna reazione all’interno della casa.
Il ragazzo stava per andarsene, infastidito che il suo programma di passare una tranquilla serata con Castiel fosse andato in fumo, quando si accorse dell’insolito chiacchiericcio proveniente dalla casa accanto a quella dei Novak. Solitamente, Dean non era solito mettere il becco negli affari altrui, ma non si poteva nemmeno dire che il ragazzo non fosse curioso, quindi era più che normale che il giovane decidesse di restarsene lì, immobile appena fuori dal cancello dei Novak, con lo sguardo fisso sulla casa illuminata di Becky Rosen nella speranza di potere captare in qualche modo cosa stesse succedendo al suo interno.
Fu solo l’improvviso aprirsi della porta di ingresso, il cui legno era stato recentemente riverniciato di una stucchevole tonalità blu, a farlo sobbalzare, distraendolo dalla propria indagine. E, incredibilmente, a raggiungere il bordo della strada, ritrovandosi in una posizione esattamente speculare a quella in cui si trovava lui in quel momento, fu proprio la sola persona che desiderava vedere quella sera.
“Dean.- gli occhi blu di Castiel sembravano ancora più grandi, spalancati com’erano dallo stupore per quell’inaspettato incontro- Che cosa ci fai qui?”
Il giovane meccanico indicò col pollice dietro alla propria spalla, verso la casa dell’amico, mentre muoveva qualche passo per raggiungerlo “In effetti stavo cercando te. Come mai sei a casa di Becky Rosen? E come mai c’è tutta questa gente?”
Il diciassettenne lasciò cadere il grosso sacco nero della spazzatura che stringeva in una mano di fianco ad un bidone ormai troppo pieno “C’è una veglia funebre.”
“Oh, non lo sapevo.- Dean aggrottò la fronte, notando solo in quel momento il cardigan nero indossato dall’amico sopra a dei pantaloni dello stesso colore- Chi è morto? Qualche parente di Becky?”
“Mr Fluffy.” rispose Castiel, con espressione grave ed estremamente seria.
Il maggiore dei fratelli Winchester sbatté le palpebre più volte “Mr Fluffy?”
“Il suo gatto.” specificò quindi l’altro giovane, come se Dean avesse avuto bisogno di quella chiarificazione.
“Oh.- esalò quindi il ragazzo dagli occhi verdi- Non sapevo che uno dei gatti di Becky fosse morto.”
Castiel si strinse nelle spalle “Sì. Mr Fluffy non è più tra noi da tre anni, ormai.”
“Come?” Dean si ritrovò di nuovo a scuotere la testa, incredulo.
“Ho detto che…” 
Il giovane meccanico lo bloccò immediatamente “No, ho sentito cosa hai detto. La mia era più un’esclamazione piena di incredulità.”
“E perché mai?” domandò quindi il diciassettenne, inclinando la testa di lato come un piccolo passerotto curioso.
Dean scrollò le spalle “Beh, non solo questa è una veglia per un gatto morto, ma è anche una veglia per un gatto morto anni fa. La cosa è del tutto surreale.”
“Perché?” chiese di nuovo l’altro ragazzo, sinceramente stupito dallo sconcerto dell’amico.
Il maggiore dei due fratelli Winchester non poté che aprirsi in un sorriso bonario nel notare l’espressione del proprio interlocutore “Diciamo che sono certo che è uno di quegli eventi che accadono solo a Heaven.”
“Oh.- esalò Castiel, sbattendo le palpebre in rapida successione- Ed è una cosa positiva o negativa?”
Dean storse le belle labbra carnose in una smorfia, mentre fingeva di pensare ad una risposta adeguata “Sai, devo ancora pensarci bene, ma non credo che sia negativa.”
Il volto del giovane Novak si aprì in un sorriso che lasciava intravedere anche delle perfette gengive rosate “Ne sono felice.- dichiarò, prima di aggiungere timidamente- Vorresti… Vorresti entrare? Sono certo che Becky sarebbe felice di vedere anche te in quest’occasione, non importa il fatto che non hai conosciuto Mr Fluffy.”
L’apprendista meccanico non era esattamente certo che imbucarsi ad una veglia funebre in memoria di un gatto fosse in cima alla sua lista dei desideri riguardo a come passare una piacevole serata, ma Castiel si trovava proprio di fronte a lui e lo aveva invitato fissandolo con quei suoi grandi e limpidi occhi color cielo, e come diavolo avrebbe potuto dirgli di no, allora?
“Ma certo.” sorrise il ragazzo, seguendo immediatamente l’amico fino all’interno della casa di Becky.
Il piano terreno dell’abitazione brulicava di vita. Dean dovette restare attento per non perdere di vista l’amico in quel mare di persone che si muoveva lentamente da un punto all’altro della casa, partendo dalla piccola cucina, che gli ricordava come da piccolo aveva immaginato la casetta dei sette nani e di Biancaneve, fino ad arrivare alla grande sala da pranzo con annesso salotto, caratterizzata da un arredamento iper-femminile e con parecchi elementi che definire kitsch sarebbe stato fin troppo clemente. Una volta raggiunto il grande tavolo da pranzo rettangolare, per l’occasione strabordante di cibo e bevande e spostato lungo una parete tappezzata di quadri dalle cornici ingombranti, Castiel si voltò verso il maggiore dei Winchester e gli consegnò un bicchiere di punch analcolico che era riuscito a servirsi nonostante l’incredibile affluenza intorno all’area buffet.
“Questo punch è rosa.” dichiarò il ragazzo, osservando con sospetto il drink che stringeva fra le mani.
Il giovane Novak scrollò le spalle “Becky sostiene che è una ricetta di famiglia tramandata da generazioni.”
“Ugh. Sa di rosa!” Dean fece una smorfia dopo avere deglutito quel liquido, sperando che quel gusto eccessivamente zuccherino e innaturale potesse lasciare così più in fretta le sue papille gustative.

Di fianco a lui, Castiel scoppiò in una risata cristallina “Non posso credere che tu l’abbia bevuto veramente!”
L’apprendista meccanico incrociò le braccia al petto “Beh, io non posso credere che tu mi abbia offerto un drink imbevibile solo per prenderti gioco di me.”
Il diciassettenne gli rivolse un sorriso brillante “E’ una sorta di iniziazione. Non puoi essere un vero abitante di Heaven se non sei stato beffato da questo trucchetto almeno una volta: tutti in città hanno bevuto questo drink e quasi nessuno lo ha mai apprezzato.”
Dean alzò un sopracciglio “Fammi indovinare: tuo fratello è uno di quelli che si sono voluti far dare la ricetta.”
“Purtroppo sì.- ammise l’altro giovane con un sospiro- Il suo amore per gli zuccheri varca confini che pochi umani sarebbero in grado di superare.”
Il maggiore dei fratelli Winchester sorrise: la serata non stava certo andando come se l’era immaginata, ma doveva ammettere che per quanto fosse assurdo trovarsi alla veglia funebre di un gatto (il cui ritratto, corredato da volant e fiocchetti color pastello, svettava in modo inquietante sopra al caminetto)  la sola compagnia di Castiel rendeva tutto molto più che sopportabile. Il ragazzo accettò di buon grado un nuovo bicchiere offertogli dall’amico, questa volta apparentemente pieno di semplice cola, e ben presto i due furono raggiunti dalla padrona di casa in persona.
Becky indossava un vestito nero e l’aria affranta di chi era appena venuta a conoscenza della morte di un parente. Dean, dal canto suo, trovava quell’intera situazione assurda ma, dopotutto, l’unico animale domestico che avesse mai posseduto, nonostante le continue suppliche di Sam ai suoi genitori per avere un cane, era stato Zep, un pesce rosso che aveva vinto ad un gioco al luna park quando aveva sei anni e che, come aveva scoperto anni dopo, sua madre sostituiva ogniqualvolta il piccolo animale dipartiva prematuramente per non fare affrontare al suo bambino la sua prima morte.
“Oh, Dean.- disse la ragazza, afferrandogli la mano con il trasporto dell’eroina di un romanzo rosa- Grazie di essere venuto. Sono certa che Mr Fluffy avrebbe shippato il Destiel come faccio io.”
Il giovane non fece in tempo a chiedere spiegazioni che Becky era di nuovo sparita, andata chissà dove a raccogliere altre condoglianze “Cosa?- domandò voltandosi verso Castiel- Di che diavolo stava parlando?”
Il diciassettenne sbatté più volte le palpebre, altrettanto confuso “Non ne ho assolutamente idea.”

 

Il trillo acuto del campanello della porta del Mary’s gli sembrò quasi un suono alieno, tanto era il tempo in cui non aveva più messo piede in quello che un tempo era il suo locale preferito.
Castiel seguì a ruota Meg, Inias e Samandriel, che si affrettarono ad occupare uno dei loro tavoli preferiti, nell’angolo in fondo al locale, proprio di fianco al grande scaffale blu che ospitava la cospicua collezione di tazze da caffè e di fronte alla grande vetrina che si affacciava sulla strada principale di Heaven, e gli parve quasi di essere tornato a casa dopo un viaggio fin troppo lungo.
“Dio, come mi è mancato questo posto!” esclamò Meg, scollandosi dalle spalle la sua adorata giacca di pelle e appoggiando poi pesantemente la schiena contro lo schienale della sedia.
Castiel aggrottò la fronte mentre la osservava afferrare il menù ed esaminarlo come se fosse stato un preziosissimo manufatto “Da quant’è che non vieni? Hai sempre fatto colazione qui tutti i giorni.”
La ragazza alzò un sopracciglio in sua direzione “Ma questo era prima, Castiel.”
“Prima?” ripeté confuso il giovane, inclinando leggermente la testa di lato.
“Se il tuo migliore amico litiga con qualcuno, tu hai il sacrosanto dovere di boicottarlo in qualsiasi modo.- spiegò quindi Meg con tono condiscendente- È una regola sociale piuttosto conosciuta, Clarence, e tu lo sapresti se non fossi così socialmente inetto.”
Il minore dei fratelli Novak sbatté le palpebre, stupito “Ma tu adori il caffè che fanno qui.”
“E questo la dice lunga su quanto io sia un’amica perfetta.- ribadì la sua migliore amica con un sorriso furbo sulle labbra dipinte di cremisi- Ricordatene quando dovrai comprarmi il regalo di Natale. E quello di compleanno. Anzi, credo che dovresti inventarti delle nuove occasioni in cui dimostrare la tua gratitudine attraverso un pegno materiale.”
“Ci sembrava un po’ strano frequentare questo posto senza di te, così per un po’ abbiamo evitato di venire qui.” aggiunse quindi Inias, alzando leggermente le spalle.
Samandriel annuì, concorde “Oltretutto, incontrare Dean sarebbe stato ancora più strano. Voglio dire, dopo che tu e lui…”
Il più giovane dei quattro amici si interruppe di colpo nel momento in cui John Winchester si avvicinò al loro tavolo e depositò un piatto su cui torreggiava la più alta pila di pancake ai mirtilli mai vista.
“Ecco qua, Castiel.” disse, e anche se non gli stava sorridendo apertamente, il solo fatto che avesse fatto quel gesto per lui fece sciogliere un po’ il cuore del diciassettenne.
“Ma io non ho ancora ordinato.” quella di Castiel non era proprio una protesta: il profumo che proveniva da quel piatto decisamente troppo delizioso per potersene lamentare in alcun modo.
John fece roteare gli occhi “Vuoi davvero farmi credere che tu non avresti ordinato i tuoi pancakes ai mirtilli preferiti?”
“In effetti, volevo ordinare proprio questi, signor Winchester.- ammise quindi il ragazzo con un sorriso aperto sulle labbra- Grazie mille.”
“Io non mi spiego come tu possa essere così educato quando so per certo che sei stato allevato da Gabriel.” dichiarò il proprietario della tavola calda, scuotendo appena la testa.
Meg si sentì in dovere di intervenire, un ghigno divertito sul bel volto “Credo che Clarence cerchi di compensare in ciò che manca proprio a suo fratello.”
“O ad alcuni dei suoi amici.” aggiunse quindi prima di andarsene con i loro ordini.
Il gruppo di amici osservò l’uomo sparire dietro il bancone, ma la giovano non riuscì a trattenersi dal canticchiare con tono beffardo “Guarda, guarda, guarda: hai già l’approvazione del suocero.”
“Meg!” sbottò Castiel, le guance color porpora.
Samandriel gli rivolse un sorriso divertito “Beh, di certo non ha portato la colazione di sua spontanea volontà a uno di noi…”
“L’ha fatto perché io sono amico dei suoi figli.- cercò di giustificarsi il diciassettenne, lo sguardo basso e ben inchiodato ai propri
pancakes- E sottolineo amico. E poi, ho anche aiutato Sam con la scuola per diverso tempo.”
I tre amici si lanciarono un’occhiata complice “Uh-uh.” assentirono, con un notevole sarcasmo, in coro.
Castiel
sbuffò sonoramente, prima di afferrare la propria forchetta e assaggiare un primo e celestiale boccone dei famosi pancakes di John Winchester.
Ma non fu il padrone della tavola calda ad avvicinarsi di nuovo a loro con le loro ordinazioni. Quando il ragazzo alzò lo sguardo per ringraziare per l’ottima colazione che gli era stata offerta si trovò di fronte proprio la fonte dei propri turbamenti.
Dean gli rivolse il suo patentato sorriso da seduttore “Hey, Cas.”
“Salve Dean.” si ritrovò a rispondere il diciassettenne, in quell botta e risposta tanto familiare di cui aveva sentito terribilmente la mancanza.
Era quasi ridicolo, e Meg glielo avrebbe detto, più tardi. Sembrava quasi che ci fosse una calamita a tenerli fermi lì, l’uno impercettibilmente sporto verso l’altro, ognuno dei due incapace di distogliere lo sguardo per primo.
Inias si schiarì la gola nel tentativo di attirare l’attenzione di uno qualsiasi dei due ragazzi, ma il suo sforzo fu tristemente fallimentare.
Fu l’intervento di John a liberare il gruppetto da quell’impasse.
“Dean!- l’uomo chiamò da dietro il bancone-
Farai tardi per il tuo turno da Bobby.”
Il giovane meccanico si riscosse, pur senza perdere il proprio atteggiamento spavaldo “Sì, certo, stavo andando.” disse, rivolgendo a Castiel l’ennesimo sorriso.
Il diciassettenne rifletté la sua espressione serafica “Buon lavoro, Dean.”
“Grazie.- rispose Dean, questa volta un po’ spiazzato dallo sguardo limpido e aperto dell’amico- Uh, ci vediamo in giro, Cas.”
Il maggiore dei due fratelli Winchester non fece in tempo a recuperare la sua giacca di pelle, infilarsela, e uscire dalla porta del locale per salire a bordo della propria macchina per andare al lavoro, che i tre amici di Castiel si erano voltati verso di lui per fissarlo insistentemente, tutti con una luce divertita nello sguardo.
“Che c’è?” borbottò il ragazzo, le gote arrossate nonostante tentasse di non far trapelare il proprio imbarazzo.
“Ci vediamo in giro, Cas.” trillarono quindi in coro Meg, Inias e Samandriel, scimmiottando il commiato che gli aveva dato Dean.
Castiel si lasciò sfuggire un lamento dalle labbra e gli altri tre scoppiarono in una risata fragorosa.

 

 

“Muoviti, siamo in ritardo!”
Sam piantò una mano in mezzo alle scapole del fratello, sperando così di spingerlo fisicamente verso la scuola di ballo di Pamela Barnes, dove la mensile assemblea cittadina doveva essere cominciata già da qualche minuto, dato che a parole non era stato in grado di esortarlo a dovere. Dean, dal canto suo, essendo un fratello maggiore, e per questo motivo con la vocazione naturale di trovare i modi più immaturi per far perdere la pazienza al proprio fratellino, piantò i piedi a terra e fece ancora più resistenza ad affrettare il passo.
“Semplicemente non capisco perché dobbiamo andare entrambi.- si lamentò per l’ennesima volta il giovane- Voglio dire, potevo stare a casa anche io ad aiutare papà con gli ordini.”
Dean riuscì ad immaginare dal tono della voce del fratello come stesse facendo roteare gli occhi in quel momento “Dobbiamo andare entrambi a questa assemblea cittadina perché Zachariah ha raccomandato tutti quanti di presentarsi data l’importanza dei temi che verranno trattati, e dato che non siamo ancora pronti ad affrontare uno di questi eventi comunitari da soli…”
“Perché alla maggior parte degli abitanti di questa città manca qualche venerdì...” si sentì in dovere di sottolineare l’apprendista meccanico.
“…dobbiamo per forza essere presenti entrambi.- concluse Sam, ignorando quanto detto dal fratello- Inoltre, vorrei ricordarti che questa sera saranno presenti proprio tutti. Hai idea di che cosa voglia dire?”

Dean alzò un sopracciglio “Che la sala da ballo sarà molto affollata?”
“Che Castiel sarà lì!” sbottò quindi il quindicenne, scostandosi un ciuffo di soffici capelli castani dagli occhi.
Il maggiore dei due Winchester lo fissò guardingo “E…?”
“E quindi potresti comportarti da uomo e deciderti a chiedergli di uscire.- spiegò semplicemente il liceale, rivolgendogli un ghigno divertito- Non come hai fatto l’ultima volta.”
“Eravamo a una veglia commemorativa!” protestò immediatamente Dean.
Sam gli rivolse un’occhiata scettica “Di un gatto.”
“Non era il luogo adatto.” ribadì il maggiore dei due ragazzi incrociando le braccia al petto.
“E quale sarebbe il luogo adatto?- incalzò quindi Sam- Ti stai preparando a individuare la situazione perfetta guardando delle commedie romantiche?”
Dean spalancò gli occhi, oltraggiato, ma riacquistò immediatamente la propria parlantina “Quando sarà il momento adatto lo saprò, Sammy. Perché non pensi alla tua Jessica, invece di intrometterti nella mia vita sentimentale?”
“Io e Jessica stiamo benissimo insieme, lo sai anche tu.” borbottò quindi il quindicenne, lo sguardo rivolto alla punta delle proprie scarpe, ancora imbarazzato sia di avere una ragazza tanto bella, che dal fatto che tutta la città ne fosse a conoscenza..
L’apprendista meccanico sorrise, soddisfatto di aver finalmente spostato l’attenzione del fratello “Beh, vista l’insistenza con cui ti diverti a giocare a fare il cupido e il modo in cui ti interessi alle mie relazioni come una pettegola di paese potrei avere qualche dubbio a riguardo.”
Sam non lo degnò nemmeno di una risposta. Lo fulminò con lo sguardo e, quando ebbe constatato che le porte della scuola di ballo erano già chiuse ad indicare che l’assemblea cittadina aveva già avuto inizio, si ritrovò a scuotere la testa, scocciato per il loro ritardo e per il fatto che era stato proprio Dean a causarlo.
“Siamo in ritardo!” sibilò, mentre scivolavano all’interno della grande sala cercando di essere più silenzioso possibile.
“E allora?- protestò Dean, imbronciato- Ci siamo persi solo i battibecchi iniziali su quale doveva essere il primo argomento da discutere.”
“Muoviti!” intimò di nuovo Sam, prima di chiudere la porta alle spalle del fratello.
La sala era piena e, fortunatamente, gli abitanti di Heaven erano talmente immersi in un’animata discussione su quanto fosse legale o meno che il liceo bloccasse il traffico cittadino senza richiedere alcun permesso per la tradizionale annuale sfilata della banda musicale, da non accorgersi del loro arrivo.
“Oh, fantastico.- borbottò il maggiore dei due fratelli Winchester, guardandosi intorno- Nessun posto a sedere.”
Sam gli strattonò leggermente il braccio, indicando poi un punto poco lontano da loro “Guarda, c’è posto vicino a Castiel.”
Dean seguì il dito del fratello prima di aggrottare le sopracciglia “Possiamo sempre restarcene in piedi qui in fondo senza dover disturbare nessuno.”
“Hai presente quanto parla Zachariah?- domandò quindi il quindicenne alzando un sopracciglio- Io non sto in piedi per tutto questo tempo solo perché tu sei emotivamente costipato.”
“Andiamo, Sam, che cosa ti costerebb- Sam!” il giovane non riuscì a finire la frase dato che il fratello minore aveva deciso di ignorarlo totalmente per andare ad affiancarsi a Castiel.
“Hey, Cas.- sorrise Sam- Ti dispiace se io e Dean ci sediamo qui con te?”
Il diciassettenne rivolse ad entrambi i Winchester un sorriso radioso “Ma certo.”
Sam non si fece ripetere l’invito due volte. Si sedette in fretta, lasciando volontariamente libero il posto di fianco all’amico di modo che fosse proprio Dean a sedersi vicino a lui.
L’apprendista meccanico non si fece di certo sfuggire questo piccolo sotterfugio e si affrettò a lanciare all’altro uno sguardo scocciato che tuttavia gli svanì immediatamente dal volto non appena Castiel si sporse verso di lui per sussurrargli “Ciao, Dean.”
Le labbra carnose del giovane si aprirono subito in un sorriso “Hey, Cas.”
Castiel gli sorrise di rimando, prima di tornare a concentrarsi sulla discussione in corso. Ora che si trovava lì con lui, però, Dean non riusciva a farsi scappare l’occasione di parlare un po’ con lui, anche di qualche argomento banale.
“Gabriel non c’è?” domandò, quindi, sporgendosi leggermente verso l’amico.
Il minore dei Novak scrollò le spalle “Inventario.”
“Mio padre ha usato la scusa degli ordini.” rivelò quindi Dean, facendo roteare gli occhi.
“Oh, la sua non è una scusa, credimi.- lo informò quindi Castiel- Kalì l’ha praticamente obbligato a rimanere in pasticceria a farlo: lui odia fare l’inventario, e adora invece queste assemblee.”
Dean si ritrovò a ridacchiare immaginandosi la donna indiana comandare a bacchetta il solitamente indomabile Gabriel “Beh, io farei volentieri a cambio con lui.”
“A me le assemblee cittadine piacciono, invece.- confessò invece Castiel con un sorriso timido- A volte, anche se questa città è molto piccola e tutti sanno tutto di tutti, è difficile trovare l’occasione per vedersi con certe persone con cui non si è molto amici. Invece così possiamo mantenere sempre un buon rapporto.”
L’apprendista meccanico sbatté le palpebre, sorpreso da quel modo di pensare. Certo, Lawrence non era certo una metropoli tentacolare e quando vi aveva vissuto la città gli era sembrata piccola e provinciale, tuttavia, ora che si trovava davvero in un puntino di America talmente minuscolo da non essere nemmeno segnato sulle cartine stradali, un modo di pensare del genere lo stupiva e gli provocava un’incredibile tenerezza “Sì, immagino sia una buona cosa. Non sono ancora del tutto abituato a vivere in un paese così piccolo.”
Castiel inclinò leggermente la testa mentre lo scrutava, come se in quel modo potesse intuire le risposte alle proprie domande prima ancora di formularle “Ma stare qui ti piace, giusto?”
“Stranamente…sì.” ammise quindi l’altro giovane con un sorriso radioso sulle labbra, e non poté che essere soddisfatto non appena notò che, nel voltarsi, l’amico stava sorridendo a sua volta.
Dean continuò ad osservarlo con la coda dell’occhio, quindi non fu del tutto stupito quando il diciassettenne allungò verso di lui un contenitore di plastica da cui proveniva un profumo celestiale.
“Vuoi un muffin?” gli domandò Castiel con un sorriso timido. Nell’altra mano teneva a sua volta un piccolo dolcetto coperto da zuccherini colorati.
Il maggiore dei due Winchester sbatté le palpebre, comunque confuso da quell’offerta , decisamente bizzarra considerando dove si trovavano in quel momento “Come?”
“Gabriel sta sperimentando nuove ricette, ultimamente, e visto che non ho ancora cenato mi ha dato qualche campione da assaggiare.- spiegò quindi il ragazzo- Poi ne porterò un po’ a casa di Inias: Gabriel non ha mezze misure e se mangiassi tutti questi muffin mi verrebbe una crisi iperglicemica.”
Dean allungò una mano ed afferrò il primo muffin che gli capitò a tiro: non era certo da lui rifiutare del cibo, soprattutto quando era gratis e sapeva per certo che era ottimo.
Dopo il primo morso, infatti, si ritrovò a mugolare, estasiato “Ommiodio! Sa di crostata di mele! Questa ricetta la deve assolutamente tenere.”
Castiel scoppiò in una risatina sommessa nel vedere il suo entusiasmo “Ok, glielo dirò. Ne vuoi assaggiare ancora?”
“Sai una cosa?- disse quindi l’apprendista meccanico, leccandosi la punta delle dita sporche di zucchero prima di afferrare un altro dolce- Queste assemblee cittadine fatte in stile Novak non sono affatto male.”
I giovani, le bocche piene dei deliziosi muffin di Gabriel, tornarono a rivolgersi verso Zachariah, che stava ancora parlando “E vi volevo ricordare dell’asta benefica dei cestini che si terrà in favore del centro geriatrico diurno. E, vi prego, non usate questo evento come un’occasione per svuotare casa dei cibi avariati. Capito, Lilith? Non credo che la città sarebbe in grado di sopportare un’altra intossicazione alimentare.”
Dean aggrottò la fronte, voltandosi verso il fratello che, a quanto ne sapeva, considerando la sua natura di secchione, doveva di sicuro essere rimasto attento per tutta l’assemblea cittadina “Che cos’è quest’asta dei cestini?”
“Oh, è un’iniziativa benefica che si fa ad Heaven da decenni.- spiegò quindi Sam, con una sicurezza tale da far credere che avesse vissuto per tutta la vita in quella piccola città- Una tradizione. Se fossi stato un po’ più attento, invece di flirtare con Castiel tutto il tempo, sapresti di che cosa si tratta.”
“Non stavo flirtando!- sbottò quindi il maggiore dei due fratelli- Stavamo assaggiando muffin, te ne abbiamo anche passati un paio, o sbaglio? In che cosa consisterebbe quest’asta, comunque?”
Il quindicenne gli rivolse un’occhiata scettica, prima di rispondere comunque alla sua domanda “Beh, a quanto mi ha detto Jess inizialmente le donne di Heaven preparavano dei cestini da picnic e poi gli uomini potevano fare un’offerta, anche se non sapevano di chi fosse il cestino, e chi se lo aggiudicava andava con chi l’aveva preparato a mangiare al parco. Ultimamente è stato ritenuto sessista che solo le donne potessero preparare i cestini, così ora chiunque può decidere di partecipare all’asta preparando i cestini.”
Dean rifletté su quella bizzarra usanza per un po’ prima di rivolgere un ghigno al fratello minore “E tu hai già rotto il salvadanaio per aggiudicarti il cestino di Jess, vero?”
“Sta zitto!- protestò immediatamente Sam, rosso in volto- Piuttosto, mi ha detto che Castiel ormai partecipa da anni.”
Quella rivelazione fece spalancare gli occhi al giovane dagli occhi verdi “Uh?”
“Direi che dovrai chiedere a Bobby un anticipo sullo stipendio.” ridacchiò un po’ petulantemente il minore dei due fratelli.

 

Il giorno dell’asta dei cestini il sole splendeva sorprendentemente sopra Heaven.
Dean era stato decisamente scettico quando gli avevano spiegato che, nonostante l’evento si svolgesse all’inizio dell’inverno, non c’era mai stato un anno in cui la tradizionale asta dei cestini si fosse dovuta rimandare a causa di avversità atmosferiche. Eppure, per quanto fosse folle organizzare dei picnic in quel periodo dell’anno, il giovane doveva ammettere che quella era una giornata più che perfetta per godersi un pasto all’aria aperta, magari con una coperta appoggiata sulle gambe.
Ciò che lo aveva stupito ancora di più, comunque, era l’enorme partecipazione della cittadina ad un evento simile. Perfino Bobby, il suo burbero datore di lavoro, aveva deciso di chiudere l’auto-officina e recarsi in piazza per fare la propria offerta. Quando lui e Rufus l’avevano stuzzicato riguardo la sua speranza di riuscire ad individuare il cestino di Ellen Harevelle, tuttavia, l’uomo aveva borbottato che dovevano smetterla di comportarsi come vecchie pettegole e ringraziarlo per la giornata di ferie pagate che gli concedeva in via del tutto straordinarie.
Le strade di Heaven erano state decorate con festoni colorati, gentilmente offerti dal minimarket cittadino, come si era premurato di sottolineare Zachariah Adler, e risalenti probabilmente ad un epoca antidiluviana, come invece aveva informato tutti, ridacchiando, Pamela Barnes. Il gazebo al centro della piazza, invece, era letteralmente sommerso da cestini da picnic di varie dimensioni e fatture. Missouri Mosely, una ridente donna di colore, membro da anni del consiglio cittadino e che si vociferava fosse una sensitiva a causa della sua abilità di conoscere molte più cose sulla città e sui suoi abitanti rispetto a chiunque altro, era indaffarata a condurre l’asta, valutando le varie offerte e distribuendo i cestini aggiudicati, con un piglio quasi professionale, ma nonostante ciò Dean non poteva che trovare l’intera situazione totalmente surreale.
Ciò, ovviamente, non gli aveva impedito di avere davvero chiesto a Bobby un anticipo sul suo stipendio mensile. E forse, ok, pensava davvero che riuscire ad aggiudicarsi il cestino preparato da Castiel e passare con lui un po’ di tempo pranzando in un angolo appartato del parco cittadino potesse essere l’occasione perfetta per cambiare un po’ la situazione di stallo che si era creata fra di loro.
Quello a cui non aveva pensato, purtroppo, era come avrebbe riconosciuto il cestino preparato dal ragazzo dagli occhi blu.
L’apprendista meccanico osservò con apprensione mentre Missouri consegnava ad un soddisfatto Gordon Walker un gigantesco cestino di vimini. E se fosse stato quello il cestino di Castiel? Non sopportava l’idea che il diciassettenne dovesse passare del tempo con quel tizio arrogante e strafottente, né tantomeno che il cibo da lui preparato finisse proprio a lui. I suoi pensieri, tuttavia, si dissiparono non appena un desolatissimo Samandriel raggiunse Gordon ai piedi del gazebo. Dean non poté trattenere una smorfia: nemmeno Samandriel, in fondo, aveva meritato un simile castigo del destino.
Missouri alzò un altro cestino, meno capiente di quello precedente, ma dall’aria semplice e senza alcuna caratteristica che potesse anche solo suggerire chi era stato a prepararlo. Il giovane si passò una mano sulle labbra: Castiel non era certo un tipo stravagante, per quanto riguardava l’apparenza esteriore, quindi avrebbe anche potuto trattarsi di qualcosa preparato da lui, ma come poteva esserne sicuro? C’erano decine di altri cestini altrettanto semplici nel mucchio che doveva ancora essere messo all’asta, e il cestino di Castiel poteva benissimo essere anche uno di quelli.
Il giovane iniziò a guardarsi intorno alla ricerca del volto dell’amico nella folla, sperando magari di trovare qualcosa nel suo limpido sguardo color cielo che potesse suggerirgli se doveva alzare la mano per fare una contro offerta rispetto a quella appena proposta da Garth, oppure no.
“Fossi in te farei un’offerta ora.” gli suggerì una voce alla sua destra.
Dean si voltò di scatto, stupendosi nel vedere di fianco a sé Meg Master, una dei migliori amici di Castiel “Come dici?”
“Se non fai una buona offerta adesso qualcun altro si aggiudicherà questo cestino e, credimi, tu non vuoi proprio che questo avvenga.” continuò a parlare la ragazza, facendo roteare gli occhi con aria di sufficienza. 
L’apprendista meccanico inarcò un sopracciglio “E perché mai?”
Meg mimò la sua espressione, facendolo sentire un po’ stupido in verità “Perché quello è il cestino di Clearance, e anche se mi diverto un mondo a vedervi lanciare l’uno all’altro occhiate languide e sospirare come se foste i protagonisti di un romanzo di Jane Austen, credo davvero che uno di voi due dovrebbe muovere qualche passo concreto per portare questo vostro bizzarro rapporto ad un livello successivo.”
Il maggiore dei due fratelli Winchester incrociò le braccia al petto “Sai, non credo che questi siano proprio affari tuoi.”
“Al contrario, invece.- si affrettò a contraddirlo la ragazza- In quanto migliore amica di Clearance io ho il sacrosanto dovere di intromettermi in qualsiasi aspetto della sua vita in nome del mio desiderio che lui sia sempre felice.”
“Ciò non ti giustifica dall’essere impicciona, sai?” la informò Dean scuotendo la testa.
Meg sbuffò “Lo dici come se mi importasse qualcosa del giudizio altrui su di me. Comunque, se continui a chiacchierare e non farai subito un’offerta il tuo dolce innamorato con gli occhi blu si ritroverà ad avere un romantico picnic in compagnia di Garth.”
Il solo pensiero gli fece alzare il braccio di scatto “Offro centocinquanta dollari!”
Meg spalancò gli occhi, stupita da quell’offerta più che generosa per un semplice cestino e suo fratello, che già stringeva fra le braccia il cestino decorato con fiori di Jess, gli rivolse un ghigno divertito.
Missouri dal canto suo, emise un lungo fischio “Direi che quest’offerta potrebbe essere quella vincente. C’è qualcun altro che vuole offrire di più? Posso assicurarvi che questo cestino ne vale la pena.”
Dean non lasciò che la donna continuasse oltre “Potremmo andare avanti?”
“Il battitore di quest’asta sono io, Dean Winchester, e lo sono da anni.- lo rimproverò Missouri- Non essere troppo impaziente e lascia che faccia il mio dovere.”
Il giovane sbuffò, ma si cacciò le mani nelle tasche dei jeans e aspettò i tre colpi di martello che dichiaravano che lui aveva finalmente ottenuto quel che voleva.
“Allora, ragazzo, eri così impaziente…- la donna di colore ammiccò verso di lui, sventolando leggermente il cestino che stringeva fra le mani- Vieni pure a ritirare il tuo premio.”
Dean la fissò guardingo. Non gli piaceva come la signora Mosley sembrasse sempre di sapere molto di più di quello che stava succedendo rispetto a chiunque altro. Che si fosse sbagliato? Che Meg avesse voluto tirargli un tiro mancino di qualche tipo e gli avesse fatto acquistare il cestino di Becky Rosen?
“Congratulazioni, ragazzo.” gli mormorò la donna mentre gli passava il suo premio, prima di fargli l’occhiolino e di fare un cenno col capo verso la sua destra.
E, finalmente e incredibilmente, Castiel era lì, con un sorriso timido disegnato sulle labbra e le guance arrossate per un motivo che, Dean ne era certo, non era per niente correlabile alla fresca aria degli ultimi giorni di autunno.
“Quello è il mio cestino.” disse quindi il diciassettenne, anche se ormai era più che evidente.
Dean gli rivolse un ghigno quasi strafottente “Proprio quello che speravo.- ammise- Che ne dici, andiamo?”
Il diciassettenne annuì e insieme si avviarono verso il parco cittadino. Non era bello come durante la primavera o addirittura d’estate, ma con ancora le foglie secche a dare colore all’intero ambiente e tutti gli abitanti della città pronti a godersi un buon pranzo al sacco all’aperto, il posto sembrava allegro e pieno di vita. Dean indicò qualche punto che gli sembrava pittoresco ed adatto al loro picnic, ma ogni volta Castiel scuoteva la testa, assicurandogli che più avanti avrebbero trovato il posto perfetto. Ed, in effetti, aveva ragione.
Il piccolo molo che si affacciava sul laghetto artificiale al centro del parco era abbastanza isolato per dargli un po’ di intimità, senza essere nascosto da qualche parte dove non sarebbero riusciti a godersi l’atmosfera generale.
Castiel gli prese dalle mani il cestino e ne estrasse una pesante coperta di flanella che stese, ripiegandola un paio di volte, sul legno umido del molo, dopodiché si sedette lasciando che le proprie gambe dondolassero sopra il filo dell’acqua.
Dean gli si sedette accanto “Allora, che cosa mi hai preparato di buono?”
Il minore dei due fratelli Novak arrossì vistosamente, spingendo verso di lui il cestino di vimini “Perché non controlli tu stesso?”
L’apprendista meccanico alzò un sopracciglio ma fece come gli era stato detto, incuriosito dal fatto che l’altro giovane fosse così imbarazzato.
Non appena sollevò il coperchio del cestino un’ondata di profumi di vario tipo lo investì, facendogli venire immediatamente l’acquolina in bocca. Davanti ai suoi occhi erano schierati diversi contenitori, tutti con la stessa forma rotonda e Dean immaginò subito che cosa potessero contenere, ma non disse niente se non prima di sbirciare all’interno di uno di essi e trovarsi davanti una delle più perfette crostate di ciliegie che avesse mai visto.
“Qui ci sono solo crostate, Cas.” disse, dopo aver alzato lo sguardo per incrociare quello blu dell’altro giovane.
Il rossore sulle guance di Castiel non sembrava volerlo abbandonare “Speravo che prendessi tu il mio cestino.”
“Davvero?” mormorò Dean, avvicinandosi piano a lui.
“Già.- ammise il diciassettenne, osservando attentamente ogni suo movimento- So che chiunque avrebbe potuto scegliere il mio cestino, ma in un certo senso speravo che tu…”
L’altro giovane gli posò una mano sulla guancia, interrompendo in quel modo il suo parlare “Cas, so che ti avevo detto che avrei aspettato tutto il tempo necessario, ma credo di non potere resistere oltre.”
Castiel notò immediatamente come Dean gli stesse guardando le labbra con insistenza e, inconsciamente, lui non poté fare altro che imitarlo, il suo sguardo immediatamente calamitato da quelle labbra carnose e apparentemente morbide.
“Ok.” sussurrò, tornando poi a fissare quegli occhi verdi che tanto adorava.
Dean si lasciò sfuggire un sospiro e, in un attimo, le loro labbra si incontrarono in un bacio quasi disperato da quanto era stato atteso da entrambi. Castiel sentì qualcosa dentro di lui sciogliersi, quasi la stessa sensazione che aveva da piccolo quando infilava l’ultimo tassello all’interno di un puzzle e riusciva finalmente a vedere la figura nella sua totalità, e lasciò scivolare una mano lungo il collo del diciannovenne, lasciando che le dita solleticassero un po’ i suoi soffici capelli biondicci. Dean, dal canto suo, lo attirò ancora di più a sé, quasi incredulo del fatto che poteva finalmente stringerlo fra le braccia.
Di fianco a loro, le crostate rimasero dimenticate nel cestino.
Solo per un po’, però.

 

Era con passo molto più leggero che i due ragazzi fecero ritorno in città e, soprattutto, con le mani intrecciate l’uno in quella dell’altro.  Quasi inconsciamente, Dean si guardava intorno, curioso di vedere la reazione degli altri abitanti di Heaven a quello sviluppo nel suo rapporto con Castiel, tuttavia nessuno sembrò fare loro troppo caso. Il giovane tirò un sospiro di sollievo, dicendosi che forse aveva giudicato i propri nuovi concittadini con troppa leggerezza.
Quando stavano per uscire dal parco, però, Becky Rosen, che stava chiacchierando amabilmente con Chuck Shurley con cui aveva evidentemente finito da poco di pranzare ad uno dei tavoli da picnic, si alzò di scatto e si portò le mani al petto, estasiata, prima di emettere un suono che era talmente acuto da poter essere riconducibile solo agli pterodattili.
“Ommiodio!- strillò, saltellando sul posto come un coniglietto sotto anfetamine- Il Destiel è finalmente canon!”
Castiel si voltò di scatto, uscendo solo in quel momento da uno strano stato di trance da felicità “Che cosa ha detto?”
Dean scosse la testa, passandogli un braccio intorno alle spalle ed attirandolo a sé  per lasciargli un bacio sulla tempia “Credo sia molto meglio non saperlo.”

 

______________________________________

 

Immagino che ormai non speravate più in un aggiornamento, e mi dispiace davvero che abbiate dovuto aspettare così tanto per avere un nuovo misero capitolo di questa storia che, a quanto vedo dai commenti che ho ricevuto, vi stava appassionando. Sappiate che sono davvero desolata per questo orribile ritardo, ma ho passato davvero dei brutti momenti, ultimamente, e la voglia di scrivere, soprattutto una commedia, mi era proprio scivolata dalle dita. Non volevo rovinare questa storia, in particolare considerando che a molte di voi piace, magari scrivendo proprio mentre il mio umore era sotto ai tacchi delle scarpe, quindi ho preferito aspettare per evitare di rovinare qualcosa che tutto sommato stava andando abbastanza bene.
Detto ciò, ci tengo a precisare che ultimamente sto cercando di rimettere piano piano insieme i cocci della mia vita e (lo so, sembro melodrammatica a parlare così, ma giuro che è stato un periodaccio!) nei miei progetti c’è anche quello di riprendere a scrivere con regolarità, quindi voglio davvero sperare di poter pubblicare il prossimo capitolo entro Aprile. Incrociate le dita!
Ah, quasi dimenticavo: io adoro le vostre recensioni, le leggo tutte e a volte, lo ammetto, mi piace rileggere mentre scrivo un nuovo capitolo perché mi trasmettono tanta positività e voglia di scrivere qualcosa di bello soprattutto per voi. Quindi volevo solo dirvi che mi dispiace un sacco se non ho risposto ai vostri commenti negli ultimi due capitoli. La colpa è sempre del buco nero che mi ha risucchiato, ma giuro che d’ora in poi cercherò di rimettermi in pari anche su questo e di rispondere a tutte.
 

A prestissimo, spero, e grazie mille per la vostra pazienza.

Kisses
JoJo

   
 
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