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Autore: catoptris    21/03/2015    0 recensioni
-Lo hai detto a mio fratello?- Emma sollevò lo sguardo verso di lui, fingendosi confusa. La poca luce, grazie all’Angelo, nascondeva il colore aumentare sul volto della ragazza mentre inclinava il capo da un lato.
-Dire cosa a quale dei tuoi fratelli?-
-Lo sai.- disse Mark, facendo quindi sospirare la ragazza, che scosse la testa.
Genere: Fantasy, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Carstairs, James Carstairs, Julian Blackthorn, Mark Blackthorn, Theresa Gray
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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I due demoni Shax esplosero nello stesso istante di fronte ai rispettivi Nephilim. La bionda aveva il respiro leggermente pesante, il petto le si alzava ed abbassava velocemente mentre un boccolo biondo le scivolava davanti il volto. Tra le mani stringeva ancora Cortana, impugnandola come se il suo restare ferma in piedi dipendesse solo da quello.
Alle sue spalle, il ragazzo di poco più alto, cercava di liberarsi rapidamente della manica della sua divisa, leggermente corrosa dalla bava del demone che gli si era avventato contro, ora ridotto in polvere, rispedito in chissà quale dimensione demoniaca.
-Dovremmo tornare all’Istituto, tuo zio inizierà a preoccuparsi.- mormorò con un lieve affanno il ragazzo, voltandosi verso di lei, che nel frattempo aveva fatto scivolare la spada ripulita all’interno della sua piccola fodera.
-Mio zio si preoccupa anche se siamo in anticipo ed in orario, sette minuti di ritardo non lo faranno impazzire.- sbuffò la ragazza, gettandosi la ciocca mossa di capelli biondi dietro il capo con un gesto impaziente della mano.
-Forza, Carstairs, cammina.- rise lui, dandole una leggera botta dietro le spalle, facendole fare qualche passo sbilanciato in avanti.
-Dopo di te, Blackthorn.- seguì a ridere lei, sollevando distrattamente lo sguardo verso il cielo mentre si incamminavano verso l’Istituto.

-Emma Carstairs, Julian Blackthorn, spiegatemi il perché di questo ritardo.- la voce di Jem Carstairs fece bloccare i due ragazzi appena prima della scalinata che conduceva alle stanze. La ragazza si voltò, lentamente, distendendo quindi appena le labbra in un sorriso il più innocente possibile.
-Zio.. c’erano dei demoni Shax e..- il castano a quel punto sospirò.
-Andate a ripulirvi, la cena si è freddata, ma Tessa può provvedere.-
-Jem, veramente volevamo andare in spiaggia dopo.- azzardò Julian, avvicinandosi di qualche passo ai due. La ragazza gli rivolse uno sguardo confuso, ma subito annuì.
-E va bene! Però, per favore, qualcosa sotto i denti mettetela.- il ragazzo sorrise, schizzando subito per le scale dopo aver rivolto uno sguardo alla bionda. “Devo parlarti.” A quel punto anche la ragazza rivolse il viso a suo zio, osservandolo per poco.
Erano così diversi, pensò, opposti. Non si capivano quasi mai, e se succedeva era solo una cosa parziale. Ma in quel momento Emma capì che in realtà, lì, era il primo ad aver capito cosa frullasse per quella testa. Si sorrisero, e la ragazza corse su per le scale, lo sguardo era chino verso il basso, come se quella posizione potesse permetterle di andare più velocemente. A dir la verità, cercava solo di nascondere il rossore delle guance al pensiero di restare sola con il suo parabatai senza dover di nuovo distruggere qualche demone.

Era talmente presa dai suoi pensieri da non accorgersi di una figura che si muoveva nella direzione opposta alla sua, fino a che non si scontrarono. La ragazza si lamentò con un Ahia, mentre l’altro indietreggiava barcollando.
-Emma!- esclamò Mark, bloccandosi, ed andando a poggiare le mani sulle spalle della ragazza.
-Oh, ciao Mark.- disse lei. Un sorriso balenò sul volto del ragazzo non appena scorse il lieve rossore sulle guance della bionda.
-Lo hai detto a mio fratello?- Emma sollevò lo sguardo verso di lui, fingendosi confusa. La poca luce, grazie all’Angelo, nascondeva il colore aumentare sul volto della ragazza mentre inclinava il capo da un lato.
-Dire cosa a quale dei tuoi fratelli?-
-Lo sai.- disse Mark, facendo quindi sospirare la ragazza, che scosse la testa.
-Non ho niente da dire a nessuno, Mark. Ora, devo andarmi a ripulire. Ho lo stesso odore di un demone Shax.- e lo oltrepassò mentre lui quasi gridava alle sue spalle.
-Guarda che è parecchio chiara come cosa, Emma!-

Entrata nella sua stanza la ragazza si lasciò scivolare dietro la porta, sospirando.
Cercò di fare il punto della situazione, mormorando a voce bassa.
-Sono innamorata del mio parabatai, sto per andare con lui in spiaggia, potrei arrivare a dirgli tutto, ho lo stesso odore di un demone Shax. Forse mi conviene farmi una doccia.- e con uno scatto si diresse nel piccolo bagno presente nella sua stanza, disfacendosi rapidamente della divisa per infilarsi sotto l’acqua corrente.
Quando uscì, il profumo di pesca del suo bagnoschiuma aveva invaso l’intera stanza. Sgocciolò sul pavimento del bagno, dirigendosi con un asciugamano avvolto attorno al corpo nella sua stanza. Si vestì il più rapidamente possibile, con una tuta nera abbastanza leggera ed una maglia a mezza manica grigia, perfetta per quella stagione. Non le erano mai piaciuti i colori particolarmente sgargianti che, secondo Julian, le donavano.
Nel momento in cui afferrò la spazzola, bussarono alla sua porta.
-Un momento.- disse, afferrando l’asciugamano abbandonato a terra e lanciandolo nel bagno, richiudendosi la porta alle spalle, facendo agitare i capelli umidi che gocciolavano lievemente sulla maglia e sul pavimento. Quando aprì la porta, rimase stupida da trovarsi davanti Tessa.
-Ehi, z.. Tessa.- più volte la ragazza aveva cercato di farle passare l’abitudine di chiamarla zia, dopo che aveva saputo del passato, di Jem e tutta la storia che li legava. La bionda a volte continuava ad utilizzare quel nome, poi si correggeva da sola.
-Posso entrare?- le chiese la mora, indicando la stanza. L’altra annuì, indietreggiando per farle spazio. Teneva ancora la spazzola tra le mani. Tessa si richiuse la porta alle spalle ed entrambe si misero a sedere sul letto. Prendendole la spazzola dalle mani, iniziò a districarle lentamente i capelli. Era una sensazione piacevole, pensò Emma, e le ricordava molto la madre. Tessa le piaceva.
-Devi andare in spiaggia con Julian?- chiese questa, sporgendosi di poco verso la più piccola, che arrossì leggermente.
-A quanto pare deve parlarmi, e speravo di potergli parlare anche io.- mormorò a voce bassa l’ultima frase, spostando lo sguardo verso le sue mani. Non era timida, eppure da un po’ di tempo a quella parte, il pensiero di poter rivelare i propri sentimenti al ragazzo la faceva imbarazzare. Non perché pensava lui non avrebbe capito, ma c’era la Legge. Erano parabatai. Non potevano amarsi, li avrebbero divisi. E avevano bisogno l’uno dell’altra, e viceversa.
-Glielo dirai?- nel tono di Tessa si udiva una nota allegra che fece provare ancora più imbarazzo alla prima.
-Si nota così tanto?-
-Io non gli espressi mai il mio amore a parole; ma se gli sguardi hanno un linguaggio, il più grande idiota avrebbe capito che avevo perso la testa.- dalle labbra di Emma fuoriuscì un gemito frustrato, e si lasciò scivolare in avanti.
-Non citare Cime Tempestose, Tess.- protestò, facendo ridere l’altra.
-Era per rispondere alla tua domanda. Ed ora va’, prima che ti prenda un blocco.- e la sospinse delicatamente in avanti.

Camminavano sulla sabbia da quasi dieci minuti, lei con le mani nelle tasche anteriori e lo sguardo chino, lui con le mani nelle tasche posteriori e lo sguardo sollevato.
Era sempre stato così. Erano due opposti.
Tenebre, Luce.
Luna, Sole.
Notte, Giorno.
Scuro, Chiaro.
Freddo, Caldo.
Negativo, Positivo.
Nord, Sud.
Ovest, Est.
Terra, Cielo.
Acqua, Fuoco.
Lei era lo Yin, lui lo Yang.
Si completavano.

-Jules, devo parlarti.- esclamò quindi lei, bloccandosi, ed affondando i piedi nella sabbia. Il ragazzo parve come riprendersi da una trance, e sorrise.
-Prima io.- annunciò, osservando la ragazza che, a labbra strette, annuì.
Il ragazzo prese un respiro profondo, sollevando le braccia per poco prima di farle ricadere lungo i fianchi, buttando fuori aria e parole contemporaneamente.
-Ho chiesto ad una ragazza di uscire.-
L’accenno di sorriso formato sul volto della ragazza svanì, lasciando il posto ad un’espressione di puro dolore. Poteva vederlo nello sguardo chiaro del ragazzo che da allegro passava a perplesso. Fu come se il mondo crollasse completamente sulle spalle della bionda.

Emma si voltò, iniziando a correre, verso l’acqua.
-Emma!- la voce di Julian giunse alle sue orecchie più distante di quanto desiderava mentre correva, ormai più lentamente, a causa dell’acqua che le stava impregnando i vestiti. Si tuffò, e rimase sotto l’acqua per forse troppo tempo.
Affogarti non ti tirerà fuori da questa situazione, rimarrai innamorata di lui fino alla fine, e lui non lo saprà neppure.
Delle dita familiari si avvolsero attorno il suo polso destro e la tirarono verso l’alto.
-Che cosa diavolo ti è saltato in mente? Vuoi per caso suicidarti?- quasi le gridò contro il ragazzo mentre le passava la mano libera sul volto, allontanandole i capelli nuovamente bagnati per liberarle il viso sul quale si stavano mescolando ormai acqua e lacrime. Nella sua voce c’era apprensione, paura, affetto. Un affetto tipico dei fratelli. Lo stesso affetto che la ragazza udiva nella voce dello zio. Non riuscì a trattenersi.
-Sono innamorata di te, Julian! Sono innamorata di te e se ne sono accorti tutti. Tutti meno che te!- urlò a pieni polmoni, scostando lo sguardo sul volto del ragazzo ora trasformato in una maschera di stupore. Boccheggiò, a corto di parole, come se la frase della ragazza fosse stata uno schiaffo contro il viso.

Emma liberò il polso dalla sua stretta, ferita per la seconda volta nel giro di venti minuti, dalla stessa persona, dalla sua persona. Passò il più rapidamente possibile accanto il ragazzo per uscire dall’acqua, quindi corse sulla sabbia, più velocemente che poteva, con il petto che le doleva e le lacrime che ancora scendevano dagli occhi. Non piangeva dalla morte dei suoi genitori, nascosta tra le coperte con Julian che da sopra le carezzava il braccio, rassicurandola.

Julian, che c’era sempre stato nei suoi ricordi, nel suo passato.
Julian, che ci sarebbe stato nel suo futuro.
Julian, l’unica persona che, pur non essendo della famiglia, Emma aveva amato come mai nessuno.
Julian, il suo parabatai. Colui che non avrebbe mai voluto abbandonare, a costo di seguirlo in capo al mondo.

Ecco, pensò mentre correva verso l’Istituto, il respiro che ormai si faceva corto, questo qui è sicuramente il rumore che fa un cuore quando va in mille pezzi, assieme ai suoi effetti collaterali.
   
 
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