Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: _Serva me servabo te    22/03/2015    0 recensioni
«Io non sono viva, io sono morta. Tornerò a vivere, solo quando questo inferno, finirà.»
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Prologo.»
-25 August, Los Angeles, California.

La vita è ingiusta a volte, e lei lo sapeva bene. Evelyn Green era una di quelle ragazze che avevano assaporato l’ingiustizia e il dolore mescolate in un solo bicchiere. Molte persone l’avevano identificata come ‘depressa’ altre come ‘strana’ in effetti lei prendeva le pillole per la depressione, ma non dava molto peso alla dicerie, perché sapeva bene per cosa soffriva, e di certo la perdita della madre a soli 5 anni non era da poco.
Non avrebbe mai voluto finire in riabilitazione, circondata da medici e infermiere, ma alla fine, anche i più forti crollano, solo che lei preferì sprofondare tra quelle acque fredde, gelide e feroci che inghiottivano il suo corpo man mano che scendeva.
«Dottore, la ragazza non risponde!» Si potevano udire urla, da ogni dove dentro quell’ospedale. Ma George, sapeva bene che quell’urlo era dovuto a sua figlia, Evelyn.
«Evelyn, mi senti?».-Domandò il Dottor Blue, cercando di rianimare il corpo della giovane con il defibrillatore. La ragazza riuscì per poco ad aprire gli occhi. Le immagini che le si presentarono davanti erano come dei piccoli frammenti colorati che viaggiavano nella sua testa. Si sforzò di mettere a fuoco la situazione, meglio di prima. I suoi occhi si fermarono sull’immagine del padre intento a fissarla dal finestrino.
I suoi occhi azzurri, i suoi capelli color cioccolato, e i il suo sorriso riuscirono a suscitare in lei una lieve speranza di vita.
«Combatti, piccola mia. Fino all’ultimo respiro.» Era proprio quella voce, quella meravigliosa e angelica voce , che le dette la forza di riprendere la sua vita in mano, e di non lasciare vincere il destino.
«M-mamma…»
«Dunque, i polsi non sanguinano più, e l’attività celebrale ha ripreso a funzionare.»
George non potè fare a meno di sorridere, leggermente sollevato a quelle parole confortanti. «Grazie, Dottor Blue.»
«Suppongo che voglia vedere come sta dopo un mese di coma, no?».-Chiese ancora. George annuì con un leggero cenno del capo. E il suo cuore si riempì di gioia, nel vederla lì, sorridente e pronta ad accoglierlo con le braccia aperte.
«Bambina mia!».-Esclamò stringendola a se. Riuscì a sentire di nuovo il suo dolce profumo e le sue deboli braccia stringerlo. Aveva davvero temuto di perderla, ma per miracolo lei era lì, più bella e forte che mai.
Ma anche quel bel momento ebbe una fine.
«Come le ho detto qualche mese fa signor Green, sua figlia non riesce ad ossigenarsi adeguatamente per via del collasso polmonare, ho discusso con i miei colleghi e siamo arrivati alla conclusione che, Evelyn dovrà essere ossigenata da un erogatore di ossigeno per un’po’ di tempo, non sappiamo specificarle per quanto. Ovviamente non tutto il giorno, solo in alcuni casi.»
In effetti, in quel periodo capitarono varie volte in cui, nel bel mezzo della notte, il padre si svegliava in tutta fretta perché Evelyn stava rischiando la vita.
Ma niente di niente riuscì a farle perdere la passione per la musica. Si sedette davanti a quello strumento in grado di capirla e di farla sfogare come nessuno.
Fece muovere le dita sui tasti, creando una singola melodia, però era quella melodia. La stessa che Allison, sua madre, le suonava mentre lei cantava. Era una melodia così dolce e delicata, senza traccia di odio.
Chiunque la sentisse, riconosceva il talento che aveva ereditato. Era come svegliarsi e trovarsi in paradiso. Evelyn abbassò lo sguardo sul suo petto, notando la chiave infilata nei fili che formavano una collana. «Non sai quanto mi manchi, mamma.».-Sussurrò cercando di respingere le lacrime.
E di certo la situazione non poteva fare che peggiorare nel vedere la notizia dell’accaduto sui giornali e in TV. George si era completamente abbandonato all’alcool, e per una ragazzina di 16 anni appena, aprire la porta e trovarsi davanti la polizia, non era cosa di tutti i giorni.
«George Green, lei è in arresto.».-Dichiarò uno di loro puntando la luce della torcia sull’uomo. Evelyn non ricordava granché degli ultimi momenti di suo padre in quella casa, solo la frase che pronunciò prima di uscire.
«Lizbeth, prenditi cura di mia figlia.»    
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Serva me servabo te