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Autore: catoptris    22/03/2015    1 recensioni
E se ad Emma Carstairs e Julian Blackthorn venisse proibito di diventare parabatai?
-Esatto. Siamo per sempre, Emma Carstairs. Non importa dove siamo, con chi siamo o cosa stiamo facendo, tu sarai sempre nei miei ricordi e pensieri, ed io sarò nei tuoi. Non ci dividerà neppure un continente, niente lo farà. Siamo tu ed io contro tutti, e vinceremo, te lo prometto.-
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Carstairs, James Carstairs, Julian Blackthorn, Theresa Gray
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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-Vogliamo diventare parabatai.- la voce di Emma Carstairs fece scattare lo sguardo di tutti i presenti all’interno della sala verso i due, che si tenevano per mano. Non sembravano neppure avere dodici anni, con il loro aspetto da persone vissute.
-Emma, ne abbiamo già parlato, è presto per decidere.- la schernì Jem Carstairs, ancora sotto il nome di Zaccaria.
-Non è presto! Abbiamo dodici anni, è questo il primo anno in cui possiamo fare la cerimonia, inoltre ci conosciamo da sempre, sappiamo ciò che vogliamo.- continuò Julian Blackthorn, il ragazzo mingherlino al fianco della bionda.
-No che non lo sapete. È presto.- la voce di Zaccaria non faceva trapelare emozioni. Era strano, pensò Tessa Gray. Sapeva che Jem e Will, a loro tempo, erano diventati parabatai molto presto. Perché ora lo impediva a quella che era sua nipote?
-Non vogliamo separarci, Zaccaria, ecco che cosa vogliamo. Non potete impedircelo.- era ancora Julian a parlare, ma la bionda strinse la mano del suo compagno, tirandolo indietro, rivolse uno sguardo ai presenti della sala, uno sguardo probabilmente d’odio, e schizzò fuori, facendo scivolare la sua mano da quella dell’altro che si voltò stupito prima di seguirla, più veloce che poteva.

-Jem, perché lo fai? Tu e Will siete diventati parabatai molto presto. Perché glielo impedisci?- chiese quel pomeriggio Tessa, avvolta nella sua sciarpa rossa, mentre camminavano per le strade deserte di Idris. Quella sciarpa che portava ancora il profumo della sua Londra.
La sua Londra. Si chiese quando aveva iniziato a chiamarla così. I suoi pensieri furono rotti dalla voce dolce di Jem che le stringeva delicatamente la mano sulla quale portava ancora un anello regalatole da Will.
-Sono innamorati, Tessa. Non vogliono separarsi, ma diventare parabatai li ucciderebbe.- la ragazza si bloccò a metà strada. Il tono calmo di lui l’aveva lasciata perplessa. Innamorati?
-Come fai a sapere che sono innamorati?- le sorrise.
-Nello stesso modo in cui ho saputo che Will era innamorato di te. Guardandoli.-
-Li distruggerai così.-
-Si distruggeranno.- e non aveva torto. Probabilmente neppure loro si erano accorti di ciò che provavano l’uno per l’altro, ma in qualche modo ne erano consapevoli, e non volevano si spezzasse.
Erano giovani, erano insieme da sempre, erano tutto ciò che avevano, erano innamorati.

-Non voglio separarmi da te Jules.- piangeva la ragazza, nascosta tra le coperte del piccolo letto nell’altrettanto piccola stanza. Odiava Idris. Odiava stare lì tra persone che non la capivano, in attesa che qualcuno la prendesse di peso per spostarla in qualche luogo sconosciuto, tra gente ancora più sconosciuta e che la capiva meno di chiunque. Sarebbe stata una brava Nephilim, e poi? E poi basta. Non sarebbe stata una figlia, un’amica, una parabatai, una compagna. Non sarebbe stata nient’altro, solo una marionetta nell’immenso gioco della vita di uno Shadowhunter.
-Non ci separeremo, siamo per sempre Emma.- la rassicurò lui, ma non ne era affatto sicuro. Gli sembrava di parlare ad un bruco, data la posizione della ragazza, avvolta tra le coperte e senza neppure un pezzetto di pelle, un capello o un pezzo di tessuto che fuoriuscisse dal mucchio. Mosse la mano nel punto in cui credeva si trovasse il braccio, come in delle deboli carezze. Sentì il corpo muoversi al di sotto delle sue dita e vide le coperte scivolare da un lato. La bionda uscì, asciugandosi il viso con la manica e tenendo per poco lo sguardo chino, spostandosi quindi più vicina all’amico.
Fino ad allora era stato solo lui a vederla piangere, a parte i suoi genitori, e sarebbe stato sempre così. Emma odiava piangere. Odiava mostrarsi debole. Ma con Julian si sentiva al sicuro. Lui la prese tra le braccia, tirandosela vicino e stringendola, facendo in modo che andasse a nascondere il volto nell’incavo del suo collo.
-Siamo per sempre?- gli chiese, facendo scivolare le braccia attorno le sue spalle. Lui annuì e la scostò per poterle guardare il volto. Con la punta delle dita raccolse le ultime lacrime e le sorrise dolcemente.
-Esatto. Siamo per sempre, Emma Carstairs. Non importa dove siamo, con chi siamo o cosa stiamo facendo, tu sarai sempre nei miei ricordi e pensieri, ed io sarò nei tuoi. Non ci dividerà neppure un continente, niente lo farà. Siamo tu ed io contro tutti, e vinceremo, te lo prometto.- entrambi sentirono il battito del cuore aumentare. Forse era una coincidenza.
I volti si avvicinarono, quasi senza che i due potessero rendersene conto. Era un caso.
Le braccia di lui si serrarono attorno i fianchi della ragazza e quelle di lei attorno le sue spalle. Avevano semplicemente paura.

E forse, se in quel momento la porta non si fosse aperta, il tutto sarebbe stato disastrosamente irrimediabile. Sulla soglia comparve Tessa, che li osservò per poco mentre si sbrigavano sciogliere l’abbraccio. La ragazza si voltò di spalle, nascondendo il fatto che si stava asciugando le lacrime con la manica della felpa.
-Zaccaria vuole vedervi.- disse semplicemente, cercando di non far trapelare alcuna emozione.
Sono innamorati. I due si alzarono, ed uscirono dalla stanza rapidamente, ma la mora riuscì lo stesso a cogliere lo sguardo della ragazza. Era odio? O gratitudine? Non riusciva a capirlo.

All’interno della piccola biblioteca Jem Carstairs si muoveva avanti ed indietro, indietro ed avanti, nervoso. Stava per distruggere i progetti di due ragazzi appena entrati a far parte del loro mondo, appena consapevoli di ciò che accadeva. Si sentiva uno schifo, eppure sapeva che era la cosa giusta da fare. Smise si camminare quando i due entrarono in biblioteca, uno al fianco dell’altro. Tutti e tre presero posto.
-Il Conclave chiede di darvi una sistemazione.- iniziò. Era difficile già chiamarlo Conclave piuttosto che Enclave. -Hanno deciso che Julian andrà nell’Istituto di Los Angeles e continuerà l’allenamento seguito da dei tutor, assieme ad altri giovani Nephilim del posto.- sospirò, terminando la frase. Una parte era andata.
-Ed Emma?- chiese a quel punto il castano, sporgendosi in avanti, come a fare da scudo alla ragazza che, a poco a poco, sprofondava nell’ampia sedia rivestita di rosso, consapevole in parte di quale sarebbe stato il suo destino. Lontana da Julian.
-Emma dovrà decidere se restare qui ad Idris oppure essere spostata in un altro Istituto dove si prenderanno cura di lei. A New York.- silenzio. Doloroso silenzio interrotto dal respiro spezzato della ragazza. Lontana da Julian. La mandavano lontana da Julian.
-Devi prendere una decisione. Julian, partirai domani mattina.- sospirò Jem, o meglio, Zaccaria, prima di alzarsi e dirigersi verso l’uscita della biblioteca.
-No!- gridò Emma. Ci fu un rumore di vetri infranti, quindi schizzò, correndo all’esterno della biblioteca, dell’Istituto. Jem fece per afferrarla, ma era troppo piccola. Troppo veloce.
Riuscì a bloccare però Julian, afferrandolo per le spalle e stringendolo.
-Lasciami andare! Devo fermarla!- gridava, dimenandosi nella stretta dell’altro.
-Julian, Jules. Ascoltami per favore.- la voce di Jem sovrastò le proteste del ragazzo che si bloccò, quasi abbandonandosi contro il corpo dell’altro.
-Vi state innamorando. Diventare parabatai vi ucciderebbe.- disse con più tranquillità, continuando a stringere Jules che sembrava singhiozzare.
-Cosa ne sai? Non conosci me e non conosci Emma. È sempre stato così tra di noi.- Jem fece sedere il ragazzo e si accovacciò davanti al ragazzo, scostandosi il colletto della camicia.
Lì, quasi bruciava una runa ormai sbiadita dei parabatai.
-Non c’è niente di peggio dell’amore per il proprio parabatai, Julian. Ti distrugge. E vi uccide entrambi.-
-Lo amavi?-
-Amavamo la stessa persona. Tessa. E ci amavamo. Ma io sono morto prima di rendermi conto di quanto la sua assenza mi avrebbe fatto male. L’amore vi distrugge.- sussurrò l’ultima frase, sollevando lo sguardo verso il volto del ragazzo.
-Il tuo vero nome non è Zaccaria, vero? Sei il parabatai di William Herondale.-
-Jem Carstairs. Esatto.-
-Devo fermare Emma. Si farà male, la conosco.-
-Falle prendere la decisione giusta, Jules, troverete il modo di tornare uniti, più in là.-
-Le farà troppo male.- si alzò e si diresse quasi correndo verso la porta della biblioteca.
-Siamo noi gli artefici del nostro dolore.- gli disse Jem prima di vederlo sparire, nascosto dietro il grande portone.

Alla fine, Emma aveva deciso, entrambi sarebbero partiti quel mattino.
-New York potrebbe non essere così male come credi.- gli disse Julian, appollaiato sul davanzale della finestra mentre la ragazza sistemava quel che consisteva nel suo bagaglio. Erano per lo più armi, qualche libro, pochi vestiti, un piccolo quadro fatto da Julian per lei.
-Non ci sarai tu, sarà un Inferno.-
-Ci saranno Jace Herondale e Clary Morgenstern. Diventerai la Nephilim più brava che potrebbe mai esistere.- la rassicurò. Quindi scese dal davanzale e si avvicinò alla ragazza. Si fermò alle sue spalle e le fece scivolare attorno al collo una sottile catenina alla quale era appeso un ciondolo ovale.
-Jules..- iniziò lei, ma venne interrotta.
-Aprilo.- le ordinò il ragazzo, inclinando il capo così da poterle osservare il volto. Lei strinse le labbra, andando a premere un piccolo bottoncino al lato del ciondolo argentato. Scivolò fuori da esso un anello avvolto da un bigliettino di carta.

我愛你

-Il fatto che ho origini cinesi non sta a significare che lo conosco benissimo.- sbuffò lei, osservando quindi l’anello. Un modello di spine lo ricopriva e la lettera B chiudeva il tutto come una piccola coroncina.
-Jules, è il tuo anello di famiglia io..- farfugliò la ragazza.
-Tu lo terrai, Memi.- la ragazza sorrise al nomignolo. -Contrariamente al ciondolo che se la proprietaria scopre che l’ho preso mi recide la gola, ma era un modo carino per regalartelo.- entrambi risero mentre la ragazza scuoteva la testa e si sganciava il ciondolo.
-Ladro.- quindi si voltò e si diresse verso i bagaglio. Fece scivolare una mano all’interno di una tasca e ne estrasse un ciondolo di giada, piccolo. Si avvicinò al ragazzo e, sistemandosi alle sue spalle, glielo agganciò.
-So che appartiene alla mia famiglia da tanto tempo Jules. Ha un simile, sempre appartenente alla famiglia Carstairs, che non si trova da tanto tempo. Mio nonno lo regalò a mia nonna. Mia nonna lo lasciò a mia madre. Mia madre lo regalò a mio padre. Non volevo restasse lì dopo la loro morte, non volevo perderlo. Ma ora voglio che lo tenga tu.- il ragazzo si voltò verso di lei e per un attimo scomparve tutto.
Scomparve Los Angeles. Scomparve New York. Scomparve Jem. Scomparve il Conclave.
C’erano solo loro. Jules le prese la mano e le fece scivolare l’anello al dito, che parve adattarsi ad esso subito. Il tutto, senza distogliere gli sguardi. Erano vicini, molto vicini. Ma tre colpi contro la porta li fecero sobbalzare ed allontanare.
-Sono arrivati, dovete dirigervi al Portale.- la voce di Jem si insinuò nella mente dei due, facendogli crollare tutto. Il mondo cadde sulle loro spalle. Si spezzarono.

-Un minuto.- disse Julian, quasi supplicando l’altro con lo sguardo, che annuì. Uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle.
-Jules dobbiamo..- la voce della ragazza si spense, venendo bloccata dalla bocca del ragazzo che premeva contro la sua. Fu un semplice, lento, dolce, innocente bacio, ma nei due scoppiò qualcosa, qualcosa che li fece abbandonare l’uno tra le braccia dell’altro per l’intero ultimo minuto che avevano a disposizione.
-Non saremmo stati dei buoni parabatai, Memi.- le sussurrò lui contro le labbra, passandole quindi la mano delicatamente sulla guancia, scostandole infine una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Il tragitto fino al Portale fu silenzioso, rotto solo dal rumore dei loro passi e dei loro respiri. Non c’era nulla da dire. Non era un addio. Era un arrivederci.
Davanti al luce che divampava dalla parete Julian strinse la mano della ragazza e si voltò verso di lei.
-Siamo per sempre?- gli chiese la ragazza, con il capo inclinato di lato. Lui le sorrise, e le lasciò un veloce bacio contro la guancia.
-Lo saremo per sempre.- le disse, lasciando la sua mano e lanciandosi all’interno del portale. La ragazza ebbe un sussulto quando vide le labbra del ragazzo muoversi, l’attimo prima. Wo ai ni. Diceva. Ti amo.

La mano corse all’anello del ragazzo. Una promessa, si sarebbero ritrovati. Sempre.

   
 
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