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Autore: tatachan    22/03/2015    0 recensioni
Ueda e Kamenashi devono scrivere una canzone insieme: come andrà a finire??
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Junnosuke, Kazuya, Tatsuya, Yuichi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ueda aprì gli occhi, godendosi il tepore delle coperte che avvolgevano il suo corpo. Ad un tratto si accorse di non trovarsi nella sua stanza, e di non essere solo… qualcuno stava ancora dormendo accanto a lui. Lentamente i ricordi del giorno precedente si fecero strada nella sua coscienza…


Flashback


Ueda camminava, diretto agli studi della JE, tentando di fare ordine nella sua testa. Infatti, da qualche tempo, tutti i suoi pensieri si erano focalizzati su una persona, il suo collega e amico, alias Kamenashi Kazuya. Ueda si rendeva conto che la situazione si stava facendo pericolosa per lui: in cuor suo, ogni giorno, da qualche mese, non vedeva l’ora di andare a lavoro per vedere il più giovane dei Kat-Tun, e il tempo sembrava scorrere sempre troppo in fretta quando stavano insieme.
Ueda lo aveva capito da un po’, aveva capito che Kamenashi non gli era indifferente, per niente. Tuttavia, come al solito, il pugile cercò di essere il più razionale possibile, e iniziò ad analizzare la situazione sforzandosi di essere obiettivo. In primo luogo, e questo non era nemmeno il problema principale, lui e Kamenashi erano due ragazzi (Nda: e che ragazzi!!!) quindi già era abbastanza complicato. Secondo, Kamenashi non aveva mai mostrato un particolare interesse nei suoi confronti. Terzo, stava parlando di Kamenashi! Il ragazzo che facendo l’occhiolino mandava al pronto soccorso millemila fan, il ragazzo bellissimo che avrebbe avuto chiunque avesse voluto avere; non era solo bello, era anche bravo, era gentile, simpatico, determinato, stupendo,… ok, era Kamenashi. Quante possibilità aveva Ueda di poter avere quella stupenda creatura tutta per sé? Poche, quasi nulle.
Essendo Ueda un ragazzo con i piedi per terra, poco avvezzo a farsi film mentali, ben consapevole che le false speranze portano solo tanta sofferenza, decise che la cosa migliore da fare sarebbe stata dimenticarsi tutta quella faccenda, lasciar perdere Kamenashi. E quale modo migliore per stare impegnato se non buttarsi a capofitto sul lavoro?
Si sarebbe dedicato anima e corpo al lavoro (Nda: non che prima non lo facesse!!!) e avrebbe dimenticato in fretta Kamenashi.
Intanto era giunto davanti agli studio: salì in ufficio e si ricordò solo in quel momento che quel giorno avrebbero estratto le coppie per lo shuffle. Ma la cosa non lo agitò troppo: insomma, quante possibilità c’erano perché Ueda capitasse proprio con Kamenashi? (Nda: ahahah).
Fortuna volle che Ueda capitò proprio con Kamenashi.
“Oh no. Non ci credo. Non è possibile” furono i pensieri che rimbombavano nella testa di Ueda.
«Ueda-kun!!! Scriveremo una canzone insieme, che bello!!! Facciamo del nostro meglio!!!» disse Kamenashi mentre un sorriso gli si dipingeva sul volto.
«Emm… s-sì… sì, Kame, facciamo del nostro meglio…» borbottò Ueda, pensando:
“Sono un combattente, questa non è altro che una sfida, se sono forte e resto lucido non perderò!!!”.
Iniziarono così a lavorare insieme, entrambi concentratissimi, al punto che si parlavano appena.
Ad un tratto Nakamaru e Taguchi arrivarono, chiassosi come sempre, curiosi di sapere a che punto si trovavano:
«Noi abbiamo già le idee chiare! Sono sicuro che sarà fantastica la nostra canzone, neh Taguchi?» esclamò Nakamaru.
«Puoi dirlo forte, collega! Faremo faville!!» rispose Taguchi, il volume della sua voce sempre troppo alto per i gusti di Ueda.
«Sì sì, siete entrambi bravissimi, ora però noi, qui, avremmo bisogno di silenzio!» si lamentò Kamenashi.
In effetti, pur se la concentrazione era al massimo, né Ueda né Kame avevano scritto o detto qualcosa.
Ueda ad un certo punto si era voltato verso Kame per chiedergli qualcosa, ma si era bloccato, troppo preso dall’espressione pensierosa e concentrata di Kame, che mordicchiava la matita e fissava il foglio, inconsapevole dello sguardo di Ueda, che non riusciva proprio a staccargli gli occhi di dosso.
Per farla breve, il primo giorno dello shuffle si era concluso con un nulla di fatto per la KameDa.
Nei giorni successivi i due ragazzi non poterono vedersi spesso perché Kamenashi era ancora impegnato sul set di un telefilm, per cui spesso Ueda era costretto (contro ogni sua volontà) a telefonare al più piccolo per parlare della loro canzone.
Un giorno, mentre erano al telefono, Kamenashi disse a Ueda:
«Hai sentito che Nakamaru e Taguchi sono stati al karaoke??»
«Sì, ho sentito, pare che abbiano quasi terminato con i preparativi per la canzone, ormai credo che manchi solo il titolo…»
«Capisco… mi dispiace Ueda, ti sto rallentando…»
«Ma che dici, Kame? Tu, rallentarmi? Non essere sciocco!»
«Ueda, che ne dici se domani ci vedessimo da me per lavorare alla nostra canzone? Io non ho le riprese, e credo che senza le telecamere intorno riusciremo a lavorare meglio…»
“Se accetto, qualcosa mi dice che finirò nei guai…” si disse Ueda, ma alla fine, con somma gioia di Kame, accettò l’invito.
Il giorno dopo, con il batticuore, si ritrovò di fronte alla porta del suo amico.
«Ciao Ueda!!!!» esclamò Kame.
“Accidenti, vuoi uccidermi o cosa??” si disse Ueda osservando il corpo di Kame, ancora bagnato, evidentemente era appena uscito dalla doccia, e si limitò a rispondere con un:
«Ciao Kame…»
imponendosi autocontrollo.
Erano trascorse circa due ore, due lunghe ore in cui Ueda aveva combattuto una estenuante lotta interiore: una parte di lui era pronta per gettarsi addosso a Kame e farlo suo, l’altra parte, quella razionale, gli ricordava, ad intervalli di circa 60 secondi, tutti i motivi per cui aveva deciso che doveva dimenticarsi di Kame.
«Ehi, Ueda!» esclamò all’improvviso Kame, facendosi vicino, molto vicino, troppo vicino, all’amico. Ueda poteva sentire il suo profumo, buonissimo, invadergli le narici. Con uno sforzo sovrumano Ueda si tirò indietro, allontanandosi imbarazzato.
«Che…che cosa c’è, Kame?» balbettò Ueda.
«Che ne dici se ci mangiamo qualcosa e poi ci vediamo un film?»
“Maledizione, non ce la posso fare…” pensò Ueda.
«Va bene…» disse poi, non troppo convinto.
Kame si mise subito ai fornelli per preparare la cena.
“Accidenti a me! Ora ci mancava solo il grembiule! Qualcuno ce l’ha con me!” imprecava Ueda.
Dopo cena (Ueda per poco non si strozzò vedendo Kame mentre beveva con fare così…sensuale) si sistemarono sul divano. Optarono per un film horror per la gioia di Ueda: infatti il pugile adorava gli horror, almeno si sarebbe concentrato sulla trama, dimenticandosi di Kame.
Infatti, preso completamente dal film, Ueda non si era reso conto che Kame, lentamente ma inesorabilmente, gli si era avvicinato sempre di più: Ueda lo capì solo alla fine del primo tempo, quando percepì la testa di Kame posarsi sulla sua spalla. Scattò in piedi.
«Ok, adesso mi spieghi che cosa sta succedendo! Sembra quasi che tu lo stia facendo apposta!» iniziò Ueda.
«Cosa starei facendo?»
«Em, non lo so, per quanto possa sembrare assurdo, ho come l’impressione che tu stia facendo di tutto per sedurmi, o qualcosa del genere…!»
«E… anche se fosse? Ti dà fastidio?» la voce di Kamenashi era sensuale, come i suoi movimenti, mentre si avvicinava a Ueda.
«Tu che dici? Già è difficile stare con te nella stessa stanza, considerando che mi piaci ma non possiamo stare insieme…»
“Ma che ca**o dico??!!!” Ueda si sarebbe preso a pugni.
«Ti piaccio??! Dici davvero? E, di grazia, chi ha detto che non possiamo stare insieme?»
“Ho fatto 30, tanto vale fare 31, no?” Ueda decise di confessare tutto.
«Mi piaci, ma di certo non sono corrisposto… insomma, tu sei Kamenashi, chiunque ti cascherebbe ai piedi, per quale motivo vorresti stare con me, quando puoi avere tutti quelli che vuoi…?»
Kame sorrise, arrossendo leggermente per via di quel mal celato complimento.
«Io voglio solo te» fu la pronta risposta di Kame: la sua voce era ferma, i suoi occhi erano puntati su quelli di Ueda, era sicuro, deciso, senza il minimo dubbio.
Ueda perse un battito. Poi tutto accadde in fretta: Kame che si avvinghiava al corpo di Ueda, le labbra di Kame che si poggiavano su quelle di Ueda, chiedendo accesso alla sua bocca e ottenendolo facilmente, un bacio lungo e paradisiaco, che divenne sempre più passionale, fino a che non fu più sufficiente, perché nei due amanti divenne troppo forte il desiderio di possedersi. Si ritrovarono nudi, sul letto di Kame, i corpi bollenti, le mani curiose che esploravano ogni centimetro di pelle. Poi Ueda si fece strada dentro Kame. E dopo minuti, lunghi e interminabili, l’apice del piacere.
 
Fine flashback
 
Ueda osservava Kame ancora addormentato, con un’unica domanda che gli martellava il cervello: “È stato solo sesso?”. Ma la minima possibilità di una risposta affermativa gli congelava il sangue nelle vene.
Kame si svegliò: voltandosi, i suoi occhi incontrarono quelli di Ueda, e sorrise.
«Buongiorno!» esclamò Kame.
«’Giorno…» rispose Ueda ancora imbarazzato, senza sapere da dove iniziare.
«Kame…» provò a dire, anche se aveva una paura nera della risposta.
«Mm? Dimmi…»
«Quello che è successo stanotte… insomma quello che abbiamo fatto… ecco… tu avevi detto che mi volevi, quindi… cioè, se per te è stato solo… è stata solo una notte… io lo capirò» si sentiva un idiota, un totale idiota.
Kame lo guardò con aria interrogativa, poi sorrise di nuovo, si avvicinò al viso di Ueda per regalargli un dolcissimo bacio.
«Quando ti ho detto che voglio solo te non intendevo certo solo per la scorsa notte, baka…!»
«E allora…cosa intendevi?» continuò Ueda, che non voleva illudersi.
«Sei proprio senza speranze!!! Intendevo dire che voglio stare con te sempre, perché ti amo! Ora è più chiaro?» disse Kame, abbracciandolo forte.
Ueda era rimasto a bocca aperta, realizzò quanto gli era appena stato detto, poi sospirò e, a sua volta, abbracciò il suo Kame.
«Ti amo anche io, Kame!» gli sussurrò.
E Kame sorrise ancora, come solo lui sapeva sorridere.
 
 
 
  
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