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Autore: Fairyire    23/03/2015    0 recensioni
Clarke e Bellamy durante un escursione rimangono intrappolati nella buca di un Grounder.
“Riesco a intravedere qualcosa…”
“Terra,” disse Clarke seccamente. “Terra di fronte a noi, terra sotto di noi, terra a sinistra, terra a destra, e sopra di noi? Oh già ancora terra, perché siamo in un buco profondo tre metri e senza nessun modo per arrampicarci fuori."
Bellamy sbuffò dietro di lei, facendo così muovere una ciocca dei suoi capelli, era così dannatamente vicino.
[Bellarke] [Traduzione]
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Intrappolati

 
 

“Riesco a intravedere qualcosa…”
 
“Terra,” disse Clarke seccamente. “Terra di fronte a noi, terra sotto di noi, terra a sinistra, terra a destra, e sopra di noi? Oh già ancora terra, perché siamo in un buco profondo circa tre metri e senza nessun modo per arrampicarci fuori."
 
Bellamy sbuffò dietro di lei, facendo così muovere una ciocca dei suoi capelli, era così dannatamente vicino. La trappola dei Grounder era larga nemmeno mezzo metro, appena ci erano caduti c’era stato un groviglio di arti, e gli c’era voluto un po’ per riuscire a stare in piedi senza calpestarsi e capire in che disastro erano finiti. Quel buco era troppo stretto per loro per riuscire a non scontrarsi, e il terreno era ancora troppo morbido dalla recente pioggia per riuscire ad arrampicarsi fuori.
 
“Permalosa.” commentò Bellamy e il suo respiro caldo arrivò umido sulla sua pelle.
 
“Stiamo per morire in questa buca ed è solamente colpa tua.” scattò Clarke, perché replicare era l’unica cosa che poteva distrarla dalla sua vicinanza.
 
“E in che modo sarebbe colpa mia?” le rispose tranquillamente, facendola così andare fuori di testa poiché sembrava più divertito che preoccupato.
 
“Eri così occupato dal cercare di distrarmi che non sono riuscita a notare questa evidente trappola. Ora sono bloccata qui con te e, ti ripeto, stiamo per morire.”
 
“Prima di tutto non stavo facendo altro che camminarti vicino, non sapevo che questo potesse distrarti tanto.” Disse Bellamy mentre continuava a spostare il peso da un piede all’altro, “E non moriremo, gli altri sanno che siamo usciti a prendere le tue erbe e conoscono la strada, ci verranno a cercare appena si accorgeranno che non siamo ancora tornati.”
 
“E come faremo se invece arriva prima qualche Grouder? Questa è sicuramente opera loro.” Rispose a denti stretti la ragazza mentre lui continuava insistentemente a muoversi .
 
“Non romperanno di certo il trattato di pace,” disse Bellamy senza scomporsi.
Dopo che il resto dell’ Arca era arrivato, gli Sky People e i Grounders si erano uniti per contrastare gli attacchi di Mount Wheather. Erano ancora certamente in rapporti tesi ma il cessate il fuoco veniva mantenuto grazie al vecchio detto ‘Il nemico del mio nemico è mio alleato’. “Se ci trovassero prima loro, ci lascerebbero esattamente qui ad aspettare i nostri, sono sicuro lo troverebbero molto divertente.”
 
Clarke non gli rispose visto che non riusciva a rimanere calma quanto lui, conosceva Anya ed il suo gruppo e non voleva iniziare una faida con loro.
 
Bellamy si mosse ancora e questa volta emettendo anche un sibilo.
 
“Che c’è?” chiese lei preoccupata “Che cos’hai?”
 
“Niente.” Rispose Bellamy, “Mi fa male la caviglia.”
 
“Beh sono sorpresa che sia l’unica cosa a fare male visto il modo in cui siamo caduti.”
 
Bellamy sbuffò in un modo che sembrava più una risata, “La tua preoccupazione è commovente.”
 
“Dovresti stare seduto,” continuò lei. “Cambiare il peso da una gamba all’altra non è d’aiuto e chissà quando verranno a prenderci.”
 
“Vero.”
 
“Non sono sicura del modo in cui sia possibile riuscirci,” parlò Clarke mentre stava toccando la terra intorno a loro e guardando in basso, “In realtà non c’è proprio spazio in cui muoversi.”
 
“Hmm,” mormorò il ragazzo. Clarke aspettò che dicesse qualcos’altro.
 
“Tutto qui?” chiese lei, “Questo è tutto quello che hai da –Bellamy!”
 
“Rilassati principessa, ho tutto sotto controllo” disse lui mentre con l’avambraccio le prese la vita per portarla giù. Clarke agitata cercò di opporsi, ma niente da fare, le braccia sicure intorno a lei non le lasciarono scampo. Bellamy si sedette sul terreno con lei sulle ginocchia, le loro gambe erano leggermente distese di fronte a loro, per quanto era possibile “Ecco” disse semplicemente lui.
 
Anche se Clarke non poteva vederlo in faccia, riusciva però a percepire il suo tono compiaciuto. “Esattamente come avere me sulle ginocchia ti farà passare il dolore alla gamba?” questionò Clarke, incrociando le braccia infastidita.
 
“Era la caviglia, non la gamba” disse lui tranquillo, “E anche se fosse stata la gamba, come se tu fossi un vero peso, ma per favore. Ho intenzione di andare più spesso a caccia d’ora in poi, dovresti mangiare di più invece che passare tutto il tuo tempo in infermeria.”
 
“Non ci passerei così tanto tempo se le persone non si mettessero nei guai, tenendo lo staff medico sempre occupato. Specialmente gli adulti.”
 
Bellamy rise, questo fece muovere anche Clarke che storse la bocca come risposta. Più di tutti gli altri lui riusciva a capire la sua avversione per gli adulti. Non che non fosse felice che sua madre e gli altri fossero riusciti ad atterrare, anzi, era una vera fortuna che la maggior parte di loro fosse viva. Era solo difficile andare d’accordo. Loro insistevano per trattarli ancora come ragazzini imponendo le loro regole, e gli c’era voluto un po’ per capire che non era possibile. Non mandi un branco di teenager a sopravvivere in un territorio ostile, per poi aspettarti che una volta riusciti a cavarsela tornino a essere bambini, ormai erano tutti cresciuti troppo dopo le esperienze affrontate. Erano dei sopravvissuti, guerrieri, erano pronti ad affrontare quello che il mondo gli gettava contro. Era ormai naturale che i due campi, Camp Jaha e quello dei Cento, dovessero cercare di convivere al meglio. Quindi c’erano compromessi e discussioni tra i loro leader, e si trattava lei, Bellamy, Abby e Marcus Kane. La situazione tra Clarke e sua madre era ancora tesa ma stavano provando a riavvicinarsi, a Bellamy e Kane invece piaceva darsi fastidio a vicenda.
 
“Sai che non ci permetteranno di vivere qui giù vero?” le disse Bellamy scherzando, Clarke emise un lamento facendo cadere la testa all’indietro, lui spostò la sua sull’altro lato e così la ragazza riuscì ad appoggiarla su una delle sue spalle.
 
“Non me lo ricordare, Kane ne sarà così compiaciuto.”
 
“Figurati. Avrò io tutta la colpa, non tu.” commentò lui.
 
“Hey! Siamo una squadra.” protestò fieramente Clarke.
 
Bellamy sogghignò per il suo fervore, e con la sua mano le diede un pizzicotto a un fianco. “Proprio tu che fino a due minuti fa mi davi tutta la colpa per essere finiti qui dentro.”
 
“Solo perché io ti incolpo,” si difese lei “Non significa che possano anche gli altri.”
 
Lui rise di nuovo come risposta, questa volta più forte e il movimento provocò il cambio di posizione sulle sue ginocchia.
 
“Smettila di ridere”, lo rimproverò Clarke spostandosi di nuovo, la sua risata l’aveva spostata dall’unico punto comodo e quindi continuò a muoversi per cercarlo. Ondeggiò i suoi fianchi e mentre lo faceva lui smise improvvisamente di ridere.
 
“Che c’è?” chiese lei preoccupata, “Stai bene? E’ la caviglia?” provò a girarsi verso di lui per guardarlo in faccia.
 
Le mani di Bellamy erano ancora sui suoi fianchi e li strinse, “Smettila,” le disse con tono fermo.
 
“Cosa? Cosa c’è?”
 
“Smettila di muoverti Clarke,” rispose lui con voce roca, e Clarke preoccupata si fece prendere dall’ansia.
 
“Se senti dolore devi dirmelo Bellamy,” disse lei rapidamente e muovendosi ancora, ora poteva intravedere la sua faccia ed era orribilmente tesa, aveva la mascella serrata stretta e fissava il muro di terra dietro di lui. “e subito.”
 
Lui fece scattare la testa indietro per riuscire a fissarla, i suoi occhi erano più profondi mentre le lanciava un’occhiataccia. “Non mi fa male niente Clarke! Senti, sono un ragazzo con una bella ragazza sulle sue ginocchia che non smette di muoversi, ecco cosa succede!”
 
Clarke continuò a fissarlo, immobile, sapeva benissimo che la sua bocca era aperta ma non poteva farne a meno.
 
Bellamy percepiva i suoi sbuffi “Senti non devo spiegartelo di certo io no? Sei tu quella che conosce tutte quelle nozioni mediche e sono più che sicuro che hai seguito anche tu le lezioni di Salute sull’ Arca.”
 
Lui girò lo sguardo su di lei visto l’improvviso silenzio. Clarke si stava mordendo il labbro ma non nascondeva per niente bene la sua risata. Quel suono lo fece spazientire ancora di più e questo la fece scoppiare in una grossa risata che non dava segno di smettere. Clarke si chiese se le stesse venendo una crisi, ormai era senza fiato per aver riso così tanto in quel modo.
 
“Ridendo in questo modo devi proprio rendere questo momento più duro di quanto non lo sia già?” disse lui offeso, ma la sua scelta di parole la fece scoppiare di nuovo, “Meno male che sei tu quella matura.” Mormorò.
 
“S-scusami” Clarke cercò di riprendersi, “V-va b-bene, va bene” e replicò “Infondo è una reazione naturale, capiterebbe con chiunque, colpa dell’ attrito.”
 
“Beh grazie per la lezione di anatomia” rispose lui seccamente.
 
“Quello che intendevo è che non l’ho presa sul personale tranquillo, so che non centro io” disse Clarke girandosi, lui la fulminò ancora per il cambio di posizione, ed ora che lo sentiva anche lei arrossì.
 
“Sai per essere una intelligente, a volte dici cose stupide.” Disse Bellamy stancamente e spostando il suo sguardo, rompendo così il loro contatto visivo.
 
Clarke aggrottò la fronte a lui e al suo tono quasi triste, “E questo cosa vorrebbe dire?”
 
“Proprio non capisci vero?” disse lui finalmente guardandola negli occhi.
 
“Bellamy-”
 
“Si è perché eri sulle mie ginocchia,” la interruppe lui guardando un punto indefinito lontano da loro. “Ma è perché eri tu sulle mie ginocchia. Tu. Non sarebbe successo con qualcun altro.”
 
“Parla quello che se la faceva allegramente con due ragazze quando eravamo appena atterrati.” Rispose Clarke sulla difensiva, il suo cuore stava battendo ancora forte dopo l’ovvia dichiarazione. Non poteva mentire a se stessa sul fatto di non averci mai pensato, su loro due. Come avrebbe potuto, erano partner, i leader del loro ‘popolo’ e in quei giorni erano così in sintonia. Metà delle volte pensava che lui fosse capace di leggerle nella mente, sapeva di cosa aveva bisogno senza che lei aprisse bocca. Era sempre al suo fianco a guardarle le spalle, la supportava e insieme erano un fronte unito. Si fidava di lui più di tutti gli altri, dipendeva da lui e si lo amava anche, ma aveva fatto in modo di tenere questi sentimenti sotto controllo. Non poteva lasciarsi andare a idee romantiche per il bene di tutti, e del suo cuore per primo. C’erano volte in cui rimaneva bloccata a guardarlo, ad ammirare la sua forza e a farsi domande. Ma si riscuoteva presto per convincersi che tanto per lui non era la stessa cosa.
 
Bellamy rise leggermente senza sembrare arrabbiato, “Questa è una risposta piuttosto debole, mi aspettavo di più da te.”
 
“Scusami?” Clarke alzò la voce ma arrossì vedendo il modo affettuoso con cui lui la guardava.
 
“Sapevo che avremmo discusso su di noi” disse lui puntando a loro due, “ma non ho mai pensato a un così mediocre argomento. Rinfacciarmi il fatto che ho avuto compagnia appena arrivati qui, sembra che non ci stai nemmeno provando.”
 
“Io non sto provando a fare nulla,” rispose lei infastidita, “era solo un affermazione.”
 
“Non sono stato con nessuna del campo in questi mesi” le rispose semplicemente “Non ho guardato nessuna, non mi sono interessato a nessuna o pensato a nessuna per un bel po’ di tempo.”
 
“Io-” Clarke ormai riusciva solo s farfugliare qualcosa.
 
“Solo tu.” Continuò lui mentre le sue mani dai loro fianchi si spostarono alla sua vita, voltandola gentilmente, aspettando per vedere se lei opponeva resistenza. Quando fu sicuro, le sorrise e la portò più vicino al petto. Il volto di Clarke era leggermente girato e visto quanto lui le era vicino, il suo naso le sfregò sulla guancia e lei rabbrividì dolcemente. Bellamy posò gentilmente le labbra sotto il suo l’ orecchio “Sono pazzo di te” mormorò semplicemente e Clarke chiuse gli occhi sentendo quanto tenero le suonava. “Sei tutto quello che voglio, tutto quello di cui ho bisogno e mi stavo convincendo che potevi pensarla allo stesso modo.”
 
“Che arrogante,” replicò Clarke mentre stringeva il suo braccio, facendolo ridere sotto i baffi. Il suo cuore le sembrava scoppiare ma si sentiva così leggera. Si lasciò sfuggire una risata un po’ frivola, perché si, lui aveva ragione. Anche per lei era così, Bellamy era quello che voleva e ciò di cui aveva bisogno ma prima d'ora non si era mai permessa di pensarlo veramente. Lui significava già tanto e significare qualcosa di più… sembrava troppo, ma era quello che Clarke desiderava.
 
“Speranzoso direi.” le rispose lui e il suo tono vulnerabile le fece sentire le farfalle nello stomaco. “Speranzosamente fortunato.”
 
“Non so quanta fortuna puoi trovare in questo minuscolo spazio,” scherzò lei contenta di sentire la sua risata.
Voltò la testa per quanto le era possibile, e sorrise al bacio che Bellamy le diede, mentre lui sorrise felice sfiorando le sue labbra.

Clarke pensò che erano tutti e due abbastanza fortunati per essere ancora intrappolati in quello stupido buco.




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Grazie per aver letto fino a qui! Ho letto per caso questa one-shot su AO3 e l'ho trovata troppo bella per non volerla tradurre anche per questo sito. Ho un debole per le fanfic Bellarke in cui si trovano rinchiusi soli in qualche spazio!
Ovviamente ringrazio tantissimo Bellakitse per avermi permesso di farlo, potete leggerla in inglese qui: Enclosed
 
  
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