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Autore: Vive_tra_le_stelle    23/03/2015    1 recensioni
–Perché sei venuto?- disse Magnus. – Non ci vediamo da una settimana, sei ancora triste per la sparizione di Presidente Miao? Hai scoperto qualcosa? Perché c’è puzza di demone?- rispose l’altro.
Genere: Drammatico, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Presidente Miao
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno suonò al campanello, una volta. Lo stregone, immerso fino al collo in una schiuma profumata alla vaniglia, finse di non accorgersene. Ma il rumore continuava, insistentemente. Il mal di testa gli tamburellava nel cranio così forte che un altro rumore avrebbe potuto farlo impazzire. Le ultime settimane erano state un inferno, letteralmente. Emerse dall’acqua, uscì dalla vasca e, con un solo schiocco sprigionante scintille verdognole, fu vestito e il bagno riordinato. Non per chiunque avrebbe interrotto uno dei suoi passatempi preferiti, poltrire nell’acqua calda, ma alla porta c’era Alexander e le sue grandissime doti magiche (e la telecamera posta sopra alla porta) non si sbagliavano mai. Nel lasso di tempo passato dall’ultima citofonata allo scatto del chiavistello interno, il cacciatore era entrato dall’ingresso, aveva fatto alcune rampe di scale e ora si trovava esattamente davanti all’appartamento di Magnus. Entrando, Alec storse il naso dopo aver percepito l’odore dolciastro, cha ancora aleggiava nell’aria, del sapone, ma la sua fronte si aggrottò quando qualcos’altro gli raggiunse le narici: zolfo. Le bruciature sul pavimento di parquet non lasciavano ulteriori dubbi, da poco in quella stanza c’era stata un’evocazione. –Perché sei venuto?- disse Magnus. – Non ci vediamo da una settimana, sei ancora triste per la sparizione di Presidente Miao? Hai scoperto qualcosa? Perché c’è puzza di demone?- rispose l’altro. Il mondo si era capovolto, il silenzioso e meditabondo Alec ora riusciva a comporre frasi di più di qualche parola, forse in risposta alla schiettezza non proprio loquace dello stregone. -C’è puzza di demone perché ne ho evocato uno e, grazie per il tatto, proprio da lui ho saputo alcune cose. Sono in lutto. Qualche abitante di Edom ha fatto colazione con il mio gatto-. Solo in quel momento Alexander si accorse delle profonde occhiaie che cerchiavano gli occhi gonfi di Magnus, aveva pianto, di questo ne era sicuro. Non sapeva come poterlo consolare o cosa fare per farlo sentire meglio, alla fine decise semplicemente di avvicinarsi e accarezzare la guancia a colui che gli aveva rubato il cuore ( e anche salvato il culo più di una volta). L’altro piegò la testa, accomodandola sulla mano di Alec, e chiuse gli occhi. Una lacrima solitaria si accumulò a lato della palpebra e scese fino al mento, e il giovane dai capelli neri e i profondi occhi blu, la raccolse con un dito. Fece sedere Magnus sul divano di pelle nera che ora arredava il soggiorno in stile minimal. Non fecero niente, non dissero niente, si strinsero solo, sostenendosi a vicenda e dopo poco si addormentarono, uno nelle braccia dell’altro.
Quando lo stregone si svegliò, era notte, dopo giorni insonni, solo Alec poteva tranquillizzarlo a tal punto da dormire quasi dieci ore, era mattino inoltrato infatti al momento del loro incontro. Sollevò il capo e si guardò intorno, la stanza era vuota, silenziosa, Alec se n’era andato. Un po’ stizzito, si tirò su a fatica per spingersi fino in cucina, qui, sul tavolo, lo aspettava una tazza di caffè ( che scaldò con una sola occhiata) e un biglietto del giovane, che lo avvisava di essere tornato all’istituto, ma che sarebbe tornato in mattinata. Nel breve momento di compagnia, Magnus era quasi riuscito a scordare il motivo del suo mal di testa, ora sparito, ma adesso, al buio e solo, il dolore stava tornando, come uno tsunami e minacciava di farlo crollare, ancora, ma non poteva permetterlo. Con un sorso scottante, svuotò la tazza e camminò fino al centro della sala. Qui iniziò a visualizzare e a far comparire, mobili, specchi, televisioni, cambiò il colore dei muri e delle tende, il suo animo agitato non riusciva a produrre niente di suo gradimento. Chi in questo momento fosse passato sotto la sua finestra, avrebbe visto un giovane uomo, circondato da scintille colorate, poi avrebbe udito un urlo, straziante e poi più niente. Inginocchiato, con le braccia appoggiate sulle cosce e le mani rivolte verso l’alto, lo stregone, impotente, si lasciò andare finalmente ad un pianto doloroso, con lacrime più acide e corrosive dell’icore e singhiozzi che gli scuotevano il petto.
Quando Alec aprì la porta, che questa volta non era chiusa dall’interno, si trovò di fronte un Magnus migliore di quanto avrebbe potuto immaginare, i capelli erano sparati in aria e gli occhi contornati da un rigo di glitter, come al solito. Probabilmente aveva utilizzato la magia per non sembrare sfinito, ma almeno abbozzava un sorriso. Questa volta anche il saluto fu più caloroso: senza aspettare un secondo, Magnus infilò le dita nei passanti dei pantaloni di Alec e lo attirò a sé per un bacio, che fu però interrotto dalla frase appena sussurrata del cacciatore: -Ho una sorpresa per te-. In quell’esatto momento, gli occhi da gatto dello stregone brillarono e Alec, staccandosi a malincuore dal proprio ragazzo, uscì sul pianerottolo e porto dentro un pacco regalo, che poi appoggiò sul tavolo in sala. Si accorse appena del caos e del mix di stili che lo circondava. Magnus si avvicinò, mentre scioglieva il fiocco, l’altro disse: -Pensavo ti sarebbe piaciuto. Tolto il coperchio, un miagolio addolcì il cuore dello stregone, i suoi occhi divennero lucidi, diede uno spintone scherzoso, come scoprì solo dopo qualche secondo il giovane, ad Alec: -Non capisci che è troppo presto, sono ancora in lutto, mi sembra quasi di sostituirlo, come farò...- gli stava dicendo lo stregone, che poi imprecò qualcosa che assomigliava ad un ‘’Aldiavolo!Grazie!” e gli si buttò contro, le loro bocche si incontrarono, e in quei baci, uno riversò il dolore della perdita e la gioia della scoperta, l’altro l’amore incondizionato che provava. Dopo qualche ora, Magnus si svegliò a letto, svestito, con Alec al suo fianco e una pallina di pelo sul petto. Il micio era minuscolo, al massimo di sei settimane, pensò che avrebbe dovuto dargli il biberon, dato che era stato separato dalla mamma così presto. Questo spalancò gli occhietti, azzurri e penetranti, sentendosi accarezzare la schiena dal pelo grigio argentato, e sospirò soddisfatto. Dopo poco un sussurro fece sobbalzare Magnus, che non se lo aspettava. Alec, sveglio già da un po’, lo osservava e, con i suoi occhi color oceano che luccicavano, gli chiese: -Magnus, come lo chiamiamo?-. Ma questa, è un’altra storia.






Okkey, avevo promesso una Malec e una Sizzy ( prossimamente!) e, dopo tanto tempo, ho trovato un momento libero per scrivere una cosa che mi frullava in testa da tantissimo... Spero vi piaccia e vi emozioni, tanto quanto ha fatto mentre la scrivevo. Si accettano consigli per il nuovo nome!
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