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Autore: kikka_67    24/03/2015    1 recensioni
SERENDIPITY. La traduzione testuale di questa parola è irresistibilmente contorta, significa trovare una cosa quando se ne sta cercando un’altra, sarà capitato a tutti… a tanti…. di trovare una cosa creduta persa mentre si sta cercando altro. E’ un’emozione meravigliosa… un evento inaspettato, una sorpresa. Si dice che solo una volta nella vita capiti di incontrare la persona assolutamente perfetta, nell’universo le stelle sono allineate, il corpo e lo spirito in perfetto equilibrio. Ma accade qualche volta che le anime affini non si riconoscano, che si perdano nei meandri di quell’intreccio complicato di sbagli e coincidenze che gli antichi chiamavano… fato… o se volete destino…….. dalle mie parti….. si dice anche sfiga!
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La mattina del 29 Febbraio si presentò pallida ma stranamente mite,  nell’aria alleggiava  un  profumo meraviglioso di terra a cui si unirono gli  effluvi delicati delle composizioni floreali appena sistemate dalla fioraia. Il castello riluceva sotto i primi raggi del sole agghindato a festa per gli sposi. Tutto era pronto. La maggior parte dei  ospiti erano arrivati la sera prima ad affollare gli alberghi e i locali della città, visto il numero impressionate di presenze più o meno famose eravamo state costrette ad avvertire la pubblica sicurezza per proteggere la privacy della cerimonia.
Mentre finivo di prepararmi per raggiungere la chiesa, mi fermai un attimo a pensare a quanto,  pochi mesi lontano da casa,  mi avessero toccata e  lasciato un segno così profondo  da   costringermi  ad osservare  sotto  un’altra prospettiva la  vita che avevo vissuto   fino ad oggi.  Avevo lasciato il ranch appena dopo le feste natalizie, la figlia di Trudy, Victoria, era nata all’improvviso, prematura, ma sana e bellissima. Nonostante fosse un po’ piccolina  i medici  avevano dato il  permesso ai genitori  di portarla a casa. Era stato un Natale perfetto dolcissimo, forse l’unica nota stonata  era stata l’assenza di Damian che aveva deciso  passare le Feste lontano dal ranch. 
La donna dai lineamenti delicati che mi osservava dallo specchio era finalmente riuscita a liberarsi del giogo vessatorio di un amore sterile e angosciante, l’ombra molesta del mio ex fidanzato che non mi riteneva  all’altezza di stare accanto  a  lui, si era dissolta come neve al sole. Al suo posto,  in fondo al cuore,  brillava una debole fiammella di speranza, di ritrovare intense sensazioni e sguardi densi di dedizione e tenerezza. Chiusi gli occhi con forza e senza troppo sforzo ritrovai quelle carezze e quei baci per cui, solo di notte nei miei sogni, cedevo alla nostalgia. Con un sospiro  mi scrollai  di dosso  quel velo di tristezza che io stessa avevo evocato,   solo chi mi conosceva lo  bene avrebbe notato in fondo al mio sguardo. Forza McRed… si va in scena!!

 

§§

 

 
Lenta e maestosa l’enorme berlina nera che portava la sposa si fermò davanti alla chiesa, Anna ne discese con  un dolce sorriso emozionato  a piegarle le labbra appena colorate, avvolta in un meraviglioso abito frutto del genio di un giovane stilista. Luke era già entrato in chiesa teso ed emozionato, come si conviene ad un futuro sposo  e accanto a lui, assolutamente perfetto in tait, Thomas aspettava l’arrivo della protagonista di quella giornata.
Verso l’ora del tramonto quasi tutti gli ospiti degli sposi  seguirono dalle finestre e dalle terrazze,   il meraviglioso spettacolo di un fiume di candele che lentamente attorniavano il castello. Ad ogni candela era legato un fiore in onore dei signori di Donan, ogni coppia inginocchiandosi per deporre il proprio omaggio sulle acque del lago,  mormorava una preghiera  al Cielo perché proteggesse il loro amore. Presa da uno strano impulso anche Aislinn   corse  fuori dalle mura secolari del maniero per  seguire  il rito. Colse un giglio bianco da una composizione floreale posta all’ingresso  e sfilò una candela da un candelabro.

 


                                   - Ti prego… conducilo da me…. e ti giuro che  sacrificherò qualsiasi cosa pur di avere il suo amore. – mormorò emozionata, buttando il fiore nelle acque torbide del lago.


§§


Dopo essermi accomiatata dagli sposi,  finalmente rientravo  a casa, era stata una giornata lunghissima e devastante, ma la soddisfazione di  Anna e Luke  e dei loro ospiti, aveva lenito la prostrazione  fisica e psicologica del mio team.  Con un sospiro  di sollievo mi sono sfilata l’abito e le decolté che avevano torturato i miei poveri piedi per tutto il giorno. Dopo  un lungo bagno aromatico,   è  con un gemito  di soddisfazione m’infilo  sotto le coperte. Purtroppo qualcuno aveva deciso di distruggere la mia tranquillità, nonostante fosse quasi mezzanotte, degli irritanti e molesti  colpi alla porta d’ingresso si susseguivano senza sosta spezzando  il silenzio della notte. Di malavoglia scendo dal letto  e come una furia mi precipito a spalancare  la porta, dopo aver  verificato  l’identità dell’ inopportuno visitatore notturno dallo spioncino.

- Ma si può sapere che diavolo vuoi a quest’ora di notte? – sbraitai imbufalita.
- Buona sera Aislinn…Credo di essermi perso.. - biascicò quello che sembrava uno spilungone in tait   molto probabilmente ubriaco visto che non riusciva a reggersi in piedi.
- Si può sapere come hai fatto ad arrivare fin qui? E’ chiaro invece come sei riuscito a  ridurti in questo stato!  – borbottai duramente aiutandolo ad alzarsi.
- Credo sia stata una disgustosa combinazione di una decina di alcolici di diversa gradazione a fregarmi…..ops…. sto per vomitare… scusami…. – mugugnò buttandosi sopra il mio  porta ombrelli, pagando a  caro  prezzo l’euforia elargita  dall’alcol.


 
Avevo avuto il mio bel daffare per trascinarlo dentro casa,  accompagnarlo nella stanza degli ospiti al piano superiore, sfilargli i vestiti sporchi e aiutarlo a rinfrescarsi. Tom tremava dal freddo,  ma nonostante gli spasmi che lo scuotevano, il suo colorito piano piano aveva perso quella sfumatura verdina con cui si era presentato davanti a casa mia.  Attraverso le tende trasparenti osservavo distrattamente i primi fiocchi di neve cadere sui tetti delle case, era stato divulgato un avviso di allerta dalla protezione civile, si prevedeva tra questa notte e domani una perturbazione che avrebbe portato neve e ghiaccio in tutta la regione. Perfetto! Se tutto andava bene, correvamo il rischio di rimanere bloccati  in casa per giorni! I lenti rintocchi dell’orologio a pendolo di mia nonna segnava la fine di quel giorno che avrebbe visto la sua prossima alba solo tra quattro anni.
All’improvviso realizzo che questi sono gli ultimi secondi  del  29 Febbraio e che questa sera, come tutti, ho  posato un fiore sulle acque del lago e….dopo qualche ora….. come per  “magia”…. mi piomba in casa un bellissimo “Thomas”…. si beh….è sbronzo e  forse, in questo momento,  non è neanche in possesso delle sue facoltà mentali…. ma è pur sempre vivo!!  Mi soffermo a guardarlo mentre dorme, ha un viso interessante, i suoi tratti hanno perso quella morbida curva  ilare che ricordavo, forse è più  spigoloso ma è comunque affascinante, fronte alta, sopracciglia ben  disegnate, naso leggermente aquilino, mascella squadrata e sottili labbra rosee contornate da una leggera  barbetta biondo rossiccia. Senza riuscire a frenarmi rivedo  un altro viso che appartiene ad un altro uomo più duro all’apparenza, i cui occhi verdi celano un’intensa anima volitiva e sensuale.  Non so cosa darei per vederlo, invece  mi accontento di posare la mano sulla  fronte di Tom  per controllare che non abbia la febbre.  

- Mi spiace… di averti disturbata.. – mormora sommessamente.
- Non ti preoccupare, come ti senti? –
- Uno straccio, forse peggio. Appena mi reggo in piedi tolgo il disturbo.. –
- Nessun disturbo, adesso riposati.. buonanotte. –


                                              §§ 

 


I colpi alla porta continuavano imperterriti, seguiti a breve distanza da lunghe scampanellate, sembrava che chiunque fosse l’autore del baccano infernale che mi trapanava le tempie si stesse divertendo a mie spese. Una disgustosa ondata di nausea mi toglie il respiro mentre eroicamente cerco di reggermi  sulle  gambe abbastanza a lungo  da zittire tutti i rumori molesti che rischiano di spaccarmi la testa in due. Con molta difficoltà raggiungo la porta della stanza in cui ho dormito, non ho la più pallida idea di come sono arrivato fin qui e dove  sia la mia ospite,  mi auguro solo che venga ad aiutarmi,  perché ho come la vaga impressone che se provo a scendere la rampa di scale che ho davanti, dovrò affrontare un guaio ben più doloroso,  dei  postumi di una sbornia.
Come uscita da una visione celestiale, una ragazza eterea e leggiadra  esce da una stanza vicino all’ingresso e senza notarmi, apre la porta e  scambia un paio di parole con il terrorista che ha spezzato la mia tranquillità. Non riesco a cogliere bene il senso di quei  suoni ovattati che giungono dal pianoterra che assomigliano a parole come “allarme neve” e “bloccati”.  Decido comunque di sfidare la sorte provando a flettere le ginocchia quel tanto che basta per spiccare un passo, ma oltre ad avere,  al momento,  gravi impedimenti a livello motorio, mi sembra di avere due pali di legno al posto delle gambe che  si rifiutano di piegarsi,  anche la mia vista ha subito un netto peggioramento, molto probabilmente ho perso le lenti a contatto mentre dormivo, quindi il mio sguardo fluttua in limbo pieno di ombre. Per farla breve il mio piede manca lo scalino e all’improvviso mi ritrovo riverso sulla balaustra di legno della scalinata. I  miei gemiti attirano l’attenzione della mia ospite  che finalmente si accorge di me e corre ad aiutarmi seguita da quello che sembra un pompiere.

- Ma sei impazzito??!! Volevi ammazzarti? Dove volevi andare? – strilla irritata la mia visione decisamente  poco eterea.
- Portami in bagno ….. non sto tanto ben….. - sbiascico in preda ad un attacco tremendo di nausea.   

Con  mia grande vergogna vengo  trasportato in bagno,  a mo’ di sacco di patate,  dal robusto omone in divisa     che molto gentilmente mi sostiene  mentre mi piego in due su di  un secchio. Sto talmente male che per attimo penso seriamente di diventare astemio…… ma solo per un attimo.

- Ci ha dato dentro ieri sera,  non è vero? – ironizza l’omone  con un tono condiscendente.
- Era ad un matrimonio ieri sera ed è arrivato fin qui in condizioni pietose, non che adesso stia meglio. – risponde Aislinn   guardandomi  preoccupata.
- Appena  riusciamo a liberare  un po’ la strada ti mando il dottor O’Malley. Adesso devo andare, dove te lo sistemo? – chiede perplesso.
- Nella stanza degli ospiti, grazie Paul. Puoi chiedere a tua moglie se mi prepara una borsa con dei vestiti, così il moribondo, riesce a farsi una doccia e a cambiarsi?   Dille che userò il vecchio sistema. -
- Certo, a più tardi. –

 


Mentre aiuto Tom   a stendersi sul letto, posiziono il telefono  sul comodino e inizio a contare.  - Uno…..  – mormoro  con  il dito puntato sul vivavoce del cellulare.
- Due……..-  Strizzo l’occhietto al malato che mi guarda perplesso.

                                                                             DRINNNNNNNNNN!!

- Ciao Marie… - rispondo senza lasciarle il tempo di sillabare un saluto.
- Ciao…ehm….  Paul, mi ha appena fatto sapere che hai un uomo sofferente mezzo nudo  che ti gira per casa….. è corretto? – chiede con finta  noncuranza.
- E’ corretto, sta smaltendo una sbornia da guinness dei primati, il suo vestito da sera è inservibile, metti la roba nel cestino esco  tra poco a tirare la corda. –
- Ok…. Ma è carino almeno? Da dove salta fuori…..proprio la notte ….. –
- Grazie Marie! Sono in vivavoce, quindi limitati a salutare cordialmente il mio ospite e aspettami sul balcone. Ciao. –  interrompo bruscamente quello che, sapevo, sarebbe diventato un interminabile monologo a discapito  del mio umore.
- Ma certo, salve straniero! Sei in buone mani, è la migliore cuoca del paese ed è nu…. – comunicazione interrotta. Salva in extremis.
- Scusala è logorroica. Quando eravamo bambine avevamo  legato una corda  tra i nostri balconi e usavamo un cestino  per scambiarci letterine e giochetti. Marie adesso si è sposata e ha comprato la casa dei suoi,  quindi siamo di nuovo vicine e  possiamo ancora usare quel sistema per scambiarci le cose, infantile vero? –  chiedo imbarazzata, mannaggia alla mia linguaccia!
- Io direi molto utile se non vuoi camminare tra montagne di neve. Cosa vedi fuori dalla finestra? – sussurra coprendosi meglio.
- Ehm… Vedo una  bianca enorme distesa di neve. Il tuo cellulare è sopra il comodino, non penso riuscirai a muoverti da qui per oggi. Hai sentito Paul le strade del  paese sono impraticabili, dovrai rimandare i tuoi impegni. Ti lascio da solo, così puoi fare le tue telefonate. A dopo. –

 

§§

 

Per un lungo momento continuo a  fissare pensieroso il soffitto sopra di me, senza  vederlo in  realtà.  Raramente ho   incontrato una  persona  disponibile e spontaneamente generosa  con il prossimo, come  Aislinn.  Non ricordo molto della sera precedente, non ho la  più pallida idea di come sono  arrivato fin qui  e il motivo per cui ho bussato proprio alla sua porta.  Per un attimo  studio  i tanti nominativi che affollano la mia  rubrica, chi devo chiamare? Mi rendo conto che non ho nessuno da avvertire se non rientro a  casa. La mia famiglia è in vacanza in Europa, i miei amici   sono  abituati a vedermi sparire per mesi. Sono  libero…. o forse sono  solo?   Mi rigiro  pigramente tra le lenzuola calde e un sottile profumo di lavanda mi solletica il naso, forse potrei godere di questa  costretta  immobilità per rilassarmi ancora per qualche giorno.  Naturalmente non voglio  approfittare dell’ospitalità di Aislinn, chiamerò l’albergo per confermare la mia stanza.

- Ci dispiace molto signore, ma le autorità ci hanno chiesto di assicurare  le stanze disponibili ai turisti che sono rimasti bloccati in paese dalla neve, in questa situazione, lei capisce che non abbiamo una sola stanza libera e presumo che siano nelle stesse condizioni  anche gli altri alberghi. Le custodiremo i suoi bagagli con cura nel magazzino vicino alla hall, può mandare qualcuno a ritirarli quando vuole…. –

Il tono cortese ma risolutivo del direttore del hotel non mi lascia  molte speranze di poter trovare un’altra sistemazione. Dopo aver bussato brevemente Aislinn entra   in camera portandosi dietro un borsone enorme. Con uno sbuffo di esasperazione lo issa sopra la cassapanca e inizia a tirare fuori mucchi di vestiario.


- Ecco qui, c’è un po’ di tutto. Intimo, pigiami, jeans e maglioni…. Tutto bene? – mi chiede  preoccupata.
- Temo che dovrò importi la mia presenza fino a che non potrò ripartire, ho appena parlato con il direttore dell’albergo e non hanno stanze disponibili. Mi spiace. – borbotto mortificato spiando la sua reazione.
- Questo è veramente un grosso problema! Non avevo messo in conto di doverti sopportare ancora a lungo.. – esclama ridendo.
- Mi spiace, davvero!! -  ribadisco.
- Tom,  stai tranquillo, ti ospito volentieri. Questa è una situazione di emergenza e in paese ci si aiuta l’ uno con l’altro! – mi rassicura tranquilla.
- Grazie… non vorrei crearti fastidi, perché…  nonostante io sia, al momento, una larva, sono pur sempre un  “quasi”  sconosciuto e….. e tu abiti da sola…. – esito a continuare perché mi sento ridicolo, ma che diavolo sto dicendo?
- Hai ragione a questo non avevo pensato! Dunque.. – dice prendendo  il   bicchiere d’acqua e la pastiglia che aveva lasciato  sulla cassettiera.
-  Sei un maniaco? Un pervertito violento? Un playboy da strapazzo? O un ninfomane? Se incarni uno di questi patetici personaggi, puoi uscire da questa casa in questo momento. Se non lo sei,  ti avviso comunque,  che tiro di scherma da quando avevo dieci anni  e che so usare molto bene i coltelli. Non sono una donna violenta né sadica, ma so difendermi, sei sicuro che vuoi restare qui da “solo” con me, fino a che non si scioglie la neve?? –  chiede sardonica.
- Ehm….. no, no, no e no…. e …si grazie, mi fido. – rispondo sorridendo. 
- Va bene, a tuo rischio e pericolo! Questa pastiglia è per il mal di testa, prendila, per oggi stai a riposo. Più tardi ti porto il pranzo. Il bagno è la seconda porta a sinistra nel corridoio, troverai tutto il necessario per lavarti. A dopo. – dispone velocemente, mentre esce dalla stanza ridacchiando.  

 

§§

 


Sono ancora un po’  debole, ma dopo aver preso  la pastiglia ed aver fatto la doccia più lunga della mia vita, va molto meglio.  Un’invitante profumo di arrosto e biscotti  si diffonde per la casa, come un gatto curioso entro in cucina, ad accogliermi però trovo solo le pentole borbottare,   Aislinn si dev’essere allontanata momentaneamente dai fornelli, quindi  sono libero di sbirciare sotto i  coperchi delle pentole, il mio stomaco brontola rumorosamente….ho una  fame tremenda!
Nella prima pentola sobbolle una disgustosa poltiglia bianchiccia che emana un nauseabondo odore dolciastro, richiudo subito il coperchio schifato. Chissà che diavolo è quella mostruosità decisamente stomachevole!  Nella seconda c’è un misto di verdure tagliate sottili e finalmente dentro la terza si mostra succulento un arrosto ben dorato. Perfetto!!  Richiudo piano il coperchio e sbircio dentro al forno e due teglie di biscotti al cioccolato mi stanno chiamando a gran voce.  Non avevo fatto in tempo a toccare la maniglia del forno che la  sensazione di essere osservato mi suggerisce che forse la padrona della cucina non gradisce razzie.      Con calma mi allontano dai fuochi e mi giro rassegnato ad aspettare che sia la mia ospite ad offrirmi un biscotto. Mi sbagliavo!

- Non  ne avrai fino a questa sera. Per pranzo minestrina e verdura. – mi informa perfidamente soddisfatta davanti alla mia espressione scioccata.
- Minestrina e verdure lesse?? Ti prego….. almeno un biscotto!! – la supplico senza ritegno.
- Hai vomitato l’anima ieri sera e non sei in grado di sopportare un pranzo normale, mangerai a cena. – sentenzia convinta.
- A cena? Ma io ho fame adesso! Sei una donna senza pietà! – mi lamento tristissimo.

 


E’ proprio vero che gli uomini diventano come dei bambini quando stanno male  e  Tom  non è  diverso dagli altri. A pranzo avevamo scambiato a stento due parole mentre mangiava delusissimo ciò che gli avevo preparato.  Ha  dormito tutto il pomeriggio sepolto sotto il piumone, forse non era stata  solo la sbronza a debilitarlo così tanto.  Verso sera  un’altra nevicata fittissima  aveva aggiunto neve ai cumuli già esistenti. Il pensiero di tornare a Londra non mi entusiasmava molto, ma  le  email che, ogni giorno,  intasavano la mia casella elettronica, avevano raggiunto una quantità impressionante,   un chiaro segno che dovevo rassegnarmi a rientrare. Ma forse era meglio così, occupare la mente cercando di risolvere i problemi altrui, mi avrebbe aiutata a dimenticare i miei.


§§

 


 
  
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