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Autore: Queen Of Suburbia    24/03/2015    1 recensioni
-Secondo voi le fan italiane sono rimaste le stesse esagitate di anni fa o si sono date una regolata?- domandò Georg osservando col capo leggermente inclinato le ragazze ancora ferme con lo sguardo alto, concentrato e fisso sul pulmino ma allo stesso tempo perso.
Anche Bill si ritrovò a concordare –Chissà…- commentò e stette per dire qualcosa ma una serie di grida si elevarono al di fuori del pulmino e una marea di fan fin in fondo alla fila iniziarono a correre a più non posso verso il pulmino come se non ci fosse un domani.
La risata di Tom si levò nel pullman e affiancò gli amici avvicinandosi anche lui al finestrino –Beh, penso che puoi chiederglielo di persona.- affermò indicando con la lattina fuori e il gemello sorrise a quella scena dei fan che accerchiavano il veicolo dai vetri scuri, salutandoli, anche se non potevano vederli.
 
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi di questa Fan Fiction non mi appartengono - con mio grande dispiacere -, niente di tutto ciò è vero, poiché è soltanto frutto della mia mente malata.
 




Feel It All Tour















Il pulmino a due piani dai enormi vetri scuri voltò a destra dopo il semaforo, continuando il suo viaggio verso la meta prestabilita. Era una questione di minuti e sarebbero arrivati.

-Passami il mio bicchiere.- disse Bill, seduto sul divanetto a guardare fuori dal finestrino, al gemello posto poco lontano da lui accanto al tavolino.

Tom prese l’enorme bicchiere di coca cola completo di cannuccia, lo passò al fratello e poi tornò a bere la sua Red Bull mentre maneggiava col telefonino.

Il ragazzo col codino controllò i messaggi sul cellulare e corrugò la fronte quando lesse uno di questi –Erik mi ha scritto.- informò gli altri.

Bill voltò il viso verso il fratello mentre sorseggiava la sua bibita tranquillo –Cosa dice?- domandò.

-Che…- cercò di dire Tom con le sopracciglia corrugate –...sta facendo dei Selfie con le nostre fan.-

La risata di Georg scoppiò nel bus, seguita poi dagli altri –Davvero???- domandò Bill ridendo.

Il gemello annuì –Sì, è a dir poco sconvolto.- fece ridacchiando.

-Prima Pumba ed ora Erik. Ragazzi ci stanno superando in popolarità.- affermò Georg che continuava a sorridere divertito.

-Non tirare in mezzo il mio Pumba.- lo rimproverò il cantante con una nota di orgoglio nella voce verso il proprio cagnolino –Il mio cucciolo è diventato un icona del mondo dello spettacolo. Sei solo geloso perché lui ha un peluche tutto suo e tu no.- affermò tornando a bere.

-Contaci.- rispose il bassista ridacchiando ancora.

Gustav, posto dall’altra parte, fu il primo ad accorgersi che il pulmino aveva imboccato la via dove stava il posto –Ci siamo.- affermò a voce alta.

A quelle parole Georg si alzò e si posizionò davanti ad un enorme finestrino in primo piano, piegandosi appena in avanti per guardare fuori.

-Ci siamo.- cantilenò sorridendo alla vista del posto.

Il cantante elaborò in quel secondo il significato di quelle parole e scattò in piedi –Davvero?!- esclamò euforico staccando la bocca dalla cannuccia e per poco la coca cola non si versò tutta per terra –Fammi vedere, fammi vedere!- esclamò facendosi spazio fino ad raggiungere il bassista.

Un enorme sorriso gli si presentò in volto quando vide ciò che cercava –Da quanto tempo.- affermò entusiasta –Saranno sempre loro??- domandò poi veloce –Oppure sono nuove, chissà…- aggiunse poi.

-A me sembrano le stesse di sempre.- commentò pacato Gustav seduto accanto il finestrino a guardare la scena.

Il pulmino arrivò fino di fronte al locale in cui davanti centinaia di fan attendevano in fila per entrare dentro il locale e si fermò di fronte al cancello in attesa che si aprisse.

-Secondo voi le fan italiane sono rimaste le stesse esagitate di anni fa o si sono date una regolata?- domandò Georg osservando col capo leggermente inclinato le ragazze ancora ferme con lo sguardo alto, concentrato e fisso sul pulmino ma allo stesso tempo perso.

Anche Bill si ritrovò a concordare –Chissà…- commentò e stette per dire qualcosa ma una serie di grida si elevarono al di fuori del pulmino e una marea di fan fin in fondo alla fila iniziarono a correre a più non posso verso il pulmino come se non ci fosse un domani.

La risata di Tom si levò nel pullman e affiancò gli amici avvicinandosi anche lui al finestrino –Beh, penso che puoi chiederglielo di persona.- affermò indicando con la lattina fuori e il gemello sorrise a quella scena dei fan che accerchiavano il veicolo dai vetri scuri, salutandoli, anche se non potevano vederli.

Il cantante ricambiò il saluto, fregandosene del fatto di non poter esser visto –Oddio, gli siamo mancati tanto!- affermò notando le fan con i vecchi accessori dei loro inizi che cercavano di oltrepassare il cancello insieme al pulmino ma venendo fermate dai bodyguard.

-Tanto??- ripeté Georg –Sembrano più fuori di testa di come le abbiamo lasciate.- rise mentre si raddrizzava e si preparava a prendere le sue cose per uscire, seguito dagli altri.

Tom gettò via la lattina –Ho visto più maschi là in mezzo o è una mia impressione?- chiese mentre si metteva il berretto al contrario in testa.

-Non sbagli.- gli rispose Gustav.

-E anche l’Italia è conquistata.- commentò in modo teatrale il bassista.

-Smettila di ripeterlo ad ogni tappa Tom.- lo rimproverò il fratello col sorriso sulle labbra mentre afferrava la sua borsa –Fatti la ragione che ora siamo così cool da non poter essere ignorati.-

-Sì, sì, se lo dici tu.- gli rispose il gemello.

E Bill uscì fuori dal pullman prima di tutti, non potendo aspettare ancora. Occhiali da sole sugli occhi e scarpe alte a parte, sul suo volto un magnifico sorriso mentre passava accanto a quei fan in delirio che urlavano ad alta voce fino ad assordargli le orecchie.

“Finalmente in Italia.” Pensò contento, ed attraversò la strada che lo separava dalla porta del Fabrique, seguito a ruota dal resto della band.





-Ragazzi ho una notizia da darvi!- affermò il ragazzino dai corti capelli neri e la matita nera che contornava gli occhi marroni –Dobbiamo cambiare il nome della band!- affermò convinto.

Gli altri tre si girarono contemporaneamente verso il ragazzo con un sopracciglio inarcato –Perché?- chiese Georg con le mani infossate nei pantaloni, perplesso.

-Non ne capisco il motivo.- commentò Gustav.

-Che problema hai con i Devilish, Bill??- chiese il gemello coi dread lunghi, che fino a poco prima della comparsa del fratello stava accordando la chitarra per fare le prove.

-Non va più bene!- affermò convinto il moro –Fra poco sfonderemo, abbiamo bisogno di un nome vero da band!- continuò –Qualcosa di più originale di Devilish! Qualcosa di così unico che la gente non scorderà!-

-E…- lo interruppe Georg -…a cosa avresti pensato?- domandò.

Bill si fece pensieroso a quelle parola –Non ne ho idea…- affermò –Non ci ho ancora pensato, ma mi verrà in mente qualcosa!- rispose sicuro.

Gli altri si guardarono tra di loro sicuri nella loro mente che quello era soltanto l’ennesimo delirio di Bill, follia del momento che sarebbe durata solo qualche giorno. Così pensavano. Credevano.

Una settimana dopo, dopo chissà quale ragionamento contorto, arrivarono a ‘Tokio Hotel’.

I quattro stavano camminando lungo il corridoio diretti verso un altro studio per la seconda parte del lavoro.

-Avete sentito l’ultima domanda che hanno fatto?? Giuro che stavo per cadere dalla sedia dalle risate.- affermò Georg affianco a Tom mentre camminavano.

Il chitarrista sorrise –Già. Trovano sempre domande originali da farci. Non fanno altro che stupirci di continuo.- concordò.

-Passano dal chiederci di sposarle al chiedere di che colore vediamo un vestito.- commentò invece Gustav, anche lui leggermente divertito dalla situazione.

-Che era bianco e oro!- gridò Bill.

-Era blu e nero Bill, fine! Finiscila dire il contrario!- ribatté il fratello, seccato ancora da questa storia.

Il cantante fece una smorfia per tutta risposta –Per me non era così.- ribatté ancora sotto lo sguardo esasperato di Tom.

-E poi è lui che abbiamo messo alla testa del gruppo, ve ne rendete conto?- chiese Tom con una mano sulla fronte mentre arrivavano nella stanza dopo, dove gli era stato detto che avrebbero incontrato le fan dietro le quinte prima del concerto.

Georg sorrise –Sai che ci teneva molto.- affermò con tono di chi cercava di rassicurare un bambino, dicendogli di essere paziente.

-Continuo a pensare che dovevamo chiamarci ‘Tom e gli altri’. Suonava meglio.- continuò il chitarrista –E a quest’ora il video dell’orgia lo avrei girato io.- aggiunse con leggera malinconia.

Bill aggrottò la fronte e si voltò verso il gemello –Ma avevi detto che non volevi farlo!- ribatté.

-No, io avevo detto che o lo facevi tu o lo facevamo tutti!- lo corresse il ragazzo col codino –Ma dato che lì in mezzo Gustav non ci voleva stare, abbiamo lasciato perdere!- spiegò –A proposito, grazie tante Gustav.- aggiunse sarcastico.

-Scusate tante se mi sono sposato.- ribatté ironico il batterista.

-Che vuoi che dicesse a sua moglie?!- ribatté Bill –‘Scusa dolcezza, vado a girare le scene di un orgia’?!- esclamò irritato.

-‘Dolcezza’?- ripeté Georg con un sopracciglio inarcato, incredulo alle sue orecchie –Tu immagini davvero Gustav riferirsi con ‘dolcezza’ a sua moglie?- domandò perplesso.

-Non metterti in mezzo Hagen.- ribatté Tom –Bill già da solo sta entrando in paranoia prima dell’inizio dello show.-

-Come non posso entrare in paranoia?!- fece il vocalist gesticolando –Avete visto come è piccolo quel palco??-





-Okay ragazzi, ora andiamo la fuori e ci diamo dentro con il rock!-

-Per l’ultima volta Bill, noi non facciamo rock.- ribatté il bassista alzando gli occhi al cielo.

Il moro dai capelli dritti strabuzzò gli occhi cerchiati di nero –Davvero?- domandò perplesso –E allora cosa facciamo?- chiese confuso.

Gli altri stettero per rispondere ma si zittirono –Beh…- affermò Tom –Pop?- disse ma la sua sembrava più una domanda.

-Pop?- ripeté stralunato Bill.

-Pop rock?- fece invece Gustav.

-Pop rock?- ripeté ancora Bill non credendo alle sue orecchie.

-Emo pop?- domandò allora Georg scrollando le spalle.

-Che cavolo centra Emo pop??- domandò Tom voltandosi verso il bassista.

Georg alzò le mani in modo innocente –Così è scritto sulla nostra pagina di Wikipedia.- spiegò col tono di chi non centrava nulla –E per sottolinearlo ragazzi, siamo su Wikipedia!- aggiunse con un sorriso entusiasta in volto.

Sta volta fu Bill a ribattere –Cosa centra Wikipedia adesso??-

-Come c’è scritto ‘Emo pop’?? Fammi vedere!- esclamò invece contrario il chitarrista raggiungendo il computer acceso sul tavolino del camerino –E no, questo non lo accetto! Se mio fratello si veste da squinternato io non posso essere classificato come Emo! Farò causa a Wikipedia!-

-Ehi! Badatemi!- cercò di attirare l’attenzione il cantante ma inutilmente, gli altri stavano continuando.

-Non puoi fare causa a Wikipedia.- ribatté Gustav.

-Lo vedremo!-

-Beh, infondo nelle foto non è che siamo il ritratto dell’allegria, eh. Ci credo che ci danno degli Emo.- affermò invece il bassista.

Tom scosse la testa contrario -Non me ne frega un cazzo, non voglio essere classificato come un..-

Non finì la frase che la voce di Bill si udì per tutto il camerino –MI VOLETE ASCOLTARE?!- esclamò.

I tre si voltarono su di lui –Che c’è?- chiese il gemello seccato dall’interruzione.

-Ehi!- affermò il cantante sventolando una mano –Sono ancora qui!- aggiunse ovvio –Stavo urlando il nostro grido di battaglia per andare sul palco, mi volete dire o no che musica suoniamo??- domandò ancora in attesa.

Ci fu un attimo di silenzio –‘Musica pop indefinita’?- domandò Gustav alla fine.

Bill sospirò scontento –E va bene.- fece –Forza ragazzi!- esclamò poi dopo un bel respiro –Andiamo sul palco e facciamo ‘musica pop indefinita’!-

-Bill fa schifo.-

-È pessimo.-

-Fa davvero cagare.-

-E cosa devo farci io?!- si lamentò il vocalist irritato –Preferite il grido dei Power Ranger per caso??- chiese con ironia.

I tre risposero in coro –Sì.- ma la loro era ironia. Però si zittirono un attimo e si guardarono tra loro, facendo spallucce a vicenda, come che in fondo poteva andare.

-E va bene.- fece Bill avvicinandosi –Tutti qui, forza.- affermò e si accerchiarono tutti insieme unendo le mani in avanti  –Power Ranger Power: Activated!- gridarono in coro alzandole al cielo.

Uno della sicurezza urlò alla porta –Tutti sul palco, subito!-

-Oh!- esclamò Bill euforico –Andiamo!- e si precipitò fuori dalla porta seguito dagli altri.

Tom si voltò mentre usciva verso Georg e fece una espressione di totale panico –Sono nervoso!- affermò disperato e per tutta risposta l’amico rise.





-Gustav.- chiamò l’amico, Georg –La tua fascia.- disse porgendogli l’oggetto in questione.

-Ah, grazie.- rispose il biondo per poi mettersela.

-Qualcuno ha visto la mia corona?!- urlò Bill ad un tratto facendo voltare tutti e tre verso di lui dentro il camerino –Dove cazzo è la mia corona?!- urlò ancora il vocalist.

-Bill…- fece il fratello con voce tranquilla –Ce l’hai in testa.- gli disse indicandogliela.

Il cantante rimase un attimo interdetto e portò in automatico le mani sulla sua testa, dove toccò la corona e sul suo volto comparve un sorriso imbarazzato –Oh, era qui.- affermò –Scusate, sono nervoso.- si giustificò.

-Lo siamo tutti.- fece Georg mentre si rigirava tra le mani il fazzoletto che avrebbe dovuto mettersi intorno alla bocca di lì a qualche minuto.

-Già, tutti.- concordò il chitarrista bevendo un sorso dalla sua bottiglia di birra.

Bill lo guardò corrucciando le sopracciglia –Perché stai bevendo birra?- domandò con nota di rimprovero.

Tom si staccò dalla bottiglia –Mi rilassa.- affermò inumidendosi le labbra.

Georg stava osservando il suo fazzoletto quando disse –Solo io ho sentito i fan urlare ‘Pumba’ sotto al palco prima che entrassimo qui dentro?- domandò perplesso.

Il chitarrista che stava bevendo ancora annuì fortemente col rischio di strozzarsi –Sì, lo stavano chiamando a gran voce.- affermò Gustav.

Bill portò le mani congiunte davanti alla bocca, sorridendo radioso –Sono così fiero del mio amore, è diventato una star!!- affermò tutto contento –Ormai è l’idolo delle folle!-

-Una diva coi fiocchi.- affermò il gemello -Tale padrone…- iniziò col dire.

-Tale cane.- concluse il bassista e Tom annuì come segno che aveva capito bene –Povero cane.- aggiunse allora Georg.

-Ehi!- affermò seccato Bill –Vi voglio ricordare che sono qui.- affermò mentre si sistemava danti lo specchio l’enorme mantello dorato.

-Come potremmo?- chiese il gemello a bassa voce, più riferito a se stesso.

Un uomo della security entrò dentro il camerino –Cinque minuti all’ingresso sul palco, iniziamo a mandare il video.- affermò per poi uscire.

I quattro immediatamente iniziarono a finire di prepararsi. Gustav si diede una veloce pulita agli occhiali mente Tom e Georg indossavano i fazzoletti sul viso per poi coprirsi gli occhi con quelli da sole. Bill si diede un ultima occhiata allo specchio ed indossò gli occhiali da sole, si osservò ancora per un attimo.

“Ci siamo.” Si disse il vocalist voltandosi finalmente e osservando i tre amici già in posizione con le mani tese che aspettavano solo lui.

Sorrise a quella scena. Ne avevano fatta di strada da allora.

Allungò la mano e insieme dissero –Power Ranger Power: Activated!- gridarono alzando le mani in cielo.

-Andiamo!- esclamò Bill facendosi largo fino alla porta.

-Sono nervoso!- esclamò ad un tratto con un espressione disperata Tom.

Georg sorrise appena, anche lui in ansia –La birra non è contata?-

-Col cazzo.-





-Siamo pronti??- urlò l’uomo seduto su una sedia nel bel mezzo del deserto accanto ad una telecamera.

I ragazzi all’interno delle automobili fecero segno di sì.

-Perfetto.- affermò il regista –Iniziate!- urlò ancora.

Le macchine vennero accese e Bill strinse forte il volante della sua euforico, sapendo che era lui che doveva iniziare a guidare in testa agli altri. Tutti e quattro indossavano sia la cuffia e il microfono nascosti per ricevere le direttive dal regista per il video che stavano girando quindi il cantante seppe che i suoi amici lo stessero ascoltando.

-Partiamo!- affermò euforico ed ingranò la marcia dando tutto il gas di scatto.

Contro ogni aspettativa però, la macchina partì a razzo, sì, ma indietro. Fu un miracolo che Bill riuscì a inchiodare di colpo prima di finire sopra la macchina del fratello dietro di lui, il quale si era cagato addosso dalla paura.

-Bill, ma che cazzo fai?!- urlò il gemello nel suo orecchio attraverso il microfono.

Il vocalist però era ancora scioccato da quello appena successo, teneva gli occhi sgranati, il cuore a mille e sentiva in sottofondo solo le grandi risate che si stava facendo Georg nella sua vettura.

-O. Merda.- fece Bill scioccato.

Quando furono ripresi riuscirono a partire e il giro in macchina divenne piuttosto una sorta di gara su chi faceva prima, per come si sorpassarono a vicenda l’un l’altro.

-Fai cagare alla guida, Bill!- esclamò in testa a tutti Tom.

Bill sorpassò l’auto del gemello, guardando dritto davanti a sé con aria superiore ed alzando semplicemente il dito medio della mano sinistra –Fatti fottere dalla sabbia.- affermò sgommando avanti.

La parte più esilarante della giornata però i ragazzi se la ricordavano bene. A parte il sole cuocente sulle loro teste, il caldo infernale e il vento che tirava, le loro cavolate fatte sotto la grande tenda in cui si erano messi pure a ballare, c’era una scena che non si sarebbero mai scordati.

Quella di Bill che cantava con la sabbia che gli veniva lanciata addosso e che per questo si doveva fermare ogni tre secondi a sputare a terra schifato o a imprecare verso il regista che continuava a fargli girare la scena.

-Stop!- affermò ad un tratto il regista –Perfetta!- affermò –Facciamone un'altra per sicurezza!- aggiunse e Bill si lasciò andare in bestemmie molto colorite mentre gli altri componenti del gruppo rotolavano a terra dal ridere.

-Ci teneva a fare lui la parte principale.- commentò Gustav osservando lo sventurato compagno.

Tom, piegato in due dal ridere, si voltò verso Erik che filmava con la telecamera –Poi fammi una copia di quel video, ti prego. Devo assolutamente rivedere questa scena.- supplicò tra una risata e l’altra.

-Contaci.- rispose il cameraman ridendo pure lui.

Così tante risate quel giorno. Credevano che nulla potesse mai cambiare, che tutto sarebbe durato.

Rimasto così, intatto.





Camminarono verso il palco. Passi lenti, costanti. Ognuno sapeva dove andare, dove mettersi, dove posizionarsi e cosa dovesse esattamente fare.

Le urla assordavano le orecchie mentre si dirigevano ai propri posti e il video continuava a proiettare le immagini. Bill sorrise appena a quel pensiero. Chissà cosa avevano pensato i fan nel ritrovarsi un’altra novità. Sperava che i gusti sarebbero stati apprezzati da tutti, lui in particolar modo adorava quella novità.

Si posizionò e aspettò immobile. Le urla salirono, si intensificavano sempre di più. Non si muoveva nessuno, dovevano rimanere immobili, fermi. Le loro cuffie li insonorizzarono, ma questo peggiorò il nervosismo, l’attesa divenne infinita, l’ansia si intensificò.

“Quindi eccoci qui.” Pensò Bill cercando di rimanere concentrato “Dopo tanto tempo.”. Lui ci provava ma quelle urla poteva ancora sentirle, lontane ma c’erano, quell’agitazione poi non spariva. La tensione era palpabile.

Un turbinio di emozioni invadeva ognuno, mandandoli lentamente nel panico. Nessuno osava muoversi, anche per il sol fatto di aver paura a farlo.

 “Mi devo grattare, cazzo!” pensò seccato il vocalist passando furtivamente la mano destra sulla coscia e grattandola un attimo per poi tornare immobile e retto, sperando che nessuno se ne fosse accorto.

La tensione era alta. Gli erano mancate tutte quelle emozioni.

Emozioni che aveva deciso di allontanare quella volta, tanti anni prima.





-Non mi interessa un cazzo se erano più di cinquanta! Voglio che le guardie facciano il loro cazzo di lavoro dato che le pago e che le fan se ne stiano alla larga dalla mia proprietà!- urlò furioso al telefono Tom. Amareggiato, distrutto, privato da qualsiasi cosa, neppure lui sapeva come si sentiva.

Aggrottò la fronte –Non me ne frega un cazzo David!- urlò ancora –Voglio solo che se ne stiano alla larga da casa mia!- affermò e riattaccò in faccia al manager, arrabbiato.

Aveva il fiatone e si guardò attorno, notando ancora il leggero caos che regnava in casa da quando le fan erano riuscite a varcare quella porta.

La porta che li separava dall’essere loro stessi dagli idoli che tutti acclamavano.

Strinse il telefono tra le dita e si voltò, avvicinandosi al divano su cui stava il gemello, piegato su se stesso con le braccia sulle ginocchia e il viso tra le mani.

-Bill…- provò a chiamare ma il moro dai capelli corti non si mosse –Ehi, Bill…- provò ancora col fare più dolce. Stette per allungare una mano e richiamarlo quando finalmente il fratello parlò.

-Andiamocene.-

Il sussurro fu così lieve che per un attimo Tom credé di aver capito male –Cosa?- domandò confuso.

-Andiamocene.- ripeté il ragazzo, con ancora le mani sul viso.

Tom lo guardò un attimo senza dir nulla –E dove?- domandò poi.

Bill alzò di scatto lo sguardo e il gemello si irrigidì quando vide quegli occhi rossi, stravolti e con la matita nera che colava che lo fissavano con disperazione –Non lo so.- affermò guardandolo in viso senza esitare –Non me ne importa nulla. Ma lontano da qui.- aggiunse.

Il chitarrista guardò nei occhi il gemello per qualche minuto, in silenzio, senza dire niente. Non c’era bisogno di dire parole in quel momento, entrambi riuscivano a capirsi perfettamente. Era una di quelle volte in cui gli bastava guardarsi per rendersi conto di tutto.

Via di lì. Lontano da tutto e da tutti. Se fossero rimasti insieme tutto il resto non avrebbe avuto importanza.

Ed era quello che avrebbero fatto.

-Vai a fare le valige, io vado a fare qualche telefonata.-





Georg passò le dita sopra la superficie del basso, lentamente, come se improvvisamente fosse diventato parte di sé.

Tom sfiorò le corde della chitarra, fremendo di eccitazione nel volerle toccare e lasciarsi condurre dalla musica.

Gustav si passò tra le mani le bacchette, il piede aveva già iniziato a battere, il suo sguardo era fisso su tutto il palco.

Bill sentì la gola secca, la musica aveva iniziato a passare per le cuffie. Il momento era giunto.

“Siamo tornati.”

Il video cessò, la sala in mezzo alle urla sembrò improvvisamente tacere quando le prime parole risuonarono nell’aria.

Centinaia di grida si levarono in quell’esatto istante e poco dopo si unificarono, prendendo una strada e intonando a gran voce quelle parole che il vocalist sembrava sussurrare appena.

La musica lieve, coincisa, ritmata e pian piano plasmata da semplici note.

Come sarebbe andata a finire? Ce l’avrebbero fatta? Tutto sarebbe andato bene?

Non lo sapevano. A dirla tutta non ne avevano la più pallida idea.

Ma erano insieme, no? Qualsiasi cosa sarebbe successo. Tutto il resto non importava.

Georg lanciò un occhiata a Tom, il quale sorrise in direzione di Gustav. Quest’ultimo con le bacchette in mano, pronto a battere. Il silenzio si creò per una frazione di secondo.

La voce di Bill risuonò alta in tutto l’edificio e il velo che li copriva cadde.

Poi per il resto, fu il caos totale.





Bill guardò perplesso il foglio, titubante, poi schioccò la lingua, imbronciando appena le labbra –Non ne sono sicuro.- affermò pensieroso.

-Di cosa non sei sicuro?- domandò Georg guardando perplesso l’amico. Si trovavano nella casa a Los Angeles, nel soggiorno, tutta la band unita, e stavano decidendo su cosa fare.

Posò il pezzo di carta sul tavolino –Di tutto.- affermò sicuro il vocalist.

Tom alzò gli occhi al cielo –Come di tutto??- domandò non credendo alle proprie orecchie. Erano lì da… quanto, due ore?

-Hai scelto personalmente tu tutto, praticamente.- disse Gustav all’amico –Lo sai questo vero?- domandò.

Il biondo strinse le labbra bucate da due piercing e si strinse se spalle –Lo so ma… c’è qualcosa che non mi… convince, non saprei.-

-Bill, di che si tratta?- domandò il fratello sporgendosi in avanti sulle proprie ginocchia –Abbiamo scelto le canzoni da pubblicare tra cinquanta pezzi, tu stesso hai detto che queste andavano assolutamente pubblicate al più presto. Abbiamo scelto il brano di lancio dell’album, le canzoni da caricare in rete, il titolo dell’album, la copertina… Bill, la tua faccia è sulla copertina, che altro c’è ora??- domandò.

Il più giovane si guardò ad un tratto le mani, trovandole ancora strane non vederle placcate di smalto nero curato –Non lo so…- affermò all’inizio –Solo che… e se non dovesse andar bene?- domandò alzando lo sguardo sul fratello –Se non piacessimo? O peggio, se non ci capissero?- chiese ancora –Ho paura di questo.-

Nella stanza cadde il silenzio e Tom si passò una mano sulla barba mentre Georg osservava pensieroso il tavolino. Nessuno osava dire nulla. E come non dargli ragione? Sapevano tutti che l’eventualità c’era ma nessuno di loro si era ancora preparato ad affrontarla.

-C’è questa probabilità infatti.- affermò ad un tratto Gustav e i tre si voltarono su di lui –Ma non mi sembra il caso di farcene un problema ora. Non siamo mai stati i tipi di che davano peso a roba simile. O sbaglio?- domandò continuando il suo discorso.

Sul volto di Tom comparve un sorriso e si raddrizzò seduto –Giusto.- rispose.

-Infatti…- decise di continuare Georg rivolto a Bill –Non c’è mai importato nulla degli altri, noi abbiamo sempre fatto la nostra musica.- affermò lui tranquillo –Fanculo a quelli che ci hanno dato addosso. Alla fine abbiamo avuto successo per questo.-

-Vero.- decise di dare manforte il chitarrista voltandosi sul gemello –E se ci pensi tu eri quello più convinto della cosa. Mi pare di ricordare che fossi tu quello che girava convinto con chili di trucco e i capelli dritti fregandotene del parere altrui...-

Sul volto di Bill comparve un sorriso a quelle parole, come tutti del resto.

Poi Tom fece una faccia perplessa –O era Gustav?- disse con finta perplessità indicando l’amico con gli occhiali.

Tutti risero a quelle parole e Bill ammise che in fondo con c’era bisogno di farsi tutti quegli patemi che si stava facendo lui.

-Avete ragione.- affermò Bill già più positivo –Siamo tutti soddisfatti di questo album no?- domandò.

-Sì.-

-Perfettamente.-

-Ovvio.-

-Lo rifarei anche una seconda volta se potessi.- affermò ancora il biondo unendo le mani davanti alla bocca –Quindi… pubblichiamo questo album! Kings of Suburbia sarà il top del nostra carriera!- affermò sicuro.

Tom ci rifletté un attimo su –Il più grande album che abbiano mai fatto i ragazzi… potremmo scriverlo da qualche parte…- propose.

-Perché no?- fece Georg.

-Perfetto!- affermò Bill alzandosi in piedi –Però per un video voglio assolutamente interpretare un tossico dipendente!- esclamò euforico.

I tre lo guardarono perplessi –Non so cosa centri…- disse il gemello guardandolo e alzando le spalle –Ma se mi fa andare a letto, considerala cosa fatta!-





Battevano forte sui tamburi, e per un attimo Tom gli sembrò di essere entrato nella banda del paese. Alzò lo sguardo e vide Georg concentrato nel andare coordinatamente con lui senza errori.

Sorrise il chitarrista e si apprestò a fare una espressione da ebete in direzione dell'amico che non appena lo vide rise, rischiando di perdere la concentrazione e quindi mandò a quel paese Tom, sotto l'espressione divertita di quest'ultimo.

Bill entrò sul palco con un vestito diverso, sta volta più sobrio in un certo senso, e sparse la sua voce melodica e fantastica mentre i fan urlavano a squarciagola.

Cosa ci poteva essere di più bello di questo?

Gustav che si scatenava sulla batteria in fondo al palco dove aveva la vista di tutto, che veniva raggiunto da Georg che si metteva a suonare a suo fianco e in sua direzione come erano soliti a fare nei concerti.

Il cantante che si voltava durante la canzone in direzione del gemello, per accertarsi che fosse li e per condividere con lui per magnifico momento anche solo per un attimo. Tom alzava il viso e incrociava gli occhi di Bill ed eccolo il momento. Il momento in cui il gemello gli sorrideva mentre gli dedicava qualche frase della canzone come se volesse dirgli:

"Lo vedi tutto questo? È bellissimo." e Tom gli sorrideva di rimando come per confermargli di aver capito.

Le fan che urlavano con tutto il cuore sopra ogni nota, che saltavano a ritmo di musica scatenandosi alla pazza gioia, sudando e divertendosi proprio come il vocalist sperava.

Quelle fan che li avevano accompagnati dall'inizio alla fine e che avevano fatto tanto per loro, supportandoli.

Un esperienza unica e irripetibile che avrebbero conservato per sempre dentro di loro.





Il ragazzo tenne ben ferma la telecamera -Pronti?- domandò alla band seduta sui divanetti.

Loro annuirono e il cameraman alzò la mano per fare il conto alla rovescia -Al mio tre.- disse iniziando a contare -Uno. Due. Tre!-

I quattro ragazzi parlarono all'unisono -Hi! We are Tokio Hotel...- per poi continuare solo Bill -...e questa è TokioHotelTv...- il cui iniziò a parlare come solo lui poteva fare dando vita a uno dei suoi soliti monologhi sotto lo sguardo divertito del gemello e del cameraman, e quello perplesso di Georg e Gustav.

Nessuno di loro seppe dire per certo come nacque quell'idea, forse fu semplice ispirazione. Ma semplicemente la trovarono fantastica fin da subito.





Cantava alcune parole lui, per poi tendere il microfono verso le fan sul palco per far continuare loro. Si divertiva un sacco a vedere le loro espressioni mentre lo osservavano rapire. Gli venne naturale poi a Bill scendere dalla sua postazione per poi mettersi a braccetto e cantare con loro, sempre col rischio che una di queste svenisse da un momento all'altro sul palco. Era felice di aver accettato di farlo, stare sul palco con delle fan dava un esperienza più diretta e collegata col pubblico a parer suo.

Si dispiacque un po' nel doverle fare segno di dove dovevano uscire per poi correre dietro il palco a cambiare di nuovo costume, naturalmente lasciando tutto in mano ai suoi amici.

Tom infatti fece l'occhiolino a Gustav, un suo modo per dirgli "ci penso io" e fare riposare l'amico mentre lui si dava alla pazza gioia con un assolo di chitarra. Impiegò anima e corpo in quelle note, andando così veloce che per un momento non seppe più che note stesse facendo, piuttosto concentrato a tirare di scatto la testa su per togliere il ciuffo di capelli da davanti agli occhi.

Poco dopo si unì a lui Georg, non lasciando tutta la gloria all'amico, mentre Bill entrava in scena sotto le grida del pubblico.

L'esibizione fu fenomenale tra saluti al pubblico, dita medie, urla in grado di abbattere le barriere del suono e sudore. Tanto sudore.

Ci fu un certo punto in cui Georg arrivò davanti a Tom a suonare e ripeté più volte una caduta a terra andando a ritmo di musica, abbassandosi e rialzandosi varie volte, con una faccia che per il chitarrista fu impossibile non ridere.

E mentre la musica andava e Durch Den Monsun raggiungeva il volume più alto della serata, Bill pensò che non ci doveva essere niente di più bello di tutto quello.

-HEY!- gridò col pubblico per poi dargli le spalle e osservare i suoi amici.

Non appena si voltò e li vide suonare, gli sembrò di rivederli, di essere tornato indietro nel tempo.

Lui che si voltava e che si trovava davanti ai suoi compagni in un piccolo garage, con tre semplici strumenti e un microfono, vestiti fatti in casa grazie all'aiuto della mamma, canzoni cantate a squarcia gola stonando e create col solo intento di farli divertire. Quattro piccoli ragazzi con enormi sogni.

Ma ora che li vedeva, ai suoi occhi quei ragazzi davanti a lui erano giovani uomini che realizzavano il proprio sogno.

Sorrise alzando in alto la mano -HEY!- urlò ancora e si rivoltò verso il pubblico.

Tutte quelle emozioni se le sarebbe portate nel cuore per sempre. Quello che sentiva lì in quel momento era imparagonabile a tutto il resto.

Perché lì sentiva tutto.

Quel giorno lui sentì tutto.

La batteria smise il suo botto e le corde cessarono di vibrare mentre la voce di Bill si sparse nel vuoto con un ultimo urlo.

"È bello essere tornati."
 



 
   
 
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