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Autore: Stefactioner    24/03/2015    1 recensioni
Iniziai a provare rabbia nei suoi confronti ed iniziai a fare battutine davanti a lui. Cercai di odiarlo per dimenticarlo, ma facendo così, lo pensavo ancora di più.
Prima di incontrarlo, ero riuscita a costruirmi delle mura che mi riparavano, ma lui le ruppe e distrusse anche me.
In quel mese che ci sentimmo, iniziai a credere in un qualcosa che non era neanche iniziato e mai ebbe inizio. E quando sentivo che non sarebbe finita bene, avevo ragione, ma poi mi si questo presentimento in un angolo della mia mente.
Vissi solo una grande illusione.
Genere: Drammatico, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ILLUSION


Quando lo incontrai ero solo una ragazzina. Ricordo ancora quel 6 ottobre 2014. Il sole brillava e scottava, tanto da farla sembrare una giornata estiva.
Avevo quindici anni e lui venti; ero davvero una ragazzina, ma lui lo era molto di piu'.
Tutto ebbe un inizio banale. Ma la cosa che mi colpì di piu' fu che lui arrivò quando io non mi aspettavo di interessare a nessun ragazzo sulla faccia di questo dannato Pianeta.
Luigi, questo è il suo nome, voleva conoscere una ragazza e quindi chiese aiuto alla cugina. 
Anna Pia, il nome della cugina, gli mandò alcune foto delle compagne di classe, ma nessuna gli piacque. Quel giorno, eravamo insieme e mi sentii obbligata a dirle di mandargli una mia foto. Ma lo dissi così, ero sicurissima che lui non si sarebbe mai potuto interessare ad una ragazza come me. Tutte le mie amiche mi hanno sempre detto che non sono brutta, ma io rimango dell'idea di non essere mai abbastanza. 

Stranemente, da parte sua, ebbi la reazione opposta: gli piacqui. Sinceramente prima di sapere se lui fosse interessato a me, non mi feci problemi, pensavo: "Se non gli piaccio, non mi interessa. Sono abituata ad essere sostituita."
C'è una cosa che ancora devo ammettere: lui mi piaceva ancora prima di sentirci. Cioè quando facemmo conoscenza ero al secondo anno di Liceo Scientifico e lui al quinto di Industriale (venne bocciato due volte). Ed il primo anno che lo vidi subito fui attratta  da lui, ma poi con il tempo quella sorta di cotta mi passò. I paesi in cui vivevamo erano vicini,  ma la prima volta che lo vidi fu quando iniziai ad andare alle superiori.
Iniziammo a sentirci ed io in quel periodo avevo stampato un sorriso sulle labbra, un sorriso d'abete. Dal primo istante, però, ho avuto la sensazione che tutto ciò non sarebbe finito bene. Ma quando iniziò a sedersi vicino a me, quest'idea scomparì man mano dalla mia mente.
Quando eravamo seduti vicini e, accidentalmente, mi  sforava, non sentivo quella scarica elettrica che sarebbe dovuta accadere. Non sentivo neanche quella sensazione di voler iniziare a parlare con lui e non finire mai. Nulla, non percepivo nulla, volevo stare solo in silenzio, così come faceva lui. Nei messaggi avevamo sempre conversazioni banali, con le solite domande: "Come stai?" e"Che fai?". Io non presi mai un discorso, perchè sapevo che Luigi, non l'avrebbe mandato avanti avanti per molto. Devo ammettere che è una persona di poche parole, ma solo quando vuole lui. 
Quando per la prima volta ricevetti un cuore da parte sua, mi sentivo quasi svenire. Ma stranamente non lo ricambiai, non mi sentivo pronta ed ero certa che stava accellerando i tempi, anche un po' troppo. Non ricambiai il suo gesto e dal suo cambiamento improvviso d'umore, capii che se la prese. Anche se, era  anche un tipo abbastanza lunatico. Il fatto che stava accellerando si sarebbe potuto dedurre anche quando dopo cinque giorni (sabato) che avevamo iniziato a sentirci, mi chiese se la sera sarei uscita. Ovviamente io non sono una persona che ama uscire ogni sabato sera e quindi gli dissi di "no". Mi sembrava anche un po' presto avere un'uscita, almeno per me. Se me l'avesse riproposto più in là, avrei accettato senza esitare. Ma quella seconda volta non arrivò. Immagine che sia un tipo che non ritenta una seconda volta. Molti punti della sua personilà non mi piacevano e non mi piacciono tuttora: è un tipo orgoglioso, egoista e puttaniere (come ogni ragazzo di oggi). 
I giorni passavano e ci sentivamo di meno,  alcune giorni neanche mi rispondeva ai messaggi che gli mandavo.
Per lui ero finita sotto la guida di una "mezza psicologa", mi piaceva chiamarla così. Anche perchè era una mia cara amica che studiava psicologia e quindi non era una psicologa a tutti gli effetti, ma ne capiva più di me. Lei mi dava consigli, ma io non li ascoltavo, facevo sempre di testa mia. Però mi faceva bene parlare con lei.
Venni a scoprire che era stato con una mia carissima amica, la quale venne lasciata da lui dopo un mese. 
Ogni giorno che passava, diventavamo sempre più estranei. Ormai avevamo smesso di sentirci , ma il fatto che si sedeva ancora vicino a me, mi consolava.
In quel periodo, il mio umore non era dei migliori. Quasi ogni sera piangevo e poi perchè? Per un coglione, che non si prendeva la briga di cercare la ragazza con cui si "frequentava". Io l'avevo cercato tante volte ed alla fine smisi.
Una mattina entrò nel pullman e mi disse che si sarebbe messo vicino alla cugina perchè doveva dirle una cosa. Il tono con cui me lo disse, non mi convinse molto, mi sembrava insicuro. All'inizio non mi interessò, ma poi quando notai che non le disse nulla iniziai a stare male. Erano seduta al posto seguente il mio e vidi tutti i suoi movimenti. 
 
La giornata a scuola la passai a deprimermi ed a chiedermi su dove avessi sbagliato tanto da portarlo a non sedersi vicino a me. Ma non trovai nessun aspetto negativo.
Aspettai con ansia che il giorno dop arrivasse così avrei potuto scoprire se si fosse sedutodi nuovo vicino ad Anna Pia o vicino a me. Ma quella mattina non venne e rimasi con il dubbio. 
Il mattino seguente, venne, anche se riuscì a prendere il pullman per un pelo, dato che fece ritardo. Per miracolo si mise vicino a me, ma fu come se non volesse.
Alcuni giorni da quella mattina che non si sedette vicino a me, venni a scopri dalla cugina stessa che la sera prima Luigi le disse che non voleva mettersi vicino a me e che si sarebbe seduto vicino a lei. Questa notizia peggiorò ancora di più il mio stato d'animo. Ma dovevo superare la cosa: decisi che lui non si sarebbe più messo vicino a me e così accadde. La mattina seguente, Anna Pia si sedette dove lui era solito mettersi, ovvero vicino a me. Lui dopo un po' venne, con l'intento di sedersi, ma quando vide che il posto era occupato, fece retro marci e lì finì tutto, anche se ciò ero accaduto quando smettemmo di sentirci. Questo accadde anche la mattina dopo, rifece la prova a sedersi vicino a me, ma il sedile era già occupato.
Però lui ogni mattina, si sedeva sempre dietro di me oppure davanti e questo non mi tornava. Continuava a guardarmi, anzi una mia amica mi disse che dopo che smettemmo di sederci vicini, lui mi fissava e tipo si accigliava come se in quel momento stesse pensando. 
Dopo neanche una settimana, ebbe il coraggio di dirmi: "Buongiorno". Non appena sentii la sua voce salutarmi, non potevo crederci e non sapevo neanche se rispondergli o meno. Ma ricordai dell'educazione che i miei genitori mi insegnarono e così gli risposi, anche se con un tono freddo.  Lui continuò con il dirmi "Buongiorno" tanto da sembrare che si era bloccato il disco ed in ogni risposta il mio tono di voce era sempre più acido ed alto. Fin quando non arrivò la cugina per sedersi vicino a me e Luigi le disse: "Non mi saluta più" e la cugina lo spiazzò rispondendogli: "In realtà ti ha risposto tutte le quattro volte che gliel'hai ripetuto": Anche il tono non della cugina non fu dei più dolci in circolazione. 
Dentro di me, stavo ballando la conga per la risposta datagli dalla cugina, perchè non mi aspettavo che l'avrebbe trattato in quel modo.
Lui si ammutolì e da quella mattina non mi salutò più.
Stefania 1- Luigi 0
Forse per tre mesi, se non più, sentii quel vuoto che si sente nello stomaco ogni volta che si "perde" la persona a cui si tiene. Perchè non è facile se la vedi ogni mattina e mi resi conto che:tutti quei consigli delle mie amiche ed anche della cugina, avrei dovuto ascoltarli e sicuramente sarei stata male almeno la metà. La maggior parte dei consigli erano di lasciarlo stare, perchè meritavo di più. Soprattutto i consigli della mia compagna di banco, quasi una sorella per me, mi facevano ridere. Mi diceva: "Guardalo, non è chissà quanto bello. Lui si crede un dio greco, dato che si è permesso di trattarti da merda. Ma tu sei bellissima ed hai un bellissimo carattere. Lui non è nulla, rispetto a te". Lei iniziò a detestarlo quando lui iniziò a comportarsi da coglione. Pensava anche che è brutto, ma per me è l'esatto contrario.
Ogni giorno, ogni fottuto giorno, mi chiedevo dove avevo sbagliato. Forse fui troppo distaccata da lui. Forse mi lasciò stare perchè non gli diedi il bacio sulla guancia quando lui stesso me lo chiese oppure perchè non uscii con lui. Ma io non avrei potuto fare come lui desideva o avrei fatto la parte della serva o del cagnolino che va dietro al padrone. Anche se il cagnolino l'avevo fatto ogni volta che lo cercavo quando lui se ne fotteva di me.
Il mio punto interrogativo era fermo davanti la frase: Perchè ha smesso di avere contatti con me quando non mi ha conosciuta neanche per metà di ciò che sono davvero? Forse la risposta a tutto ciò era: per lui era solo un gioco, uno stupidissimo gioco. 
Iniziai a provare rabbia nei suoi confronti ed iniziai a fare battutine davanti a lui. Cercai di odiarlo per dimenticarlo, ma facendo così,  lo pensavo ancora di più.
Prima di incontrarlo, ero riuscita a costruirmi delle mura che mi riparavano, ma lui le ruppe e distrusse anche me.
In quel mese che ci sentimmo, iniziai a credere in un qualcosa che non era neanche iniziato e mai ebbe inizio. E
 quando sentivo che non sarebbe finita bene, avevo ragione, ma poi mi si questo presentimento in un angolo della mia mente.
Vissi solo una grande illusione.


Ragazze, sono ritornata!
Questa non è una FanFiction.
E' la mia avventura, se così la vogliamo chiamare, con un ragazzo disagiato o meglio coglione disagiato. Ormai sono abituata a chiamarlo così.
Ho sentito il bisogno di scrivere tutto questo, anche se non so la necessità 
   
 
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