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Autore: They are almost Canon    25/03/2015    5 recensioni
buongiorno lettori :)
con questa ff/songfic vi svelo la coppia che più amo : Milo & Camus.
si sa, google immagine e yt assieme sono pericolosi.... e così mentre scorrevano le canzoni, capita "una lunga sera" di Gigi D'Alessio, e su google immagini ti capitano immagini della tua amata coppia.... scatta l'idea...
qui prima che saint sono 2 ventenni, col loro amore, che sicuramente attraverserà dei momenti no....
eccone uno, ispirato da una canzone......
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Aries Mu, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'Questi Siamo Noi, Athena no Saints'
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Uno Strano Martedì

 

Quel martedì al tempio c'era un atmosfera strana, Shaka dalla 6 casa, quella di Virgo sentiva una strana tensione nell'aria.

Ma non avvertiva nessun Cosmo ostile in giro, solo quelli dei suoi amici.

I suo compagni guerrieri presidiavano come sempre le altre case dello zodiaco.

Il gran sacerdote e la Dea amministravano il tempio, garantendo che quella tranquillità persistesse...

Ma no... quella maledetta sera qualcosa era diverso... due cosmi non erano sereni come sempre, lui l'aveva capito... ed era in ansia.

 

Poco più su, sul piazzale dell'8 casa Milo aspettava che il suo Camus scendesse dall'11 casa, aspettava le LORO 18,30 , l'ora in cui finalmente, dopo una giornata separati si sarebbero rivisti.

Aspettava e sperava, sperava che il suo fidanzato non fosse troppo nervoso, perchè quella mattina in allenamento aveva nuovamente sbucherellato Hyoga con la cuspide scarlatta, giungendo a un paio di colpi da Antares, e Camus l'aveva dovuto fermare con le sue divine acque.

Non s'erano parlati più da quel momento, una strana tensione attraversava i loro due cosmi, e di questo Shaka se ne era reso conto.

Arrivò Camus, puntuale, ma il suo cosmo di ghiaccio era più freddo del solito.

Manco salutò l'amato.

<< Dovevi proprio massacrare Hyoga in quel modo??? >> urlò Camus aferrando Milo per la gola

<< tu sempre a difenderlo, e sempre con lui >> puntualizzò polemico Milo

<< non penserai mica... >> no, Camus sperava proprio che non fosse così ma Milo gli urlò << si lo penso, caro il mio traditore... >> ferendo nell'orgoglio il suo Camus che, tra le lacrime, chiese << ma cosa vai a pensare???? >> ; << sei uno stronzo, con me tutto pucci-pucci, poi come mi giro.... >> replico Milo, sempre più adirato << cosa????? dopo tutti questi anni pensi una cosa del genere??? >> Camus era sempre più esasperato.... come poteva, come poteva l'uomo che amava ritenerlo un vile traditore???

La lite continuò per tanto, Milo era troppo orgoglioso e troppo geloso per dare ascolto a Camus, quest'ultimo, di suo c'aveva l'orgoglio alle stelle, e il cuore in frantumi.

Come poteva Milo, il SUO Milo anche solo penbsare una cosa simile??? A Hyoga voleva bene si, ma come si vuole bene a un fratellino e Milo...... Milo colui che amava più della sua stessa vita aveva osato pensare al tradimento.

Volarono insulti, parole pesantissime, i loro cosmi bruciavano quanto in battaglia.... e la cosa attirò INEVITABILMENTE l'attenzione di Shaka e Mur, i 2 che più di tutti sapevano cogliere il minimo cambiamento.

La tensione nel piazzale antistante l'8 casa si tagliava col coltello, ormai era chiaro ai due amici accorsi lì che era meglio prepararsi, prepararsi al peggio.

Infatti.... Mur e Shaka non ebbvero manco il tempo di arrivare che...

Milo << Camus, lo sai il dolore ha un colore..... CUSPIDE SCARLATTAAAAA >>

e intanto contava, un pò mentalmente, un pò ad alta voce 1, 2, << TRE >> 4, 5, 6, 7, 8, 9, << DIECI >> , 11, 12 << TREDICI >>

a quel punto

Camus << FERMATI >>

Milo << NO!!! QUATTORDICI >>

Simultaneamente....
Milo , in un mare di lacrime << Muori stronzo!!! CUSPIDE ANTARESSSSS >>
Camus, i cui occhi ormai erano nascosti da un misto di lacrime e sangue << PER IL SACRO ACQUARIOOOO >>

a quel punto l'onda d'urto dei 2 colpi creò una fase di stallo

Mur << diamine, Shaka, è una guerra dei mille giorni.... >>

Shaka << l'unica soluzione è bloccarli ABBANDONO DELL'ORIENTEEEEEEEEEEEE >>

i tre cavalieri caddero a terra stremati , ma almeno quell'insulsa battaglia era terminata.

Camus sanguinava copiosamente, ormai era quasi dissanguato, ma Milo, che poteva ancora salvarlo, se avesse voluto, era privo di sensi, così come Shaka.

Mur capì, i suoi poteri, quelli che aveva usato mesi prima per salvare Shiryu in Jamir, quelli erano l'unica cosa che avrebbe salvato i suoi amici... e agì.

In pochi secondi salvò tutti.

Ma un'altra tragedia aleggiava al tempio... un amore era forse al capolinea???

 

UNA LUNGA SERA

 

Camus << cioè.. Antares... come hai potuto?? >>

Milo << sta zito stronzo... tu mi hai scagliato contro il tuo colpo sacro >>

Camus << potevi fermarti, se mi ami >>

Milo << vai, vattene da Hyoga, e non farti più vedere... Traditore >>

Camus << vattene tu, stronzo!!! TI DETESTO>>

 

Quelle parole ferirono Milo più di ogni altra cosa, più di ogni insulto, più di ogni altra cosa....

 

Non rientrò nell'8 casa, troppi ricordi... ripose la sua armatura nella sua scatola, e se ne andò, andò a Rodorio, alla locanda "lord Albafica" chiamata così in onore del cavaliere dei pesci che 200 anni prima s'era sacrificato per salvare il paese la cui statua dominava il piazzale.

 

Camus invece salì verso l'11 casa, la sua e si buttò nel letto che spesso lo aveva visto felice con Milo, accese l'ipad, un messaggio di Milo, col link di una canzone. Premette play.

 

E mentre ascoltava pensava.

 

Si addormentò tra le lacrime e sognò, sogno se stesso nel videoclip del brano

 

E' una lunga sera
c'è una calma strana,
pure la città non fa rumore
e non vedo gente camminare,

 

Notte , notte inoltrata, Camus vaga per il tempio, in cerca di qualcosa o di qualcuno, ma è solo.

Solo con le sue lacrime, coi suoi pensieri e con 15 ferite piccole come aghi, ma che gli sembrano immense, ma non per il male.. per quella disposizione a scorpione, il simbolo della fine della sua grande storia d'amore

 

c'è la luce stanca di un lampione,

chi prepara un letto di cartone
questa nebbia fitta che mi oscura,
l'unico bar aperto del quartiere,

 

Camminando era arrivato a Rodorio, il paese soto il tempio, il solo bar era la locanda "lord Alfabica", e davanti alla statua dell'eroico cavaliere, i soliti barboni immersi in una nebbia anomala.

 

sento in lontananza una canzone,
ci sarà qualcuno a far l'amore,
mentre c'è chi soffre c'è chi spera
di svegliarsi per amare ancora.

Nel silenzio risuona una musica "ma io la conosco" pensò Camus, e pensò a Milo, chissà che faceva, dov'era. Lo avrebbe voltuto lì. Voleva scoparselo....

 

Mi mancherai sempre seduta al quel gradino
ti cercherò nel fuoco acceso di un camino e scriverò col dito sopra un finestrino
i nostri nomi senza averti più vicino,
tu mi aspetterai
senza vedermi più arrivare

 

Ma era troppo nervoso, era offeso dalle parole dell'amato, e da quei colpi, scagliati con l'intenzione di ucciderlo.

Era ferito nell'orgoglio. E non voleva ammettere....

io camminerò senza sapere dove andare poi ti chiamerò
ma starò li senza parlare,
come tu facevi con me..

Non voleva ammettere che senza Milo pure quelle liti assurde gli sarebbero mancate. Gli sarebbe mancata la gelosia assurda di Milo. Gli sarebbe mancato tutto di lui.... pure i suoi lunghi silenzi...

 

Forse questa maledetta noia
è l'inizio della nostra fine,
cancelliamo senza una ragione
tutto ciò che abbiamo scritto insieme.
 

Vagava, e la noia lo assaliva, ma era nervoso... troppo duro Milo , troppo orgoglioso lui.

 

Ti mancherò quando l'inverno e più vicino mi cercherai ma io sarò troppo lontano,
ti cercherò nel caldo abbraccio di un cuscino,
mi sognerai ma non mi stringerai la mano,
io di notte guarderò le foto tue per ore
tu rileggerai tutti i messaggi miei d'amore,
poi mi chiamerai ma starai li senza parlare,
come io facevo con te

 

Piangeva , camminava, scagliava polveri di diamanti nell'aria.... voleva trovare un modo per dimenticarlo... o forse per dimenticare la lite
 

Forse capirò come poterti cancellare,
forse capirai che mi potrai dimenticare,
ma se il nostro amore è veramente un grande amore,
no, non può finire così...

 

NO!!

Milo gli mancava... e si svegliò di botto... erano le tre del mattino.... si accorse che le lenzuola del suo letto erano intrise di sangue, del suo sangue.

Mur gliel'aveva detto.. agitandosi nel sonno le ferite provocate da Milo potevano riaprirsi...

Lui sapeva chi voleva che lo salvasse....

Prese uno zainetto da sotto il letto.... e s'incamminò verso Rodorio

 

RITROVARSI

 

Pochi minuti separavano la distanza da coprire, per un gold saint.

Arrivò alla piazza di Rodario, quella col monumento a lord Alfabica, e l'omonima locanda li di fronte.

Qualcosa gli diceva che lì, lì avrebbe capito, capito cosa fare.

Entrò, seduto al bancone c'era lui, il suo Milo, ubriaco fradico.

Era in lacrime, e stava raccontando tutto al proprietario della locanda.

<< MILO >> lo chiamò urlando Camus, << tu... >> non fece in tempo a finire la frase Milo, perchè crollò davanti al suo amato.

<< Ha preso una stanza?? >> chiese Camus preoccupato al locandiere che rispose << no, ma se già che c'è salda il conto del suo amico le do le chiavi dell'ultima libera, se le va una matrimoniale >> con un tono ed un sorrisetto acidi, ai limiti dell'omofobo.

La cosa urtò non poco la sensibilità di Camus che sbattè 200 euro sul bancone e disse << si paghi quello che ha bevuto il mio ragazzo e mi dia quella camera, non vede che sta male??? >>

Camus incurante delle ferite sanguinanti e del peso della scatola della sua armatura prese in braccio Milo, si caricò anche la sua armatura e salì le rampe che lo dividevano dal piano superiore, dove si trovava la stanza.

Lo sapeva, il mago di acqua e ghiaccio, cacciare qualcuno ubriaco sotto una doccia gelata avrebbe ottenuto risultati. E sensa pensarci su lo fece, << che cazz*** >> sbraitò Milo, riprendendo i sensi.

 

 

<< tu..... sei qui.... Camus......? >> chiese Milo senza un filo di voce << si, non dovevi ubriacarti, e sopratutto , AMORE, non dovevi scappare così >> disse singhiozzando Camus.

Amore, quella parola, detta tra le lacrime ebbe l'effetto sperato, averrò il desiderio di Camus.

<< Sono qui, scusa >> disse Milo, scagliando un colpo nel punto vitale dell'amato, che smise di sanguinare all'istante.

 

<< non dovevi andartene Milo, non dovevi pensare quelle cose, lo sai, Hyoga per me è un fratellino, non potrei mai far nulla con lui, come con nessun altro..... perchè io sopra questo mondo amo solo te >>

 

Dicendo quelle parole Camus estrasse delle catene dal suo zainetto.

 

COSA VUOI

 

<< cosa vuoi.... >> disse preocupato Milo << impedirti di scappare ancora >> gli rispose Camus, mentre lo spogliava e lo incatenava al grande letto matrimoniale che dominava la stanza.

<< cosa vuoi... >> ripetè Milo, dimenandosi come non mai << voglio te!! >> gli rispose Camus, dimenandosi altrettanto, per non prendere calci dato che il compagno aveva ancora le gambe libere

<< cosa vuoi.... >> cercava di parlare a Camus, ma questo era strano.... aveva uno sguardo cattivo, mentre lo incatenava.

<< cosa vuoi... >> ogni suo tentativo di finire la frase fu bloccato dai genitali del suo compagno, che gli finirono in bocca...

 

Era lì... nudo, incatenato ad un letto, col suo uomo che stava abusando di lui, ma a Milo poco importava.

L'importante è che era lì, Camus era con lui, "impedirti di scappare ancora", e Milo pensava che quella violenza non serviva, che non sarebbe scappato comunque, perchè Camus era tutto.

 

Pensava anche a come liberarsi, a come sfuggire a quella volenza e piangeva.

Quella senzazione mista tra felicità per la presenza di Camus e terrore puro per quello che gli stava facendo

>lo eccitava, ma Milo sapeva, sapeva di doverlo fermare, anche a costo di farsi male..

 

Camus finalmente gli permise di respirare, e di parlare << LIBERAMI CAZZO!!! >> urlò Milo in preda ad un pianto disperato.

 

<< Per cosa??? Vederti scappare ancora???? >> chiese Camus, mentre sferrava l'ennesino calcio nei genitali di Milo che scoppiò in lacrime << NON SCAPPO, TI AMO. MA CALMATI. E LIBERAMI. ADESSO >>

 

<< NO >> urlò Camus.

< < PERCHE' ?? >> chiede Milo, sempre più disperato, rivoleva il suo Camus, e lo avrebbe avuto anche a costo di ferirlo ancora.

<< Perchè tu te ne andrai Milo... di nuovo... e io rimarrò di nuovo solo, a piangere come stanotte >>

<< Non me ne vado, Camus sei la mia vita, senza di te nulla avrebbe senso, nemmeno l'armatura che indosso. Nemmeno il dover proteggere Saori da tutto e tutti. >> voleva dirgli mille altre cose, ma il dolore per le botte e le lacrime glielo impedirono.

 

Quelle parole però calmarono Camus, che lo baciò dolcemente e piangendo lo liberò.

 

<< Milo, non scappare, perdonami, sono stato un idiota, tu m'hai salvato la vita con quel colpo... e io per tutta risposta t'ho stuprato >> ....

 

<< Camus, amore... tranquillo..... se volevo col mio cosmo mi sarei potuto liberare in qualsiasi momento, ma ti ho voluto lasciar fare. Ho sbagliato io, ho sbagliato a dubitare di te e Hyoga, ho sbagliato ad attacare lui in quel modo, ho sbagliato ... >> e in quel momento Camus interruppe Milo...

 

<< Basta Milo... non aggiungere altro.... sono le 6 del mattino.... riposa un pò... poi torniamo al tempio... >>

 

Si addormentarono, felici e stremati i 2 cavalieri... poche ore... poi si sarebbero svegliati, si sarebbero rivestiti.... e sarebbero tornati al tempio mano nella mano... proprio come vi erano giunti tanti anni prima..... quando diventarono Saint, e quando diventarono uno tutta la vita dell'altro.... e lo sono ancora, per sempre.

 

 

   
 
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