Prima
che tu dica pronto
Ci
pensi mai a come sarebbe stato, Mandy? A come
sarebbero andate le cose se quel giorno io non fossi partito per il college? Se
tu non avessi mandato la domanda per me, due anni fa? Ci pensi mai a noi due?
Che vita avremmo fatto? Saremmo felici, ora?
Sono
qui, in macchina, da solo. Sfreccio nel buio della notte e ho in testa solo i
tuoi occhi tristi. Abbiamo avuto delle difficoltà, ne abbiamo avute tante,
eppure il tuo sorriso stanco continua ad aleggiarmi nella mente, a bussare tra
i miei ricordi più belli. Sono stato uno stronzo, lo so, lo sai. Sono stato uno
stronzo mentre tu mi hai dato tutto. Solo che quando non si è abituati a
ricevere mai nulla, dalle persone, si diventa come me. Ho le mani ferme sul
volante, il telefono appoggiato sul cruscotto con il vivavoce che continua a
emettere lo stesso suono. Perchè non mi rispondi? Sto
venendo da te, prendi il telefono e dimmi pronto, ciao, come stai, sei uno
stronzo, ti odio, mi manchi, ti amo. Dimmi quello che vuoi, ma rispondi, io sto
arrivando.
Ho
talmente tanta caffeina in corpo che potrei schizzare fuori dalla macchina e
venire correndo da te, anche sotto questa pioggia infernale. Ma continuo a
guidare, le mani ferme, continuo a guidare verso i tuoi occhi. Al college non
hanno capito. Nessuno capirà mai. Per loro sono solo un ragazzino dei quartieri
poveri che studia lì con l'elemosina. Sono un delinquente, alcuni mi guardano
con disprezzo, altri con pietà, alcuni addirittura con paura. Non mi conoscono,
vedono l'immagine esterna di me, non chi sono in realtà. Solo tu sai chi sono.
E mi manchi. E sono un coglione. Non sarei nemmeno qui se non fosse stato per
merito tuo. Ma io qui non ci voglio stare, se non ci sei tu. Fiona capirà, tu
mi capirai. A volte nemmeno io mi capisco ma tu si, tu ci riesci, perchè tu mi guardi e vedi me, tu vedi me e mi comprendi.
Quello che più mi manca di te, di noi, era la nostra complicità, il capirci
senza aprire bocca. Ci bastava guardarci. I primi giorni qui sono stati
semplici, ho affrontato le case famiglia, figuriamoci se non so affrontare un
college pieno di figli di papà. Anzi, è addirittura pulito qui e le lezioni mi
sono sembrate perfino interessanti. Ma non è il mio posto, io lo so, non è casa
mia dove non ci sei tu. Per anni ho creduto che l'amore fosse altro. Lo vedevo
in quegli occhioni da stronza e in quei capelli biondi. Lo vedevo nelle cazzate
che facevamo insieme e non capivo che lei mi stava solo usando. Lo ha sempre
fatto. Ma tu, i tuoi capelli, le tue mani, le tue labbra. Diavolo, perchè non rispondi? Continuo a schiacciare questo cazzo di
pulsante di richiamata e tu non rispondi. Il telefono continua a squillare.
Rispondi, Mandy, sto arrivando.
Prima
che tu dica pronto continuo a guidare e a pensare a quello che dovró dirti, ma le parole non bastano per ricolmare tutte
le assenze che ti ho dato, non bastano a curarti il cuore che ti ho spezzato,
non bastano. Non servono a un cazzo. Oltre dirti quello che è vero, che mi
manchi e che sono un coglione, cosa posso fare? Tu dimmelo, e io lo faccio.
Prima
che tu dica pronto ci sono così tanti sogni ancora in ballo, così tanta vita
ancora da vivere tra me e te, così tanti progetti che aleggiano sospesi tra di
noi. E quando tu mi dirai pronto io sapró, il nostro
destino sarà segnato. Ma tu non rispondi e io continuo a guidare. Mi fermo a
una stazione di servizio e prendo altro caffè. Scappo senza pagare e riparto.
Sono le tre di notte e devo arrivare da te. Non dormi mai, a quest'ora. Se ti
conosco bene come credo, ora sei seduta alla finestra a guardare la luna e a
fumare. Ti accoccoli sul davanzale e lasci le gambe a penzoloni, fuori,
lasciando che il vento te le sfiori. Quelle gambe ...
Ricordo
la prima volta che siamo stati insieme. Non è stato nè
romantico nè emozionante, eppure non riesco a
dimenticarlo. Il tuo sedere sotto le mie dita, il tuo seno, i miei baci, i tuoi
morsi, le mie braccia che ti reggevano e la tua schiena che sbatteva contro il
muro. Le lenzuola, il pavimento, le tue dita, la polvere. E' stato come essere
a casa, al posto giusto, dentro di te. Non sono un poeta, lo sai, e di certo
non ti scandalizzi se ti dico che più di tutto mi mancano le tue mani su di me,
il mio pene dentro di te, tra le tue dita sottili, la tua bocca che andava su e
giù, ininterrottamente, provocandomi un piacere che andava oltre tutto, oltre
la droga, oltre gli studi, oltre le preoccupazioni. Mi manca come sapevi
capirmi e regalarmi momenti che sappiamo solo noi, attimi che rimpiango e che
nessuno mi ha mai saputo dare, oltre te. Certo sei stata una rompicoglioni, a
volte. Hai avuto atteggiamenti che nemmeno mia madre ha mai avuto con me (non
che fosse molto difficile) e ti ho trattata di merda. Ma anche tu sei
incasinata come me, come potevo pretendere che ti comportassi in maniera sana e
corretta proprio io, che so cosa vuol dire crescere con un padre alcoolizzato e
senza madre? Possiamo superare tutto insieme. Le mancanze, i dolori. Posso
curare i tuoi graffi, fare in modo che rimangano solo delle piccole cicatrici
che ti ricordino chi sei, da dove vieni e dove invece vuoi andare. Vieni via
con me. Rispondi.
Prima
che tu dica pronto probabilmente saró già sotto la
tua porta, con la birra in mano a urlarti che ti amo. Cazzo, l'ho detto
davvero. Ti amo Mandy, da quando non ho più te la
vita non ha più senso. Non me ne faccio niente del college e delle divise pulite,
se la sera in camera non trovo nessuno ad aspettarmi. Mancano pochi kilometri e
sono da te. Aspettami Mandy, sto arrivando. La nostra
strada è buia. Non piove più, l'asfalto è bagnato e le bottiglie di birra vuote
rotolano via, spinte dal vento. Cammino, sono quasi sotto casa tua. Vado un
attimo da me, dormono tutti ma non mi importa, voglio solo rivedere la mia
famiglia. Tutta la mia vita è racchiusa dentro le palpebre abbassate di Liam, dietro le ciglia di Debbie,
tra le cianfrusaglie di Carl e nelle divise di Ian.
Do un bacio a tutti che non si accorgono nemmeno di me e lascio un biglietto in
camera di Fiona. 'Sei la numero uno, mi
manchi. Il tuo Lip'
Prendo
una bottiglia di birra dal frigo ed esco. Ho corso tutta la notte per arrivare
presto da te e ora ho paura, una paura fottuta. Se tu non mi perdonassi, ne
avresti tutto il diritto, e lo so. Per questo sono spaventato. Ma tu mi ami, Mandy, e io amo te, e dobbiamo stare insieme, è così che
deve andare. Mentre cammino, un passo dopo l'altro, continuo a stringere il
telefono contro il mio orecchio ascoltando il suono dei tuoi squilli, a cui non
rispondi. Andiamo, Mandy, sono qui. Eccola, casa tua.
Tuo padre mi ammazza se mi scopre. Rispondi, Mandy,
sono qui. Comincio a urlare, forse mi senti, e chissene
frega se sveglio tutti, tu sei qui. 'Sono un coglione! Scendi Mandy, sono qui!'
La
finestra si apre. Metto il telefono in tasca e guardo in alto. Mi bruciano gli
occhi, tra birra, caffè e sigarette, e non ti vedo. La finestra si apre e non
vedo nessuno. Un cigolio, la porta che si muove. Salgo le scale dell'entrata e
aspetto, e finalmente eccoti. Le gambe lunghissime e magre scoperte, come
sempre, gli occhi arrossati da chissà quante canne e i capelli lunghi che ti
ricadono ovunque, pieni di nodi. Mi guardi, e rivedo quel sorriso triste
splendere, mentre gli occhi si offuscano dalle lacrime. Sono io, Mandy, eccomi. Ti
odio, sei un coglione, ti amo, sei bellissima. Un bacio, e saliamo da te, e
non me ne frega niente dei libri, delle sigarette sparse per terra, del caffè
che ho bevuto, delle liti che ci sono state. Un bacio e i casini che le nostre
vite sono, sembrano diventati ordinati, puliti. Un bacio e siamo insieme, e non
ti lascio più Mandy. Un bacio e tutto è tornato al
proprio posto, proprio come sarebbe sempre dovuto essere.