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Autore: Fabbricante Di Sogni    26/03/2015    1 recensioni
•|| One-Shot | 1051 parole | Rachel/Percy | Friend Ship | Introspettivo | OCC ( non si sa mai)||•
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Ho voluto riprendere un po' la relazione tra Rachel e Percy, niente che possa offendere la Percybeth, coppia che personalmente adoro :3
Mi sembrava giusto andare a vedere un po' il punto di vista di Rachel che secondo me è una ragazza fantastica.
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"Aveva dovuto negare al ragazzo che questo gli piacesse, era giusto per lei, per Annabeth che aveva una cotta palese per il ragazzo, per il campo mezzo sangue, lei non era una di loro; nonostante i sorrisi e le belle parole ne era più che consapevole. Essere oracolo l’aveva solo avvicinata a quei ragazzi, ma non l’aveva resa uguale a loro. E poi lei non voleva certo passare alla storia come l’oracolo che aveva infranto le regole e aveva rubato il fidanzato a quella che era una sua amica."
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Percy Jackson, Rachel Elizabeth Dare
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Acquarello~



Era una giornata sull’iniziare di Maggio; il sole splendeva alto e radioso nel cielo, che soprastava il campo mezzo sangue, l’aria profumava di fragole, un venticello tiepido accarezzava le corolle dei fiori, la natura iniziava a sfilare i suoi colori più luminosi e accesi.
Rachel era seduta, gambe incrociate, all’ombra del pino che un tempo era stato l’albero di Thalia. I soliti Jeans con le bretelle sporchi di macchie di colore, una maglietta bianca che era riuscita il giorno prima a reperire nella casa di Afrodite; anche se, in effetti, la rossa dubitava seriamente che questa sarebbe resistita per più di qualche giorno sempre dello stesso colore. I fluenti ricci fulvi le uscivano ribelli dal mugno che aveva abbozzato fermandolo con una matita da disegno, sorrideva. Sì, a dire il vero la rossa in quel momento era molto felice, negli ultimi tempi era stata davvero un’impresa trovare un secondo per disegnare – altro che andare a caccia di mostri usciti dagli inferi o resuscitati da Gea – da quando era diventata ufficialmente l’oracolo non passava minuto che qualcuno le si rivolgesse per un qualsiasi consiglio; i gemelli Stoll erano passati a chiederle perfino di predire chi avrebbe vinto la caccia alla bandiera per scommettere in anticipo sul vincitore. Tutti la conoscevano e non si sentiva di certo mai esclusa da nessuno, erano anzi tutti così gentili con lei.
Solo che beh, lei era Rachel Elizabeth Dare, era la ragazza dai capelli rossi con il volto ricoperto di lentiggini che aveva lanciato una spazzola di plastica blu elettrico in un occhio a Crono: il re dei titani. E Aver commesso un simile gesto, al campo mezzo sangue, ti rendeva una specie di leggenda.
In oltre, tante lodi e complimenti gli erano stati rivolti per la sua azione, ma – non che la ragazza si fosse poi lamentata, certo – nessuno si era dato il disturbo di comprargli o procurargli un’altra spazzola per domare i capelli ribelli.
In ogni caso, adesso lei era lì, seduta sull’erba profumata che sapeva di campagna, una confezione di colori ad acquarello che era riuscita a portarsi da casa e un pennello nell’altra mano.
Stava tracciando il panorama del campo, dall’ombra del pino era così semplice; c’era solo lei, i colori e lo splendore che le si prostrava dinanzi agli occhi chiari. Era sul punto di intingere il pennello, per pulirlo, dentro il barattolo d’acqua, quando una voce allegra e spensierata la colse di sorpresa:
«Che fai Rachel?» la ragazza era talmente immersa nei suoi pensieri da, per lo spavento, rovesciare lo stesso barattolo sul foglio. Imprecò.
«Accidenti a te, chiunque tu…»  iniziò mentre si voltava e andava a incrociare lo sguardo verde oceanico di Percy.
Già, quel Percy, quello che lei per un periodo aveva avuto come fidanzato, ma che ora era felicemente impegnato con la sua amica figlia di Atena, Annabeth. Non che Rachel non provasse davvero simpatia per quella biondina dall’aria di chi sa il fatto suo, ma di sicuro non dimenticava il modo in cui l’aveva trattata le prime volte che le due si erano viste. Diventare oracolo era sicuramente una scelta di cui non si pentiva, ma quello di non dover provare più niente al difuori dell’amicizia nei confronti del figlio di Poseidone non era stato certo un punto a favore della scelta.
Di fatto non poteva nascondere che in fondo Percy le fosse sempre un po’ piaciuto, ma che – come sempre – questo era un suo problema che lei doveva risolvere, ignorando le sue emozioni, limitando il contatto col ragazzo; non le importava.
Aveva dovuto negare al ragazzo che questo gli piacesse, era giusto per lei, per Annabeth che aveva una cotta palese per il ragazzo, per il campo mezzo sangue, lei non era una di loro; nonostante i sorrisi e le belle parole ne era più che consapevole. Essere oracolo l’aveva solo avvicinata a quei ragazzi, ma non l’aveva resa uguale a loro. E poi lei non voleva certo passare alla storia come l’oracolo che aveva infranto le regole e aveva rubato il fidanzato a quella che era una sua amica.
La rigidità del viso della riccia si sciolse lasciando posto a un sorriso spontaneo. Era da un’infinità che non vedeva Percy e onestamente le mancava qualcuno con cui potersi esprimere liberamente; dopo l’inizio della storia con Annabeth i due erano rimasti comunque in buoni rapporti, la rossa gli aveva addirittura consigliato come celebrare l’anniversario del loro fidanzamento.
Rachel gli salto al collo e lo abbraccio in un primo momento forte per poi lasciarlo e osservarlo bene, si era alzato sicuramente di due centimetri buoni, aveva addosso come sempre l’odore salmastro dell’oceano e l’inseparabile maglietta del campo mezzo sangue che tutti portavano. In quel momento il ragazzo rivolse il suo sguardo al disegno, gli occhi verde abisso di Percy sembrarono davvero molto rammaricati.
«Mi spiace davvero, sembrava proprio un bel disegno.» borbotto mettendo voce un po’ ai pensieri di entrambi.
«Pazienza, ne farò un altro.» bofonchiò Rachel alzando le spalle.
Il foglio su cui prima si estendeva il cielo azzurro adesso era ricoperto di una grande pozza d’acqua verde che stava mischiando un po’ tutte le tonalità del disegno per andarne a formare una sola.
«Aspetta un secondo.» esclamò Percy, mente una scintilla gli balenava negli occhi; la riccia lo osservò interrogativa e incrociò le braccia coperte di lentiggini provocate dal sole.
«Sono o non sono il figlio del dio dell’acqua?» ridacchiò mentre iniziava a separare meticolosamente tutte le tonalità prima che si unissero. Rachel rise, dopo qualche secondo di esitazione si mise a dare ordini serrati a Percy su come colorare il disegno.
«Il cielo dev’essere più chiaro, occhio, quello è il sole devi fare le gradazioni di giallo attorno, il prato dev’essere più compatto…» il ragazzo spesso si spazientiva e finiva per fare le cose a caso, allora la rossa lo tirava per un braccio finché questo non eseguiva i suoi comandi eccellentemente.
Alla fine della giornata c’era una tela e due ragazzi sporchi di colori, perché si sa che non si può dipingere una pittura in più persone senza che queste iniziano una guerra dei colori all’ultimo barattolo.
Quella sera, prima di andare a dormire, Rachel appese il quadro nella stanza in cui la lasciavano riposare, mentre canticchiava Because I’m happy, poi si sdraio sul letto e s’addormentò col sorriso sulle labbra.


 
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Angolo d'autrice:

Boh, allora, io adoro il personaggio di Rachel e mi spiace davvero tanto che nella seconda saga appaia quasi come un personaggio secondario.
Penso che sia impossibile che i suoi sentimenti per Percy siano spariti così di colpo, ha capito che non era il caso che incasinasse la storia con Annabeth e si è fatta onestamente da parte. 
E poi Rachel è un'artista, come me, uguale amore incondizionato.
Spero la storia vi sia piaciuta e se ci sono errori di sengalarmelo c:
Un sorriso, 
Smiley
  
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