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Autore: Destyno    26/03/2015    5 recensioni
"Un amore spezzato
non guarisce.
L'eco del dolore
permane
nel tempo e nell’anima."
Alduin era il primogenito di Akatosh, il più potente tra i suoi figli.
Ma il potere lo corruppe, ed egli divenne il malvagio Divoratore del Mondo.
Ma la Storia è davvero quella che viene raccontata nelle leggende?
Realtà taciute, segreti oscuri e storie mai raccontate si celano dietro agli occhi cremisi di Alduin.
L’amore è più potente di tutto. Della magia, degli dèi, perfino della morte.
Ma l’amore può anche condurre alla follia…
[OOC di Alduin per necessità ù_ù]
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Alduin, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Ancora una volta! Tutti insieme!» urla la fiera donna nord.
Protetto per gli ultimi istanti dalla nebbia - perché so di non avere speranze - osservo il volto di lei, l’altra donna.
Quella che non ha esitato nemmeno di fronte ad un portale per Sovngarde, il mondo dei morti, per uccidermi.
 
Mio padre deve avere un senso dell’umorismo piuttosto perverso. Sono certo che abbia ghignato sadicamente, quando vidi lei per la prima volta.
 
Per i mortali erano passate molte Ere, per me nemmeno un istante. Ma sapevo che mi avevano bandito da quell’Era, e decisi di prendermi la mia vendetta sui discendenti degli eroi che mi avevano bandito. Attaccai il villaggio più vicino, dove vidi lei.
 
Aveva la testa chinata sul ceppo, ed il boia stava già preparandosi a calare la sua ascia.
Mi posai sulla torre per caso, e sempre per caso lei era volta verso di me. Se così non fosse stato, avrei semplicemente lanciato un Soffio di Fuoco, carbonizzandoli entrambi.
Ma i suoi occhi, i suoi maledetti, bellissimi occhi mi frenarono.
Il boia cadde a terra, morto, colpito dal mio Thu’um. Lei, invece, fu liberata da un uomo biondo, che la condusse nella torre lì di fronte.
 
Provai un intenso desiderio di prenderlo e farlo a pezzi.
Lei era mia, e di nessun altro.
 
Volai via da Helgen quasi immediatamente.
Non volevo vederla.
Non volevo ricordare.
 
 
§
 
 
Alcune leggende sono sempre state taciute.
 
L’orco verrà sempre ucciso dal cavaliere, che poi sposerà la principessa.
Non può mai accadere il contrario.
L’orco non può amare la principessa.
Eppure, accadde.
 
Gli umani erano appena nati. Era l’era delle Leggende, quando i nord ancora non possedevano la Voce e Nirn era ancora giovane.
Akatosh, il Signore dei Divini, aveva creato i draghi. Li aveva resi potenti, e aveva donato loro il potere del Thu’um. I draghi abitarono il Nirn e consideravano gli umani niente più che un veloce spuntino.
Ma un giorno Alduin, il primogenito di Akatosh, vide un’umana aggirarsi nel suo territorio.
 
Furioso e sdegnato per l’affronto subito - i draghi erano creature molto territoriali - si avventò contro la ragazza per ucciderla.
Ma non riuscì a farlo.
Leggenda vuole che rimase incantato dai suoi capelli, del colore del fuoco più irruento, e dai suoi occhi, due schegge di smeraldi tanto scintillanti da far quasi male agli occhi.
 
Quello fu il giorno in cui si innamorò di un’umana.
 
 
§
 
 
I draghi non sono creature fedeli. Non conoscono l’amore.
Questo per difenderci. Perché, nonostante le nostre squame siano più resistenti del diamante e i nostri artigli più affilati delle lame akaviri, nonostante le nostre potenti Voci ed il nostro legame con il Tempo stesso, siamo fragili.
Basta un niente, per spezzare il nostro cuore.
Ed è il nostro cuore spezzato che ci porta all’ira ed alla follia.
 
Parlavamo tanto, io e lei. All’epoca non conoscevo gli umani, ed ero curioso di sapere come vivessero.
Aveva una gran parlantina, quella ragazza. Mi raccontò della sua vita fra i campi, ed io le parlai della mia. Non che avessi molto da raccontare, ma a lei piaceva ascoltarmi mentre le parlavo di quell’altro mondo che solo io, tra i draghi, potevo raggiungere. Allora non sapevo che fosse l’aldilà dei nord.
 
Quando il simbolo di mio padre scomparve oltre l’orizzonte, lei mi disse di dover tornare a casa.
Io non volevo assolutamente lasciarla andare via. Temevo che poi sarebbe scomparsa, che non sarebbe più tornata da me.
Mi promise che sarebbe tornata il giorno seguente.
 
E così fu.
 
Lei tornò il giorno dopo, accostandosi ai piedi della montagna che era mio territorio. E parlammo.
Parlammo di come fossero belle le lune, di come fosse scintillante l’acqua pura dei fiumi, e di mille altre cose che si trovavano nel Mundus.
A volte la facevo ridere, molto più spesso era lei a far ridere me.
 
I giorni passarono.
Lei si prendeva sempre più confidenza con me. Una volta arrivò persino a grattarmi le scaglie dietro le corna, in quel puntolino difficile che non riuscivo mai a raggiungere con le zampe.
 
Un giorno - un giorno che non dimenticherò mai - guardando sognante le nuvole, mi disse che le sarebbe piaciuto volare.
Non aspettavo altro.
Abbassai la testa al suo livello, mostrandole lo spazio tra le corna, scoccandole un’occhiata piuttosto eloquente.
E lei, raggiante, dopo un momento di esitazione, si aggrappò alle mie corna.
E poi volammo.
 
Atterrammo quando il sole si avviava al tramonto.
E lei, prima di andarsene, mi abbracciò il collo, per poi scappare via.
 
Non la rividi mai più.
 
 
§
 
 
L’amore tra l’umana ed il drago non ebbe un lieto fine.
Il padre della ragazza, un uomo intransigente, severo e fortemente tradizionalista, insospettitosi dalle sue frequenti sparizioni, un giorno decise di seguirla.
I draghi, in quel periodo, erano visti come una maledizione: distruttori di villaggi, mangiatori di uomini, portatori di sciagure.
 
Poiché il drago era troppo grande per essere ucciso da un manipolo di guerrieri, quindi consegnò la sua stessa figlia al capo villaggio, perché fosse giustiziata.
Non appena Alduin sentì l’odore del suo sangue, si precipitò al villaggio dove viveva la ragazza, facendosi guidare dall’odore e dall’istinto.
 
Quando arrivò, tuttavia, era già troppo tardi.
 
Lei era morta.
 
Si dice che il Thu’um lanciato da Alduin, quel giorno, polverizzò la catena montuosa dove abitava, dando origine a quelle che ora sono le grandi pianure del Whiterun.
 
Fissando attonito il corpo senza vita della sua amata, il cuore di Alduin s’indurì. Una cieca follia si insinuò nei suoi occhi.
 
Quello fu il giorno in cui decise di distruggere tutti i mortali.
 
 
§ 
 

Ed ora, la mia storia giunge al termine.
La mia amata, rinata senza memoria come Sangue di Drago, porterà a termine il suo destino.
 
È abbastanza vicina da vedere la piccola lacrima sfuggita dai miei occhi.
«Non avrei mai voluto che finisse così. Avrei voluto un futuro assieme a te, un futuro dove avrei potuto amarti liberamente.» bisbiglio, con le ultime forze che mi rimangono.
 
I suoi bellissimi e scintillanti occhi verdi mi riconoscono all’improvviso, mentre memorie passate le ritornano alla mente.
 
Una lacrima scava un solco nella sua guancia.
«Anche io, Alduin. Anche io.»
 
Scopro i denti, in un ultimo sorriso.
 
 
E poi chiudo gli occhi, e non sento più niente.
   
 
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