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Autore: ELE106    26/03/2015    9 recensioni
Un salto indietro alla seconda stagione e tutto il draaaaaaaaaammaH che si porta appresso. Dean, Sam e una pira infuocata che brucia ricordi.
Buona lettura ;)
[...] Da piccolo, Sam si sentiva invisibile.
Se fossi un fantasma, papà saprebbe che esisto.
Pensava.
E piangeva di nascosto. [...]
Sam di anni arriva a compierne ventitre e si sente un veterano di guerra.
Di mestiere fa il cacciatore e sa riconoscere un'arma dal suono del suo sparo, perché ci è cresciuto da prima di capire a cosa servisse davvero, mentre adesso lo sa, lo sa bene. E inizia a porsi qualche domanda.
Che genere di padre permette ai figli di crescere in questo modo?
Dean lo chiama eroe, Sam storce il naso e si ricorda di essere sempre stato solo; il solo a chiamarlo pazzo. [...]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Famiglia Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Disclaimer: I personaggi descritti non mi appartengono, questa è una storia di fantasia, l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
 


Fantasma




Da piccolo, Sam si sentiva invisibile.

Se fossi un fantasma, papà saprebbe che esisto.

Pensava.
E piangeva di nascosto.


Dean era un bravo fratellone e gli voleva bene, ma Sam aveva otto anni e troppo spesso si sentiva solo, così solo e così sbagliato, estraneo a quella vita che non aveva potuto scegliere, e a quel padre che l’aveva imposta e scelta per lui. Per loro.

A chi importa se un fantasma è triste? Il fantasma brucia... e svanisce.


Gli sarebbe piaciuto avere un cane a cui fare le coccole, perché almeno avrebbe saputo cosa fossero.

Le coccole sono per le mamme.

Diceva John.
Ed era vero: ci sono cose che, semplicemente, sanno fare solo loro.


Sam si sentiva triste e si odiava per questo.
Suo padre e suo fratello avrebbero distrutto il mondo per lui, lo sapeva, ne era certo. Ma, qualche volta, le lacrime di un bambino si curano solo con una carezza e un bacio sulla guancia.
Al pianto di Sam, invece, seguiva spesso il dispiacere di Dean e la delusione di John, che lo rimproverava in silenzio di non crescere abbastanza in fretta.

Le lacrime non sono armi, Sam. Delle lacrime non te ne fai niente.

Suo padre gli spettinava i capelli ed era il massimo della tenerezza di cui era capace.
La tenerezza di John era morta con Mary.

Quando Sam chiedeva a Dean della mamma (per consolarsi, per immaginarla e sentirsi meglio) era come vederlo spegnersi di fronte a sé.
Perché era troppo piccolo quando l’avevano persa e, con gli anni, andava dimenticandosi di lei, del profumo dei suoi capelli, il suono della sua voce o il tocco delle sue mani.

Hai i suoi occhi.

Rispondeva.
E Sam non chiedeva più.
Non gli piaceva vedere Dean triste. Lui era quello che gli rubava i cereali dalla tazza, solo per ridere a crepapelle del buffo broncio di un Sammy arruffato e assonnato, che si stropicciava gli occhi la mattina presto.


Alla fine, Sam pensava di essere fortunato: aveva un fratellone coraggioso e un guerriero armato fino ai denti, sempre pronto a proteggerli dai fantasmi.

Quelli veri.


*


Sam di anni arriva a compierne ventitre e si sente un veterano di guerra.
Di mestiere fa il cacciatore e sa riconoscere un'arma dal suono del suo sparo, perché ci è cresciuto da prima di capire a cosa servisse davvero, mentre adesso lo sa, lo sa bene. E inizia a porsi qualche domanda.

Che genere di padre permette ai figli di crescere in questo modo?

Dean lo chiama eroe, Sam storce il naso e si ricorda di essere sempre stato solo; il solo a chiamarlo pazzo.
E non vorrebbe, davvero, non vorrebbe avercela con lui anche adesso che è morto per proteggerli, come il guerriero che immaginava da piccolo.
Non vorrebbe, ma lo odia comunque. Forse più di prima.
Perché gli ha messo una pistola in mano dicendo che era per difendersi e ora scopre che, forse, era per puntarsela alla testa e togliere il disturbo.
Sam odia suo padre e il mondo intero, perché comprendere che i suoi fantasmi sono sempre stati reali non lo aiuta a sentirsi meno triste. Anzi.


Dean lo chiama fratello, sempre, Sam si infuria e vorrebbe urlargli contro di andarsene e lasciarlo diventare quello che è: un mostro.
Invece suo fratello lo ama comunque, anche suo padre lo amava comunque (a suo modo), e quando la rabbia si esaurisce, a Sam resta solo quell’amore e il ricordo di mani grandi e ruvide tra i capelli.
Non gli sembra più così poco quell’unico gesto di tenerezza (il massimo di John). Per niente; gli sembra quanto basta, quanto basterebbe adesso per curare la sua tristezza.
Perché a ventitre anni Sam è ancora quel bambino triste (o vorrebbe esserlo) e gli piacerebbe diventare un fantasma, come allora, per bruciare e svanire via per sempre.


*


Sam?

Due giorni dopo aver saputo la verità, che un giorno passerà al lato oscuro e Dean avrà la responsabilità di ucciderlo, Sam è da solo nel bagno con la pistola di John tra le mani.
L’ha presa dal borsone di Dean che la tiene come fosse una reliquia sacra e gira con il giaccone di papà sempre indosso, ovunque, ha lo stesso odore di prima ed è terribile, a Sam fa fermare il respiro e venir voglia di vomitare.
Le mani gli tremano così forte che la pistola gli sembra diventata d’un tratto troppo, troppo pensante.

Sam?

Sono ancora in Oregon, poco distante da Rivergrove, dove hanno risolto l’ultimo caso.
Se John lo vedesse ora, gli strapperebbe l’arma dalle mani e lo schiaffeggerebbe fino a fargli sanguinare la bocca e sputare un dente, urlerebbe come un dannato e lui piangerebbe e lo deluderebbe un’altra volta.

Ma la verità pesa, come la pistola. E Sam non ce la fa più.

"Sam!"

Non è John che lo trova (come potrebbe?), in piedi di fronte al lavello con la pistola in mano e le mani in preda a qualche sorta di spasmo involontario.
È Dean.
Lui non gliela strappa dalle mani, si avvicina piano e in faccia gli si legge tutto: il terrore, la consapevolezza di quello che stava per succedere, l’impossibilità di reggere un colpo del genere.

No... non tu, Sammy. Tu no, non posso sopravvivere a questo.

Questo gli legge negli occhi, nella postura rigida e pronta a scattare verso di lui, nell’incertezza della voce quando richiama la sua attenzione.
Sembra così giovane... è così giovane.

“I-io non...”

Sam prova a parlare, ma non ci riesce.

“Dalla a me.”

Dean glielo sussurra ormai vicino, di fronte a lui, mentre delicatamente gli prende la pistola dalle mani sfiorandogli i palmi con le dita. Resta con me, vorrebbe dirgli quel contatto e Sam lo sente, Sam lo vede, Sam non osa alzare lo sguardo.

Un silenzio insopportabile, con all’interno un globo nero di errori e sbagli e amore e troppe altre cose.

“Non avrei dovuto dirtelo... mi dispiace.”

E allora no. Sam deve reagire, perché tutto si aspettava (schiaffi, urla, ridicole punizioni) ma questo no: un’altra colpa sulle spalle di Dean, questo non può accettarlo.

Come ho potuto?

“No”

Gli dice. Adesso si guardano e Dean ha gli occhi così grandi e verdi, così disperati e soli che Sam ci si specchia dentro per la prima volta in ventitre anni di vita.

Non lo farò. Non lo farò mai. Per te.

Non glielo dice, ma Dean capisce e si rilassa. Gli sorride, persino.
Sam ricopre con la propria la mano del fratello che tiene la pistola e ora la stringono insieme.

“Se bruci ciò che gli appartiene... i fantasmi svaniscono.”

Gli dice.
Spera, prega con tutto il suo dannatissimo cuore malato, che Dean capisca.


*

Quella stessa sera, al tramonto, in un campo non lontano dal motel dove alloggiano, bruciano le poche cose di John che ancora avevano conservato. Tengono il giaccone, la pistola e il diario.
Non serve a niente, lo sa, lo sanno tutti e due, ma devono voltare un’altra pagina e non sanno in che altro modo farlo.

Fa freddo, tira un vento fastidioso che fa agitare le fiamme, puzzare l’aria di bruciato, e portare il fumo in alto, insieme alle braci luccicanti di tutto ciò a cui stanno dicendo addio.

Sam ne segue il volo con lo sguardo e osserva un cielo al tramonto che ha troppi colori per descriverlo, ma è bello e gli mette addosso una gran voglia di rimanere lì per sempre, col naso all’insù come un idiota.
Poi invece torna a guardare il fuoco e si gira verso Dean; se ne sta tranquillo e silenzioso a un millimetro da lui, le spalle che si sfiorano, le mani infreddolite nelle tasche.

E pensa che, forse, svanire tra le fiamme è il meno che gli possa capitare.




Fine.








Nda: fermatemi.





Nda2: no, seriamente, FERMATEMI.


@orsettobiondo
   
 
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