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Autore: formerly_known_as_A    27/03/2015    1 recensioni
La prima reazione di Sousuke, sentendo un frastuono come di vetri che vanno in frantumi provenire proprio dalla camera in cui dorme, non è quello di uscire da sotto le coperte e andare a vedere cosa sia successo.
Certo, alza la testa dal cuscino, il respiro affrettato, risvegliato da quel suono nel bel mezzo della notte, ma è istinto. L'istinto gli dice anche di rintanarsi sotto le coperte e sperare che chiunque sia entrato in casa sua non abbia una visione tridimensionale delle cose e lo confonda con il letto.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Flirt'
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Note:

Questa è la storia per il prompt di oggi della SouMomo week, “Daddies”. Al contrario delle altre, però, non è una one shot, quindi aspettatevi aggiornamenti!

Buona lettura!



La prima reazione di Sousuke, sentendo un frastuono come di vetri che vanno in frantumi provenire proprio dalla camera in cui dorme, non è quello di uscire da sotto le coperte e andare a vedere cosa sia successo.

Certo, alza la testa dal cuscino, il respiro affrettato, risvegliato da quel suono nel bel mezzo della notte, ma è istinto. L'istinto gli dice anche di rintanarsi sotto le coperte e sperare che chiunque sia entrato in casa sua non abbia una visione tridimensionale delle cose e lo confonda con il letto.

Respira profondamente due volte, il pensiero confuso ed assonnato che gli vortica in testa è che è da solo in casa, suo padre fuori città per lavoro e sua madre in vacanza con la sorella.

Sousuke d'altronde è abbastanza grande per stare da solo un paio di giorni. No?

No. Sousuke è abbastanza grande per fare un sacco di cose, ma non pensare che sia appena entrato un ladro in casa e non ci sia nessuno a parte lui per difendere i loro averi. È abbastanza grande, però, da spuntare appena con gli occhi, mettere a fuoco la stanza sprofondata nell'atmosfera incolore della notte e provare ad individuare un intruso.

Dopo il vetro rotto non ha sentito nulla, nemmeno dei passi sul pavimento o porte che si aprivano, quindi potrebbe essere un gatto. Un gatto entrato in casa loro chissà da quale finestra chiusa male, che si diverte a terrorizzarlo. Non che sia veramente terrorizzato.

È ghiacciato dalla testa ai piedi, sente battere i denti e non osa muovere la testa di lato, verso le porte finestra, per non dover incontrare il sorriso inquietante di un maniaco assassino, ma non è terrorizzato.

È inquieto.

Forse dovrebbe smettere di dare corda ad Aiichirou quando propone film splatter per i venerdì che trascorrono davanti al computer, al buio, anche consci che non dormiranno per quella notte. È una tradizione che nemmeno lui sa bene da dove sia partita. Probabilmente da Aiichirou e Rin, parte sempre qualcosa di maligno, da quei due.

Sousuke trattiene un rantolo a fatica, le mani davanti alla bocca, nel sentire qualcosa premere sulla gamba, facendo cedere appena il materasso. Il cuore fa un balzo, il gelo diventa calore e di nuovo gelo e, d'istinto, decide di fare l'unica cosa possibile.

Salta a sedere ed afferra il libro su cui si è addormentato ieri sera, gridando minacciosamente -crede, spera- e lanciandolo verso l'intruso.

Lo manca, un flashback del suo unico tentativo di entrare nella squadra di baseball che gli passa davanti come a sottolineare il proprio fallimento, salvo poi trasformarsi in una benedizione quando si rende conto che l'intruso non è più alto di un metro, le braccia allungate sul materasso, il corpo abbandonato su di esso. Le mani -minuscole e grassocce- sembrano tese ad afferrare qualcosa e non è senza un certo stupore che Sousuke si rende conto che stanno cercando di toccare nuovamente le sue gambe.

Il bambino -perché questa è la minacciosa creatura che ha disturbato il suo sonno- alza la testa di colpo, barcollando all'indietro e muovendo le braccia per riprendere l'equilibrio, come un buffo animaletto.

Una zazzera di capelli rossi scompigliati incornicia un viso paffuto e dai tratti delicati, i grandi occhi di cui non riesce a distinguere il colore che sembrano illuminarsi nel vederlo, come se si trattasse di una presenza rassicurante o una montagna di gelato.

"Papà!" esclama, tutto contento, riaccasciandosi sul materasso e cercando di arrampicarsi.

Sousuke cerca di intercettare quella caduta a peso morto come può, afferrandolo per i fianchi e sollevandolo sul materasso. Quello prende a gattonare sul letto come se non avesse esattamente il controllo delle gambe, poi sembra arrendersi e cade ancora a sedere, ridendo.

Il ragazzo ne approfitta per accendere l'abat-jour accanto al letto, un braccio allungato alla cieca per evitare una fuga del bambino. Si volta così in fretta da farsi male al collo, quando questo gorgoglia e si butta ancora una volta all'indietro.

Lo guarda sgambettare sulla schiena, una risata cristallina che lo attraversa mentre agita le braccia come a voler afferrare le gambe impazzite.

Sousuke non ne sa molto di bambini e questo lo agita molto di più di quanto potrebbe terrorizzarlo un ladro o un maniaco assassino. Resta con le braccia protese, la schiena che protesta per tutta quella tensione, nel timore che il bambino possa saltare in aria o decidere di lanciarsi sulle pareti come una pallina impazzita.

Potrebbe chiamare sua madre o qualcuno di bravo con i bambini. Gli viene in mente soltanto Rin, ma Rin si occupa di gattini, non bambini -anche se non vuole che nessuno lo sappia quindi non è esattamente saggio chiedergli consiglio, anche per dei gatti- e il panico lo assale di nuovo.

Respira profondamente, cercando di mandarlo via, convincendosi che può farcela anche da solo. Deve solo capire da dove sia spuntato il bambino e riportarlo a casa.

"Ehy... coso."

Ottimo inizio, Sousuke, davvero brillante. Siamo davvero ansiosi di vedere come migliorerai quest'eccelsa dimostrazione di eloquenza.

"Uh."

Non potrebbe andare meglio.

“Da dove vieni?” chiede finalmente. Il bambino smette di sgambettare per poterlo guardare e sembra fare una fatica colossale per mettersi a sedere.

Lo osserva per un momento, come se fosse la cosa più interessante della stanza, poi si volta verso la scrivania e indica ciò che ha prodotto il suono di vetri rotti, ovvero la teca che contiene Pyunsuke.

Sousuke scende dal letto. Il muschio è sparso per terra il gel che fa da nutrimento all'animale di solito è buttato in un angolo, sotto la scrivania. Del cervo volante non c'è traccia.

All’improvviso, il ragazzo è molto più agitato di quando credeva di avere un ladro in casa, nel pieno della notte. Anche, forse, più dello scoprire che un bambino si è introdotto in casa sua.

Il cervo volante non è esattamente un regalo e Sousuke ha promesso di liberarlo, sì, ma non ha avuto cuore di farlo. Momo non l'aveva nemmeno catturato per lui, quindi non c'era motivo di tenerlo... Ma si è affezionato, in qualche modo.

"Pyunsuke?" lo cerca, raccogliendo frammenti di teca nel caso il bambino decidesse di gattonare da quelle parti.

"Papà!" risponde il bambino e Sousuke si volta in tempo per perdere qualche anno di vita e scattare in avanti per salvarlo da una capriola giù dal letto.

Con la luce, il contrasto tra i capelli quasi arancioni e gli occhi verdi, fissi in quelli di Sousuke il bambino gli ricorda vagamente qualcuno, anche se non riesce ad inquadrare chi, di preciso.

Si siede a terra, notando come il piccolo sembri essersi calmato all'improvviso, distratto dalla chiusura del tutore sulla sua spalla. Si è dimenticato di toglierlo, prima di addormentarsi come un sasso a causa di quel libro non proprio entusiasmante.

Si sente perso, il piccolo che allunga una manina paffuta per toccare la chiusura, allungandosi in un tentativo di mettersi in piedi che non sa se riuscirebbe molto bene.

Cerca con lo sguardo l’insetto, ora che non deve più temere che l’intruso ruzzoli giù e si faccia male. La porta della stanza è chiusa e lui dovrebbe probabilmente star volando in giro da bravo cervo volante.

“Avanti, dove sei?” chiede al nulla, chinandosi sotto la scrivania per cercare meglio, come se quello potesse essersi rimpicciolito.

Il bambino si allunga con lui, afferrando la gelatina appena aperta e portandosela alla bocca. Sousuke gliela allontana subito, altri anni di vita che scivolano come se nulla fosse e, ovviamente, succede l’irreparabile.

Gli occhi del bambino sconosciuto si riempono di lacrime, il labbro trema, il mento lo segue a brevissima distanza. Sousuke riconosce l’inizio di un pianto a dirotto anche se non ha a che fare con bambini da quando lui stesso lo era e va’ nel panico.

Decisamente nel panico.

“Non è per te, è per Pyunsuke, non sei un cervo volante!” esclama, accarezzandogli i capelli con un po’ troppa forza, le sopracciglia che si allungano verso l’alto insieme all’attaccatura dei capelli.

“Punshuke!” protesta invece il bambino, interrompendo quella carezza, le labbra all’infuori in un evidente broncio.

“Pyunsuke, sì, è il mio cervo volante, te lo faccio conoscere appena lo ritrovo.”

Il bambino scuote la testa e lo guarda negli occhi come se dovesse rivelargli una verità assoluta.

“Punshuke.” ripete, per poi fare un sorriso in parte sdentato e posare le mani sul petto di Sousuke. “Papà.”

Oh.

No.

   
 
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