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Autore: smile_tears    27/03/2015    2 recensioni
Si voltò e scosse la testa, sfornando uno dei suoi soliti sorrisi ammaliatori. «Niente, solo che mi dispiace sia rotta, volevo mostrarti praticamente quello che ti ho spiegato»
Iniziò a scrivere parole a caso, come se magicamente potesse riuscire a farla funzionare, e mi fece una tenerezza assurda. Per distrarlo decisi di prenderlo un po’ in giro, come faceva lui con me. «Tu fai tanto il sapientone, ma sai almeno scrivere il tuo nome?»
All’inizio mi guardò confuso, ma poi parve capire e sorridendo scosse la testa in cenno di dissenso, mentre con l’indice premeva in continuazione sulla lettera “F”.
Feci la finta sconsolata e, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, scossi la testa; poi posai la mia mano sulla sua, così grande in confronto alla mia, e lo guidai passo per passo, lettera per lettera finché non scrisse il suo nome.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Red cheeks'
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Gelosie, macchine da scrivere e baci rubati
«Ci credi che è già passato un anno, Jas? Io non me ne sono proprio resa conto. Mi sembra ieri che ho compiuto sedici anni e invece…»
«E invece oggi ne ha compiuti diciassette» completò per me la mia migliore amica.
Finii di gonfiare l’ennesimo palloncino rosa e glielo passai. «Già, sono invecchiata di un altro anno»
Jasmine si bloccò con le mani a mezz’aria e mi scoccò un’occhiataccia. «Ripeti un’altra volta che sei invecchiata e giuro che ti picchio»
Ruotai gli occhi al cielo. «Dio mio, Jasmine, stavo scherzando! Un po’ di umorismo, su!»
«Il tuo non è umorismo, tu vuoi solo farmi arrabbiare» mi riprese acidamente.
Mi voltai, fingendo di cercare la busta dei palloncini, e ghignai. «Può essere»
Si voltò verso di me con le mani sui fianchi e mi fissò indignata. «Grazie Micaela, davvero. Questo è il ringraziamento per essere venuta qui sei ore prima della festa per poterti aiutare!»
A quel punto scoppiai a ridere e mi lanciai letteralmente su di lei abbracciandola, facendola cadere rovinosamente sul divano con me al seguito. «Dai, Jas, lo sai che scherzo! Non ti ringrazierò mai abbastanza per sopportarmi tutti i giorni e per essere venuta ad aiutarmi oggi. Ti voglio bene!»
«Se mi vuoi così bene alzati, mi stai schiacciando!» borbottò con voce strozzata.
Continuai a ridere come un’idiota, poi mi alzai e le tesi una mano per aiutarla ad alzarsi. «Scusami Jas, non volevo massacrarti»
«Ma no, tranquilla, volevi solo farmi morire asfissiata» brontolò.
«Sei sempre la solita esagerata!» ridacchiai spingendola scherzosamente.
La brunetta sbuffò, poi tornò a legare i palloncini. «Muoviti, abbiamo ancora molte cose da fare e si è fatto tardi»
Mi voltai e la fissai aggrottando il sopracciglio sinistro. La festeggiata che era in ritardo e che quindi doveva essere in ansia non ero io una volta?
«Certo, miss simpatia» dissi andando ad appendere i palloncini.
Inutile dire che mi presi una cuscinata in pieno viso.
 
Erano le otto di sera, i miei amici sarebbero dovuti arrivare mezz’ora prima, ma non c’era ancora nessuno e io stavo andando in panico. «Jasmine, perché non c’è ancora nessuno?»
«Non lo so Micia, probabilmente avranno avuto un imprevisto e hanno fatto tardi. Ma stai tranquilla che arriveranno»
Non fece in tempo a finire la frase, che dalla finestra vedemmo due fari illuminare la strada. Mi alzai di scatto dal divano e mi fiondai ad aprire la porta.
Lo sportello dell’auto si aprì ed uscì un ragazzo abbastanza alto. Un maglioncino lilla fasciava perfettamente il fisico magro, mettendo in risalto i muscoli appena accennati, mentre un paio di jeans strappati gli ricoprivano le gambe lunghe e slanciate. Si mosse lentamente verso di me portando la mano destra ad aggiustare un  ciuffo di capelli castani perfettamente in ordine. I suoi grandi occhi color cioccolato, coperti da occhiali dalla montatura nera e sottile, si incrociarono subito con i miei, mentre un sorriso sghembo si fece largo sul suo viso.
«Ciao Micaela, auguri».
Gli tesi la mano, dato che era giunto di fronte a me e lo salutai, cercando di nascondere la delusione per essere stata salutata in maniera così fredda. «Ciao Fabio, sempre in orario eh?»
«Non è colpa mia, è Antonio che non era pronto quando sono passato a prenderlo!» ribatté.
Aggrottai le sopracciglia: non c’era solo lui?
Spostai lo sguardo alle sue spalle e vidi altre due figure. Una era la copia di Fabio, non per niente erano gemelli, e accanto a lui c’era Antonio, il ragazzo di Kimberly, mia carissima amica. «Antonio, Tony! Ci siete anche voi!»
I due si avvicinarono all’ingresso e mi abbracciarono, dandomi due baci sulla guancia. Arrossii come mio solito e lo feci ancora di più quando Antonio mi disse: «Eri così incantata a guardare Fabio che non ti sei nemmeno accorta della nostra presenza, la situazione sta peggiorando»
Sgranai gli occhi per poi tirargli un pugno sul braccio. «Taci, idiota! Potrebbe sentirti!»
Scoppiò a ridere e subito dopo mi sorpassò per entrare in casa, non prima di scompigliarmi tutti i capelli, facendomi emettere un verso di disappunto.
Non feci in tempo ad urlargli contro, che una mano posatasi sulla mia spalla  mi fece distrarre. Mi voltai e vidi Fabio, con stampato in faccia il suo solito sorriso strafottente. «Dai, fatti salutare per bene»
Non riuscii neanche a comprendere a pieno le sue parole, che mi ritrovai stretta tra le sue braccia e con le sue labbra premute su una guancia.
Mi sentii andare a fuoco, le guance raggiunsero una tonalità di rosso sconosciuta al mondo e sperai che Fabio non se ne accorgesse, data la poca luce proveniente dall’interno. Si separò poco dopo e mi sorrise, facendo aumentare ancora di più il battito del mio cuore, poi mi sorpassò per entrare ma prima, come Antonio, mi scompigliò i capelli.
Stavolta, però, non dissi niente.
 
Avevamo finito di cenare da un po’ e tutti i miei amici si erano sparpagliati per la casa.
I ragazzi giocavano con il biliardino, facendo un casino assurdo tra urla di gioia e palline cadute a terra; mentre le ragazze giocavano a pallavolo con un enorme pallone da spiaggia, rischiando più volte di rompere qualcosa.
Nel frattempo io e Nico, il mio migliore amico, eravamo seduti sul divano del salotto a parlare e a scherzare, anche se lui si stava divertendo molto a mettermi in imbarazzo, facendo battutine sulla mia non poco evidente cotta per Fabio. «Nì, ti ho già detto di stare zitto. Mi stai mettendo in imbarazzo e poi Fabio è nell’altra stanza e potrebbe sentirti!»
Come se avesse davvero sentito le mie parole, Fabio fece il suo ingresso nella stanza, raggiungendo me e Nico sul divano. «Scusami, ma dove vorresti sederti dato che il divano è occupato?»
Il ragazzo di fronte a me mi fissò interrogativa inarcando il sopracciglio sinistro e, come se niente fosse, si sedette sulle gambe di Nico. «Ma certo Fabio, fai con comodo!»
«Dai Micaela, lascialo stare!» lo difese il mio migliore amico. «Piuttosto, secondo te dovrei tagliarmi la barba?» chiese.
«Si, Nico, dovresti» confermai, fissando la barba lasciata incolta da chissà quanti giorni.
Fabio si girò a guardarlo e dopo un po’ iniziò ad accarezzagli tutto il viso. «No, secondo me non dovresti, ti da un’aria sexy»
Scoppiai a ridere a crepapelle finché non fui costretta a trattenermi la pancia a causa dei crampi, trascinando con me anche gli altri due ragazzi.
Ad un certo punto Fabio tornò serio e si voltò verso di me. Fissando il suo viso smisi di ridere anch’io, il suo sguardo serio fisso su di me mi metteva in soggezione. Lentamente si chinò verso di me, per poi allungare una mano verso il mio viso. Il contatto della mia guancia bollente con la sua mano gelida mi creò una scossa di brividi lungo tutta la colonna vertebrale e, incondizionatamente, mi spinsi contro il suo palmo, in cerca di un maggiore contatto.
Ma probabilmente avevo frainteso le sue intenzioni, perché sul suo volto ricomparve il suo sorrisetto arrogante. Allungò anche l’altra mano e iniziò a passarle su tutta la mia faccia e anche sui capelli, scompigliandoli tutti. A quel punto iniziai a dimenarmi, sperando che la smettesse. «Fabio! Fabio piantala, ma che cavolo fai!»
Con uno spintone più forte degli altri riuscii a togliermelo di dosso, facendolo cascare malamente su Nico, che nel frattempo se la rideva. «Scusa Micaela, volevo vedere se anche tu avevi la barba come Nico»
A quelle parole spalancai la bocca indignata, non sapendo nemmeno cosa rispondere. «Sai che ti dico, Fabio? Vai a quel paese!», poi incrociai le braccia al petto e feci l’offesa, voltando il viso dalla parte opposta a dov’era lui. 
Fabio continuò a ridere con quell’ingrato del mio migliore amico, trascinando in parte anche me, che però cercavo di contenermi. «Dai, stavo scherzando! Non ti arrabbiare con me, ci resto male!»
Sorrisi lievemente, ma non volendogliela dare vinta così subito continuai a fare l’offesa. A quel punto seguì un silenzio strano, che non prometteva niente di buono, finché non sentii due mani solleticarmi i fianchi. «Lo so che non sei davvero arrabbiata, su fammi un sorriso!»
Scoppiai a ridere per l’ennesima volta e iniziai a dimenarmi, cercando di farlo smettere. «Ok, ok, hai vinto. Ma ora smettila, non riesco a respirare»
Fabio mi lasciò in pace e allora mi appoggiai allo schienale del divano, cercando di riprendere fiato. A quel punto Nico si alzò e raggiunse i ragazzi nell’altra stanza. «Io me ne vado, vedete di risolvere i vostri problemi di coppia da soli»
A quelle parole avvampai e nascosi il viso tra le mani, sussurrando tra me e me quante più parolacce possibili rivolte al mio migliore amico.
Ad un certo punto sentii un peso su di me, così spostai le mani dagli occhi e vidi che Fabio si era sdraiato mettendo le sue gambe sulle me. «Sei abbastanza comodo? No perché posso prenderti anche un cuscino se vuoi»
Ruotò gli occhi al cielo con fare esasperato, poi mi prese un braccio tirandomi verso di se, facendomi così ritrovare con la testa sul suo petto, il suo braccio sulle spalle e le sue gambe sulle mie. «Smettila di lamentarti e vieni qua, devo farti vedere una cosa»
Fu così che io e Fabio trascorremmo mezz’ora in quella scomoda posizione a ridere e scherzare.
 
Dopo un po’ la situazione cambiò. Si spostarono tutti nel salotto a ballare e a sentire la musica, tranne me Jasmine e Marta, che ci spostammo nella sala del biliardino.
Io e Marta stavamo per l'appunto giocando al biliardino, tutte concentrate perché eravamo alla pari, mentre Jasmine girovagava per la stanza, frugando tra i vari scatoloni ammassati vicino alle pareti.
Eravamo nove pari, Marta stava per tirare e io ero pronta a parare il suo tiro, quando poi fui distratta dalla voce di Jasmine che urlava: «Uhh, vedete che ho trovato!»
Mi voltai un istante verso di lei e per questo Marta riuscì a segnare senza alcun problema. «Accidenti, Jasmine! Mi hai fatto perdere!»
Poi, però, vidi cosa aveva in mano e sbiancai. «Jas, posa immediatamente quel coso!»
Dalla sua mano destra sbucava un reggiseno giallo, che era di uno dei miei vecchi costumi del mare. Come se non mi avesse sentita, se lo allacciò al di sopra della maglia e iniziò a fare l’idiota. «Questo coso è tipo tre taglie più piccolo dei miei, ma non importa. Come mi sta? Sono figa?»
La guardai in cagnesco e mi avvicinai a lei. «Seriamente, togliti questo coso e rimettilo dov’era prima»
Mi guardò sorridendo arrogantemente, dopo di che iniziò a correre per tutta la stanza con me alle calcagna. Girammo intorno al biliardino per non so quante volte, tanto che mi stava venendo la nausea. Io intanto le urlavo di fermarsi, mentre Marta andò a chiamare Kimberly e Francesca come rinforzi. Non l’avesse mai fatto: Jasmine approfittò della porta lasciata spalancata ed uscì, andando nel soggiorno dove si trovavano tutti i ragazzi.
A quel punto mi preoccupai ancora di più e iniziai a rincorrerla ancora più velocemente, sperando di riuscire a bloccarla in tempo. Non fu così purtroppo. Raggiunse la sala e continuò a correre, ma per fortuna i ragazzi erano distratti a giocare con il cellulare e non ci calcolarono minimamente. Alla fine riuscii a bloccarla, ma lei non so come riuscì a slacciarsi il reggiseno e lo lanciò in aria. In direzione di Fabio. «Porca miseria» borbottai, poi presi a correre per recuperarlo prima che fosse troppo tardi.
Non appena lo ebbi preso tornai nell’altra stanza e lo nascosi in un armadio, dove quella matta della mia migliore amica non l’avrebbe mai trovato.
Tornai nel soggiorno e iniziai a farle la ramanzina, anche se poi si trasformò in una guerra di battutine e risate.
Fummo interrotte da Fabio che mi si avvicinò, perché voleva chiedermi una cosa. «Prima ho visto una cosa gialla che volava, posso sapere cos’era?»
Arrossii fino alla punta dei capelli e iniziai a scuotere la testa. «Non era niente davvero. Lascia perdere»
Lui cercava di insistere, ma per fortuna Jasmine ci interruppe e mi trascinò via, salvandomi dalla figuraccia del secolo.
 
Ero seduta sul divano accanto a Nico e Tony e stavamo parlando di qualunque cretinata ci venisse in mente. Ad un certo punto mi accorsi che avevo perso di vista Fabio da un po’. «Tony scusa, ma tuo fratello dov’è?»
Tony parve illuminarsi e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di Fabio. «Non lo so, credevo fosse con Francesco, ma non c’è»
Sospirai e dopo aver chiesto scusa per l’interruzione mi alzai e andai a cercare quell’idiota.
Lo trovai nell’altra stanza, in piedi vicino ad un mobile su cui era appoggiata una vecchia macchina da scrivere.
Mi avvicinai silenziosamente e quando fui dietro di lui vidi che stava cercando di aggiustarla. «Fabio? Mi spieghi che combini?»
Sobbalzò non avendomi sentita arrivare, poi si voltò verso di me, grattandosi la nuca con fare imbarazzato. «Scusami. Ho visto questa macchina da scrivere e non ho saputo resistere, sai che adoro scoprire come funzionano le cose»
Sorrisi teneramente, perché era ovvio che lo sapessi, lo conoscevo come le mie tasche. «Tranquillo, non importa. Ero solo preoccupata perché ti ho perso di vista»
Ricambiò il sorriso e dopo avermi messo un braccio intorno alle spalle disse: «Dai, vieni qui, ti spiego come funziona»
Dopo aver ascoltato le sue spiegazioni a bocca aperta, lo vidi sorridere tristemente e mi preoccupai. «Ehi, che hai?»
Si voltò e scosse la testa, sfornando uno dei suoi soliti sorrisi ammaliatori. «Niente, solo che mi dispiace sia rotta, volevo mostrarti praticamente quello che ti ho spiegato»
Iniziò a scrivere parole a caso, come se magicamente potesse riuscire a farla funzionare, e mi fece una tenerezza assurda. Per distrarlo decisi di prenderlo un po’ in giro, come faceva lui con me. «Tu fai tanto il sapientone, ma sai almeno scrivere il tuo nome?»
All’inizio mi guardò confuso, ma poi parve capire e sorridendo scosse la testa in cenno di dissenso, mentre con l’indice premeva in continuazione sulla lettera “F”. 
Feci la finta sconsolata e, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, scossi la testa; poi posai la mia mano sulla sua, così grande in confronto alla mia, e lo guidai passo per passo, lettera per lettera finché non scrisse il suo nome.
Lo guardai sorridendo come un’ebete e lui fece lo stesso, finché «Grazie» sussurrò. Abbassai lo sguardo imbarazzata e strinsi forte la sua mano, se lo avessi guardato altri due secondi gli sarei saltato addosso e non potevo.
Il dolce momento fu interrotto da Tony, che piombò nella stanza per dirci di unirci a loro che stavano ballando e scherzando. Io e Fabio ci allontanammo come scottati e facendo finta di niente tornammo nel salotto, dove trovammo Kimberly e Antonio che ballavano e gli altri che battevano le mani a tempo di musica.
Ad un certo punto Francesco mi prese per mano, trascinandomi al centro del salotto dove si trovavano i due piccioncini. Lo guardai spaesata e in cerca di risposte, ma lui si limitò a sorridere e a guardarsi intorno. «Marta, metti la canzone di dopo per favore!»
La ragazza obbedì e nell’aria si diffusero le note di “Bailando” di Enrique Iglesias, insieme ai fischi e agli applausi dei miei amici. «Francè ma sei pazzo? Io non ho voglia di ballare!»
Fece finta di nulla ed iniziò a cantare e ballare, cercando di coinvolgere anche me. «Dai, divertiti un po’, è solo un ballo!»
Ci pensai e annuii, in fondo che avevo da perdere?
Iniziammo a muoverci a tempo di musica e a cantare, mostrandoci in giravolte e mancate cadute disastrose.
A fine canzone ero sudata e avevo il fiatone, ma non ne importai perché mi ero divertita come non mai, così abbracciai Francesco e lo ringraziai infinitamente.
Quando ci separammo guardai oltre la sua spalla, dove c’era Fabio, e mi parve di vederlo serrare i pugni, come se quella scena gli avesse dato fastidio, come se fosse geloso di noi.
Poi scossi la testa e feci finta di niente, probabilmente era stata solo una mia impressione.
 
Stavo tranquillamente parlando con Jasmine dei suoi piani malefici per lasciare soli me e Fabio, quando quest’ultimo ci interruppe. «Micaela, scusami, potresti dirmi dov’è il bagno?»
Mi voltai e sorridendogli gli feci cenno di seguirmi. Lo guidai attraverso il corridoio finché non raggiungemmo il bagno. Stavo per andarmene, ma mi accorsi che lui era un po’ spaesato perché non trovava l’interruttore della luce, così entrai un attimo e l’accesi io. Mi sorrise per ringraziarmi e io ricambiai, per poi uscire dalla stanza. Appena uscita mi schiantai con Jasmine, che veniva dalla parte opposta a dov’ero io. «Jasmine che stai facendo qui?»
La mia migliore amica si torturò le mani in evidente imbarazzo e fu a quel punto che capii. «Non dirmi che volevi chiuderci a chiave nel bagno!»
A quelle parole arrossì e annuì leggermente, confermando i miei sospetti. «Ma sei impazzita?! Tante stanze giusto nel bagno dovevi chiuderci? Se fosse scesa mia madre cosa le avresti detto? “Micaela e Fabio sono chiusi a chiave nel bagno, ma tranquilla non stanno facendo niente di sporco”?»
Jasmine mi guardò dispiaciuta, facendomi sentire un po’ in colpa. «Scusami, non volevo farti arrabbiare. Volevo solo cercare di aiutarti»
Sospirai, poi scossi la testa e cercai di sorriderle. «Non importa, dai. Scusa se mi sono arrabbiata»
Ricambiò il sorriso e dopo esserci date un abbraccio veloce tornammo nel salotto.
 
«Micia». La voce della mia migliore amica mi risvegliò dai miei pensieri e alzai il viso per guardarla. «Mi dispiace guastarti la festa, ma mi ha chiamata mia madre, tra mezz’ora viene a prendermi»
«Oh, ok. Ora vado a dire a mia madre di portare la torta» dissi e mi alzai per salire al piano di sopra dove si trovavano i miei genitori e i miei fratelli.
Poi però pensai che avevo bisogno di una mano per portare le cose, per cui non appena vidi Fabio lo presi per un braccio e lo trascinai sopra insieme a me. «Dove diavolo mi stai portando?»
«Al piano di sopra a prendere la torta» borbottai in risposta.
Salimmo le scale e una volta arrivati aprimmo la porta. Dissi a mia madre di darmi la torta, ma non volle sentire ragioni, per cui decise di portarla lei poco dopo. In pratica avevamo fatto un viaggio a vuoto.
Tornammo al piano inferiore e quando stavo per aprire la porta che separava il soggiorno dalle scale mi accorsi che era chiusa. «Porca miseria»
«Cosa c’è?» chiese Fabio mettendomi una mano sulla spalla.
Sbuffai e continuai a forzare la maniglia, sperando che la porta ci aprisse. «Ci hanno chiusi fuori, accidenti! Se scende mia madre e ci trova così si arrabbierà da morire!»
Iniziammo a bussare come dei forsennati, urlando a quei cretini di aprirci, ma niente. «Credo che resteremo qui per un po’»
Fabio si avvicinò a me, troppo, fino a bloccarmi tra la porta e il suo corpo. «Beh, vediamo di sfruttare questo tempo nel migliore dei modi»
Non mi diede il tempo di parlare, che mi bloccò i polsi contro la porta e premette la sua bocca contro la mia.
Sbarrai gli occhi per la sorpresa, ma poi li chiusi, l’emozione stava prendendo il sopravvento. Il cuore batteva a mille, sembrava stesse per uscire dal petto; nello stomaco provavo sensazioni strane, come se una mandria di elefanti stesse scatenando una rivoluzione.
Ricambiai il bacio, e per la prima volta in vita mia mi sentii felice, avevo sognato un momento simile da anni.
Quando sentii la porta del piano superiore sbattere mi staccai velocemente, tornando alla realtà. «Non ti permettere mai più di fare una cosa del genere! Se vuoi baciare qualcuno bacia la tua ragazza!»
Fabio mi fissò sconvolto, non comprendendo il mio comporto, ma non disse niente, mentre io ripresi ad urlare. «Aprite immediatamente questa cavolo di porta, ora!»
Jasmine dovette accorgersi del mio tono alterato e per questo aprì la porta, giusto in tempo per quando scesero i miei genitori.
Io corsi immediatamente in bagno e iniziai a piangere. Perché Fabio doveva essere così idiota? Perché mi illudeva se lui era fidanzato?
Dopo un po’ mi decisi ad uscire e di mettere in atto l’ultimo piano della serata: evitare la mia cotta secolare.
 
Il piano aveva funzionato abbastanza bene. Avevo incrociato Fabio il meno possibile e oramai la serata era finita.
Stavo salutando tutti i miei amici e oramai era rimasto solo lui. Lo guardai dispiaciuta e mi limitai ad alzare la mano, ma lui non era dello stesso parere. Infatti si avvicinò a me e prendendomi il viso tra le mani mi rubò il secondo bacio della serata.
Arrossii, perché stavolta non eravamo soli, e lo allontanai con uno spintone. «Ti ho detto di non farlo più! Se proprio vuoi bacarmi lascia la tua ragazza prima!»
Mi sorrise arrogantemente e dopo avermi dato un bacio sulla guancia uscì e se ne andò. «Micaela» mi richiamò Nico. «Vedi che Fabio ha lasciato Sofia da due settimane»
Spalancai gli occhi sorpresa, perché io non ne avevo idea, e mi sentii tremendamente in colpa per come mi ero comportata. «Che aspetti? Vai da lui!»
Mi risvegliai dal mio stato di trance e corsi fuori, sperando che non se ne fosse ancora andato.
La fortuna era dalla mia parte, perché non era ancora salito in macchina, così gli andai subito incontro.
Non appena fui di fronte a lui gli presi una mano e dissi: «Ti amo, anche se sei un cretino» poi lo baciai, mentre le mie guance si tinsero di rosso.



Hola!
Buonasera a tutti!
Sono tornata con questa nuova one shot per celebrare il mio secondo anniversario su questo sito.
Non so che dire sinceramente. 
Allora, questa one shot farà parte, insieme a "Vaniglia" e ad altre storie non ancora pubblicate, della raccolta "Red cheeks" dedicata a Clouds_Jas.
E niente, spero vi sia piaciuta e, se vi va, lasciatemi una recensione.
A presto, spero.
Miky.

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