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Autore: thugswearuggs    28/03/2015    2 recensioni
«Ognuno, prima o poi, ne aveva una. Per alcuni, indicava che la vita stava finalmente per iniziare per davvero. Per altri, era solo fonte di puro terrore.
Ad ogni modo, era privata. La cicatrice, poteva essere vista solo dalla propria anima gemella.»

Soulmate!AU
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Fiona Gallagher, Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Phillip 'Lip' Gallagher, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione

Ognuno, prima o poi, ne aveva una. Per alcuni, indicava che la vita stava finalmente per iniziare per davvero. Per altri, era solo fonte di puro terrore.
Ad ogni modo, era privata. La cicatrice, poteva essere vista solo dalla propria anima gemella. Certo, di questi tempi nessuno la nascondeva alla propria famiglia, oramai costituiva un vero e proprio motivo per celebrare. Un rito di passaggio.

Era mera biologia: l’anulare sinistro iniziava a fare male, e pian piano le lettere della propria anima gemella si formavano. A volte ci volevano solo alcune ore, altre volte interi giorni. Il nome sanguinava e continuava a farlo per circa una settimana, come una ferita profonda che tende ad aprirsi ancora e ancora. Dopodiché, il corpo della persona iniziava a sentire una sensazione indistinguibile di leggerezza, come se fosse confinato da un calore ben voluto. Ed il dolore lasciava spazio all’accettazione, all’eccitazione, alla felicità.

Appena il nome guariva, bisognava coprirlo con un anello colorato. Si diceva che il primo colore a cui si pensava quando si leggevano le lettere sul proprio dito, fosse il colore degli occhi della propria anima gemella.
Quando una delle due parti proponeva all’altra di rendere la relazione ufficiale, venivano indossati anelli d’argento. In questo modo, nessuno provava ad avvicinarsi sentimentalmente ad una persona a cui non era destinato.

Al momento dell’eventuale matrimonio, le parti indossavano un anello di acciaio.
L’acciaio, com’era stato stabilito dalla società, andava a sostituire la tipica vera nuziale d’oro giallo: indicava il legame solido e resistente della coppia. – Esistevano ancora persone che per diverse circostanze sposavano una persona diversa da quella loro predestinata. Questi, indossavano una semplice fede d’oro.
Se una delle due metà esalava il suo ultimo respiro, la cicatrice scompariva e la metà restante portava un anello nero, ad indicare il lutto.

Nessuno era ancora riuscito a spiegarsi questo fenomeno, era semplicemente lì. Un giorno, eri un ragazzo con determinate idee ed aspettative; il giorno dopo, eri un uomo destinato a qualcuno che forse ancora non conoscevi.
Era possibile anche solo pensare di dedicare anima e corpo ad un completo estraneo?
Le opinioni a riguardo erano diverse. C’era chi sognava il principe azzurro, inseguendo l’ideale della favole che venivano raccontate ad i bambini. “Un giorno avrò il suo nome su questo dito, ci troveremo e saremo per sempre felici e contenti.” Per alcuni era davvero così. Per altri, non esattamente.

 


Scars


Fiona aveva quindici anni quando il suo anulare iniziò a farle male. Non sapeva cosa le stava accadendo ed era spaventata. Frank era in giro da qualche parte, probabilmente su uno sgabello di un bar a bere via i suoi problemi e Monica li aveva abbandonati di nuovo.
Lip aveva dodici anni, ma possedeva un’intelligenza decisamente elevata per la sua età, aiutava Fiona come poteva ed insieme si prendevano cura di Ian, Debbie e Carl. In realtà, Ian non aveva bisogno di cure particolari. A dieci anni, era completamente autosufficiente e contribuiva ad aiutare come poteva.
Lip aveva notato che qualcosa non andava in Fiona, ma quando glielo chiese, lei rispose che stava bene, andava tutto bene. Fiona stava sempre bene, a quanto diceva. Ma, nel buio della sua camera, quando era certa che i suoi preziosi fratelli dormivano, lei singhiozzava silenziosamente nel suo cuscino, desiderando che qualcuno potesse aiutarla.

Quando il dolore all’anulare diventò insopportabile, decise di andare al pronto soccorso. Dovette aspettare due ore, e alla fine non le diedero nulla per alleviare il male.
«Tesoro, questo è un tipo di dolore buono. Credimi, presto passerà. Curalo, disinfettalo e, se ti reca fastidio, fascialo. Resisti, presto riceverai il nome della persona con cui passerai il resto della tua vita.» le disse un’anziana infermiera, sorridendo. Fiona lasciò l’ospedale con un dito fasciato e le sopracciglia corrugate. Non sapeva il motivo, ma l’idea di avere una persona a lei destinata la faceva sentire a disagio.

____


«Fi, perché hai il dito fasciato?»
«Mi sono tagliata mentre preparavo la cena ieri sera, Lip. Non ti preoccupare.» sorrise Fiona.
Fiona sorrideva un sacco, era quello che pensavano tutti. In realtà, se la si osservava attentamente, si percepiva perfettamente la differenza tra un sorriso spontaneo da uno forzato.
Per fortuna, i suoi fratelli e sua sorella erano ancora troppo piccoli per capire. Fiona sperava con tutto il cuore che potessero rimanere bambini il più a lungo possibile.
Ovviamente, Lip aveva capito che qualcosa stava succedendo ma lasciò correre – per il momento.

____

Una settimana dopo, un anello color mogano con alcune sfumature dorate aveva preso il posto della fasciatura. Quando il nome della sua anima gemella stava finalmente guarendo, Fiona si era presa un po’ di tempo per sé stessa mentre i ragazzi erano a scuola, ed aveva girovagato per la città guardando attentamente le vetrine dei negozi. Non sapeva come spiegarlo, ma quell’anello dal colore inusuale l’aveva attratta e, senza aspettare, l’aveva comprato. Ora, il nome Sean era scritto in una grafia corsiva ma non elegante, ed era coperto dall’anello. Fiona sorrideva di più e più sinceramente.


«Fi, quell’anello è letteralmente di un colore di merda.» aveva riso Lip, prendendola in giro.
«Sai almeno perché lo porto?»
«Non dirmi che…»
«Apparentemente si, invece. Ce l’ho e ha fatto male da morire, ma ora è qua.»
«Posso… posso vederlo?»
«Pensavo che non ci credessi.»
«Non ne sono sicuro ancora. Voglio dire, chi decide cosa, precisamente? E non parlarmi di un ipotetico Dio, ti prego.»
Fiona lo fissò per un attimo e poi, delicatamente, tolse il cerchio colorato che copriva quel nome.
S e a n.
Lip prese la mano della sorella tra le sue, ispezionando la ferita quasi completamente cicatrizzata. La analizzò per qualche minuto, poi lasciò cadere libera la mano di Fiona. Si sentì come se l’avesse vista nuda. Non che non fosse mai successo – in casa Gallagher era quasi una routine – ma questo non vuol dire che tu voglia vedere tua sorella senza vestiti.

Lip promise a sé stesso che non avrebbe mai più chiesto di vedere la cicatrice ai suoi familiari o amici.
____

Lip ottenne il suo nome due anni dopo. Quando iniziò a lamentare dolori all’anulare sinistro, Fiona se ne prese cura, rassicurandolo. Più il dito sanguinava, più Lip avrebbe preferito essere una persona senza anima gemella. L’amore portava all’autodistruzione e di conseguenza al dolore per chi ti è vicino. Lip aveva visto le conseguenze di questo fantomatico amore indistruttibile e sperò con tutto il cuore di non incontrare mai Mandy.

____

Cinque giorni più tardi, Ian notò che il suo fratello maggiore portava un anello. Non capiva perché ad un certo punto della propria vita, le persone si ritrovavano con questi strani anelli spessi e colorati. Esteticamente non erano granché, quindi non riusciva a capire il vero motivo dietro quell’oggetto insignificante. Aveva sentito parlare di anime gemelle, ovviamente, ma nessuno gli aveva mai spiegato il significato.


«Lip.»
Nessuna risposta arrivò dal letto posto dall’altra parte della stanza.
«Lip!» chiamò ancora Ian con voce più insistente.
Ancora nessuna risposta. Ian iniziava a sentire la frustrazione farsi strada accanto alla curiosità che lo stava tenendo sveglio. Lip sbuffò nel sonno.
Il dodicenne dai capelli rossi si sollevò dal suo letto singolo e si avvicinò lentamente a quello del fratello.

Per fortuna, non dividevano la stanza con nessuno: Carl e Debbie erano nella stanza in fondo al corridoio, Fiona dormiva in quella di fronte al bagno – che originalmente era dei loro genitori, ma visto che erano entrambi chissà dove, lei l’aveva proclamata sua – ed Ian e Lip dividevano la stanza accanto alle scale.

La mano sinistra del fratello maggiore penzolava dal letto, come un peso morto. Ian, già alto per la sua età, arrivava perfettamente alla sua altezza. L’anello era di un azzurro chiaro, con sfumature grigio perla. Ammise a sé stesso che il colore era bellissimo. Si chiedeva se fosse vero che il colore dell’anello avrebbe rispecchiato il colore degli occhi della propria anima gemella. Se così fosse, Lip avrebbe avuto accanto una persona dagli occhi splendidi.
Era tentato di sfilare la fascia colorata per leggere il nome, ma non lo fece. Ian era un tipo riservato e non voleva che la curiosità gli facesse compiere azioni di cui si sarebbe sentito in colpa. Invece, girò su sé stesso e tornò sotto le coperte.

Fissò il soffitto finché le prime luci dell’alba lo cullarono in un sonno leggero, i pensieri della sua futura anima gemella a riempirgli cuore e cervello.

____

Ian aveva quattordici anni quando comprese di essere gay.
Non fu una vera sorpresa, le ragazze non l’avevano mai attratto e spesso si ritrovava a fantasticare su come fosse baciare le labbra sottili di Roger Spikey. E così lo fece. Baciò Roger e capì di essere diverso.
Fece sesso con Roger e capì che gli piaceva essere chi era.
Si sentiva libero.

Quando Lip lo scoprì, inizialmente non lo accettò. Ian non capiva, pensava di avere un rapporto speciale con suo fratello. Eppure, eccolo qui in casa Jackson a farsi fare un pompino da Karen. Non che stava riuscendo ad alzarlo, s’intende.

Eventualmente, Lip riuscì a scendere a patti con la natura del suo fratello minore. Capì che Ian era ancora Ian, indipendentemente da chi si scopava.

Gradualmente, tutti i membri della sua famiglia lo vennero a sapere. Non che fossero affari loro, ma Ian era onesto ed era profondamente buono di cuore, molto più dei suoi fratelli e sorelle. Ed era libero.

____

A quindici anni, Ian conobbe Mandy Milkovich. Nonostante l’inizio della loro relazione era stato a dir poco turbolento, i due impararono presto a conoscersi ed a volersi bene. Mandy era la sorella a cui poteva dire qualsiasi cosa, senza paura o vergogna. Ian era per Mandy un’ancora che le impediva di perdersi in quel mare nero e pieno d’orrore che era la sua casa.

Circa un mese più tardi, Ian trovò una ferita profonda sul suo anulare sinistro. Era sicuro di non essersela procurata durante gli allenamenti, per cui sapeva che presto quella ferita avrebbe formato delle lettere nitide. Lettere che gli avrebbero permesso di conoscere finalmente il nome della sua persona.

____

Mykhaylo. Chi cazzo si chiama Mykhaylo da queste parti? Pensò Ian, quando le lettere sul suo anulare presero forma. Forse… forse era uno straniero. Forse sognava l’esercito come lui. Ian immaginò un ragazzo moro, pallido con indosso l’uniforme. Sorrise. Questa storia dell’anima gemella iniziava a piacergli.

____

La ferita era completamente guarita dopo otto giorni di pura tortura, ma Ian aveva ancora il dito fasciato. Sapeva che avrebbe dovuto comprare un anello, ma ancora non aveva visto quello giusto. Ce ne erano alcuni che gli piacevano, ma a parte quel briciolo di interesse, non aveva provato quella sensazione di appartenenza che gli aveva descritto Fiona.

Stava ritornando a casa dal suo allenamento quotidiano quando lo vide. Non molto spesso, blu mare con riflessi neri e pagliuzze turchesi. Si sentì improvvisamente la testa leggera, come se avesse bevuto più di qualche birra e fumato una canna. Leggerezza, felicità.
Tornò a casa con l’anello che gli circondava perfettamente la cicatrice.

____

«Non mi hai mai detto chi è il fortunato.» Fiona fece un cenno sorridendo verso la sua mano.
«Tu non l’hai mai chiesto.» rispose lui, uno sguardo perso ma ricco di affetto.
Fiona scrollò le spalle ed Ian si tolse la fascia fredda e colorata. Il nome Mykhaylo appariva in una calligrafia corsiva fine e precisa. Ian non avrebbe mai pensato che un nome che suonava così duro potesse essere associato a tanta delicatezza.
«Mykhaylo? Che razza di nome è?» gli chiese la sorella maggiore, accentuando i suoi dubbi corrugando le sopracciglia e spalancando gli occhi.
«Ho fatto delle ricerche. Apparentemente è di origine ucraina.»
Il ragazzo era felice di avere finalmente qualcosa di concreto che lo collegasse alla persona a lui destinata, ma allo stesso tempo si domandava se l’avesse mai visto. Il nome era di origine ucraina, ma magari il ragazzo in questione viveva almeno in America. Forse.
«Sono sicura che lo incontrerai presto, non preoccuparti. C’è ancora tempo.»
Fiona gli schioccò un sorriso rassicurante quando vide gli occhi del fratello minore diventare più scuri. Ian meritava molto di più di ciò che il mondo gli aveva dato fin’ora.

____

Non pianificava di dirlo a Mandy ma, semplicemente, accadde. Una di quelle cose che non pianifichi, ma che viene fuori mentre sei strafatto e non sei in grado di filtrare i tuoi pensieri.
Mandy stava ridendo, il dito della sua mano sinistra fasciato, mentre la sua mano destra teneva in mano una canna. Ian la guardava con un sorriso pigro e gli occhi velati, e la trovava assolutamente bellissima. Amava Mandy, e probabilmente in un universo parallelo sarebbero stati insieme. Mandy meritava il mondo intero ed Ian sperava che il nome che si stava formando su quel dito potesse darglielo.

«Oh cazzo!» urlò la ragazza, in preda ad una fitta di dolore alla mano sinistra.
«Che hai combinato?»
«Ho dato un colpo a qualcosa con la mano sinistra! Cazzo, che male!»
Ian prese la mano in questione tra le sue e la carezzò delicatamente.

«Sai, a volte vorrei che la mia ferita avesse formato il tuo nome.» le disse.
«Perché? Non sei felice con il tuo?»
«Lo sarei se non fosse un cazzo di ucraino.»
«Ehi! Io ho origini ucraine, attento a come parli testa di cazzo!» rise Mandy.
«Non me l’avevi mai detto.»
«Beh, pensavo fosse evidente. Milkovich non è esattamente un cognome americano.»
Ian rise, più per l’effetto delle canne che per l’argomento trattato.

«Posso vederlo?» chiese timidamente Mandy.
Il giovane Gallagher per un attimo esitò. Mostrare il nome era come denudarsi, e non era certo volesse farlo con Mandy. Eppure. Eppure si raccontavano tutto, tra loro. Parlare con lei era sempre facile, sia che si trattasse di cose complesse sia semplici. In fondo, questa era semplice. Ian sfilò delicatamente l’anello, arrossendo appena.
Mandy ispezionò la cicatrice. Mykhaylo.
Lei conosceva una persona con quel nome, ma decise di lasciare Ian all’oscuro per un altro po’.
Avrebbe dovuto scambiare qualche parola con suo fratello, prima.
Non gli disse nulla, lasciò semplicemente scivolare di nuovo l’anello blu sul suo dito affusolato, prima di far cadere l’argomento ed iniziare a parlare dell’insegnante di storia.

____

Mickey era steso sul suo letto, una sigaretta che pendeva dalle labbra e la mano sinistra dietro la testa. Fissava il soffitto, sentendo l’anello verde foresta a contatto con la sua nuca. Non sapeva se ne sarebbe uscito vivo da questa situazione.

Quando aveva sentito le lettere formarsi, aveva pensato seriamente di tagliarsi l’anulare. Avrebbe fatto male, certo, ma mai quanto gli avrebbe fatto male suo padre se e quando avesse scoperto che la sua anima gemella era in realtà un uomo.

Mickey sapeva di essere gay, e dopo un lungo periodo di negazione, aveva finalmente accettato il suo modo di essere. Semplicemente, gli piaceva prenderlo e gli piaceva avere qualcuno che lo manovrasse e sapesse esattamente cosa fare con il suo corpo. Amava sentire i muscoli flettersi per lo sforzo, e la sensazione di venire solo grazie a dei colpi mirati nel punto giusto.
Quello che gli piaceva non lo definiva. Lui questo lo sapeva, ma suo padre no.

Terry Milkovich era conosciuto in tutta Chicago, e non per imprese eroiche. Se ti immischiavi negli affari dei Milkovich, non ne uscivi vivo.
Una delle sue attività preferite era picchiare a sangue i froci, o presunti tali. Non c’era da sorprendersi se Mickey per un periodo di tempo aveva odiato il suo Ian.
Ma, in pochi giorni, si era ricreduto. Terry Milkovich non era nessuno. Non poteva rovinargli anche questo, fosse stata l’ultima cosa che Mickey avrebbe portato a termine. Si impose che in un futuro prossimo avrebbe incontrato la sua anima gemella.
____

Mandy lo trovò così, con la sigaretta tra le labbra consumata quasi fino al filtro. Entrò nella sua stanza e gliela sfilò dalla bocca, buttandola a terra e pestandola con la punta dello stivale.

«Che cazzo vuoi?» chiese Mickey alla sorella, lo sguardo rivolto al soffitto.
«Fammi vedere il tuo anulare.»
«No.»
«Mick, fammelo vedere. Adesso.»
«Perché dovrei? È privato, non devo fare proprio un cazzo. Adesso esci da qua e non tornare.»
Mandy gli diede un pugno sulla spalla sinistra, con abbastanza forza da costringerlo a rotearla per far passare l’improvviso dolore.

«Che cazzo, Mandy!» urlò il fratello maggiore.
Lei non rispose. Invece, prese la mano sinistra tra le sue e strinse forte, togliendo l’anello verde dal suo anulare. Ed eccole lì, in una calligrafia piccola ed ordinata, c’erano tre lettere che formavano il nome Ian.

«Perché non me l’hai mai detto?» sussurrò Mandy, le lacrime che iniziarono a riempirgli gli occhi. Mickey guardò il nome, pieno di vergogna.
«Lo sai perché.»
Quello bastò. Mandy sapeva.
Lo abbracciò stretto per un attimo, poi gli sorrise dolcemente.
«Ora è in prigione, però, Mick. E poi, lui ha il tuo nome – quello vero, intendo – e pensa che Mykhaylo abiti in Ucraina. Ha paura che non lo incontrerà mai.»
Mandy lo lasciò solo, a riflettere sulla situazione. Aveva deciso che suo fratello avrebbe dovuto sbrigarsela da solo, anche se sapeva che sarebbe stato difficile per lui.

____

I giorni trascorsero ed i Gallagher tiravano avanti come sempre, truffando e rubando. Fiona flirtava con più ragazzi ma non si impegnava mai, perché le piaceva credere che Sean era ad aspettarla da qualche parte con il suo nome scritto in chissà quale grafia sul dito. Lip, grazie ad Ian, conobbe finalmente Mandy ma in qualche modo riuscì a non dirle che Phillip era il suo vero nome. Lei l’aveva capito, da come lo guardava, ma preferiva non spingerlo oltre un limite che, per ora, sembrava non voler oltrepassare.

Un anno dopo, Debbie scoprì la sua anima gemella. Era precoce rispetto alla norma, ed a tredici anni era già a conoscenza che, da qualche parte nel mondo, Derek era il nome di colui che l’avrebbe completata.
Nel contempo, Ian aveva stretto una sorta di amicizia con Mickey, che preferiva rimanere nell’ombra ancora un po’. Si sentiva a suo agio con Ian, ma non sapeva se fosse in grado portare avanti una relazione vera e propria con il ragazzo. Questo ragazzo dall’anima pura, dai sogni più grandi di lui e dal sorriso luminoso. Mickey non si sentiva abbastanza, non si sentiva mai abbastanza quando si trattava di Ian.
Eppure lo voleva.

All’alba dei suoi dodici anni, Carl Gallagher scoprì che il nome sul suo anulare era Logan. Il problema che ne susseguì, fu che non si sapeva se Logan fosse un ragazzo o una ragazza. Carl non aveva ancora compreso appieno la propria natura, ed a dodici anni aveva il diritto di avere il beneficio del dubbio. Eppure, non era confuso. Sapeva di essere attratto sia da ragazze che da ragazzi, e non ne fece una gran questione. Parlando con suo fratello maggiore, Ian, sapeva che amare un ragazzo non era nulla di diverso dall’amare una ragazza. D’altronde, se quel nome era cicatrizzato sul suo dito, una ragione doveva esserci.

____

A sedici anni, Mickey baciò Ian. Erano nel loro edificio abbandonato, con la sola compagnia di una canna ed il vento che entrava leggero dalle aperture nei muri. Non era durato più di cinque secondi: Mickey si era semplicemente avvicinato, l’aveva guardato e aveva premuto forte le labbra su quelle di Ian.
Era stato questo: una pressione. Ma era bastato.

Ian fu invaso da una sensazione di appagamento istantanea, una sicurezza mai provata prima. Con mano tremante, sollevò la mano sinistra di Mickey e sfilò delicatamente l’anello. Il tempo sembrò fermarsi e le lettere che formavano il suo nome erano lì, in una grafia minuscola ed ordinata, che lo fissavano dal basso.
Mickey sfilò il cerchio blu dalla mano pallida di Ian, e lesse il suo nome.
Fu il momento più intimo della vita di entrambi. Non importava quanti ragazzi c’erano stati prima, non importava quante volte avevano scopato completi estranei nel buio di un vicolo. Questo, questo era ciò per cui erano stati creati. Valeva la pena sopportare il dolore della ferita, la paura del non venire accettati, solo per questo.

Quel giorno, Ian e Mickey iniziarono a vivere. Quel giorno, gli anelli vennero dimenticati in un angolo dell’edificio. La pelle venne a contatto con altra pelle, mentre parole vennero sussurrate e trasportate via dal vento, portando via con sé i loro segreti.





____

Note:
Questa è la prima Soulmate!AU che scrivo. Non so se la mia idea sia originale o meno, ma ci ho pensato ed ho deciso di provare a scriverla. Non so se sia confusionario, o se possa essere apprezzato ma ho cercato di mettercela tutta. Molti aspetti probabilmente potevano venire approfonditi, e forse un giorno lo farò, ma per ora mi sono sentita di pubblicarla così. 

Se avete suggerimenti o volete semplicemente parlare, sono fkintoughguy su Tumblr (:





















 
   
 
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