Novembre
Ho difeso le mie scelte io ho
creduto nelle attese io ho
saputo dire spesso di no
con te non ci riuscivo.
“
Seguimi.”
Cominciò tutto così. Una parola. Una frase che tanto aspettavo.
Un comando, imposto con indifferenza. Eppure io ho sempre creduto che non fosse
indifferenza, ma celata timidezza la tua.
Ti seguii, accondiscendendo al tuo volere come sempre.
Non riuscivo a dirti di no, ma nemmeno a mentirti. Tu sembravi leggermi dentro.
Io credevo di fare lo stesso. Mi
sbagliavo...
Ho indossato
le catene io ho
i segni delle pene lo so
che non volendo ricorderò
quel pugno nello stomaco.
Credere
in qualcosa che non poteva esserci è stato il mio primo errore.
Credere in te la cosa più giusta che abbia mai fatto.
Il tuo raro sorriso era la mia -la nostra- sola
libertà.
La mia personale prigione, invece, era il tuo essere. L’essenza di te.
Io non potevo fare a meno di te. Eri la mia personale droga.
Stavo male quando non ti vedevo, quando non ti sentivo...
Versavo lacrime, stupendomi della mia ritrovata fragilità.
A novembre
la città si spense in un istante
tu dicevi basta e io rimanevo inerme
il tuo ego è stato sempre più forte
di ogni mia convinzione.
A quel giorno sono succeduti altri.
Bastava che tu fossi gentile con me, illudendomi, facendomi credere di essere
importante, perché il mio viso s’illuminasse.
Per poi incupirsi ogni volta quando, dopo che il mozzicone era completamente
spento, ti alzavi e te ne andavi. Il saluto era un optional per te.
Non me ne stupivo più.
A novembre
la città si accende in un istante
il mio corpo non si veste più di voglie
e tu non sembri neanche più così forte
come ti credevo un anno fa
novembre.
Perché stupirsi sapendo che eri così.
Sapendo che avrei dovuto invidiare le coppiette felici che andavano in giro
mano nella mano. Non avresti mai accettato se ti avessi fatto quel genere di
proposta.
Ti vedevo già corrucciato, mentre mi rifilavi frasi su “l’inutilità dell’essere smielati”.
Sembrava, nonostante tutto, che tu potessi fare qualsiasi cosa per me.
Qualsiasi cosa...perfino
tradirla.
Ho dato
fiducia al buio ma ora sto
in piena luce e in bilico tra estranei
che mi contendono la voglia di rinascere.
Tradire lei, facendo sentire me una delle tante.
Sospiro affranta, ricordando le volte che lo hai negato nonostante tu me
l’abbia sempre dimostrato.
In ogni gesto. Ogni frase. Ogni minimo sospiro, lo sentivo.
E...il rivederti è ancora più doloroso.
A novembre
la città si spense in un istante
tu dicevi basta e io rimasi inerme
il tuo ego è stato sempre più forte
di ogni mia convinzione.
“ Salve Principessa. Quanto tempo.”
Divisi dal Destino. Uniti dal filo rosso.
Ti sono stata così lontano che il mignolo ha iniziato a sanguinarmi a causa
della stretta che si faceva sempre più intensa ad ogni chilometro.
L’ho seguito. Sono tornata indietro cercando il mio Principe.
“ Takumi.” sorrido tristemente abbassando lo sguardo.
A novembre
la città si accende in un istante
il mio corpo non si veste più di voglie
e tu non sembri neanche più così forte
come ti credevo un anno fa
novembre.
Ti guardo soffocando un gemito.
Mi stai abbracciando. Mi tieni stretta a te impedendomi di respirare.
Di ragionare. Sentendoti contro di me non ho la forza di ricordare né di volere
da te quella frase.
E tu parlavi senza dire niente
cercavo invano di addolcire quel retrogusto amaro
di una preannunciata fine.
Sento le lacrime rigarmi le guance, mentre sento quelle parole raccontate dal
tuo silenzio.
Uno dei soliti.
“ Lo so...” bisbiglio.
Un dolce sapore m’invade le narici.
I fiori sono sbocciati e il mio dito ha smesso di sanguinare.
Forse anche il mio cuore...