Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: vivienne_90    29/03/2015    6 recensioni
"È da quel giorno che io non sento più la mia voce, non me la ricordo. Non ricordo più come si parla."
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Kuroko, per colpa di un trauma, non riesce più a parlare e non ricorda molte cose. Nonostante i suoi amici gli stiano vicino continua a sentire la mancanza di una persona, ma ha dimenticato chi sia. Perché?
Future!AU / Possibile(molto probabile) OOC/ Coppie: AoKuro
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Kiseki No Sedai, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Kuroko no Basuke è un'opera di Tadatoshi Fujimaki, io non traggo alcun profitto da questa storia.
 











C’è differenza tra l’aver dimenticato e non ricordare.

(Alessandro Morandotti)

 

 

Sì, c'è differenza ed è abissale, almeno secondo me; io ho scelto di fare entrambe le cose, anche se non so perché l'abbia fatto, non ne ricordo il motivo, l'ho dimenticato — Ora che ci penso forse non c'è poi tutta questa differenza, non lo so più.
No, non soffro di memoria a breve termine, ricordo bene il momento in cui ho deciso di cancellare tutto – o quasi – ma non ricordo cosa mi abbia portato a questa decisione.
Ricordo solo che stavo parlando al telefono, che avrei voluto dire qualcosa e non ci riuscii, rimasi in silenzio, muto. È da quel giorno che io non sento più la mia voce, non me la ricordo. Non ricordo più come si parla.
Quanto tempo è passato da allora? — Non me lo ricordo.
Cos'altro ho dimenticato? — Una persona.
Cosa ricordo di questa persona? — Che era un uomo.
Perché ho deciso di dimenticarlo? — Non lo so.
Allora cosa so? — Che avrei fatto tutto per lui, per il suo sorriso.
Come lo so? — Non lo so.

*

Sono sulle sponde di un lago, o forse è una spiaggia, non è importante e molto probabilmente questo è un sogno, uno dei tanti.
Vedo un ragazzo simile a me sì sono io e vicino a quel ragazzo c'è qualcuno, ma non riesco a vederlo e se non riesco a vederlo, allora come posso esserne certo? Perché ho fatto questo sogno innumerevoli volte.
Il me nel sogno sa parlare e quindi lo fa, parla; eppure io non riesco a sentirlo, perché in quei sogni non ricordo come ascoltare. Provo a muovermi, non ci riesco.
Finalmente sento qualcosa, un rumore acuto, l'unico suono che riesco a percepire.
Vorrei farlo smettere, forse se smettesse riuscirei a scoprire cosa si stanno dicendo i due ragazzi.
Voglio saperlo. Voglio farlo smettere.


I miei occhi si aprono, sono su un letto, quindi alla fine era davvero un sogno, però il rumore acuto che ho sentito è reale ed è estremamente fastidioso.
Stupido campanello.
Dovrei alzarmi per andare ad aprire, sì dovrei farlo, comunque posso concedermi cinque minuti. Ne ho bisogno. Ho paura ad alzarmi, a muovermi.
Paura? — Sì, se muovessi anche un solo muscolo verso l'altro lato del letto, lo sentirei freddo.
Perché? — Perché quello su cui sto sdraiato non è il mio letto, è il nostro.
Mio e di chi? — Non me lo ricordo.
Allora cosa so? — So che ogni volta che mi sveglio su quel letto, lui non c'è; allora penso che si sia allontanato per andare in bagno, oppure in cucina, ma qualcosa mi dice che in realtà lui non tornerà più. Il nostro letto non è più nostro.
Come lo so? — Non lo so.
Inspirando ed espirando lentamente, finalmente riesco ad alzarmi – quel campanello è veramente fastidioso – .
Percorro il breve corridoio e apro la porta, no non sono stupito nel trovarmi davanti due vecchi amici, a dire il vero passano tutti i giorni, anche se ad orari diversi.

«Kurokocchi!».
«Kuroko.».

Chinando appena la testa in segno di saluto, mi sposto per permettere a Kise-kun e Midorima-kun di entrare.
Non rispondo al loro saluto, io non parlo, non ricordo come si fa.
In silenzio vedo i due levarsi le scarpe e poi ci accomodiamo in salotto dove gli offro del caffè o del tè; sono loro a dirmelo, io non glielo chiedo.
In poco tempo si mettono a loro agio e a me fa piacere.
Come si fa a conversare con una persona che non parla? — La si osserva con attenzione, ci si guarda negli occhi e si studiano i gesti. Così loro mi capiscono.
Kise-kun cinguetta allegro raccontando aneddoti sulla sua carriera da modello, ma i suoi occhi stanno per piangere, riesco a vederlo chiaramente.
Perché? — Perché lo conosco.
Midorima-kun allora gli da una leggera gomitata, io faccio finta di non accorgermene.

«Kuroko domani hai un appuntamento dal dottore, te lo ricordi?».
Sì certo, lo so benissimo, quindi annuisco; no, non parlo.
«Bene, allora fatti trovare pronto per le otto che passiamo a prenderti.».
A prendermi? Chi? Perché? — ‘Non ce n'è bisogno’ è quello che vorrei dire; no, non parlo.
«Non è un disturbo, ci teniamo ad accompagnarti, verranno anche Akashi e Murasakibara visto che non sono potuti essere presenti l'ultima volta.».
Capisco. In effetti è da tanto che non li vedo, ma va bene così, ognuno ha i suoi impegni.

Il pomeriggio prosegue tranquillo, Kise-kun e Midorima-kun continuano a raccontarmi della loro vita, da quello che ho capito sono felici e io lo sono per loro. Davvero.
Cos'è la felicità? — Lui era la mia felicità.
‘Lui’ chi? — Non me lo ricordo.
Sono felice ora? — Non credo di esserlo, non lo so.
Allora cosa so? — Che lo amavo.
Come lo so? — Non lo so.

«È ora che vada. Ci vediamo domani Kuroko.».

Accompagno Midorima-kun alla porta accennando un sorriso come ringraziamento per essermi venuto a trovare.
Dopo averlo salutato mi rivolgo a Kise-kun con un sguardo interrogativo; ‘Tu non vai?’ è quello che vorrei chiedergli, ma non apro bocca; no, io non parlo.
In risposta ottengo un sorriso smagliate e – da non so dove – Kise-kun tira fuori un piccolo borsone, «Ne Kurokocchi, che ne dici di un pigiama party?».
Il suo sorriso è contagioso, contagia anche me, mi mette di buon umore; con la testa do il mio consenso, sì chino il capo, perché io non parlo, non ricordo come si fa.

Dopo aver cenato e guardato un po' di televisione, Kise-kun è andato a farsi un bagno e ora è il mio turno.
L'acqua calda è piacevole, mi rilassa, mi abbraccia. Mi coccola in qualche modo, è come se fossi tornato fra le sue braccia; siamo stati insieme in quella vasca? — L'ho dimenticato.
Il vapore inizia a darmi fastidio, mi soffoca; da quanto tempo sto dentro questo bagno? — Non me lo ricordo.
Guardo i palmi delle mie mani e capisco che è ora di uscire.
Con l'asciugamano mi friziono i capelli e una volta asciutto metto il pigiama; inizio ad essere stanco, ho sonno e domani mi devo svegliare presto quindi decido di andare in salotto a dare la buonanotte a Kise-kun... ma i miei piedi si bloccano.
Sta parlando, non so con chi, forse è al telefono. Non apro la porta, non voglio disturbarlo.
Voglio andare a dormire, non riesco a muovermi; perché? —

«Lui sta male... Kurokocchi sta male, tu non lo sai quanto... Perché te ne sei andato? Perché non torni? Noi non sappiamo più cosa fare, siamo preoccupati, ormai è più di un anno che non parla... Aominecchi, devi tornare... in qualche modo, qualunque modo... torna.».

No. No. No.
Non voglio. Non voglio più ascoltare.
‘Aominecchi’, chi è? — Non me lo ricordo.
Sforzati — No!

*

Questa volta sono in un giardino, somiglia a quello della scuola media che frequentavo, la Teikou, ma so che non ci troviamo lì.
Stesi sul prato ci sono due ragazzi, sì sono sempre loro.
Mi avvicino, ci riesco per la prima volta e noto le loro gambe intrecciate. Purtroppo non riesco a vederli in volto, l'albero mi copre la visuale.
Lui deve essere un ragazzo alto, ha le gambe lunghe e queste sono coperte da dei pantaloni scuri, sembrano i pantaloni di una divisa scolastica. Non è importante.

«Come sono andati gli allenamenti oggi?».

Riesco a sentirli. Per la prima volta riesco a sentirli, anche se so che quella non è la mia voce, o forse sì, non lo so, sembra alterata. Non ha importanza.

«Bene e i tuoi come sono andati?».
«Stancanti sembra il termine adatto.».
«Andiamo a mangiare qualcosa al Maji?».
«Perché no, ho voglia di un milk shake.».

Li vedo alzarsi, delicatamente si abbracciano, si scambiano un bacio intenso.
Provo quasi invidia per il me del sogno. Dovrei esserci io lì.

«Prima di andare facciamo un uno contro uno! Dai Tetsu!».

Tetsu? Apro gli occhi. Non voglio più vedere, non voglio ricordare.

 

«Kurokocchi è ora di alzarsi, gli altri saranno qui fra poco.».

La voce di Kise-kun attraverso la porta è squillante e allo stesso tempo dolce, carezzevole, ma non riesce a calmare i battiti del mio cuore.
Sento l'agitazione, il respiro affannato. Mi sento paralizzato in quel letto che non è più nostro, è solo mio.
Non riesco ad alzarmi. Non voglio.
Cosa voglio? — Lui.
‘Lui’ chi? — Non me lo ricordo.
Come si chiama? — L'ho dimenticato.
Perché non è con me? — Non lo so.
Allora cosa so? — Che fa male. Fatelo smettere. Qualcuno lo faccia smettere!

La porta si apre e nonostante non voglia farmi vedere in questo stato, sento le braccia di Kise-kun avvolgermi per cercare di calmarmi.
Sento il mio corpo tremare convulsamente, non riesco a controllarlo.

«Va tutto bene Kurokocchi.».

‘No non va tutto bene, lui dov'è?’, vorrei urlarlo, vorrei piangere; no, non piango, io non parlo.
Kise-kun passa almeno venti minuti a tenermi stretto, continuando a ripetermi che tutto sarebbe andato per il meglio. So che sta mentendo.
Dopo essermi calmato mi accompagna in bagno, non vuole perdermi d'occhio. Ha paura che l'attacco di panico – così ha deciso di chiamarlo il dottore – torni.
Si allontana solo per andare ad aprire la porta quando entrambi sentiamo il campanello suonare, evidentemente gli altri sono arrivati.
In fretta finisco di prepararmi, non voglio che Kise-kun gli racconti cosa è successo qualche minuto fa. Non voglio farli preoccupare.
Riesco ad arrivare giusto in tempo; li sento parlare a bassa voce e quando questo succede, significa che stanno parlando di me.
Senza aspettare, apro la porta creando del rumore utile solo a farmi notare. Ci riesco. Loro smettono di parlare.
Le iridi dai colori dell'arcobaleno sono fisse su di me e io ricambio ogni singolo sguardo per salutarli.

«Kuro-chin ohayou, hai dormito bene?».
Con la mano scanso quella di Murasakibara-kun che attenta ai miei capelli, non mi è mai piaciuto quel gesto, anche se non so spiegarne il perché; mi limito a rispondergli accennando
un ‘sì’ con la testa. Mento, non ho dormito bene.

«Tetsuya hai gli occhi stanchi, sicuro di stare bene?» — e come sempre Akashi-kun riesce a leggere le mie bugie e cerca di smontarle; mi limito ad accennare un altro ‘sì’.
«Possiamo rimandare le chiacchiere a dopo? Siamo in ritardo per l'appuntamento.».
‘Anche se non era intenzionale, grazie per avermi salvato Midorima-kun’, sì vorrei ringraziare Midorima-kun, ma mi limito a guardarlo, perché, no, io non parlo, non ricordo come si fa.

*

Lo studio del dottore è elegante e raffinato.
Il padre di Midorima-kun è uno stimato psichiatra, ma non poteva seguire il mio caso – sì a quanto pare sono un ‘caso’ – , quindi ci ha consigliato il suo collega: Yamamoto Sensei.
Da quanto frequento questo studio? — L'ho dimenticato.
Ricordo che le prime volte, mi aveva prescritto delle medicine da prendere, ma appena arrivati a casa, Akashi-kun le aveva buttate nel cestino; ‘Non ne hai bisogno. Sei abbastanza forte da poterne uscire da solo, Tetsuya.’, ecco cosa disse.
Da quel giorno tutti vollero partecipare alle sedute e io glielo lasciai fare. Yamamoto Sensei era contrariato; a nessuno di noi importava veramente.
Ora siamo seduti in quello studio, insieme, vicini.

«Sensei, Kurokocchi ha avuto un attacco di panico stamattina.».
Fulmino Kise-kun all'istante, o almeno è questo il mio intento, ma a lui sembra non importare — «Era da tanto che non succedeva.».
Vedo il Sensei scribacchiare qualcosa sul suo solito taccuino, è irritante.
«C'era qualcuno con lui?».
«Sì c'ero io, visto che sono passati più di due mesi dall'ultima volta che qualcuno è rimasto a dormire da Kurokocchi, ho pensato che fosse il caso di fermarmi da lui per la notte.».
Ah, giusto. Questa è stata un'altra delle brillanti idee di Yamamoto Sensei.
Non è che non mi piaccia, semplicemente fa domande a cui non posso rispondere, perché io non parlo e lui vuole farmi parlare.
«Kuroko-kun, come ti sei sentito durante l'attacco di panico?».
Eccone un esempio. No, non rispondo.
«Oggi è proprio una bella giornata, cosa ti piacerebbe fare?».
Non lo so. Non rispondo.
«I tuoi amici mi hanno detto che ti piace tanto il basket, per quali squadre hai giocato?».
Per la Teikou e per la Seirin. No, non rispondo.
«Mi hanno anche detto che alla Teikou avevi trovato una persona molto importante per te, potresti dirmi il suo nome?».
No, non rispondo. Non me lo ricordo. L'ho dimenticato. Mi fa male la testa.
«Kuroko-kun, cosa o chi ti viene in mente se dico la parola ‘luce’?».
Lui — La testa mi scoppia.
«Da uno a dieci, sai dirmi quanto era importante questa persona per te?».
No. Basta. Non voglio ricordarmi di lui.
Non voglio stare qui, voglio tornare a casa.

«Kuroko-kun, stai bene?».

Per quanto tempo mi ha fatto sempre le stesse domande? — Non me lo ricordo.
Non ricordo tante cose, perché non hanno importanza, o forse ne hanno troppa.
Non ha senso ricordare il tempo che passa, non c'è bisogno di ricordare se fa così male.
Come lo so? — Non lo so...

«Kuroko-kun?».

Come sono finito in questa situazione? — Secondo Yamamoto Sensei ho ricevuto un forte trauma che mi ha portato a non parlare.
Lui non mi ha lasciato niente quando se ne è andato, o forse sono stato io a buttare tutto.
Lui se ne è andato, dove? — L'ho dimenticato.

«Sta avendo un attacco di panico!».

Ecco di nuovo quella sensazione spiacevole, non riesco a respirare, perché? — No, non posso dimenticarmi come respirare. Sarebbe un problema.
Inizio a guardarmi intorno. ‘Aiutatemi, vi prego’, è quello che vorrei dire, ma non lo dico, perché io non ricordo come si fa.

«Tetsuya, guardami. Va tutto bene. Respira. Calmati.».

*

Sono nel mio appartamento e non sono solo, ci sono sempre quei due ragazzi, sono cresciuti; loro non possono vedermi ma io finalmente ci riesco.
Avevo ragione a dire che l'altro ragazzo fosse alto, molto più alto di me; ha i capelli corti, color indigo, sembrano morbidi; la pelle abbronzata sembra emanare
un profumo tutto suo
, un buon odore.

«Io vado, sicuro che non vuoi uscire Tetsu?».
«No non preoccuparti, domani ho un esame, preferisco ripassare le ultime cose.».

Senza aggiungere altro, il me del sogno reclina la testa all'indietro aspettando un bacio che arriva. Questa volta è delicato, un semplice saluto, un semplice ci vediamo più tardi’.
Con una leggera ansia seguo il ragazzo, voglio fermarlo, dirgli di non uscire, ma non ci riesco e lui lascia l'appartamento.
In silenzio ritorno nella camera da letto così simile alla mia, solo che questa è più calda. In silenzio mi siedo sul letto e osservo il me del sogno prendere appunti.
Quanto tempo sarà passato? Non lo so, non ci ho fatto caso, tanto si tratta di un sogno.
Il ragazzo smette di scrivere per rispondere al cellulare, non dice niente, ascolta e basta.
Il volto perde colorito. Le mani tremano.
So che vorrebbe dire qualcosa, ma non ci riesce. So che vorrebbe piangere, ma non ci riesce. So che il me del sogno, ha dimenticato come parlare.
Lo vedo mentre tira fuori dall'armadio dei vestiti che non sono i suoi, troppo grandi per lui.
Lo vedo mentre li mette dentro un sacco della spazzatura.
No!’, vorrei gridargli, ma non lo faccio.
Lo vedo uscire con il sacco nero in mano e rientrare senza, deve averlo buttato.
Con lo sguardo vitreo si siede sul letto, lui era tutto quello che gli rimaneva; cosa avrebbe fatto? Non lo sa. Lo capisco.
Il telefono squilla di nuovo. Il ragazzo risponde. Ma no, non parla.
Si alza in piedi, nota qualcosa che spunta da sotto il letto; è un maglione, non è della sua taglia.
Vorrebbe buttarlo, invece lo nasconde nell'armadio, dove non lo avrebbe più trovato, probabilmente si sarebbe dimenticato di averlo conservato.

 

Apro gli occhi e questa volta non c'è tempo per essere spaventati all'idea di sentire l'altra parte del letto completamente vuota e fredda.
Non so come sono tornato a casa. Non so come sono finito dentro quel letto. So che è ancora giorno. So che ho bisogno di una penna. Sì una penna.
Svuoto i cassetti dei comodini e anche quelli dell'armadio ritrovando quel maglione che ho nascosto, che ho dimenticato.
Ho trovato il maglione. Non trovo la penna.
Mi serve. Non voglio dimenticare il suo nome. Non voglio più.
Perché mi ha lasciato solo? Perché non mi ha lasciato niente? Perché ho buttato via tutto? — No, qualcosa mi ha lasciato.
Non trovo la penna, allora mi limito ad abbracciare il suo maglione, ha ancora il suo odore.
Lui chi è? — Se non trovo la penna non posso scriverlo.
Dov'è andato? — Me lo hanno portato via.
Chi? — Non lo so.
Facendomi coraggio, mi dirigo verso il salotto, sento le voci dei miei amici, non se ne sono andati.
Il mio ingresso causa il silenzio immediato, sento tutti gli occhi su di me; sono preoccupati, ma nessuno dice niente e io stringo ancora di più quel maglione color panna, la nostra divisa scolastica delle medie.
Perché l'ha conservato? — Non lo so.
Allora cosa so? — Che stava cercando di difendere qualcuno... per una stupidissima rissa lui è...
Guardo i miei amici, stanno aspettando qualcosa, qualsiasi cosa.

La consapevolezza si fa strada dentro di me, trovo le parole. Non sono quelle che avrei voluto, ma grazie a quelle parole ho ritrovato anche lui e non lo lascerò più andare via.

«Aomine-kun... Aomine-kun è morto.».

Come lo so? — Me lo ricordo.

 

 

 

 

Niente fissa una cosa così intensamente nella memoria come il desiderio di dimenticare.
(Michel de Montaigne)








 

Angolino dell' autrice, si fa per dire u.u


Ecco questa lunghissima tortura (?) è finalemente finita qwq
Chi ha tirato fuori i fazzoletti? E chi si aspettava che Aomine fosse semplicemente uno stro*bip* ad averlo lasciato solo? Invece no... è morto qwq *si dispera*
Chi mi conosce, sa che io scrivo grazie a delle canzoni che mi ispirano e per questa one shot devo ringraziare "Boats and birds" dei Gregory and the Hawk, se vi va sentitela ç_ç


Spero che Kuroko fosse IC e se non dovesse essere così chiedo venia, diciamo che l'ho messo in una situazione complicata ^^" e volutamente non ho parlato del suo passato privato (?), comunque nella mia testa è abbastanza drammatico, anche se gli avvenimenti sono gli stessi dell'opera originale.

 
Penso di aver finito. Mi scuso in anticipo per eventuali errori di battitura, ho letto da cima a fondo non so quante volte.
Le recensioni sono ben accette sia positive che negative, basta che siano costruttive uwu
Voglio ringraziare in anticipo chi leggerà questa storia, chi la commenterà e se ci sarà qualche pazzo ad inserirla fra le preferite o le ricordate... beh un mega grazie per te, hai tutto il mio affetto xD
Quindi fatemi sapere che ne pensate *^*)/

Per gli appasionati della ship KiKuro metto qui un'altra mia one shot


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2870102&i=1

Se c'è in questo fandom qualche fan di Sekai-ichi Hatsukoi allora, se vi va ovviamente, passate a leggere "Cristallo", una long su Takano e Ritsu, non temete (?) non è in corso.


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2419105&i=1

Come ultima informazione, se qualcuno volesse aggiungermi su facebook mi trovate come Vivienne Novata vi metto il link qui sotto ^^

https://www.facebook.com/profile.php?id=100008234807731


Beh, da Vivienne è tutto, alla prossima fan fiction se vi va.

Ja ne ^_^

 

  
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