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Autore: Neens O Brien    30/03/2015    1 recensioni
"Nonostante avesse incontrato una delusione dopo l’altra, man mano che passavano gli anni, non si era mai arreso, non aveva pensato nemmeno per un istante che non si sarebbero più rivisti. Sapeva che, se l’avesse fatto, avrebbe perso l’unica cosa che lo manteneva in vita, l’unica speranza che gli restava."
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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-MERLIN-

Un brivido percorse il corpo di Merlin, rompendo la quiete in cui si trovava in quel momento.

Disteso sul letto, aveva perso la cognizione del tempo, e la cosa gli capitava sempre più spesso nell’ultimo periodo. Ormai per lui il tempo era quasi irrilevante, passava le sue giornate senza uno scopo preciso e accoglieva l’arrivo del nuovo giorno con indifferenza.

Un tempo non era stato così, era tutto diverso. Si ricordava l’adrenalina dei primi tempi, quando pensava che sarebbe stata una questione di mesi, al massimo di un paio di anni. Ma due anni erano diventati duecento anni, poi un millennio, e tutto si era fatto confuso.

Non i ricordi però. Quelli non l’avrebbero mai abbandonato, lo sapeva, e ne era immensamente grato. Non sapeva come avrebbe fatto ad andare avanti, altrimenti.

Aveva iniziato a cercare Arthur due giorni dopo la sua morte, due giorni dopo che il suo cuore si era fermato insieme a quello dell’amico, due giorni dopo aver pianto tutte le sue lacrime. Ma a nulla erano serviti i suoi poteri, le sue ricerche, le sue discussioni con i più potenti maghi che era riuscito a trovare.

Nonostante avesse incontrato una delusione dopo l’altra, man mano che passavano gli anni, non si era mai arreso, non aveva pensato nemmeno per un istante che non si sarebbero più rivisti. Sapeva che, se l’avesse fatto, avrebbe perso l’unica cosa che lo manteneva in vita, l’unica speranza che gli restava.

La speranza lo aveva portato fino a lì, in quel triste appartamento nella periferia di Londra, a fissare il soffitto bianco e scrostato con aria assorta. Sembrava quasi uno scherzo del destino, e lui meglio di chiunque altro sapeva che non si poteva forzare il fato.

Il brivido che lo percorse lo riscosse dalla sua stasi, facendolo alzare a sedere di scatto.

Gli era capitato più volte, durante gli anni, di sentire quella sensazione e, senza sapere come, era convinto che fosse la sua connessione con Arthur che si risvegliava. Ma come poteva esserne sicuro? Ogni volta che l’aveva sentita in precedenza aveva provato a rintracciarlo, usando tutti gli incantesimi che conosceva, ma non era servito a niente.

Dentro di se credeva che sarebbe stato meglio non sentire questo legame, almeno avrebbe evitato di illudersi ogni volta. Perché, anche se non l’avrebbe mai ammesso, vedere le sue speranze infrangersi giorno dopo giorno gli faceva rivivere all’infinito il momento della morte di Arthur.

Nei lunghi anni che erano seguiti, non si era più legato a nessuno, e non si era mai fermato in un posto per più di un anno. Non ne aveva bisogno, in fondo. Aveva già trovato l’unica persona a cui voleva essere legato per tutta la vita. Per questo si aggrappava con tutte le sue forze a quella speranza, seppur flebile, di poterlo finalmente rivedere.

Tentò per l’ennesima volta l’incantesimo, guardando speranzoso la sfera di luce azzurra che tremolava davanti ai suoi occhi, aspettando che si muovesse. Passarono un paio di minuti, e l’entusiasmo di Merlin stava per svanire di nuovo, quando ci fu un movimento quasi impercettibile. La sfera si mosse lentamente verso la finestra, per poi scendere in strada.

Merlin rimase qualche istante a guardarla sbigottito, senza riuscire a capacitarsi di quello che stava succedendo. Dopo tutto quel tempo, aveva finalmente una speranza di trovarlo, ed era così sconvolto da tutto quello che stava succedendo, da lasciarsi quasi sfuggire la sfera. Quando si accorse di non vederla più, si precipitò in strada, cercando di mantenere un’apparenza di tranquillità mentre la seguiva.

Aveva reso la sfera invisibile a chiunque non avesse poteri magici, e Merlin non incontrava uno stregone da almeno cinquecento anni, quindi era piuttosto sicuro che sarebbe passato inosservato, se riusciva a non sembrare appena uscito da una casa di cura. In effetti faticava a trattenere l’emozione, mentre si addentrava nelle vie di Londra, e continuava ad immaginarsi che cos’avrebbe fatto.

Che cosa gli avrebbe detto? “Hey Arthur, ti ricordi di me? Una volta, millemila anni fa, ero il tuo servo, ma ti ho anche salvato la vita in innumerevoli occasioni con la mia magia!”.

Si, sicuramente avrebbe funzionato.

La questione che più gli stava a cuore, anche se si sforzava di non pensarci, era il grande punto interrogativo che lo aveva attanagliato per tutti quegli anni: Arthur si sarebbe ricordato di lui?

Trovava la cosa altamente improbabile, e francamente, una volta che si fossero rivisti, sarebbe passato in secondo piano, ma in quel momento non riusciva a pensare ad altro. Si sentiva come un passeggero di un aereo in caduta libera che si chiede se ha chiuso il rubinetto prima di uscire, ma non poteva farci nulla.

Sentiva l’ansia salire, man mano che la sfera aumentava il suo bagliore, segno che si stava avvicinando al suo obiettivo. Un profondo terrore si impadronì di Merlin al pensiero che si fosse sbagliato per l’ennesima volta. E se la sfera l’avesse portato in un ristorante messicano? L’aveva progettata apposta per guidarlo da ciò che voleva di più al mondo, un po’ come la bussola di Jack Sparrow. Negli ultimi anni, chiuso nei suoi appartamenti, si era fatto una cultura cinematografica degna di tutto rispetto, e aveva trovato piuttosto divertente le analogie tra la sua sfera e quella bussola.

In ogni caso, la cosa che voleva di più al mondo era sempre stata ritrovare Arthur, e anche se non mangiava da un paio di giorni, dubitava che la sfera si fosse mossa solo per dirgli che aveva fame.

Quando però lo condusse in un bar, pensò che forse aveva sottovalutato il suo appetito, perché di Arthur non c’era traccia. Si guardava intorno ansioso, cercando tra le persone quegli occhi azzurri e quei capelli biondi che non vedeva ormai da troppo tempo, ma che non avrebbe mai potuto dimenticare. Ma, nonostante la sua ricerca, non vedeva nessuno nemmeno lontanamente somigliante al Re di Camelot.
Si sedette su uno sgabello, appoggiando i gomiti al bancone e prendendosi il viso tra le mani.

Per l’ennesima volta si era illuso, e cercava di trattenere le lacrime ripensando a quanto fosse stato stupido. Non poteva credere di aver passato tutto il tragitto ad interrogarsi su cosa dire ad Arthur, nel suo cuore sapeva benissimo che non c’era nemmeno una possibilità di rivederlo.

Quella volta, come sempre, tornò con la mente ai tempi in cui non avrebbe mai immaginato un futuro del genere. I tempi in cui i suoi più grandi problemi erano non far scoprire al suo migliore amico la sua natura magica e supportare il suo voler stare con Gwen. Certo, dell’ultima cosa era conoscenza solo lo stesso Merlino, ma non per questo era meno reale.

Cercò di darsi un contegno, era pur sempre in un luogo pubblico, ma non potè impedirsi di sussultare quando una mano si posò sulla sua spalla.

-Tutto bene amico?

Ancora prima di alzare lo sguardo, a Merlin si bloccò il respiro. Avrebbe riconosciuto il tono di quella voce dovunque. Quella calda, ironica voce che spesso lo aveva rimproverato, insultato o gli aveva dato ordini, ma che lo aveva anche ringraziato.

Spostò gli occhi sulla persona che aveva parlato, e per poco non ricominciò a piangere, ma questa volta per la gioia. Nulla nel viso di Arthur era cambiato, sembrava che fosse passato poco più di un giorno dall’ultima volta che si erano visti, e non secoli. In quel momento stava guardando Merlin con uno sguardo a metà tra il preoccupato e lo spaventato, probabilmente a causa di come lo stava fissando.

I suoi occhi erano esattamente della tonalità di blu che ricordava, e anche se era quasi strano vederlo con una tshirt invece che con la corona e la maglia di ferro, non c’erano dubbi sul fatto che fosse Arthur.

Visto che Merlin non rispondeva, il ragazzo sollevò un sopracciglio, ripetendogli la domanda.

-Hey, tutto bene?

Merlin si riscosse, e sorrise, per la prima volta da anni.

-Non potrebbe andare meglio.

La speranza che aveva riposto nel destino aveva finalmente dato i suoi frutti.
   
 
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