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Autore: _Rainy_    30/03/2015    0 recensioni
Un regno diviso in quattro terre. Un governo sbagliato. Non un tiranno assetato di potere contro cui combattere, ma una malattia pericolosa. L'11a cacciatrice di taglie della Terra del Fuoco che torna al mestiere per cui è nata con un'ultima, pericolosa missione, che le cambierà la vita.
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Un regno diviso in quattro terre. Un governo sbagliato, con a capo la propria madre. Una fragile principessa dovrà scontrarsi con una realtà che le è sempre stata nascosta fin da bambina : il suo regno sta morendo. E solo lei realizza che il nemico contro cui combattere è molto più vicino di quanto sembra.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Gwen, Scott | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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25.

 

- Gwen… - Iniziò Scott alzando il volto per fissare la ragazza, ma lei lo interruppe immediatamente:
- Non osare rivolgerti a me, mostro! – Sibilò tra i denti, rabbiosa.
- Cosa sta succedendo?! – Chiese fermamente Jerard, sprigionando autorevolezza dalla sua figura e dalla sua voce.
- E’ lui. E’ colpa sua se i mia madre e mio fratello sono morti. – Rispose freddamente Gwen, stringendo i pugni per la rabbia. – Lui ci ha traditi e condannati.

Duncan, improvvisamente, capì, ricordandosi di quello che Gwen gli aveva raccontato del suo passato.

- E’ vero, Scott? – Chiese Dawn, portandosi una mano alla bocca.
- Si. – Rispose semplicemente il ragazzo, lo sguardo basso. – Io li ho uccisi.

La folla sospirò, come un gigantesco animale che freme nell’attesa di una reazione.

- Ma sicuramente non sapevi cosa stavi facendo… - Iniziò Dawn, pacata.
- Non provare a difenderlo! – Sibilò Gwen e il tono rabbioso con cui disse quelle parole ferì e stupì la principessa. – Non vorrai dirmi che ti è stato sempre fedele, che non ti ha mai tradito?!

Dawn tacque, abbassando gli occhi, imbarazzata.

- Diamoci tutti una calmata. – La figura di Jerard emergeva in quella confusione, emanando potere. Poi si rivolse alla ragazza, avvicinandosi. – Gwen, domani ci metteremo in viaggio per assaltare il castello, poi tu e Scott potrete risolvere i vostri screzi. Non dobbiamo perdere tempo e non possiamo permetterci di fermarci per una simile sciocchezza.
- Io con lui non faccio proprio niente. – Sibilò Gwen fissando Jerard negli occhi.
- Cosa? – La voce di Jerard non era più solo ferma e autorevole, ma anche decisa e infastidita. – Non manderò tutto all’aria per dei capricci, mi hai sentito?! – Urlò.

Gwen continuò a fissarlo negli occhi, poi si alzò senza dire una parola e si avviò verso la terraferma, passando davanti alla processione di persone allineate sul molo.

- Dove stai andando? – Chiese Dawn, preoccupata.
- Via di qui. Assaltate il castello senza di me, non voglio avere nulla a che fare con i seguaci di un simile mostro. – Sibilò Gwen, la voce carica d’odio. Poi si fermò e voltando di scatto la testa sputò a terra con tutto il disprezzo che aveva in corpo, allontanandosi con più decisione.

- Tornate ai vostri posti, il piano non cambia! – Ordinò Jerard, ritrovata la sua solita calma e rivolgendosi alla folla, che lentamente tornò nelle proprie casette.
- Cosa?! – Chiesero all’unisono Dawn e Duncan.
- Se pensate che per una singola persona mandi all’aria il piano di un’intera vita vi sbagliate. Non mi sottoporrò nemmeno al volere tuo e di Scott, non ora. – Rispose fermamente Jerard.
- Invece dovresti. – Scott si alzò e si avvicinò a Jerard, serissimo. – Lei ci serve. Ogni aiuto può fare molto e il suo è quasi fondamentale. Jerard, rifletti: cos’abbiamo? Tante armi, ovvio, ma nessuno qui sa combattere seriamente a parte una decina di persone e sono decisamente poche per il nostro scopo.
- Non venirmi a fare la lezioncina! – Imprecò Jerard fissando Scott. – E’ colpa tua, in fondo, se ora abbiamo perso un’alleata. Ci siamo preparati a sufficienza per questo evento e non lo fermerò di certo per un’insulsa cacciatrice di taglie che hai offeso in passato.

Poi Jerard si voltò, tornando ai suoi compiti di coordinatore delle operazioni.

- Cosa facciamo? – Chiese Dawn, rompendo il fastidioso silenzio che si era venuto a creare.
- Vado a cercarla. – Si offrì immediatamente Duncan.
- No. – Rispose deciso Scott. – Vado io.
- Ti ucciderà. – Ribatté tristemente Dawn.
- Così sia, allora. Questo conto è in sospeso da troppo tempo. – E Scott, senza aspettare risposta, si avviò verso la terraferma e il bosco in cui si era inoltrata Gwen, lanciando un’ultima occhiata a Duncan e Dawn che intimava loro di non seguirlo, perché era una questione tra lui e la ragazza e che tra loro due soli andava risolta.

-

Gwen non sapeva quanto si era allontanata dall’accampamento, ma non appena i nervi erano sbolliti avevano lasciato posto ad una grande tristezza e si era seduta a terra nella prima radura che aveva trovato, lasciando le lacrime scorrere liberamente.

Aveva pianto non solo per i suoi genitori, ma anche per se stessa, perché non era riuscita a dominare le sue emozioni e aveva avuto una reazione estremamente infantile. Rivedere Scott, però, era stato un colpo troppo duro.

Sapeva che aveva fatto carriera al servizio della regina, ma non immaginava di trovarlo lì, affiancato alla sua migliore amica e pronto ad assaltare il castello. Non gli credeva, ovviamente: per lei era e rimaneva un traditore.

- Asciugati le lacrime, Gwen. – Disse Scott, appena entrato nella radura dopo aver camminato qualche minuto, sapendo che la ragazza non poteva essere difficile da trovare.

Non ci aveva messo molto a capire dove fosse andata, perché era troppo scossa e i suoi movimenti erano evidenti nella foresta: impronte, rami spezzati…

Gwen non si mosse, percependo la presenza del ragazzo qualche metro alle sue spalle.

- Vattene. – Sussurrò, passandosi velocemente una mano sugli occhi.
- No, Gwen.
- Ho detto: vattene! – La ragazza alzò la voce, caricandola d’odio.

Scott sospirò rumorosamente:
- Scusami.
- Non so che farmene delle tue scuse false e ipocrite. – Ghignò amaramente Gwen, scuotendo la testa. – Non sei cambiato per niente…
- Si, invece! – La interruppe Scott, camminando in tondo per trovarsi di fronte a lei, ma senza avvicinarsi. – Non sono più il traditore che ero. Ora sono un uomo nuovo, non sono più al servizio della regina, perché ella stessa mi ha tradito: Dawn mi ha aperto gli occhi.
- Povera. La stai sfruttando. – Sentenziò Gwen tenendo gli occhi bassi, evitando di fissarlo. – Perché sei venuto? Sai perfettamente che non ci metterei molto a ucciderti.
- Se ti aiuterebbe a perdonarmi fallo. – Rispose impassibile Scott.

Gwen ghignò e in pochi secondi gli fu addosso, sibilando un “Dove eravamo rimasti?” all’estrazione del pugnale. Scott non provò neanche a difendersi e chiuse gli occhi in attesa del colpo mortale, confessandosi alla ragazza mentre ella lo atterrava:
- Non mi sono mai perdonato quello che ho fatto. Pensavo di aver perso per sempre la fiducia delle persone e che la regina mi avrebbe aiutato a riconquistarla, ma così non era. Tutti mi odiavano per quello che gli avevo fatto… Che ti avevo fatto. So di aver ucciso la tua famiglia e mi dispiace, davvero. Da quando mi sono reso conto che la regina non riusciva a darmi quello che cercavo sono partito e ho incontrato Dawn. Lei mi ha cambiato e… Credo di amarla davvero. – Sospirò rumorosamente, sentendo i singhiozzi di Gwen sopra di sé. – Sono entrato nei ribelli per cercare di farmi perdonare per tutto il dolore causato e l’attacco di domani è la mia ultima possibilità di redenzione e sono quanto mai felice che Dawn venga con me. Courtney l’ha tradita, sbattendola in cella, e ha tradito me quando le ho confessato di amare sua figlia. Mai avrei pensato di incontrarti di nuovo, soprattutto insieme a Duncan… – Ghignò. – … Ma sono felice che così sia stato, perché ho la possibilità di implorare il tuo perdono. Perdonami, quindi, Gwen. Perdonami per tutto il dolore che ti ho causato e uccidimi pure, se ritieni che sia l’unico modo di espiare le mie colpe. – Poi tacque.

Gwen si passò una mano sulle guance umide di lacrime, asciugandole e sospirò, riconoscendo la sincerità nella voce di Scott, che giaceva sotto di lei, immobile, in attesa della morte:
- Io ti ho odiato, Scott. Ti ho odiato come non ho odiato nessun’altro in vita mia, ma in fondo sapevo che l’avevi fatto per sopravvivere e non posso dire che non avrei fatto lo stesso, perché in fondo siamo tutti fatti della stessa pasta e ormai ho lasciato andare chi per colpa tua è morto. Ti ho odiato e ti odio ancora, non posso negarlo, ma… Tutti meritano una seconda possibilità, persino i traditori. – Lasciò cadere il pugnale a terra, a fianco della testa di Scott e si scostò. Il ragazzo si tirò su e osservò Gwen in silenzio.

- Gwen… - Iniziò lui, ma lei lo interruppe fissandolo negli occhi e ghignando, serissima:
- Fai del male a Dawn e giuro che ti ucciderò davvero. Non è ancora venuta la tua ora, Scotty.

Lui sorrise e la aiutò ad alzarsi. Si osservarono per qualche secondo, immobili, poi il ragazzo le accarezzò una spalla, sorridendo:
- Bentornata, cara compaesana.
- Adesso non ci allarghiamo troppo, eh! – Ridacchiò Gwen spingendolo indietro scherzosamente, ma poi diventando immediatamente seria. – Questa non è una pace, sia chiaro. E’ una tregua. Quando tutto questo sarà finito, quando Courtney sarà stata deposta e il Morbo curato allora ci faremo una lunga chiacchierata.

Il ragazzo annuì e i due suggellarono il loro patto con una stretta di mano, per poi tornare insieme all’accampamento con gli animi più leggeri.

Il loro ritorno fu accolto con grande sollievo da Dawn e Duncan e Gwen andò subito a scusarsi con Jerard, implorandolo di poter partecipare all’assalto del giorno successivo. Jerard rise, bonario, e rispose che in effetti i due capi ufficiali erano Scott e Duncan, quindi avrebbe dovuto chiedere a loro.

Fuori dall’accampamento, nel frattempo, l’uomo incappucciato ghignava vedendo che Gwen e Scott si erano riappacificati.

- Bene bene, mia cara Gwen, ci rincontreremo presto. Purtroppo per te la tua resa dei conti con il passato non è finita.

Dopodiché sussurrò un oscuro incantesimo e sparì in una nuvoletta di fumo nero, materializzandosi alle porte del castello di Courtney.

Era una splendida costruzione progettata con l’ausilio degli Elfi: i muri erano di pietra massiccia e verso il cielo si innalzavano innumerevoli torre e guglie. I tetti erano di lucido metalli chiaro e le uniformi delle guardie sui torrioni lampeggiavano dorate alla luce del sole. Una grande balconata sovrastava il ponte levatoio che dava accesso al massiccio portone in legno e un fiume ormai quasi del tutto secco lambiva il castello come in un abbraccio.

Quando la regina era dentro il palazzo esso appariva in tutto il suo splendore, ma ora che era assente esso era lugubre, smorto e per niente regale. Le guardie sulle torri non avevano più il loro splendore o la loro aura di timore e autorità e il silenzio era quasi irreale.

L’uomo incappucciato si era materializzato davanti al portone e ad un suo cenno della mano quello si aprì cigolando e le sentinelle caddero in un sonno profondo. Entrò a passo sicuro, osservando i giardini reali con gli splendidi giochi d’acqua e le aiuole fiorite, non curate da qualche tempo però, e si diresse verso gli scantinati, sparendo nell’ombra con un ultimo ghigno fulmineo.

-

La sera, all’accampamento, si fece una piccola festa propiziatoria per l’assalto dell’indomani e si accese un falò con delle sterpaglie per qualche minuto, per poi spegnerlo onde evitare di essere scoperti proprio l’ultima notte.

Qualcuno fece delle offerte alle Dee, facendo bruciare cibo, vestiti o libri, mentre altri si riunirono qualche momento in preghiera.

Jerard passava a dare pacche sulle spalle e parole d’incoraggiamento a tutti e Scott e Duncan giravano tra la gente per riscoprire quello che si erano persi.

Dawn e Gwen erano insieme e vennero coinvolte nelle danze dai ribelli che, seppur non conoscendole, le trattarono come se fossero state di famiglia, perché ormai non importava più essere favorevoli o contrari a Courtney, ormai la sorte era decisa: quelle persone l’indomani sarebbero andate a morire o a vincere contro un regime sbagliato che forse era giunto al suo epilogo.

La festa si protrasse fino alle più oscure luci della notte, quando Jerard si issò nel mezzo delle ceneri del falò e intimò a tutti di andare a nanna, dato che l’indomani li avrebbe aspettati una grande impresa.

- Scott, Dawn! – Intimò loro Jerard. – Vi abbiamo sistemati nel vostro vecchio alloggio, vicino a quello di Gwen e Duncan.
- Magari non vogliono essere sentiti… - Ammiccò Scott.
- Non ti preoccupare: le pareti sono di solido legno impenetrabile. – Rise Jerard ammiccando a sua volta. – Questo vale sia per loro… Sia per voi. – Ammiccò di nuovo, stavolta con più forza.

Dawn arrossì inevitabilmente e Scott si passò una mano sulla nuca, imbarazzato.

- Avanti, ragazzi, un po’ di umorismo! – Rise Jerard. – Buonanotte. – E si avviò nelle sue camere.

La gente intorno a loro si ritirava nelle proprie casette, ancora euforica per la festa e per il liquore ingerito, mentre loro due, imbarazzati si dirigevano verso il loro alloggio.

Era una casetta soprelevata come tutte le altre, del tutto anonima e simile a quella degli altri occupanti dell’accampamento, ma per loro, abituati a dormire all’addiaccio da giorni, era quasi una reggia.

- Ah! – Sospirò di sollievo Dawn buttandosi sul letto, concedendosi quel piccolo gesto infantile.

Scott sorrise e si issò sopra di lei, abbassandosi per baciarla appassionatamente.

Lei ricambiò il bacio stringendo il volto di Scott tra le mani e sorridendogli, felice.

- Cos’è successo con Gwen? – Non poté trattenersi dal chiedere Dawn, curiosa.

Scott sospirò e si stese accanto a lei, raccontandogli quanto accaduto, amaramente.

- Non giudicarmi, ti prego. – Concluse lui.
- Non lo sto facendo. Molte persone avrebbero fatto come te, ma… Capisco la reazione di Gwen. – Ammise Dawn.
- Abbiamo risolto e lei mi ha quasi ucciso, se devo dirla tutta. – Ridacchiò Scott. – Non è cambiata per niente: anche quando eravamo bambini era sempre lei la coraggiosa e leale del gruppo.
- Tu che ruolo avevi? – Lo punzecchiò Dawn.
- Io? Ovviamente il leader amato e osannato da tutti. – Ghignò Scott.
- Oh, ovvio. – Rise anche Dawn.
- Comunque non siamo qui per parlare di me… - Un’ombra di malizia si accese come un lampo negli occhi del ragazzo. - … Mia cara, come vogliamo passare la nostra, forse, ultima notte insieme?

Dawn avvampò immediatamente.

Si era concentrata sul racconto di Scott e sul passato di Gwen che conosceva solo in parte, non aveva minimamente preso in considerazione i desideri di Scott.

- Io… - Cominciò, più rossa che mai.
- Ah, ah! – Scott rise di gusto, baciandola di nuovo, delicatamente. Era un bacio dolce, casto e puro.

Il ragazzo si issò nuovamente sopra la ragazza, baciandole il collo, lascivo e slacciandole la camicia, insinuando le sue mani sotto la casacca di lei.

Dawn chiuse gli occhi, beandosi di quel contatto, ma avvampando e rimanendo rigida e inerte sotto le mani esperte del ragazzo.

- Scott… - Sussurrò lei, agitata e tesa. – Io…
- Dawn. – Lui si sollevò, immobile e la guardò negli occhi, felice. – Non ho intenzione di fare nulla che tu non voglia fare.
- Scusami… - Sussurrò Dawn, sentendosi inadeguata e immatura.
- Non devi. – Sorrise nuovamente lui, tornando a stendersi vicino a lei. – Sospettavo che non fossi pronta, ma non importa! – Si affrettò ad aggiungere. – La ragazza di cui mi sono innamorato è quella timida, insicura e dolcissima Principessa con un coraggio fuori dal comune e un senso di giustizia superiore a qualsiasi altra cosa. – La guardò negli occhi, spostandole una ciocca di capelli dal viso. – Quella è la ragazza che voglio al mio fianco domani, quando combatteremo insieme e quella è la ragazza che vorrò accanto nei momenti migliori e peggiori della mia vita, se anche lei lo vorrà. Se lei sceglierà me, io ci sarò per lei e la aspetterò sempre.
- Lei ti ha già scelto. – Disse, sicura, Dawn, baciandolo a sua volta.

Lui la abbracciò e sussurrò sulle sue labbra:
- Dawn, io ti amo. – Lei sussultò di gioia e sorrise. – Se dopo la grande battaglia di domani saremo ancora vivi non ti lascerò mai più andare.

Dawn annuì e si rituffò tra le sue braccia, posizione in cui si addormentò con il cuore traboccante d’amore e il sorriso sulle labbra.

-

Duncan aveva aspettato di rimanere da solo con Gwen tutto il giorno, per parlarle.

Si erano ormai ritirati in una casetta diversa assegnata loro da Jerard, dopo che erano stati dimessi dall’infermeria e la ragazza si era seduta sul letto, sorridendo a Duncan e sapendo che stavano per avere una chiacchierata quanto mai seria.

- Mia cara… - Iniziò Duncan poggiandole una mano sul ginocchio e sedendosi accanto a lei sul letto.
- Chiedimi quello che vuoi sapere senza esitare. – Sorrise lei a sua volta.
- E’… Tutto a posto con Scott? – Chiese Duncan, il ricordo del racconto della ragazza e dei suoi occhi furenti impresso nella mente.
- Penso di si. Domani combatteremo insieme; è deciso. Non so se riusciremo a tornare davvero alleati come eravamo da bambini, ma non importa. Domani tutto questo finirà. – Sorrise Gwen. – Altro?
- In effetti no. – Ghignò Duncan. – Quindi, ora che abbiamo esaurito la parte dei preliminari possiamo passare a qualcosa di più entusiasmante, non credi?

Gwen non fece in tempo a finire di chiedere cosa intendesse che lui era già saltato giù dal letto, si era messo di fronte e a lei e la stava baciando con passione. Il corpo di Gwen reagì per lei e gli circondò la vita con le gambe, abbandonandosi a quel bacio.

Duncan la prese in braccio e la spinse contro la parete, baciandola e mordendola sensualmente mentre lei inspirava bruscamente. Gwen afferrò il colletto della camicia di lui e lo premette con più forza contro di se, insinuando le sue delicate mani sotto i suoi indumenti e accarezzandogli la pelle nuda.

- Duncan… - Gemette lei alzando la testa verso l’alto e lasciandosi baciare il collo, per poi spingere via Duncan e ghignare. - Non ho intenzione di fare sesso con te questa sera, sia chiaro.

Duncan rise per qualche secondo, incredulo:
- Cosa?! Ma guardati!

Gwen ridacchiò a sua volta e pensò che effettivamente doveva avere un aspetto arruffato a causa delle carezze passionali di Duncan.
- Caro mio, te le devi guadagnare certe cose! – Ghignò.
- Ah si? – Duncan ghignò a sua volta, malizioso.

Si avvicinò nuovamente alla ragazza, sussurrando con voce roca e carica di desiderio:
- Me le devo guadagnare… Come? Così? – Le sollevò la camicia insinuando le sue dita su ogni centimetro di pelle sensibile della ragazza, che reagì inspirando immediatamente e spalancando gli occhi.

- Oppure così…? – Continuò Duncan, baciandole languidamente il collo.

- O anche così…? – Finì, baciandola con passione sulle labbra, mentre lei si abbandonava contro il suo corpo.

Il ragazzo sussurrò contro la sua bocca:
- Non importa quanto dovrò aspettare, Gwen. Nonostante sia sicuro che neanche tu puoi resistermi! – Sorrise sghembo, poi tornò serio. – Il sottoscritto non è uno che abbandona facilmente le persone a cui tiene e… Io ti amo. – La baciò di nuovo e lei lo fissò negli occhi, senza staccarsi.

Lui sorrise e concluse:
Se dopo la grande battaglia di domani saremo ancora vivi non ti lascerò mai più andare.

-

L’alba era sorta da qualche ora e ogni traccia degli ultimi fuochi si era spenta.

Gli zoccoli del cavallo nell’acqua producevano un suono che nel silenzio del mattino sembrava assordante.

Ciaf, ciaf.

In groppa a quello splendido cavallo bianco, adornata del suo mantello rosso bordato di pelliccia e con in testa una vistosa corona dorata e di pietre preziose, Courtney esaminava l’accampamento dei ribelli da poco scoperto.

Le case erano state perquisite, ovviamente, ma erano tutte inesorabilmente vuote, anche se, come aveva sentenziato il suo capo delle guardie, non erano state lasciate più di qualche ora prima.

Courtney si aggirava tra di esse in groppa al suo cavallo, respirando l’aria che avevano respirato i ribelli e quasi percependo il loro eco.

Una guardia le si avvicinò:
- Probabilmente si dirigono al castello.
- Sicuramente, stolto. – Ghignò Courtney, osservando il paesaggio circostante. – Molto bene, chiamate gli stregoni per farci trasferire immediatamente a palazzo: dobbiamo preparare una degna accoglienza a questi seccatori. Ah, date fuoco a tutto: i nostri scarafaggi da stanare hanno firmato la loro condanna a morte.

 

- CIAMBELLANGOLO -
Buongiorno a tutti, miei baldi giovani e mie balde giovani (?) :3
Ormai siamo molto vicini alla fine di questa storia (direi quasi lì) e non mi sembra vero di averla finita, quindi preparatevi a un discorsone pieno di feels da parte mia, la prossima volta.
Avrei voluto dare uno spazio immensamente più grande al rapporto Gwen/Scott, ma in effetti non li ho resi due personaggi così vicini o così legati, quindi va bene così… Che ne pensate?
Lasciatemi una recensione se volete darmi un parere, ma grazie ugualmente per aver letto (se siete arrivati fino a questo capitolo vi faccio i miei più sentiti complimenti e ringraziamenti :3),
un mega abbraccio a tutti voi,
_Rainy_
PS: Sto scrivendo una storia sui clichè presenti in moltissime fanfiction romantiche su EFP, vuoi dargli un’occhiata? > http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3056658&i=1

   
 
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