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Autore: java89    31/03/2015    2 recensioni
"Il silenzio assordante che avvolge in questo istante la mia stanza rispecchia crudelmente
il vuoto che sento dentro, spoglia di qualsiasi tipo d'emozione, completamente ed irrimediabilmente vuota.
Mi trovo seduta su un letto fin troppo vuoto ad osservare il tavolo posto davanti a me, su di esso è poggiato un test di gravidanza che ho il timore si possa rivelare positivo."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Heather Morris, Naya Rivera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Kiss me hard before You go”

 

Il silenzio assordante che avvolge in questo istante la mia stanza rispecchia crudelmente

il vuoto che sento dentro, spoglia di qualsiasi tipo d'emozione, completamente ed irrimediabilmente vuota.

Mi trovo seduta su un letto fin troppo vuoto ad osservare il tavolo posto davanti a me, su di esso è poggiato un test di gravidanza che ho il timore si possa rivelare positivo.

Ho sempre voluto dei figli, una famiglia, la sicurezza che qualsiasi cosa fosse accaduta quella casa sarebbe stata il mio rifugio, il posto in cui mia figlia sarebbe tornata alla ricerca di consigli costanti, il posto in cui mio figlio avrebbe sempre trovato una madre pronta a coccolarlo.

Ho sognato ad occhi aperti l'istante in cui, elettrizzata ed emozionata, fossi stata immobile a contemplare un bastoncino cambiare colore, con la mano stretta in quella dell'amore della mia vita.

Non potevo immaginare però che quell'amore, l'unico vero grande amore della mia vita, me lo sarei vista scivolare via dalle mani, impotente anche solo di cercare di trattenerlo solamente un po' più stretto al mio cuore.

Come avrei potuto sapere che, dal primo istante in cui il mio sguardo incrociò il suo, mi sarei innamorata di Heather.

 

Brucia ancora sulla pelle il dolore di quell'istante, il dolore di un addio che seppur non voluto fummo costrette ad accettare.

Il nostro amore nato tra canzoni d'amore e carezze nascoste profumava di primavera , quando avevo lei accanto sentivo il sole penetrarmi le ossa anche nelle giornate di pioggia.

Inizialmente entrambe ci limitavamo ad accarezzarci, coccolarci ed abbracciarci ogni volta in cui tutto questo fosse possibile, negando a noi stesse la possibilità di sentirci libere d'esprimere ciò che ci dava tormento le notti passate a pensarci , ma la paura di rovinare quell'amicizia così surreale ed il timore di essere rifiutate intimorivano entrambe.

Un giorno però, sul divano di casa mia, ci trovammo a ridere assieme per una sua stupida battuta. Risi cosi forte che mi piegai leggermente in sua direzione, la sua testa era appoggiata alle mie gambe.

Quando realizzai che la distanza tra il mio viso ed il suo si era notevolmente ridotta sentii una fitta la petto, il respiro mi si arrestò in gola e mi bloccai quando vidi che le stesse sensazioni che stavano avvolgendo il mio corpo le potevo leggere nei suoi occhi chiari.

Un brivido mi percorse la spina dorsale quando la sua mano si poggio leggera sul mio collo. Continuai a perdermi in quell'azzurro cosi intenso dei suoi occhi nei secondi successivi, iniziando a chinarmi lentamente su lei, avvicinando le mie labbra alle sue e percependo il suo respiro caldo lasciare dolci carezze sulla mia pelle , il petto le si alzava ed abbassava ad un ritmo irregolare dettato dai battiti accelerati del suo cuore.

Nello stesso istante chiudemmo gli occhi, cancellando la poca distanza che ci separava. Al tocco leggero delle sue labbra sentii il cuore scoppiarmi in petto, una scossa mi percorse lasciandomi senza forze,. Per quanto io avessi atteso quel momento e quel tocco, racchiudendo in me stessa tutte le energie e le sensazioni che derivavano da un istinto soffocato , una volta che quel desiderio tanto agognato si stava avverando percepii tutta la forza che avevo abbandonare i muscoli, le ossa , la mente. Mi sentivo libera, arresa a ciò che provavo, non avrei più dovuto trattenere quello che il mio cuore da mesi tentava di urlare.

 

A quel pensiero posso distintamente sentire calde lacrime premere cercando di sfociare in un pianto liberatorio, ma non permetterò loro di cadere.

Come avrei potuto immaginare che, nonostante io avessi avuto la fortuna di incontrare la mia metà perfetta, il mio grande amore, non avrei avuto altrettanto coraggio di lottare per lei.

 

Lei, la mia piccola Heather .

Lei, che con quella sua delicatissima anima avvolgeva chiunque avesse la fortuna di ricevere un suo sguardo.

Lei che riusciva a far sorridere semplicemente sorridendo per prima.

Lei, così spontanea , esuberante , vera , eppure così fragile, riservata, spaventata.

Insicura.

Non che lo fosse su ciò che provava per me, su quello non ebbi mai dubbi, forse non li ho nemmeno ora.

Anche se non mi avesse mai confessato ciò che provava glielo avrei letto negli occhi, lo avrei capito dal modo in cui mi guardava e dal tocco leggero che si preoccupava di assicurarmi sempre.

Il sentimento che ci univa col passare dei mesi si fece più intenso, difficile da celare agli occhi di chi si trovava in nostra presenza.

Quando decisi di parlarne a mia sorella ed a mia madre capii che le mie paure erano state fino a quel momento inutili.

Heather però non potè gioire allo stesso modo quando decise con coraggio di parlarne alla madre.

Quest'ultima non reagì bene alla notizia, recependo quello che la figlia le stava dicendo in modo distaccato, quasi non la stesse ascoltando.

D'altronde la madre di Heather non era d'accordo nemmeno sulla relazione tra Brittany, impersonata dalla figlia, e Santana , che si dà il caso fosse interpretata da me. Non potevamo aspettarci forse una reazione diversa.

Per quanto io cercassi di rimanerle accanto, per quanto cercassi di colmare quel vuoto la donna che amavo non era felice.

Sua madre era il perno della sua vita, era sempre stata un'ancora per lei e sentirla distante la feriva a tal punto da non riuscire più a godersi ciò che provava per me.

Nel vederla cosi mi sentivo morire, nonostante la volessi egoisticamente solo per me tutto ciò che contava veramente ai miei occhi era la sua felicità.

Mi staccai da lei, dicendole che mi sarei fatta da parte, almeno fino a quando le cose non si fossero aggiustate sebbene dentro me sapessi che questo non sarebbe accaduto, continuai a lungo a convincermi che forse anche per noi ci sarebbe potuto essere qualcosa di buono in futuro.

Era così fragile in quel momento della sua vita che si arrese a ciò che le stavo chiedendo, ripetendomi che quello che provava per me era immutato.

Vederla quotidianamente a lavoro non rendeva il distacco meno doloroso, arrivai quindi al punto di ritenere i sorrisi che mi rivolgeva l'unico appiglio alla speranza di poter un giorno tornare ad amarla davvero . Quei sorrisi erano gli unici momenti di gioia che mi riservavo durante quelle piatte ed interminabili giornate.

 

In quel periodo piombò nella sua vita Taylor.

Belloccio, sportivo, equilibrato e soprattutto determinato a conquistarla.

Ricordo ancora quel martedì mattina, quando piombò a casa mia e mi chiese di parlare.

La mia iniziale speranza di vederla sorridermi e dirmi che da quel momento in poi sarebbe andato tutto bene si annientò poco dopo.

Disse che con lui stava bene, che in sua compagnia si divertiva. Si sforzava di sorridere, di convincere me e forse anche se stessa.

Poi abbassò lo sguardo, un sorriso amaro le si disegnò in volto. Non riusciva a parlare ed io ero talmente ferita dalle sue parole che non vidi le lacrime solcarle il volto. L'unica cose che riuscii a fare fu abbracciarla silenziosamente.

Ovviamente la madre di Heather e la sua famiglia furono entusiasti di lui, accogliendolo come fosse uno di loro.

Ricordo che quando la accompagnò a lavoro e si presentò a tutti noi, mi avvolse una rabbia nata dalle gelosia nei suoi confronti. Mille volte avevo immaginato la madre di Heather accogliermi in casa, per il suo famoso pranzo della domenica, ed abbracciarmi rallegrandosi della nostra unione.

Mille volte avevo immaginato di essere io ad arrivare mano nella mano con lei, poterla anche solo baciare davanti agli altri ragazzi.

Quel giorno sentivo costantemente il suo sguardo bruciare sulla pelle, quegli occhi colpevoli si stavano scusando e mi stavano implorando di ricordare a me stessa che lei, nonostante tutto, amava me.

 

Mi disse di essere incinta senza guardarmi negli occhi, lo aveva a malapena bisbigliato forse temendo che dicendolo ad alta voce sarebbe sembrato ancor più reale.

Rimasi impietrita, incapace di muovermi. Incapace di reagire , muta.

Avrei dovuto almeno fingere d'essere felice per lei, avrei dovuto abbracciarla, fingere per non obbligarla a sopportare il peso del male che sapeva bene mi stava facendo.

Crollò sul divano, lasciandosi cadere e portandosi le mani agli occhi.

Mi sedetti accanto a lei, lo sguardo dritto avanti a me.

Heather mi prese la mano, rimanendo immobile a fissarla per qualche istante, iniziando ad accarezzarla dolcemente col pollice per poi portarla alla bocca e lasciarne scolpiti piccoli dolci baci bagnati dalle lacrime che cadevano prepotenti ad inumidirle il viso.

“Sai , ho sempre provato ad immaginare come sarebbe stato avere un figlio tutto nostro … Immaginavo questo piccolo cucciolo d'uomo correre in giro per casa, con me dietro a rincorrerlo, più infantile di lui, e tu in piedi a cercare di farlo calmare e rimproverando me per essere così cretina... “

Un sorriso spuntò sul suo viso, continuava a fissare la mia mano accarezzandola. Sorrisi anch'io a quell'immagine che più di una volta si era stampata nella mia mente.

“Beh sei cretina sul serio se pensi che sarebbe stato un maschio.”

Ridemmo entrambe, voltandomi in sua direzioni trovai i suoi occhi a scrutarmi inesorabili.

Non distolse minimamente lo sguardo da me , io feci lo stesso.

Quasi nello stesso istante, fummo colte dallo stesso incontrollabile impulso di baciarci, e le sue mani a contatto col mio viso mi fecero tornare a respirare.

Il bacio si fece più intenso, quando la sua lingua chiese prepotentemente di farsi spazio tra le mie labbra. In quel bacio c'era tutta la nostalgia che premeva sui nostri cuori , la mancanza di quel “Noi” che aveva significato tutto un tempo.

Aprii gli occhi un solo istante mentre la baciavo. Quel solo istante bastò a trovare la forza di staccarmi, allontanandola da me.

“Non possiamo.. “ Distolsi lo sguardo dai suoi occhi.

“Ti prego... “ mi sussurrò dolcemente, supplicandomi mentre con una carezza cercava di riportare le mie labbra a contatto con le sue.

Bastò guardarla negli occhi, scuotendo la testa con un sorriso amaro disegnato in volto a farci riportare alla realtà dei fatti.

 

Da quel momento promisi a me stessa che non avrei interferito in alcun modo con la sua vita, decisi che quello sarebbe stato il mio modo di donarle un po' di felicità.

La mia vita a quel punto prese direzioni diverse da quelle che avevo percorso sino a quel momento.

Relazioni di poco conto, sbagliate probabilmente, si susseguirono una dopo l'altra. Cominciai a concepire me stessa ed il mio essere il modo diverso. Quello che non cambiò però fu quel velo di tristezza che m'invecchiava il viso e che solo chi mi conosceva davvero bene riusciva a cogliere.

Poi arrivò Ryan, un mio vecchio amico col quale mi ritrovai a condividere problemi e preoccupazioni che facevo fatica ad esternare con chiunque altro.

Iniziammo a frequentarci, non per molto in realtà, perchè solo dopo pochi mesi decisi di sposarlo.

Avevo bisogno di sicurezza nella mia vita, avevo bisogno di stabilità e lui era lì, davanti a me, pronto a darmi ciò di cui necessitavo.

Così mi sono buttata e lo so, lo so bene che non è da me.

Alla nascita di Eljiah sentii i miei sogni infrangersi come cristallo caduto a terra e frantumatosi in mille,piccoli pezzi.

Quello splendido bambino rappresentava i miei errori, le mie debolezze , il mio dolore.

Così mi rifugiai tra le braccia di quel ragazzo che ai miei occhi sembrava più forte del dolore che ogni notte mi veniva a cercare.

Quel dolore che ancora oggi mi fa mancare l'aria.

 

I cinque minuti sono ormai trascorsi, chiudo gli occhi per il timore di poter vedere quel bastoncino colorato di blu.

Quando finalmente trovo il coraggio di aprirli, lacrime calde iniziano a rigarmi il volto.

Il figlio che ho sempre desiderato sta crescendo nel mio grembo.

Porto istintivamente le mani alla pancia, piegandomi leggermente in avanti a causa dei singhiozzi che prepotenti invadono il silenzio che fino a quel momento mi aveva fatto compagnia.

Aspetto un figlio da Ryan e non posso far altro che pensare ad Heather.

La mente si precipita all'immagine di quel bimbo che corre per casa ed una fitta al cuore mi fa bruciare il petto.

Mi alzo di scatto ed afferro le chiavi dell'auto che si trovano sul tavolo, precipitandomi verso la porta d'ingresso.

 

Sento il suono del campanello riecheggiare in casa ed in quell'attimo realizzo dove mi trovo, quasi non me ne fossi davvero resa conto fino a quel momento.

Quando la porta si apre il suo sguardo sorpreso mi accarezza il viso.

“Naya...”

“Ciao, posso parlarti?”

Si sposta lateralmente lasciandomi lo spazio necessario per entrare in casa e passandole accanto le sfioro involontariamente una mano. Sento il suo profumo invadermi completamente.

Cerco con lo sguardo il piccolo angelo biondo che rallegra solitamente quella casa, ma non c'era traccia ne di lui ne di suo padre.

Heather probabilmente se ne accorge e visibilmente imbarazzata interrompe il silenzio che pesante ci sovrasta.

“ Sono andati a casa dei genitori di Taylor... “

Sorrido arrossendo, perchè capisco che riesce ancora a leggermi dentro come nessun altro.

“Accomodati” Mi dice, indicandomi il divano poco distante da noi .

“Ti posso offrire qualcosa da bere?”

Non riesce a guardarmi negli occhi, il suo sorriso impacciato lascia trasparire la tenerezza che la caratterizza.

Scuoto la testa ed abbassando lo sguardo arrossisco , perchè dentro me non sono sicura di ciò che sto facendo, del perchè mi trovo qui, da lei.

Così mi blocco, tutte le parole che fino a poco fa danzavano nelle mia mente ora sembrano scomparse.

“Naya, va tutto bene?”

Sorrido ancora, d'altra parte non posso fare nient'altro.

Inizio a giocherellare nervosamente con le mie mani,mordendomi il labbro inferiore. Lei sembra notarlo.

E' seduta sul divano posizionato davanti a quello su cui sono seduta io e la vedo sporgersi lievemente in mia direzione.

“Giuro che fino a poco fa sapevo perfettamente cosa dire...”

Sorride, ed io mi sento morire ancora un po'.

La vedo esitare in un primo momento , per poi alzarsi delicatamente e venire a sedersi accanto a me.

“Come stai?” Mi chiede, con dolcezza disarmante.

Annuisco con la testa, il mio sguardo rimane fisso sulle mie mani. Posso distintamente sentire il cuore pulsarmi in gola.

“Bene grazie....”

La sento sorridere e con la coda dell'occhio noto che ha appena abbassato la testa.

“Sai, l'altro giorno ho rivisto Dianna, mi ha detto che eravate uscite insieme qualche sera prima. Le ho detto che siete state due stronze a... “

“Aspetto un bambino.”

 

La sento sussultare, anche se non la sto guardando so benissimo che pochi istanti fa le è mancato il respiro.

Non ho il coraggio di toccarla, solo il pensiero di posare i miei occhi sulla sua figura mi fa sentire sporca.

Sposto leggermente lo sguardo e noto che sta stringendo i pugni, lo sta facendo con una tale forza che le nocche delle sue mani sono completamente bianche.

Non riesco davvero però a rimanere così distaccata, conscia del peso che quella notizia sta avendo su di lei.

Mi volto leggermente verso sinistra e noto che le sue guance si sono accese di un rosso fuoco.

Probabilmente sta reprimendo un pianto che spinge contro il suo petto e contro la sua bocca, perchè il suo labbro inferiore inizia a scuotersi.

“Io...” Inizio a parlare, reprimendo la voglia di abbracciarla che mi sta mangiando dentro.

Vengo però interrotta dalla sua voce, che cerca di tener più ferma possibile. Alza il viso guardando davanti a sé.

“Sono felice per te. Anzi, sono felice per voi.”

Sta mentendo. Sta lottando con se stessa per riuscirci, i suoi occhi la tradiscono urlando quando la sua voce si impone di non farlo.

Sorrido, capisco benissimo cosa sta provando. Sorrido però anche perchè ho sempre amato quell'aspetto di lei, il cercare di farsi veder forte anche quando vorrebbe soltanto scappare. E' cosi bella mentre cerca di non ferirmi.

Mi vede sorridere ma rimane immobile, distaccata mentre tenta di non far trapelare alcuna emozione.

Abbasso la testa e sorrido ancora.

“ Non sei mai stata brava a mentire... “

All'udire le mie parole sembra rilassare le spalle, si morde il labbro inferiore e deglutisce vistosamente.

Sul suo viso appare un sorriso sarcastico ed io non posso fare a meno di sentirmi malvagia, perchè mai avrei voluto farle del male, in nessun modo.

“Heather..”

“Cosa vuoi che ti dica, eh?” Si volta in mia direzione, inaspettatamente. Il suo sguardo è ghiacciato, spietato.

Appena i suoi occhi si posano su me posso percepire distintamente un brivido attraversarmi la schiena, la paura di averla ferita al punto da portarla ad odiarmi mi divora.

“D'altronde era quello che volevi,no? ” il ghigno che le colora il volto mi blocca il cuore per qualche istante.

Si alza frettolosamente dal divano dandomi le spalle.

“Un figlio, una famiglia. Volevi sicurezze. Bene, ora puoi avere tutto ciò che hai sempre desiderato.”

La mia risata isterica rompe il silenzio che in pochi secondi aveva riempito le pareti.

Heather se ne accorse e si voltò verso me, con aria di sfida.

“ Ti fa ridere? Ti faccio ridere?”

I miei occhi ora lasciano trapelare la stessa rabbia che da pochi minuti mi catapultano addosso i suoi.

“Si Heather, mi fai ridere.”

Fa un passo deciso, si avvicina a me abbassandosi leggermente per portarsi al mio livello.

“Se sei venuta in casa mia per prenderti gioco di me te ne puoi anche andare.”

Mi alzo in piedi di scatto,costringendola a riportarsi in posizione eretta. Mi avvicino a lei decisa.

“Pensi che io sia venuta qui per ferirti Heather? Possibile che tu ancora non capisca?”

Mi interrompo per un solo istante, dopo aver notato la sua espressione sorpresa e confusa, che lascia però trapelare il terrore che prova nel timore di sentirsi dire qualcosa che la possa ferire ulteriormente.

“Sai quando ho scoperto di essere incinta? Mezz'ora fa Heather.”

Sorrido amaramente non staccandole per un solo istante gli occhi di dosso.

“Ryan nemmeno lo sa. Sono corsa da te perchè appena l'ho scoperto ho immaginato che fosse figlio tuo,e questo non è giusto cazzo, perchè tu non mi hai voluta....”

Sento gli occhi bruciare e non ho decisamente la forza per riuscire a trattenere le lacrime che iniziano a bagnarmi le guance.

“Tu non mi hai voluta, non hai lottato per noi....E io volevo così tanto che tu fossi felice che ti ho lasciata andare senza dire una parole...Dio!”

Porto una mano alla guancia cercando di asciugare quelle lacrime amare che non vogliono arrestarsi.

La sua espressione arrabbiata l'abbandona lasciando spazio all'impotenza, alla tristezza. I suoi occhi brillano, il suo labbro sporge leggermente in basso com'è solito fare quando le viene da piangere.

“Come fai a non vederlo?Come fai a non capire che quello che ho sempre desiderato eri e sei tu? Io ti odio! “

I singhiozzi interrompono le mie parole, fatico a proseguire e non so davvero se serva a qualcosa farlo.

L'addome mi fa talmente male che sono costretta a piegarmi in avanti,circondandolo con le mie stesse braccia.

“Ti odio. Io ti odio....”

Le lacrime mi stanno accecando la vista, cosi non riesco a vederla mentre si avvicina a me,

Al tocco caldo delle sue mani sulla mia pelle mi tranquillizzo appena, e mi sento mancare quando la sua bocca si poggia sulla mia senza chiederne il permesso.

Quel tocco calma i miei singhiozzi in modo istantaneo. Riesco a respirare il profumo della sua pelle e Dio solo sa quanto mi fosse mancato.

Senza accorgermene le mie mani corrono nostalgiche ad accarezzarle i fianchi, stringendoli per farle capire quanto quel contatto mi fosse mancato.

Inspiro profondamente mentre le nostre labbra sono ancora unite, quasi a poter legare quel momento a me per sempre, quasi a poterlo assorbire ed accogliere dentro me.

Si stacca leggermente da me,ancora con gli occhi semichiusi.

“ Non sei mai stata brava a mentire... “

Dice sorridendomi con tutta la dolcezza di cui è capace, riprendendo la frase che io stessa ho pronunciato poco prima.

Le sorrido anch'io, è un riflesso involontario che non posso e non voglio soffocare.

“Mi sei mancata così tanto...”

“Anche tu..”

Le nostre fronti si incontrano, poggiandosi l'una all'altra mentre noi chiudiamo gli occhi assaporando ogni istante di un momento che , lo sappiamo, non potrà durare ancora per molto.

Apro gli occhi sentendo la sua mano scendere lungo il mio ventre soffermandocisi accarezzandolo con leggerezza, quasi con paura di far del male alla creatura che dentro me sta crescendo. La sento sorridere mentre osserva quello specifico punto del mio corpo.

“Sarai una mamma fantastica.”

Deglutisco rumorosamente, cercando di scacciare quel nodo scottante che mi è formato in gola.

“Avrei potuto essere una madre ed una donna migliore con te accanto...”

Sento il suo dito poggiarsi sotto al mio mentre,alzandomi delicatamente la testa per permetterle di guardarmi negli occhi.

“Ehi, tu sei perfetta. Cosi come sei tu sei perfetta. Crescerai questo bambino con tutto l'amore che hai da dare, lo vedrai giocare, diplomarsi e ci litigherai perchè sarai troppo gelosa delle attenzioni che toglierà a te per dedicarle alla fidanzata di turno...” Sorride facendomi sorridere di riflesso.

“Quanto a me , io ti sarò sempre accanto. Così come tu mi sei stata accanto fino ad ora.”

La guardo interrogativa, sapendo benissimo di non averle dato alcun tipo di supporto e per ovvi motivo di essermi allontanata dal suo mondo.

Sorride capendo la mia confusione.

“Tu sei sempre con me, in ogni momento della mia vita. Il pensiero d'aver condiviso con te momenti che non scorderò mai mi dà la forza di andare avanti. Saper di aver avuto un posto speciale dentro te mi fa venir voglia di vivere. Tu ed Elijah siete la mia salvezza, solo che a te non devo cambiare pannolini tutti il giorno...”

Quella sua capacità di sdrammatizzare e farmi ridere me l'aveva sempre fatta amare al di sopra di ogni cosa, in questo momento mi rendo contro che nemmeno questo è cambiato.

Mentre ancora sorrido noto la sua espressione farsi seria.

“Non pensare nemmeno per un istante che io abbia smesso di amarti.”

Incredula mi avvicino al suo viso, cercando quelle labbra di cui troppe volte avevo fatto a meno.

Prima di unirlo alle mie,senza aprire gli occhi ne allontanandomi da lei, mi blocco sospirando nuovamente.

“Io sarò sempre tua. Sempre.”

Le sue palpebre si stringono,come se quelle parole l'avessero bruciata in fondo all'anima.

I nostri profumi si fondono, così come i nostri respiri.

Lentamente mi avvicino a lei, così da assaporare ogni singolo istante di quel momento cosi puro, così nostro.

Nostro, come quell'amore segreto che ci saremmo portate dentro per il resto della vita.

 

Ricordo il sapore di quel bacio come se non avesse mai lasciato le mie labbra.

Quando appoggiai le mie labbra alle sue mi tornarono alla mente tutti gli attimi più intensi vissuti con lei. Quella sera sul divano, la prima volta che facemmo l'amore. La prima volta che quell'amore che lo dichiarammo apertamente,a quanto fui goffa la prima volta che le presi la mano mentre mangiavamo sedute a tavola,senza toglierci gli occhi di dosso. A quanto mi sentivo nuda ai suoi occhi anche se cercavo di indossare la corazza più pesante. A quanto solamente lei riuscisse a farmi davvero arrossire. A quanto solo quando stavo con lei sentivo di trovarmi esattamente nel posto dove sarei dovuta stare.

Sentire le sue mani tracciare segni che bruciavano sulla mia pelle mi faceva impazzire, avrei voluto imprimere il suo tocco nel mio cuore, per farlo battere al ritmo del suo respiro.

Mi accarezzò il collo con delicatezza e contemporanea sensualità, facendo pervadere da mille brividi. Una scossa mi stordì quando la sua lingua bagnò le mie labbra implorandomi di schiuderle e permettendole di danzare con la mia.

Le sentivo calde, muoversi in perfetta sintonia, come se in tutti quegli anni non avessero mai smesso di farlo.

Come se in tutti quegli anni non ci fossimo mai lasciate.

I nostri respiri si fecero affannati, eccitati.

Heather mi morse il labbro inferiore, le era sempre piaciuto farlo e sapeva bene che effetto avesse su me quel suo gesto.

Iniziò poco dopo a succhiarlo lentamente, sorridendo di tanto in tanto per poi tuffarsi nuovamente in quel meraviglioso,avido bacio.

Iniziai a darle piccoli baci a fior di labbra,strofinando il mio naso contro il suo.

Ricambiai il suo gesto di pochi istanti prima mordendole a mia volta il labbro e provocando in lei un gemito che mi diede soddisfazione.

Negli ultimi istanti di quel lungo bacio schiusi leggermente gli occhi per guardarla,accorgendomi che lei stava facendo lo stesso.

Volevo portarmi dentro quegli istanti per il resto della vita.

Sorridemmo poco prima di staccarci,consce del fatto che se avessimo continuato non saremmo più riuscite a controllare il desiderio di fare l'amore l'una con l'altra.

Ci facemmo serie una volta che le nostre labbra si separarono,sapendo che quello sarebbe stato il nostro ultimo, vero bacio.

Mi accompagnò alla porta senza mai lasciarmi la mano, pochi minuti dopo che i nostri corpi, a fatica, si erano separati.

Prima di lasciarle la mano ed uscire da quella porta che ci avrebbe divise per sempre mi voltai.

Senza rendermene contro le lacrime stavano nuovamente premendo contro i miei occhi ormai arrossati. Mi voltai di scatto e le stampai un lungo bacio sulle labbra mentre lei mi catturò il viso con la mano che aveva libera.

Me ne andai non voltandomi indietro, perchè dentro me sapevo che se l'avessi fatto non sarei più stata in grado di lasciarla.

Una volta mi disse che due persone si lasciano veramente solo quando smettono di amarsi, perciò io e lei avremmo passato la vita insieme, nonostante tutto.

A quel pensiero mi spuntò un sorriso ingenuo sul viso.



Mio figlio corre su e giù , giocando con Lucy che davvero non è fatta per intrattenere i bambini.

Lo guardo e sorrido, quei suoi capelli biondi e quella sua travolgente energia mi ricordano lei ogni giorno da quando è nato.

Da quel momento ho iniziato a capire davvero le parole di Heather, quel bambino mi aveva inconsapevolmente salvata.

La vita che avrei desiderato sarebbe stata un'altra,sarebbe stata accanto a lei.

In fondo al cuore però sapevo di appartenerle, cosi come lei apparteneva a me.

Questo non sarebbe mai cambiato, semmai la paura mi avesse portata a pensarlo ci sarebbe stato il ricordo di quel bacio a rassicurarmi.

Ci sarebbe sempre stato quel bacio a farmi innamorare ogni giorno, ancora, di lei.

 

 

 

 

  
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