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Autore: Ale78    31/03/2015    2 recensioni
il gruppo incorre in un agguato, Uno dei nostri beniamini- Daryl viene ferito. Sono ore di attesa e ricordi..
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Il colpo di arma da fuoco arrivò senza preavviso, rompendo il silenzio e cristallizzando il momento. 

Tutto troppo veloce, inesorabilmente, reale e crudo.  Il sangue, tanto, troppo sangue sparso sulla neve, caduta di fresco, nella notte. 

Il colpo esploso che va a segno. Il gruppo, smarrito, che osserva la scena. 

 

Impotenti.

 

La balestra, fino a quel momento imbracciata in modo sicuro da Daryl, che cade a terra, e il corpo del nostro amico, che si accascia al suolo. 

 

Immobile. 

 

Le urla.  La corsa a perdifiato per raggiungerlo, il viso terreo di Rick e le sue parole, sussurrate a fior di labbra, come una cantilena, quasi a farsi coraggio. 

 

-No. Non lui Signore. No. Non anche lui. 

 

-Calmati Rick. - Le parole di Carol- che cercavano di riportare almeno un po’ di calma, dove non ce n’era l’ombra- E’ ancora vivo.

 

-Si, ma per quanto? – chiese Glenn con un filo di voce. 

 

Il ritornare sui propri passi, con una barella improvvisata, con la neve che arrivava alle ginocchia e che continuava a cadere, a coprire il tutto.  

 

Cadendo.

 

 Incespicando a ogni passo, come se anche la natura volesse opporsi a quella ricerca di aiuto disperata ma necessaria, per Daryl principalmente, ma anche per la stessa sanità mentale, del gruppo. 

Se Rick era il leader naturale, Daryl era il cuore scontroso, che albergava sotto la cenere. 

Nessuno poteva vivere senza il cuore, era un bisogno primario, come respirare. 

 

- Il gruppo di case che abbiamo superato questa mattina, sono a poche miglia, forse troveremo qualcosa, o qualcuno, che ci possa aiutare, forse siamo ancora in tempo. – ormai le uniche parole che si sentivano durante quella marcia forzata erano pronunciate dalla voce di Rick, che probabilmente, in quella maniera, voleva esorcizzare quello che tutti stavano pensando. 

“E se”…ma l’ex sceriffo, non voleva neanche pensare al peggio. 

Non poteva affrontare questa eventualità, non di nuovo, non legata all’uomo che ormai era il fratello che non aveva mai avuto. 

 

                                                     --------

 

Le case erano davanti a loro, e non appena furono abbastanza vicini, un uomo con un’arma semi automatica, gli si parò davanti, sbarrando il passo. 

 

-Andatevene! Non c’è niente che possiamo fare per voi. 

 

Fu Carol che parlò per il gruppo in quel frangente, perché Glenn e Maggie si erano precipitati a recuperare le armi. 

 

-Non cerchiamo guai, vogliamo solo un po’ di aiuto. Un nostro compagno è stato…

 

- Morso? – chiese l’uomo anticipando la conclusione della frase di Carol - Allora toglietevi il pensiero, una pallottola nel cranio e scendete di quota, lasciandolo in pasto ai lupi. Anche loro, in fondo, hanno diritto di man…

 

-Non è stato morso- disse allora Rick freddo, staccandosi dalla barella che stava trasportando dal luogo dell’incidente. – E’ stato ferito. Cerchiamo solo un luogo asciutto, dove poter esaminarlo e tentare di fare qualcosa… - poi aggiunse con la voce rotta- Se ciò è ancora possibile. 

L’uomo guardò lo sparuto gruppo e il viso di Rick, poi diede uno sguardo al viso terreo di Daryl, che ancora teneva duro, respirando.

 

- Il vecchio mi ammazzerà, ma passate. Seguite la neve schiacciata, superando due case, la terza è vuota e si può accendere un fuoco. 

 

Rick fece un cenno col capo all’uomo, e riprese- sollevandola - la barella a mano, passandogli davanti. L’uomo vide sfilare quella strana processione eterogena di persone e chiuse la fila, indicando loro una capanna di legno col tetto in tegole, che però pareva asciutta. 

 

-Grazie. – gli sussurrò Carol passandogli accanto. 

-Andrò a chiamare il vecchio. Lui è medico, magari…può esservi utile. 

 

All’interno della capanna tutto era pulito, nonostante l’aspetto esterno, non promettesse nulla del genere. 

 

Daryl venne disteso su un  tavolone di legno in mezzo alla stanza, mentre Tyreese e Sasha, armeggiavano per accendere il fuoco. 

 

Era stato colpito al tronco e le condizioni in cui verteva, erano sicuramente serie. 

Niente, in quel momento, lasciava presagire che qualcosa di positivo sarebbe nato da quella situazione. 

All’improvviso la porta si aprì e apparve l’uomo che li aveva accolti, accompagnati da una persona anziana, claudicante, dallo sguardo arcigno e sospettoso. 

 

-Cosa abbiamo qui? – disse mentre inforcava un grosso paio di occhiali e prendeva dei guanti in lattice, da una scatola sigillata. 

 

Il vecchio osservò per un momento i presenti. 

 

Sasha e Ty erano in attesa vicino al focolare, con una bimba di circa un anno accanto a loro.  Vide, un ragazzino, magro, con lo sguardo attento che lo fissava da un angolo della stanza. Un asiatico, altre due donne, all’apparenza molto preoccupate, e un’altra donna con una katana sulla spalla. Infine, un uomo barbuto, con lo sguardo da folle, che tratteneva a stento un mare di emozioni, che aveva già visto albergare nel cuore degli uomini, nel corso della sua lunga vita. 

 

Poi c’era il malato, pallido e tremante, bagnato fino alle ossa, come del resto tutti loro. 

L’uomo anziano di presentò tenendo gli occhi ben puntati su Rick, che gli pareva il più provato dalla situazione.

 

- Mi chiamo Harry March. Mi chiamano tutti doc Harry. Vivo qui con la mia famiglia, o ciò che ne resta, e due vicini di casa. Sono un medico o almeno lo ero, prima di tutto questo. Ora, posso esaminare il vostro amico, o rischio di trovarmi una pallottola fra le palle degli occhi?

 

Rick annuì impercettibilmente e l’anziano appoggiò il suo bastone accanto al tavolo, iniziando a tagliare i vestiti di Daryl per farsi un’idea del problema. 

 

-Mmmmm. – disse dopo avere esaminato i danni - I ragazzini e chi di voi non ha nessuna esperienza medica, possono seguire mio genero nella casa accanto, così potrete mangiare qualcosa e riposarvi. 

 

-Io resto. - disse Rick perentorio. 

 

Anche Carol e Maggie decisero di restare, quindi, una volta soli, Doc Harry spiegò ogni cosa. 

 

-Ha bisogno di una trasfusione, il freddo non ha aiutato, e ha un polmone collassato. E’ un rischio, ma dovrò aprire, per farlo riespandere.  Deve anche avere anche battuto la testa contro qualcosa, quando è stramazzato a terra, per quella, purtroppo, con quello che ho, possiamo fare poco, ma procediamo per gradi…Gruppo sanguigno?

 

- Gli darò il mio- disse Maggie, decisa. – Ho un gruppo universale, sia io che Beth, eravamo donatrici. Lei lo avrebbe fatto senza pensarci un attimo, a maggior ragione per Daryl.

 

-Maggie…

 

-Rick, lo faccio volentieri. - disse lei tranquilla. 

 

- Io la posso assistere dottore, ho già un po’ di esperienza- 

aggiunse Carol – Rick, tu, se proprio non vuoi uscire, vatti a sedere laggiù.

 

Rick, svuotato di ogni emozione, fece come gli era stato consigliato, si sentiva davvero inutile in quel frangente, ma si accomodò nell’angolo indicato. 

 

                                                     ----------

L’operazione per riespandere il polmone, durò quasi due ore. Alla fine Maggie si prestò a fare una trasfusione da lei a Daryl direttamente, in modo da evitare di infettare il sangue. 

 

Il medico finito il suo lavoro, si rivolse a Rick. 

 

- Suo fratello ora è in una sorta di coma, respira autonomamente, quindi non è in pericolo di vita, speriamo solo che non incorra in un’infezione, di qualche genere.

 

-Non è mio…- balbettò Rick  poco convinto.

 

-Comunque sia, la sua amica Carol, mi ha spiegato dove siete stati attaccati, e che lei ha portato una barella a piedi, senza lamentarsi e senza lasciare l’incombenza a nessuno, fino a qui. Se anche non è un suo consanguineo, nessun uomo farebbe tanto, al giorno d’oggi, per qualcuno di cui non gli importa. 

 

Mentre parlava controllò il tubicino che dal braccio di Maggie, andava direttamente a quello di Daryl.

 

-Si sente bene, Signora? – chiese il medico notando il suo anello. – Tra poco meno di un quarto d’ora, la libererò da questo supplizio…Confido che il vostro amico abbia ricevuto abbastanza sangue per oggi, ora è lei che deve rimettersi in forze. 

 

In quel momento qualcuno bussò alla porta. Era una ragazza mora, con un bel viso e braccia forti. Doveva avere meno di trent’anni, a occhio. 

 

-Se volete seguirmi, ho preparato la cena, e i vostri amici le stanno già facendo onore. 

 

-Lei è mia figlia Danielle. Dani Tesoro, porteresti alla signora…

 

-Maggie. Solo, Maggie. 

 

-Maggie - disse lui sorridendo - Qualcosa da mangiare e un po’ di cioccolato?  Hai già sistemato i letti? 

 

-Se posso chiedere, scusatemi, ma vorrei restare con lui per stanotte, nel caso in cui si svegliasse…- disse Carol con un filo di voce – E credo sia anche il desiderio di Rick. Sempre se fosse possibile. 

 

Doc Harry annuì. – Nessuno problema. Maggie tu però andrai a riposare nell’ altra struttura, e nel caso avessi bisogno di qualunque cosa,  non esitare di chiamarmi. 

 

Carl arrivò dopo cena, in quella sorta d’infermeria improvvisata per chiedere notizie, insieme a Glenn, che era venuto a prendere Maggie. 

 

-Come sta? 

 

Rick si passò una mano sulla faccia. La stanchezza sull’ex poliziotto era palpabile. 

 

– E’ vivo, Carl. Ora non resta che aspettare. Oggi è stata una giornata lunga, credo che tutti ci meritiamo un po’ di riposo. Tu e tua sorella state bene? – chiese un po’ impacciato, e avendo avuto risposta affermativa, ringraziò di nuovo Maggie.

 

-Di cosa esattamente? Lo avrebbe fatto chiunque di noi. Ora che ho mangiato, però me ne vado a dormire, mi gira un po’ la testa.

 

-Dottore. - chiese Rick in ansia,- Come siete organizzati per i turni guardia? Se posso essere utile, è il minimo che io….

 

-Rick, posso chiamarti così?- disse il vecchio sereno ma inflessibile.- Oggi ti sei dato da fare come e quanto gli altri…quindi, visto che non riuscirei a farti lasciare questa stanza, nemmeno con le minacce,  laggiù ci sono due letti, per te e la tua amica Carol.  E non preoccuparti per i vaganti, quassù non ne arrivano quasi mai, e con questa neve…

 

- Un problema in meno. – asserì Rick. 

 

-Già. Chiudetevi dentro, comunque, per non rischiare.- aggiunse distratto l’anziano signore gettando un’occhiata verso il malato.              - Quello che mi preoccupa di più, è lui. 

 

-Crede che non… -la voce di Rick si spezzò.

 

-No. No è fuori pericolo di vita, ma oltre la ferita di arma da fuoco, è l’ematoma alla testa che mi preoccupa. 

 

- Cosa può comportare? – chiese Rick.

 

-Nella migliore delle ipotesi, si risveglierà con un gran mal di testa e lo stomaco sottosopra. Nella peggiore, potrebbe avere danni neurologici e afasie. Io non sono un neurologo, e la testa è un vero mistero, non resta che sperare per il meglio. 

 

Il medico si diresse verso la porta augurando loro la buonanotte e Carol la sprangò al suo passaggio. 

 

-Hai visto come sono sistemati gli altri? – chiese Rick mentre si toglieva gli scarponi dai piedi.

 

-Sono persone a posto. A cena abbiamo parlato un po’. Si sono rifugiati quassù pensando che le cose si sarebbero sistemate in fretta. Danielle ha due bambini piccoli e temeva per loro. Quando si sono resi conto che non era solo qualcosa di passeggero, di sono organizzati. Oggi ci avevano visto passare, e temevano fossimo dei predoni, un anno fa sono stati attaccati e gli avevano portato via quasi tutto, ecco perché oggi, suo marito Jeff ha tentato di scacciarci.

 

- Una volta tanto, abbiamo trovato delle brave persone. –Disse Rick sovra pensiero.

 

-Gia’ .- aggiunse Carol – Senti, non è necessario che restiamo tutti e due a vegliarlo, tu fatti qualche ora di sonno, ieri hai montato la guardia per quasi tutta la notte. 

 

-Si ma...

 

-Se dovesse svegliarsi, lo sapresti…- disse lei in modo obiettivo.

 

Rimasero in silenzio per qualche momento. 

 

-Rick, non avremmo potuto fare di più. Daryl era là davanti ed è stato tutto dannatamente veloce e imprevedibile.  Sarebbe potuto accadere a ognuno di noi. 

Rick, dopo qualche minuto,  annuii poco convinto, e si abbandonò al sonno…

 

 

Più mi dibattevo più non  riuscivo ad aprire gli occhi.  Alla fine sentii delle voci, dapprima lontane, poi sempre più vicine, e sbarrai gli occhi, ma quello che mi ritrovai davanti aveva dell’incredibile. Merle era seduto, mezzo addormentato su una sedia, al mio capezzale. 

Stropicciai gli occhi, era un sogno, non c’era altra spiegazione. Doveva esserlo. Provai a muovermi ma qualcosa alla base del costato, bruciava come l’inferno.

 

-Calma fratellino. Calmati. – mi disse Merle- Non vorrai che i punti ti si strappino di nuovo…

 

-Dove siamo? Chi diavolo sei tu? – dissi mentre mi cercavo di alzarmi dal letto, rovesciando una flebo e qualche altro oggetto sul comodino. 

 

-Daryl! Daryl, fratellino, che hai in testa, sono io, Merle! Ehi qualcuno mi venga a dare una mano! Diavolo. Calmati!!

 

-No. No. E’ impossibile, tu sei morto…- continuavo a ripetermi a mezza voce, fino a che quattro braccia poco gentili non mi afferrarono, e mi bloccarono al letto. 

 

- Lasciatemi. Lasciatemi subito. –urlai.

 

Ero decisamente fuori controllo, poi vidi entrare Herschel e lì, diedi davvero di matto.

 

-Lasciatemi, non voglio… - ma non feci in tempo a finire la frase che qualcuno iniettò qualcosa, nel tubo della flebo, che mi fece ripiombare nel sonno.

 

Qualche ora dopo, era ormai notte, tentai di alzarmi dal letto, ma ero bloccato. 

 

Dove mi trovavo?  Com’era possibile che Merle fosse ancora vivo? E Herschel? 

 

Fu a quel punto che qualcuno si schiarì la voce. Mi voltai e trovai davanti a me Rick. 

 

-Rick, amico, che succede? – chiesi cercando di mantenermi calmo. 

 

-Calma, “ amico”- Puntualizzò l’uomo davanti a me- Prima mi aggredisci con una balestra, e poi mi chiedi cos’ho? 

 

-Aggredito? – balbettai. 

 

Non capivo, e questo non faceva che peggiorare la mia confusione mentale, ma il colpo di grazia lo subii quando dietro a Rick, scorsi Beth. 

Era la solita Beth, tale e quale a come la ricordavo nella nostra casa accanto al cimitero, e poi negli ultimi momenti al Grady Memorial…

Pensare a quello che accadde dopo il Grady, non poteva che farmi salire un moto di angoscia dal profondo. Ma vederla lì, davanti a me, un’adolescente in un mondo duro, che in realtà mostrava già tutti segni della donna che sarebbe diventata, di lì a poco, era bello e insopportabile al contempo.  

 

Mi immobilizzai, spaventato dai miei stessi pensieri.

 

-Ora ragazzo…

 

Ritornai padrone di me stesso giusto in tempo  per accorgermi che Rick, si stava rivolgendo a me.

 

-..Se mi assicuri che non farei cavolate  o cercherai di fare del male a qualcuno, ti scioglierò e lascerò che Beth si avvicini a medicarti.. in caso contrario…

 

Ma quel cazzone di Merle lo aveva già interrotto.

 

-Sceriffo, rilassati, se vuoi che lo stenda, ci penso io…Ho della roba che…

 

Fu come una voce all’unisono, ma Rick e io, lo zittimmo. Ci guardammo per un attimo, ma dai suoi occhi capii, che aveva già catalogato la cosa,  come qualcosa d’inspiegabile.

 

-Puoi sciogliermi. Non le farei mai del male. 

 

Io e Rick ci squadrammo, ma stavolta dovevo averlo convinto. 

 

Beth si avvicinò a me, intimidita dalle parole grosse che erano volate, ma con una sicurezza destinata a diventare sempre più marcata.

 

-Cosa vuoi che faccia? – le chiesi mostrandole i palmi delle mani rivolte a lei, come per dimostrarle che non doveva temermi. 

 

-Se ti potessi girare di tre quarti… - domandò guardandomi negli occhi. Eseguii le sue istruzioni senza fiatare e mi concentrai sulle sue dita fredde che mi sfioravano l’addome dolorante.

 

-Cosa mi è successo? – chiesi incuriosito da tutta la situazione, ma anche desideroso di sapere se ero morto anch’io, o solo il mio cervello, era del tutto andato.

 

-In che senso? – chiese lei con un filo di voce, cercando di non incrociare i miei occhi. 

 

Conoscevo quel suo modo di agire. Era in netta difficoltà a parlare con me, come non accadeva… Mio Dio, quanto tempo era passato?!

 

-Come mi sono ferito, intendo?!- la incalzai.

 

Rick si era allontanato dalla stanza per un momento e, notai, che lei si accertò non fosse nei paraggi.

 

-Lei e lo sceriffo avete avuto una disputa riguardante tuo fratello. Lui diceva che Merle non avrebbe potuto restare qui a lungo. 

 

La squadrai senza capire.

 

- Alla fattoria. Dove siamo ora. Si sente bene Signor Dixon? - chiese lei in allarme. 

 

-Perché mi dai del lei, ora? E poi Merle non ha mai visto la fattoria, lo credevo morto in quel periodo…

 

Beth si irrigidì bloccandosi. 

 

– In realtà sei stato proprio tu a dirmi che non dovevo trattarti come fossi un tuo amico.  E’ sicuro di sentirsi bene, Signore..- aggiunse rientrando nella parte della donna inflessibile e distaccata, che impersonava con difficoltà.

 

-Allora sono davvero un coglione. Più di quanto avrei mai immaginato.  – le dissi mentre mi coprivo gli occhi con le braccia sollevate. – Ti chiedo scusa. Tu ed io siamo amici, e soprattutto, se qualcuno ti deve trattare con più rispetto, quello sono io, non tu. Al momento però, sono parecchio confuso, puoi raccontarmi come si sono svolte le cose? 

 

Beth parve soppesare le mie parole, sembrava spaventata, e davvero non ne capivo il motivo, poi, facendomi cenno di tacere, andò verso la porta e la chiuse.

 

La medicazione era quasi terminata, e io mi sollevai- non senza una certa difficoltà – sui gomiti. 

 

-Ok. Voglio provare a fidarmi. Ieri, tu e lo sceriffo,  avete avuto un diverbio bello acceso su tuo fratello, appena ritrovato ad Atlanta.  Rick vuole che se ne vada la più presto, mentre tu non ne vuoi sentire ragione, anche ora che sei sempre in giro a cercare quella ragazzina…

 

-Sophia…- dissi sovra pensiero- Così è scomparsa anche qui….

 

-Scusa? 

 

-No. Niente. Ti prego continua.

 

-Stai cercando la ragazzina da almeno tre giorni e quando la squadra è tornata da Atlanta con tuo fratello,- e Rick ha detto che Merle non sarebbe rimasto -  hai dato di matto, dicendo che non vi avrebbero cacciati. 

 

-E?- chiesi allibito dall’insolita piega degli eventi.

 

-E niente. Vi siete scontrati e sono volte parole grosse, poi tu gli hai puntato la balestra alla testa e Shane, per difendere Rick, ti ha sparato. 

 

-Quel figlio di puttana di Shane, è ancora vivo? E Rick si fida di lui? 

 

-E’’ il suo braccio destro e il suo ex collega da quello che ho capito… ma potrei sbagliarmi.

 

Quello che quella rediviva Beth mi stava raccontando aveva dell’incredibile. Non solo Merle, quel gradissimo figlio di… non era disperso e aveva ancora tutte e due le mani, ma Rick, l’uomo che io consideravo davvero un fratello, mi considerava alla stregua di un pazzo, maniaco e violento, ed era anche, ancora legato a Shane, che in realtà, era tutto quello che Rick credeva di me, e forse anche altro…Questa situazione mi stava facendo impazzire… 

 

Avrei voluto tornare al mio mondo, da un lato, perché qui le cose parevano piuttosto complicate… ma rivedere Beth, viva…Non so davvero se tornare indietro sarebbe stata una soluzione. 

 

-Ancora niente? – mi chiese Carol che si era addormentata.

 

-Nulla. Sembra stia dormendo…

 

- Coraggio fratello…- disse Rick passando una mano sulla fronte imperlata di sudore di Daryl.

 
   
 
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