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Autore: Letizia25    31/03/2015    4 recensioni
«Grazie, Cal.»
«Per cosa?»
«Grazie per avermi tirata su quando cadevo a pezzi.»
«Dovevo farlo, non avrei mai potuto lasciarti andare così. Però non credo poi di aver fatto così tanto.»
«Hai fatto tutto, invece.»
«Perché?»
«Perché non tutti noi siamo pronti a stare vicino a qualcuno che soffre, per paura di essere poi noi a soffrire a nostra volta, solo perché non siamo abbastanza forti per sopportare il dolore, perché abbiamo troppa paura di affrontarlo.»
«Siamo solo umani. È umano avere paura.»
«Tu però non l'hai avuta.»
«Invece ho avuto paura. Di perdere te. E lo sai che senza di te sono perso.»
«Grazie di nuovo, Cal. Sono fortunata ad averti nella mia vita.»
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Keep me with you'
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Only human
 
 
 
La musica quella notte al Bad Dragon si fa sentire in ogni angolo del locale. Entra nelle orecchie, fa scoppiare la testa, fa muovere al ritmo, toglie i pensieri dalla mente, fa nascere quella bolla che – insieme all’alcol – crea solo per qualche minuto un mondo a parte, a sé stante, lontano da tutto il resto, una piccola bolla che divide un mondo dall'altro. 
O almeno, questo è ciò che prova Lorelay, con le braccia tese verso l'alto, con le mani che si muovono a tempo, con i capelli mossi e scuri che le cadono sugli occhi, quei grandi occhi color cioccolato coperti quella sera da un sottile strato di ombretto grigio chiaro, in perfetta acc        ordanza con i suoi abiti chiari e poco appariscenti che le fasciano il corpo nei punti giusti, attirando l'attenzione di qualche ragazzo e occhiate furiose di qualche fidanzata. 
Ma Lorelay non ci pensa. Dopo tutto, è lì per divertirsi un po', per staccare la spina almeno per qualche ora, prima di ritornare al frenetico via vai del resto della settimana. Non le è mai interessato ciò che gli altri pensano di lei, e sicuramente non inizierà quella sera a prestarci attenzione.
E continua a ballare, a muoversi a ritmo, ancheggiando, muovendo le gambe e le braccia, saltando a tempo con quegli anfibi neri che le coprono i piedi. E sorride tranquilla, perché anche se può sembra stupido, la mora si sente libera, libera sul serio. 
Prende un altro sorso di birra dal bicchiere che ha in mano e si sente percorrere da piccoli brividi sulla pelle, profondi, insistenti. Brividi che non sono causati solo dalla bevanda fredda che ha appena bevuto. Lorelay conosce bene quella sensazione, l'intensità con cui la prendono e la travolgono. Solo una persona riuscirebbe a farla sentire così, vulnerabile, debole.
Una persona che la mora preferirebbe non dover vedere, né a scuola, né in nessun altro posto. Eppure, si volta, perché il ragazzo che la sta osservando con quegli occhi color della notte riesce sempre a mettere al tappeto ogni più piccola difesa che la ragazza mette attorno al suo cuore per non rimanere fregata ancora.
Perché lei, Lorelay Campbell, è la ragazza che non crede all'amore, che non ci ha mai creduto, neppure quando pensava lo fosse sul serio. Ha iniziato a difendersi, ad allontanare quel sentimento per paura. Perché l’amore dà e toglie, come la vita. E a lei, quel sentimento, ha tolto quasi tutto quello che aveva dentro. Le è rimasta solo la paura dentro, accompagnata dal suo non riuscire più a fidarsi degli altri, soprattutto dei ragazzi che la avvicinano, con cui si concede solo una notte di divertimento.
Niente sentimenti. È questo il suo motto.
Perché dopo Marcus, lei con l’amore proprio non vuole più avere a che fare. Lui, che si era preso ogni più piccola parte di lei. Lui, a cui Lorelay aveva dato tutta se stessa, a cui aveva donato ogni cosa. Lui, che poi l’aveva resa la ragazza che è adesso. Schiva. Che non crede alle promesse. Promesse che pure Marcus le aveva fatto tante, troppe volte, ma che mai aveva mantenuto. Perché lui è partito, è andato via, senza dirle niente, senza lasciarle neppure una chiamata, un messaggio, un misero biglietto. Se n’è andato all’improvviso dalla sua vita, esattamente come vi era entrato. Se n’è andato, lasciando un vuoto incolmabile dentro, lasciandola da sola a curarsi quelle ferite che l’assenza di lui le ha procurato, giorno dopo giorno, secondo dopo secondo.
Lorelay scuote lievemente la testa. Non le fa bene ricordare, soprattutto quando è sotto l’effetto dell’alcol.
Scosta anche i suoi occhi da quelli del ragazzo moro che la sta osservando da ormai parecchi minuti. Quello stesso ragazzo che le è entrato nella testa, in quegli ultimi mesi, che la facendo andare fuori di matto.
Perché si conoscono, loro due, si conoscono bene, da così tanto tempo che ormai non si conta più, né sulle dita, né sul calendario. E Lorelay non può permettersi di cadere così, ancora una volta. Non può permettere a nessuno di entrare, soprattutto, non deve permettere a lui in particolare di avvinarsi. Perché non vuole soffrire di nuovo, non ne avrebbe le forze.
Perché, nonostante siano ormai due anni che Marcus se n’è andato, lei non ha ripreso a fidarsi di nessuno. Le ferite intanto si sono curate in quei due anni, si sono cicatrizzate. Ma sono ancora troppo fresche perché Lorelay possa permettersi il lusso di provare di nuovo tutte quelle emozioni che hanno avuto il potere solo di farla stare male.
Sospira ancora e beve l’ultimo sorso da quel bicchiere di carta rosso e bianco. Un bicchiere che presto trova posto su un tavolo vuoto, mentre la mora indossa il cappotto nero. Inizia ad essere stanca e si è fatto davvero troppo tardi per restare. Ecco perché si avvia, sgomitando tra la massa di gente, cercando di uscire il prima possibile. Ha un bel pezzo di strada da fare a piedi, dato che Nora si è infilata in un angolo con il suo ragazzo chissà dove e non ne uscirà per un bel pezzo. Un pezzo che è bene fare il più velocemente possibile, specialmente a quell’ora di notte.
Ed è quando che sta per iniziare a camminare sul quel marciapiede un po’ sconnesso, mentre l’aria di quella notte di fine inverno le accarezza il viso facendola rabbrividire, che una voce la fa fermare. Una voce che conosce bene, che preferirebbe non dover sentire, da cui vorrebbe stare il più lontana possibile, solo perché abbatte tutto, manda tutto a puttane nella frazione di un secondo, senza che lei possa farci assolutamente niente.
«Lorelay, aspetta!»
«Calum, che vuoi?»
 
Non è serata per lui. La musica quella sera fa veramente pena, come anche i drink e le persone che vede attorno. Sempre la stessa storia, sempre la stessa noia. Mai qualcosa che cambi, mai qualcosa che renda la vita un po’ più interessante di quel che c’è. O almeno, una persona che la rende tale, ci sarebbe. Il problema è che quella persona, quella ragazza, è davvero difficile da raggiungere, nonostante gli anni passati insieme.
Quella ragazza che ora Calum si ritrova ad osservare intensamente da un paio di minuti buoni. La stessa che ha avuto sempre un posto speciale nel suo cuore, fin da quando ha memoria. 
Lorelay Campbell.
La sua migliore amica.
La ragazza di cui si è innamorato. 
Il problema è che quel sentimento a lui non fa bene. Non ha fatto altro che procurargli ferite su ferite, lentamente, in tutti quegli anni di quel sentimento non corrisposto. 
Anni passati a cercare di non cadere, di togliersela dalla testa una volta per tutte, a tentare il tutto e per tutto pur di far scomparire quel qualcosa dentro di lui. Un qualcosa che gli toglie ogni energia e che lo rende peggio di uno straccio, ogni volta, come se si divertisse a farlo stare così male. 
Anni passati a cercare tuttavia di esserci sempre per Lorelay, ad essere l'unica persona di cui potesse fidarsi. E Calum lo sa, che lei non si fida più di nessuno. Non si fida più neppure di lui, soprattutto da quando Marcus è partito, rendendo quella ragazza peggio di un fantasma.
E Calum ci è stato, in quegli ultimi due anni. È sempre stato accanto a lei, ogni giorno, a vederla piangere, ad asciugarle le lacrime, a calmare le sue urla. E non le ha mai permesso di cadere ancora.
La guarda adesso, la osserva attento, ritrovandosi a sorridere un po' a vederla così, libera com'è sempre stata, tranquilla, incurante di quel che pensano gli altri. Bellissima, nei tratti dolci del viso, in quegli occhi color cioccolato così simili ai suoi. Occhi profondi, che lo hanno sempre mandato al tappeto, per la loro intensità, la loro sincerità, la loro durezza. 
Calum Hood che si rammollisce per una ragazza. Questo direbbero i suoi amici, se solo sapessero dei suoi sentimenti per Lorelay. Ecco perché non ne ha mai parlato con qualcuno, tenendosi tutto dentro. Perché loro non sanno tutta la storia. Ed è bene che continuino a non conoscerla. 
Perché nessuno può capire cosa significhi osservare la persona che si ama e vederla cadere, vederla sprofondare, senza riuscire a far niente, mentre il senso d'impotenza e di colpa si cibano del cuore, riducendolo in polvere, che poi se ne va, come se non ci fosse mai stato niente nel petto, a battere forte, a pompare sangue. 
Perché Calum è caduto con Lorelay, è caduto con lei e insieme a lei si è rimesso in piedi, con così tante ferite addosso da non sapere più come curarsi. Perché alla fine, Lorelay non si è più aperta con lui, non ha fatto altro che cercare di allontanarlo. Il problema è che non ci è riuscita ed entrambi lo sanno bene. Perché Calum saprà sempre come leggerla, capirà sempre come si sente. Nonostante gli anni e nonostante lei cerchi di tenerlo lontano. 
E ora lui la sta osservando, con i suoi occhi color caffè, mentre si passa una mano tra i capelli corvini per il nervosismo, perché quella ragazza lo fa sentire così piccolo ed impotente che lui non sa più come fare con lei. La osserva rapito, trasognato, mentre muove i fianchi, con le braccia alzate quasi volesse afferrare le nuvole, con gli occhi che non sono più quelli di una volta. 
Quegli stessi occhi che ora sono diretti su di lui, penetranti, freddi, distanti, per mantenere integro quel muro fragile che si è creata attorno a lei. Un muro che Calum è determinato a buttare giù, perché non può permettersi di perdere la persona a cui tiene di più al mondo, solo a causa di un coglione che non ha saputo apprezzare quello che aveva trovato. 
Si osservano per il qualche istante, prima che lei scosti lo sguardo e vada via. E Calum lo sa che Lorelay non sta bene, che ricordare le fa ancora troppo male, che lei ha paura di ricomincia di nuovo. Ed è per questo che lui non può lasciarla, perché lei deve tornare quella di una volta, deve tornare quella bambina che gli ha sorriso all'asilo prima di giocare insieme, quella bambina che gli ha tenuto il posto accanto al suo sia alle elementari che alle medie, quella ragazza che gli ha sorriso il primo giorno di superiori rubandogli il cuore nella frazione di un secondo. Vuole che riesca a fidarsi di nuovo, soprattutto di lui.
E per questo la segue fuori dal locale, perché Nora e Luke sono andati a rintanarsi chissà dove. E non può permettersi che Lorelay torni a casa da sola, soprattutto a quell'ora di notte. La segue anche perché sa che Ashton e Michael hanno ben altro per la testa a cui pensare e non si accorgeranno della sua assenza. 
Indossa il cappotto velocemente ed esce subito dopo la mora che ha appena iniziato a camminare nel freddo di quella notte. 
«Lorelay, aspetta!»
La ragazza si ferma e si volta verso di lui, guardandolo con quei suoi occhi freddi e duri come pietra. 
«Calum, che vuoi?»
 
Il ragazzo le si avvicina e le sorride timido, con le guance un po' arrossate e non solo per il freddo. 
«Stavo andando a casa anche io. Vuoi un passaggio?»
A quella richiesta, Lorelay sospira, perché non vorrebbe accettare. Ha bisogno di qualche minuto da passare sola, completamente sola, per rimettere in ordine tutto quel turbine di pensieri che c'è dentro la sua testa. 
Eppure «Sì.» risponde, con voce flebile, perché tanto sa che lui insisterebbe pur di portarla a casa, perché si è sempre preoccupato per lei, come un fratello, il fratello che Lorelay non ha mai avuto e a cui vuole più bene di quanto voglia e riesca ad ammettere a se stessa e agli altri. Perché anche se lei non lo voglia più vicino perché ha paura di star male, gli vuole troppo bene per permettersi di perderlo del tutto.
Lui le sorride ancora, mentre il cuore gli batte veloce nel petto e un barlume di gioia lo scalda dentro. 
Si guardano un po'. Non si dicono niente. Lasciano che siano le loro mani a trovarsi, come sempre, che si stringano timide, che si tengano forte. Perché Calum è la sua ancora, e Lorelay ci si tiene forte perché sa che lui non la farà mai cadere, per nessuna ragione al mondo. 
E camminano così, senza dirsi una parola, in quel silenzio che inghiotte quelle strade deserte a quell'ora della notte. E passo dopo passo, la stretta tra le loro mani diventa sempre più decisa, sempre più sicura, come se entrambi stessero prendendo forza da quel contatto. 
Arrivano al parcheggio sull'altro lato della strada e Calum apre la portiera, ma non sale. Ha un'idea in testa. Un'idea che forse potrebbe servire per far tornare il sorriso su quel viso che mai smetterebbe di osservare, anche da lontano. 
Lorelay invece non sta capendo più cosa voglia fare il suo amico. In realtà... Non lo capisce più già da un po', perché quando ha chiuso tutte le sue porte non si è più preoccupata di lui. Ha pensato solo a se stessa e al suo dolore, senza pensare minimamente a Calum, che nonostante tutto, è lì, accanto a lei. Perché lui non l'ha mai lasciata. 
E questa consapevolezza, ora pesa come un macigno, su quel cuore che ancora non è guarito del tutto. Quel cuore che ha già accettato una cosa importante. Una cosa che invece Lorelay fatica a voler ammettere, benché la senta viva dentro, nonostante tutti i tentativi fatti per estirparla da dentro di lei. 
«Vuoi andare là?» chiede Calum ad un tratto, facendola tornare con la mente sulla terra. Ed è quasi un miracolo, perché le labbra della mora si curvano in un sorriso lieve. Un sorriso stentato, timido. Quell'abbozzo di sorriso che Calum non vedeva da veramente troppo tempo. 
«Guidi tu?» chiede lei a sua volta, facendo sorridere Calum, che annuisce divertito per poi salire in macchina e mettere in moto.
Lorelay sospira, mentre si siede accanto a lui, portando subito le gambe al petto per stare più comoda. E ancora il sorriso non è sparito dalle sue labbra, rendendo inconsapevolmente Calum ancora più felice.
E Calum non sa di essere la causa di quel sorriso, non sa di aver fatto nascere in Lorelay un calore che da troppo tempo lei non sentiva più, un calore familiare, confortante, ben accetto. E la ragazza si ritrova a sorridere, perché quel ragazzo moro con cui ha condiviso tutta una vita la conosce meglio di chiunque altro, sa di cosa ha bisogno in ogni situazione, sa sempre cosa dire o cosa fare. E, soprattutto, riesce a farla stare meglio, qualunque sia il problema.
Lorelay sorride, perché sta capendo quanto Calum sia importante per lei, quanto conti nella sua vita, ha capito che senza di lui non potrebbe stare. Perché è grazie a quel ragazzo se non è caduta, dopo Marcus, è grazie a lui se lentamente è riuscita a combattere il dolore, nonostante quelle ferite che ancora sono sul suo cuore e che continuano a bruciare ancora un po'. È grazie a Calum se non ha mai mollato per nessun motivo.
E capisce che forse avrebbe dovuto dare spazio a quel qualcosa in fondo al suo cuore, quel qualcosa che ha sempre cercato di allontanare perché la spaventava troppo. Capisce che forse quel qualcosa, quel sentimento, è molto più grande di quanto possa sembrare, capisce che non serve più a niente cercare di combatterlo. È impossibile da fermare.
E si ritrova a sorridere ancora di più, con il cuore che le batte forte nel petto, a causa di quella nuova consapevolezza che cambia tutto, che attenua quel suo non fidarsi più, che apre le porte a quel qualcosa, a quel sentimento a cui non ha mai voluto dare attenzione, che ha sempre cercato di nascondere. Sorride, perché forse ha trovato una soluzione a tutta quella confusione che ha dentro, a quel dolore che ora non c'è quasi più.
E mentre Lorelay pensa a tutto questo, mentre lentamente torna ad aprire le porte del suo cuore solo per Calum, il diretto interessato continua a guidare, osservandola di tanto in tanto, giusto per confermare che il sorriso sulle labbra della mora non sia stato solo una semplice illusione. E il vederlo ogni volta lì, su quel viso, ad accentuare quelle guance morbide e un po' pallide, gli fa provare un'emozione indescrivibile, intensa, che riesce a renderlo felice, felice. Perché forse Lorelay sta tornando quella di prima. E Calum non potrebbe chiedere niente di meglio.
Non parlano, lasciano che un silenzio confortante li avvolga, mentre il cuore batte forte, i brividi corrono sulla pelle, con quel sentimento che lentamente sta prendendo campo dentro di loro, unendoli ancora più profondamente, più di quanto i due riescano ad immaginare.
Calum guida piano, senza fretta, con lo sguardo attento sulla strada e che ogni tanto cala sulla figura di Lorelay, tranquilla, rilassata, serena, come da tempo non la vedeva. E sorride ancora anche lui, mentre porge la mano alla ragazza, con il cuore che gli batte a mille per quello che ha intenzione di fare.
Lorelay osserva quella mano che ha stretto così tante volte e che le ha sempre dato forza e sostegno, che non l'ha mai lasciata, neppure per una volta, che è stata la sua ancora per così tante cose che alla fine ha perso il conto. La guarda, ma non la osserva come al solito, con l'occhio che la vede come semplice amica. La osserva con sguardo attento, nuovo, diverso, cresciuto, maturato, più vivo, intenso; con uno sguardo guidato da quel sentimento che sta cambiando tutto nella frazione di un secondo.
E Lorelay la stringe, quella mano, la stringe forte e la accarezza delicatamente, sentendo come se avesse finalmente trovato quel pezzo che le mancava e di cui aveva bisogno per sentirsi a casa, completa. Come se Calum fosse l'unico che riesce a farla sentire così. E forse è quella consapevolezza nuova che in un attimo spalanca del tutto ogni porta che lei aveva cercato di tener chiusa per proteggersi.
E mentre il moro stringe a sua volta la mano della ragazza, con il cuore pieno di una felicità senza precedenti, quello di lei si libera, come se tutte quelle cicatrici sparissero, come se una dopo l'altra tutte le serrature si aprissero nella frazione di un istante, lasciando finalmente entrare un po' di luce.
E restano così, Calum e Lorelay, con le mani unite sul cambio, con i cuori che battono sempre più forte, con quel sentimento che lentamente prende ancora più campo dentro di loro, si delinea meglio, li unisce più di quanto già non siano. 
Lorelay si volta, osservando quel profilo che tante volte ha avuto davanti agli occhi ma a cui non ha mai fatto caso sul serio. E si ritrova a pensare che Calum è bello, davvero bello, nei suoi sorrisi buffi e sinceri, nei suoi occhi grandi e intensi, nelle sue battute pessime, con quel naso che lui detesta ma che lei trova adorabile. 
E Calum, con gli occhi di lei addosso, con le loro mani unite, sta bene, davvero bene. Perché adesso sente che tutto ha un senso, che ora ogni pezzo ha il suo giusto posto, che forse quegli anni passati a viaggiare a senso unico sono finiti e che finalmente è riuscito ad arrivare all'unica meta che gli interessava davvero.

«Questo posto non delude mai.» commenta Lorelay con il sorriso sulle labbra, stringendosi nel cappotto per proteggersi almeno un po' dal freddo pungente di quella notte, mentre con lo sguardo vaga sul panorama che vede da quell'altura dove hanno parcheggiato la macchina, da cui si vede tutta la città illuminata dalle luci che pian piano si stanno spendendo perché si sta facendo mattina. Il loro posto
Lo avevano scoperto tanti anni prima, durante una delle loro passeggiate per il bosco dietro casa di lei. Ed è lì che da quel giorno vanno ogni volta in cui hanno bisogno di staccare la spina, almeno per qualche ora. 
Calum non risponde. Semplicemente, stringe più a sé la ragazza e le bacia la guancia, riuscendo a farla arrossire nella frazione di un secondo e facendole battere forte il cuore nel petto. 
Lorelay si accoccola meglio nell'abbraccio del moro, beandosi di quel calore che cercava da troppo tempo e che aveva sempre avuto vicino, senza rendersene conto. Cerca di non pensare al suo viso arrostito per l'imbarazzo, ma non ci riesce. Perché ha finalmente capito i suoi sentimenti per Calum, e averlo così vicino le fa davvero un effetto strano, ma bello, bellissimo. Perché adesso si sente bene, adesso Marcus è uscito del tutto dalla sua testa. Finalmente ha trovato il suo posto. 
«Grazie, Cal.»
«Per cosa?»
«Grazie per avermi tirata su quando cadevo a pezzi.»
«Dovevo farlo, non avrei mai potuto lasciarti andare così. Però non credo poi di aver fatto così tanto.»
«Hai fatto tutto, invece.»
«Perché?»
«Perché non tutte le persone sono pronti a stare vicino a qualcuno che soffre, per paura di soffrire a nostra volta, solo perché non siamo abbastanza forti per sopportare il dolore, perché abbiamo troppa paura di affrontarlo.»
«Siamo solo umani. È umano avere paura.»
«Tu però non l’hai avuta.»
«Invece ho avuto paura. Di perdere te. E lo sai che senza di te sono perso.»
«Grazie di nuovo, Cal. Sono fortunata ad averti nella mia vita.»
Lorelay sorride timida, mentre fa incontrare i loro occhi scuri, occhi che ora riescono a trovarsi del tutto, a mostrare finalmente lo stesso sentimento. Lo osserva attenta; con il sorriso che non riesce a sparire dal suo viso, mentre accarezza timida la guancia del ragazzo, facendogli battere il cuore come non mai; con uno sguardo così intenso che Calum non le ha mai visto prima. Uno sguardo che lo fa vacillare e lo fa sentire sulla cima del mondo allo stesso tempo. 
E Calum, con quelle semplici parole, perde quel poco di lucidità che gli rimaneva, lasciando che i brividi inizino a corrergli sulla pelle, mentre il cuore gli esplode nel petto. E si decide, Calum, si decide e prende a due mani tutto il coraggio che ha. Perché ha aspettato troppo tempo, e ora che forse potrebbe essere il momento giusto, non vuole farselo sfuggire. Per nessuna ragione al mondo. 
Ecco perché fa combaciare le loro labbra. 
E Lorelay non riesce a capire seriamente più niente, perché non si sarebbe mai aspettata una cosa simile, soprattutto non da Calum, il ragazzo sempre dolce e timido che se ne sta in disparte. Non capisce più niente, perché il cuore le martella così forte nel petto, nella testa, nella gola, da farla andare in confusione con pochissimo. Si sente bene, davvero. Ed è felicissima, che a farla stare così sia proprio il suo Calum.
E capisce ancora meno, quando le mani di lui vanno a trovare le sue e a stringerle forte, facendola stendere sul cofano freddo della macchina per continuare a baciarla, a sfiorarla, ad amarla con quel gesto così semplice, dolce e intenso allo stesso tempo da mozzarle il respiro in gola, facendola sentire come una stella, fuoco vivo, che non riesce a spegnersi.
E Calum non potrebbe chiedere niente di meglio, quando la mora inizia a rispondere al bacio, a farlo sentire come il re del mondo nella frazione di un secondo. Perché aveva creduto che così facendo avrebbe rovinato tutto, che Lorelay avrebbe potuto respingerlo. Ma non si aspettava minimamente una risposta come quella da parte della ragazza. Una risposta ben accetta, aspettata pazientemente per tanto tempo. Una risposta che finalmente mette ogni pezzo al suo giusto posto, così da riempire ogni cosa e da farlo sentire bene.
 
E entrambi capiscono che essere solo umani va bene.
Che non bisogna nascondere niente, nessuna emozione, nessuna sensazione.
Che si è belli anche e soprattutto nelle proprie debolezze e nei proprio difetti, tutte quelle piccole e semplicissime cose che rendono prezioso ogni essere umano.
Capiscono di amarsi, tanto. E che questo è l’importante.






Letizia
Ciao a tutti! <3
Eccomi qui, con un'altra One Shot, a cui lavoro da settimane. Onestamente, non so se ha senso, mi sono solo messa lì e pian piano l'ho buttata giù.
Spero vi sia piaciuta :3. Il titolo della storia l'ho preso dalla canzone Only human di Cheryl Cole, che vi consiglio caldamente!
Detto questo, mi dileguo, che dopo 4000 parole tonde tonde forse non ne avete più voglia :P :).
Grazie di tutto fin da ora, a presto! Un bacione grande grande, Letizia <3
   
 
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