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Autore: The Writer Of The Stars    01/04/2015    3 recensioni
" ... Ora Ross guarda la rosa poggiata sul banco vuoto di Laura, sorridendo amaro. Ma certo che non lo sanno loro, che Laura detesta le rose e ama le camelie. "
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AU - |Angst, introspettivo.| Laura/Ross
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Laura Marano, Ross Lynch
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ross guarda il banco vuoto vicino al suo, scoprendolo uguale a tutti i giorni. Ross guarda le incisioni maldestre fatte con un paio di forbici alla punta arrotondata e sorride nel vedere quella chiave di violino stilizzata troneggiare timidamente nell’angolo in basso a destra della superficie di legno. Ross chiude gli occhi per un istante lungo secoli e poi decide di riaprirli, sperando che sia tutto un sogno, che non appena spalancherà le palpebre e poserà le iridi color del miele sul banco al suo fianco la vedrà, con le sue braccia nivee e esili, il volto delicato, gli occhi di cioccolata. Ross allora ci spera davvero e apre gli occhi, ma lei non c’è. Il banco è come lo aveva lasciato pochi secondi prima, o forse no. Al centro della superficie c’è una rosa, bianca, con due sole spine sull’esile gambo. Ross avvicina con lentezza la mano al fiore, sfiorando appena i petali con delicatezza, in un gesto che ricorda le carezze di lei. Ross allora alza per un attimo lo sguardo, guardandosi intorno. Stringe piano un petalo della rosa, mentre alcuni dei suoi compagni lo guardano con un’espressione di pena e incertezza, senza dire niente. Perché andiamo, che si può dire di una ragazza morta a diciassette anni? Che amava la musica, Mozart e il silenzio? Che lei su quell’aereo non ci sarebbe mica voluta salire, ma era stata costretta, proprio da lui? Ross chiude la bocca, stringendo i denti con rabbia, ringhiando dentro di sé contro tutti  quegli ipocriti che avevano messo la rosa sul banco. Fino a tre mesi prima nemmeno erano a conoscenza dell’esistenza della ragazza. Fino a tre mesi prima non ci pensavano due volte a tirarle granite in faccia, minacciarla perché passasse loro i compiti, picchiarla perché lei non parlava. Fino a tre mesi prima non avevano paura di ammettere di odiare quella ragazzina seduta in ultimo banco, quella strana, “la ritardata”, li aveva sentiti dire. E adesso da dove veniva fuori tutta quella filantropia? Come si permettevano di mettere una rosa sul suo banco, dopo che l’avevano fatta sentire più diversa di quanto già non fosse? Ross stringe la rosa con forza, spezzando uno dei petali mentre fissa con rabbia i suoi compagni di scuola. Poi per un attimo pensa a quello che avrebbe fatto lei. “Fermo” gli avrebbe detto a modo suo senza parlare, posandogli una manina sul braccio. “Lasciali stare.” Ross allora allenta la presa sul fiore, lasciandolo stare sul banco vuoto e abbassando lo sguardo su uno dei libri di storia appena aperto. Scuote la testa tra sé, pensando a quanto sarà impossibile dover stare seduto tra quelle quattro anguste mura senza la sua presenza silenziosa al suo fianco. Laura è morta, e uno stupido fiore sul suo banco vuoto non la riporterà indietro.

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“Hey!” Laura aveva alzato il capo dal libro che stava leggendo, sussultando appena. Il suo volto diafano si era poi illuminato in un sorriso delicato nel vederlo arrivare. Un sorriso. Non aveva altro modo per fargli capire che era felice che fosse lì con lei, se non quella leggera increspatura delle labbra. Ross sorrise di rimando, sedendosi al suo fianco.
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Prima di conoscere Laura, Ross non sapeva nemmeno cosa fosse l’autismo. Sì, lo aveva sentito dire di tanto in tanto, ma non gli era mai interessato più di tanto entrare nell’argomento.  L’anno prima poi suo padre era stato spostato alla sede lavorativa di Miami e così la sua famiglia era stata costretta a trasferirsi nella città del sole. Il primo giorno di scuola l’ammonimento generale era stato subito: “Stai lontano dalla ritardata” e avevano indicato una graziosa brunetta seduta in ultimo banco, da sola infondo all’aula. E forse un po’ perché gli piaceva fare esattamente l’opposto di ciò che gli dicevano gli altri, un po’ perché quei tipi non gli stavano poi così simpatici dall’inizio, un po’ perché non vi era rimasto alcun banco libero se non quello infondo, Ross si era seduto al fianco della ragazzina dell’ultimo banco, con un sorriso di sfida.  La ragazzina gli aveva lanciato un’occhiata intimidita dalle pagine del libro che stava leggendo,per poi distogliere lo sguardo con celerità nel momento in cui gli occhi color del miele di Ross avevano incontrato i suoi scuri ed impauriti. Si chiamava Laura, aveva sentito vociferare per la classe, e non parlava. Lo aveva chiesto a Calum, un rossastro impazzito che si trovava nell’ultima fila anche lui, ma dalla parte opposta, affiancato da una latina dalla folta chioma riccia e dalle forme prosperose. Nessuno parlava con loro e Ross pensò che quella dell’ultimo banco doveva proprio essere una maledizione.

“Che cos’ha?” aveva chiesto alla fine del primo giorno al tipo dai capelli rossi. Calum lo aveva guardato leggermente spaesato, per poi capire.

“Uhm? Ah, Laura dici? Autismo, amico. Hai presente, no? Non parla, vive in un mondo tutto suo … però è molto intelligente, solo che non se ne è mai accorto nessuno.” E allora da quel giorno Ross aveva deciso che fosse arrivato il momento di informarsi un po’ sulla vita. Laura non parlava, è vero, ma capiva tutto, era sveglia, ma stava sempre per conto suo. L’avevano emarginata tutti per quel suo modo di essere, fermandosi all’apparenza, e nessuno aveva mai provato davvero a capirla fino in fondo. Così Ross ci aveva provato e aveva scoperto dietro quel volto bellissimo e quelle corde vocali afone, il prodigio di una pianista eccezionale. Laura suonava il pianoforte divinamente e se probabilmente quel giorno non l’avesse beccata dopo le lezioni chiusa nell’aula di musica e seduta al pianoforte intenta a suonare la nona sinfonia di Beethoven , non avrebbe mai scoperto quale fosse il talento celato dal suo mutismo. Stare con Laura lo aveva portato a sua volta ad essere emarginato, ma che importava del caotico resto del mondo,quando poteva avere quello spicchio di silenzioso paradiso tutto per lui? Si era innamorato di Laura, e un giorno l’aveva anche baciata sulle labbra, conscio che quello fosse il primo vero bacio della ragazza. Laura era avvampata all’istante, ma poi si era gettata tra le sue braccia e si era stretta a lui, rispondendo con i gesti a ciò che non poteva esprimere con la voce.
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“Ho una cosa per te.” Disse allora Ross, osservando gli occhi di Laura assumere quella tipica forma interrogativa. Per lei aveva imparato anche il linguaggio dei segni, ma rare volte lo usavano, perché Laura riusciva benissimo a comunicare solo così, con gli occhi.

“Guarda.” Esclamò, piazzandole davanti agli occhi un volantino spiegazzato che aveva tenuto sino ad allora nella tasca dei jeans. L’aveva osservata scorrere velocemente con gli occhi le righe del foglio, per poi spalancare sorpresa le iridi di cioccolata,  decretando così che fosse arrivata alla fine dell’opuscolo.

“Allora? Che ne dici?” chiese speranzoso, in attesa di sapere cosa ne pensasse. Laura alzò lo sguardo dal foglio, puntando le iridi color cioccolato in quelle miele di Ross.

<<  Ma io non posso fare una cosa del genere!  >>  disse, parlando con le mani. Ross la osservò, decifrando le sue parole.

“Sì che puoi! È un’opportunità unica, Laura! È una delle migliori scuole di musica al mondo, pensa se ti prendessero per il college!” esclamò emozionato, cercando di incitarla. Laura si morse distrattamente il labbro inferiore, riflettendo.

<< Ho paura. Non prenderebbero mai una come me. >> gli occhi tristi, il volto deluso. Ross sorrise teneramente, avvicinandosi a lei e prendendole il volto tra le mani. Lo alzò un poco, in modo da poterla guardare negli occhi.

“Ascoltami bene, piccola. Perché mai non dovrebbero prenderti? Hai un talento eccezionale, suoni il pianoforte come nessuno, te ne rendi conto? Capisci cos’è questa? È l’occasione che aspetti da una vita! L’opportunità di farti valere, di dimostrare a tutti quanti che tu vali diecimila volte più di loro. Non sprecarla, okay? Lo sai che io credo in te. Lo sai, vero?” chiese retorico e Laura annuì piano, con un piccolo sorrisetto a scavare due adorabili fossette sulle gote diafane.

“Verrò io con te, non sarai sola. Che ne dici?” Laura ci pensò per diversi attimi, per poi annuire con vigore, sorridendo leggermente. Ross rise piano, posando un bacio leggero sulle labbra della ragazza, per poi abbracciarla, stringendola a sé con tutta la forza che aveva.

“Ti amo, lo sai vero?” e aveva sentito il capo di Laura premuto contro il suo petto muoversi in segno di assenso. Poi due piccole e delicate dita avevano sfiorato il tessuto leggero della t-shirt, in corrispondenza del torace. Ross prestò attenzione ai gesti della ragazza, capendo solo dopo che Laura aveva scritto sul suo petto un “anche io” che sarebbe rimasto marchiato lì, proprio nel suo cuore. E sorrise, perché la amava con tutto sé stesso.


Non erano partiti insieme in realtà. Poiché era rimasto un solo posto disponibile sull’aereo, Ross lo aveva ceduto a Laura, facendo si che lei potesse partire e arrivare per prima. Lui l’avrebbe raggiunta con il volo immediatamente successivo dopo tre ore. Era in aeroporto quindi, quando la notizia si scagliò su di lui, colpendolo come un fulmine a ciel sereno. Il volo delle 15,30 diretto a New York si era inspiegabilmente schiantato contro una montagna, dopo aver perso quota per quello che sembrava essere un guasto al motore. Il cuore di Ross aveva allora cessato di battere in quel momento, facendo la stessa fine del cellulare stretto alle sue mani, caduto in terra e fracassatosi con lo schianto al pavimento. Alle 15,30, Laura stava volando verso New York. E poi la pugnalata finale. Dei 212 passeggeri, non si era salvato nessuno.

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Ross è tornato quest’oggi a scuola, dopo mesi passati tra le quattro mura delle sua stanza ad incolparsi di quel dannato incidente. L’aveva spinta lui Laura ad andare a New York, a sostenere quell’audizione. Le aveva detto lui di prendere quel volo, anziché aspettare insieme per il successivo. Ogni giorno Ross si chiedeva perché non ci fosse stato lui su quel 765 diretto a New York alle 15,30 anziché Laura. Era colpa sua, solo ed esclusivamente colpa sua se aveva perso l’unica cosa che amava. Lo psicologo aveva cercato di farglielo capire che era stato un incidente, che lui con tutto ciò non c’ entrava nulla. Ma caro signor strizzacervelli, ci provi lei a cancellare dalla mente di quel ragazzo tutti i sorrisi, le braccia esili, i capelli scuri e gli occhi color cioccolata di Laura. Ci provi lei ad eliminare quel “anche io” inciso invisibile sulla pelle, che brucia sempre, ogni dannatissimo giorno. Ci provi, ma tanto non ci riuscirà. Ora Ross se ne sta da solo al suo solito posto, in attesa di vedere Laura arrivare a testa bassa, cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno, come faceva sempre quando arrivava in ritardo. Ora Ross ripensa ad un giorno di mesi prima, quando per il suo compleanno Laura aveva deciso di dare una piccola festa in casa sua invitando tutti i suoi compagni di classe, e di loro nessuno si era presentato. Ora Ross ripensa allora alle lacrime di delusione di Laura nel non sentire il campanello d’ingresso trillare allegramente, nel non vedere la porta spalancarsi rivelando i suoi coetanei. Pensa anche a quando è corsa in camera sua, stendendosi sul proprio letto, e Ross l’ha abbracciata da dietro, restando con lei per tutto il tempo in cui Laura si era sfogata, inzuppando di lacrime il cuscino. Ora Ross guarda i suoi compagni di classe ridere e scherzare tra di loro, sapendo che tra nemmeno due giorni non gireranno più ipocrite rose bianche per la classe, perché tanto a nessuno importava davvero di Laura. Ora Ross pensa anche a quanto sia assurdo e impropriamente buffo come la gente cominci ad ascoltare e ad amare qualcuno dopo che questi è morto. Ora Ross guarda la rosa poggiata sul banco vuoto di Laura, sorridendo amaro. Ma certo che non lo sanno loro, che Laura detesta le rose e ama le camelie.
 

Nota autrice:
Uh, prima storia su questo fandom pubblicata! Non ho molto da dire, è una AU con protagonisti Ross e Laura e … si, l’angst e l’introspettivo ci sono e a volontà. Spero vi sia piaciuta, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Alla prossima
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