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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    01/04/2015    2 recensioni
Gray.
Ur.
Lyon.
Deliora.
Ognuno di loro visse qual giorno,
quel semplice giorno,
in modo diverso.
Ognuno ne rimase segnato.
Gray non avrebbe mai dimenticato il sacrificio della sua maestra.
Ur,prima nel ghiaccio e poi nell'oceano,avrebbe sempre vegliato sui suoi allievi.
Lyon avrebbe sempre cercato ri raggiungere quel potere che gli aveva impedito di salvare la maestra.
Deliora,anche sigillato dall'Iced Shell,avrebbe sempre odiato quei piccoli umani che lo avevano sconfitto.
I loro pensieri,
le loro riflessioni,
prima del Giorno...
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gray Fullbuster, Lyon Bastia, Ul
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La furia del ghiaccio



Il grosso tomo di magia, trafugato di nascosto dall'ufficio della Maestra, mi giaceva sulle ginocchia.
Era notte e io leggevo curioso quel manuale, una torcia accesa e alcuni stuzzichini a farmi compagnia.
Fuori infuriava un tempesta di neve e il gelo penetrava piacevole anche nella piccola casuccia in legno dove io alloggiavo con Ur e quello squilibrato di Lyon. A petto nudo (Ur ci aveva categoricamente proibito di girare per casa COMPLETAMENTE nudi, almeno finché c'era lei) leggevo curioso.
Durante la giornata Ur aveva continuato a insistere su quegli inutili esercizi di respirazione.
Ma a che diavolo potevano servirmi delle cazzate simili?
Io volevo sconfiggere quel mostro,
quel bestione fetente che anni prima sterminò il mio villaggio,
la mia famiglia,
la mia città.
Sfortunatamente, parve dimenticarsi di me.
Non poteva compiere errore peggiore.
Tra le ceneri degli edifici in crollo,
col sudore che mi permeava i vestiti,
sgualciti dallo scontro e arrossati dal sangue,
riuscii infine a salvarmi.
Ero stanco,
ferito,
affamato,
solo.
Ma soprattutto,
volevo vendetta.
Vendetta verso quel demone che mi aveva tolto tutto.
Vendetta verso quella vita ingiusta che fa dei deboli le proprie vittime.
Vendetta verso quel destino crudele che mi aveva lacerato l'animo, lasciando una cicatrice che mai sarebbe scomparsa del tutto.
Ur mi aveva salvato.
Mi aveva dato una nuova ragione di vita.
Ero sicuro che,
con i suoi insegnamenti,
avrei finalmente potuto ottenere quella vendetta che tanto disperatamente desideravo.
Rimasi deluso.
Ur non voleva che corressi troppo,
ci voleva tempo, e io ero ancora giovane.
Gli incantesimi che imparai erano forti,
ma non abbastanza.
Volevo di più.
Fu quella notte che seppi dell'attacco.
Deliora.
Era ricomparso in un villaggio vicino.
Ero felice: finalmente la mia vendetta si sarebbe compiuta.
Eludendo la sorveglianza di Ur mi diressi verso il villaggio, ero sicuro di me stesso.
Avevo studiato molto,
sudando come un dannato notte e giorno,
sopportando le osservazioni ciniche e irritanti di Lyon,
e ora ero certo di potercela fare.
Nulla di più sbagliato.
Quando lo vidi, senza che me ne rendessi conto le mie gambe si gelarono,
non riuscivo a muovermi,
rivedevo i morti,
la città distrutta di quel giorno in cui avevo perso tutto.
Avevo fatto l'errore di credere che fosse lui,
Deliora,
il mio nemico.
Non aveva fatto i conti con un demone mille volte peggiore.
Il passato.
Ora che dovevo agire,
mi scoprivo debole e indifeso come quel giorno,
la paura mi paralizzava,
sentivo la morte apprestarsi. 
Fu nuovamente lei a trarmi in salvo.
Bellissima, nonostante sapesse di non avere possibilità.
Si ergeva sicura di fronte a me.
Mi aspettavo una lavata di capo,
grida,
ammonimenti.
Lei invece non pareva minimamente arrabbiata con me.
Sorrideva, e il suo sorriso era come mille soli estivi.
Usato Iced Shell,
il suo corpo iniziò a deformarsi,
sbiadiva, fino a diventare trasparente,
un leggera brina la circondava,
il gelo rese dolci i suoi lineamenti.
Alla fine, non rimaneva che un'immensa lastra di ghiaccio,
un prigione eterna dalla quale né lei,
né il mio incubo più oscuro,
sarebbero mai usciti.
Piansi,
era solo colpa mia, e ne ero consapevole.
Che mi rimaneva ormai?
Lyon?
Risi, e come potevo parlargli, ora che Ur era morta a causa mia?
Con che coraggio lo avrei potuto guardare in faccia?
Sopra di me, l'alba iniziava a sorgere,
Ur, trapassata dai raggi del sole in arrivo,
brillava di milioni di arcobaleni colorati,
ma per me era tutto grigio.

Ur sentiva il gelo penetrarle nelle ossa,
freddo e spietato,
anestetizzante di mille ferite e dolori passati,
silenzioso compagno di vita,
da quando la sua piccola Ultear se ne era andata.
Il suo rapporto col freddo era sempre stato contraditorio.
Lei:
donna fredda,
indifferente,
distante,
perfetta.
Eppure il suo cuore bruciava,
non poteva che ardere di mille passioni,
il dolore per la perdita della sua piccola,
il caldo affetto verso quei due pargoletti che le avevano illuminato nuovamente la vita,
la rabbia bruciante nel momento in cui aveva visto il piccolo Gray,
il suo protetto dagli occhi di ghiaccio,
in fin di vita contro quel demone.
Era una donna di ghiaccio,
il freddo era parte integrante del suo carattere,
ma nonostante ciò
la sua vita era sempre stata avvolta dalle calde fiamme dell'amore.
Può ora il ghiaccio ardere nelle fiamme del furore?
Può il fuoco congelarsi nella paura di perdere qualcuno che è caro?
Non lo sapeva.
Sapeva solo che era felice.
Sebbene sapesse che ormai era finita.
Sarebbe morta, e Deliora con lei.
Ricordò i primi giorni di addestramento dei suoi allievi.
Lyon che fingeva di non avere freddo,
mentre in realtà era quello che più desiderava una cioccolata calda.
Gray che tremava fissandola determinato,
sapendo che mai si sarebbe arreso.
Ricordò le proteste di Lyon,
che voleva sempre sfidarla, anche quando faceva il bagno.
Ricordò la paura di Gray,
che ogni notte s'intrufolava nel suo letto sperando che non se ne accorgesse.
Sorrise.
Era felice.
Il gelo le permeava le vene,
ma era un gelo dolce,
benefico,
sentì il corpo mutare e stendersi,
la coscienza svanire silenziosa sotto i raggi del sole nascente,
guardò i suoi piccoli.
Sorrise. 
Finchè fossero stati in vita,
li avrebbe sempre protetti.

Guardo annoiato quell'idiota di Gray,
sta nuovamente litigando col capellone rosa,
quel Natsu che ama dare alle fiamme tutto quello che incontra.
Dietro al mio amico-rivale-scemo vedo quella donna,
che donna,
mi ricorda tanto Ur.
Non so perché.
Forse perché quando l'ho sfidata mi ha sconfitto come un niente.
Oppure perché la sua pioggia crea gli stessi arcobaleni meravigliosi che creava Ur quando era ghiaccio.
Non lo so con esattezza.
La mia mente torna indietro.
A quel giorno in cui la mia vita è cambiata per sempre.
Ho sempre desiderato diventare forte.
Ur per me era come una dea.
Ero un bambino, non sapevo quanto era vasto il mondo.
Credevo che come lei non ci fosse nessuno.
Quando scoprii che anche lei era umana,
che anche lei nulla poteva contro Deliora,
rimasi deluso.
Il mio mito,
la mia dea,
la mia guida,
era stata solo un'illusione.
Ero uno sciocco allora,
non sapevo che anche alla magia ci sono dei limiti.
Credevo di poter fare tutto.
Sorrido, unendo i pugni...
due mani, come ci ha insegnato lei.
Fisso Gray,
non è vero quello che gli dissi.
Non credo sia stata colpa sua.
Accadde, e basta.
Nessuno avrebbe potuto impedirlo.
Gli voglio bene,
in fondo, siamo come fratelli.
Natsu ci cade addosso,
scivoliamo e cadiamo giù per lo scivolo ad acqua.
Perché cazzo mi sta attaccato così?
Gridiamo.
Congeliamo tutto.
Lo fisso.
No, ripensandoci, lo odio a morte.


Note dell'Autrice:
Una bella ficcina per i nostri signori dei ghiacci...
cosa potrebbe esserci di meglio?
Questa volta ho mischiato un po' di generi differenti, e spero che il risultato abbia sortito l'effetto desiderato.
Questa OS l'ho scritta sulle magnifiche note dell'inverno di Vivaldi, ed è dedicata a mio nonno, che ormai non c'è più, e a tutti coloro che hanno perso un loro caro. Lui amava moltissimo la musica classica, che era la sua vita, e ho preso questa passione da lui. La trama, incentrata principalmente sulla morte di Ur, verte nel ricordare a tutti coloro che hanno subito una perdita che il mond va avanti, e che, dal ghiaccio, può uscire sempre un magnifico arcobaleno.
Sempre vostra...
Teoth


 
   
 
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